3/29/22

Quanah Parker: in arrivo il nuovo album

 Novità dal fronte della band veneta, che in passato ci ha già deliziati con concerti che potevano definirsi veri e propri shows e con composizioni che, accanto al tessuto prog, risultano cariche di mistero e di intermezzi eterei, meditativi, davvero belli e suggestivi. 

Riccardo Scivales ci ha informati che proprio in questi giorni i Quanah stanno completando gli arrangiamenti di tutti brani, e l'incisione del disco avverrà subito dopo l'estate.

E già iniziano a circolare alcuni video con brani che vi saranno contenuti. 

Ecco uno dei link, per potersi gustare - su Facebook - i Quanah Parker in versione... post-coronavirus. (Click!)

(Registrato al XVIII TRIESTE SUMMER ROCK FESTIVAL nel Castello di San Giusto di Trieste, con i Quanah in qualità di opening act agli Area Open Project di Patrizio Fariselli.)

Come potete vedere, la nuova cantante, Meghi Moschino, è già parte integrante della band. Il pezzo (qui solo in versione ridotta) si intitola "Antiche Stanze di Luce" e, come detto, sarà contenuto nel nuovo album. 

 Meghi Moschino


Riguardo al titolo di codesto album, ci sono voci di corridoio che affermano che esso possa essere 'Nel Castello delle Fate', mentre altre voci dicono 'Nel Castello delle Fate Stregate'. Di sicuro c'è che si tratta di un concept sul Potere Guaritore della Musica - potere tanto più efficace quando ti viene offerto dalle mani di una donna meravigliosa... o di più donne. (Fate? Streghe?)

***

L'alchimia tra il maestro Scivales (qui potete leggere un articolo a proposito dei suoi studi musicali e dei suoi libri didattici sul jazz) e la nuova, stupenda cantante-autrice è talmente riuscita che, già fin d'ora, si può tranquillamente annunciare la nascita di un binomio artistico: Il Magico Carillon. Il duo proporrà pezzi dei Quanah Parker e altri brani inediti scritti da Meghi Moschino. 

Due video, disponibili per adesso soltanto su Facebook, ci presentano altrettanto anteprime di questa "scatola musicale magica": 


1. : https://www.facebook.com/1122954795/videos/707989203546082/


Le note ci portano alla "Dolce Fata nel Vento". Musica di Scivales, testo di Meghi Moschino:


 «Tu sei piuma ed io ti soffierò, 

nell’azzurro e nell’immensità, 

e se ti lasci andare tra le nuvole, 

vedrai che poi ti adagerò lassù.»


2. : https://www.facebook.com/1122954795/videos/362226809121550/


«...sono brezza tra i pensieri tuoi... 

con me, la tua ombra volerà lassù!» 



Ma del Magico Carillon parleremo più in là.


   Brava anche nell'interpretare il "vecchio" repertorio della band: un estratto di "Sailor Song", live. (La canzone è ispirata all'intramontabile "The Rime of the Ancient Mariner" di Samuel Taylor Coleridge.)


Il mondo sembra capitombolare, eppure i Quanah Parker (che - lo ricordiamo - esistono dal 1981) continuano nella presentazione, come e dove possibile, di "musica di estrema qualità" (come l'ha giustamente definita Athos Enrile, recensendo il CD + DVD A Big Francesco). E fanno "...mostra di grazia compositiva, strumentale e scenografica. Un bel fiore all’occhiello per il Prog italiano di cui andare fieri." (Queste sono le parole di Massimo Salari, sempre in occasione dell'uscita di A Big Francesco.) 

Oltre che agli Area Open Project, recentemente i Quanah Parker hanno fatto da apripista anche ai Claudio Simonetti's Goblin.




La formazione attuale:


Meghi Moschino – voce

Riccardo Scivales – tastiere

Giovanni Pirrotta – chitarra elettrica

Paolo Ongaro – batteria

Alessandro Simeoni – basso elettrico


   "Animale Multiforme" (excerpt), con Meghi Moschino al mic




Discografia essenziale:


2012: Quanah!

2015: Suite degli Animali Fantastici

2019: A Big Francesco (live performance. Un omaggio a Francesco di Giacomo, del Banco. CD + DVD) 

2022: ... --- > rizza le antenne e segui le news! < ---





                       I dischi dei Quanah Parker sono ordinabili anche qui (Click!)


ALTRI LINKS:


A Big Francesco su Bandcamp

  Quanah Parker su Facebook (1)

Quanah Parker su Facebook (2) 


I Quanah Parker raccontati sul nostro blog (giugno 2020)


Raccolta di diverse recensioni sui Quanah Parker 


   Topolàin scrisse nel 2019 questo articolo su Suite degli animali fantastici

    La recensione di A Big Francesco apparsa su Topolàin




   Qui ancora con l'altrettanto brava Elisabetta Montino alla voce solista


3/21/22

'Resilience / The Story of Daniel'

 Coraggioso e originale: doppio album dell'ex frontman dei Forza Maggiore, tra sperimentazione, cantautorato e jazz-rock


Doppio album stavolta per Francesco Chiummento: The Story Of Daniel sposato a Resilience ("Dedicated to Greta Thunberg"). Il cantante-metalmeccanico - ma ha lasciato la fabbrica ormai da anni - raggiunge sicuramente così il clou della sua carriera artistica. Testi molto interessanti (c'è una forte componente ambientalista), e una bella confezione con grafica di ottima qualità a racchiudere / a testimoniare / l'originalità di questo singer-songwriter e del suo flauto.



Per ordini: www.facebook.com/francesco.chiummento



The Story Of Daniel 


Daniel (forse l'alter ego dell'autore) è un operaio che usa esprimersi in modo aristocratico, uno che esce fuori dai ranghi anche se ha un carattere riservato. Lascia l'industria, diventa autista... il curriculum di tanti di noi, costretti sempre a reinventarci, a riciclarci. Anche nell'ambito delle relazioni amorose, quest'uomo non ha una biografia straordinaria: lui e la moglie - con la quale ha tre figli - vivono separati. Come spesso accade, arriva una seconda donna, una creatura molto bella ("Francy") ad allievare la solitudine di Daniel, ma anche tale relazione si svolge tra troppi alti e bassi. In un momento di crisi esistenziale, una luce abbaglia il protagonista, tuttavia il presunto prodigio sembra non aiutare come dovrebbe: Daniel si smarrisce ugualmente in una "selva oscura". Vorrebbe avere ali per volare... E, finalmente, ritrova se stesso, in qualche modo, in "I look for my becoming".


In questo che possiamo definire un concept, ci si presenta un Chiummento quale tipico esempio di espressionismo musicale tradotto in canzoni. Il nostro amico lotta a favore dell'ambiente e contro gli "esperimenti insensati". È un cantante, un poeta al fronte, sostenuto dalla passione e... che sa circondarsi di musicisti più che buoni.



Responsabili per la parte sonora sono, in questo caso, oltre allo stesso Francesco Chiummento, Mirko Jymi (tastiere, chitarre e arrangiamenti in cinque dei nove brani) e Alex Catania (tastiere, chitarre e arrangiamenti nei restanti quattro). 


Scorriamo  The Story of Daniel  brano per brano.


La cacofonia colta dell'incipit ("Introduction into the Chamber One") ci traghetta nella storia vera e propria. Parte "Daniel": il flauto discorde di Chiummento copre un buon groovy, il quale a sua volta accompagna un testo cinico e che va come un bisturi dentro il corpo di un'esistenza scombinata. Quando il jazz attacca veramente, ogni cosa sale anche di livello... La traccia è dotata di una bella coda, breve ma efficace.

03: "Bersaglio mobile". Come nella canzone precedente, qui è l'impetuosa chitarra di Alex Catania a impreziosire la composizione, su un testo che tra l'altro recita:


La vita mi sta presentando il conto

a volte è come la tela di un ragno

se potessi cancellare tutti i miei

problemi con anatemi 

eppur sento che devo agire 

mi sembra di morire 

dove dove ritrovar l'ardire.


"Francy" chiude questa piccola trilogia di canzoni che vedono Alex Catania al timone insieme a Chiummento.

"La luce", "Selva oscura" e "Voglio le ali per volare" (rispettivamente quinto, sesto e settimo pezzo del disco) vedono invece Mirko Jymi sulla tolda del comando, e dunque ora sono le atmosfere tastieristiche del maestro italo-brasiliano a contraddistinguere questa frazione del viaggio di Daniel. In "I look for my becoming" ritorna l'energia rock di Alex Catania.  

L'album ha una degna e davvero eccellente chiusura: "Oblio", un "instrumental" che riesce a donarci un trip tra il mistico e il colorato/etnico.





Resilience


Resilience ha diverse chicche. Cominciamo da "Poiana" (traccia numero 9), brano che dovrebbe essere suonato da tutte le radio. Molto bello, con Marco Bruno al flauto, Riccardo Moffa alla chitarra e Paolo Ricca alle tastiere. Sorprende che questo disco sia considerato un "allegato" a The Story of Daniel, poiché è come minimo dello stesso livello. Il lungo "Resilienza" che apre l'album offre, nei suoi 10 minuti, un'atmosfera variamente bucolica. Poi veniamo proiettati in una grande città, dentro qualche club di jazz... 10 minuti trasognati con buone tastiere e una tromba fantastica (Paolo Raineri).



"Vidi l'uomo": un brano in sostenuto, tragico. Con l'ottimo tappeto sonoro e i riusciti arrangiamenti di Mirko Jymi (tastiere, chitarra) e di Paolo Ricca.

"Kaos", terzo brano, vede ancora Paolo Ricca e Paolo Rainieri protagonisti musicali per uno spartito tra jazz e ambient. Testi di Michele Macoratti.

"Progresso": canzone che esalta le qualità canore di Francesco Chiummento, su testo ancora di Macoratti, con la splendida chitarra di Riccardo Moffa a creare le parentesi musicali giuste.

Con "A questo punto" il ritmo viene accelerato. C'è di nuovo Moffa alla guitar a far risaltare e sottolineare la protesta del cantante contro la dissoluzione della natura e della società. 

"Scherzo" è un bell'intermezzo senza parole, anche se vi è presente la voce di Chiummento, e introduce un grande brano: "Alla ricerca della luna", il nostro preferito insieme a "Poiana". Strepitosa qui la voce di Stefania Lapertosa; e anche Chiummento sembra vocalmente superarsi. Un pezzo assolutamente preponderante, e da trasmettere ovunque.

Da questo momento, inizia tutta una serie di titoli e composizioni di peso, molto significativi: "Viaggio a Giakarta", deliziosamente orientaleggiante (Paolo Ricca, Riccardo Moffa); il sunnominato "Poiana", bellissimo brano. Il leggermente fuori di sesto "Guarda", con lo straordinario violino di Lautaro Acosta a mantenere gli equilibri. Molto riuscito "Clark and Joy", un bel rock che è sostenuto dalla chitarra di José Perfetto. Si ritorna ad atmosfere magicamente esotiche, meno occidentali insomma, con "Song of Tatanka Lyolanka", una delle narrazioni più poetiche e piacevoli dell'album. L'elettrica di Marco Roagna è qui co-protagonista. La relativamente breve "Ashantarantarantan" è un'altra delle immersioni meditative nell'Asia più estrema di Chiummento, e fa da apripista a "New Reasons" e "Costruire", sicuramente tra le migliori canzoni mai prodotte da questo artista (si passa dall'inquieta e tormentosa "malattia" dell'uomo moderno ["New Reasons"] a un inno di speranza ["Costruire"]).


 Francesco Chiummento


L'output di Chiummento, pur rifacendosi alla tradizione del rock / del rock d'avanguardia,  rompe con tutti gli elementi convenzionali della convenzionalità. Non tanto nella forma (che comunque nel suo caso non risulta irrigidita) quanto più nell'atto esecutivo.











Francesco Chiummento. Brevi cenni biografici.


                       I soldi sono pochi e l'arte è tanta...


Francesco Chiummento (classe 1954) è un operaio - o, meglio, ex operaio - con la passione per la musica. Ha lavorato per oltre 40 anni in fabbrica come elettromeccanico; l’ultima sua esperienza è stata la Thyssen Krupp di Torino, dove nel 2007 morirono sette operai.

Il suo grande amore per l'universo dei suoni e il suo incontenibile impulso creativo lo ha portato a suonare in diverse band torinesi fin dal 1975, nonché a incidere alcuni dischi autoprodotti. Nel 2001 ha vinto il premio della critica al “Premio Ciampi” di Livorno. Alcuni suoi dischi solisti: Segnali di pace, Delirio, Il Viaggio, Resilience/The Story of Daniel.


    Alcuni nostri altri articoli rapportabili all'artista:

                               L'album Segnali di pace 


Francesco Chiummento - "Il vuoto dentro" (brano sull'alienazione e la solitudine)


                          L'album Il Viaggio



      Link fondamentale:

Francesco Chiummento su Bandcamp




Resilience / The Story of Daniel

PROGETTO GRAFICO: Gaia Chiummento e Gabriele Pellistri

COPERTINA THE STORY OF DANIEL: Cosimo Malorgio

COPERTINA RESILENCE: Gaia Chiummento

FOTO: Alex Catania, Roberta Rustico

STAMPA DISCO: CD Click, Formello, Roma

SUPERVISIONE DISCHI: Mirko Jymi e Paolo Ricca


                                    Ordina a: www.facebook.com/francesco.chiummento




3/20/22

Probabilmente il miglior album progressive del 2021: 'Forsaken Innocence'

 Probabilmente il miglior album progressive del 2021: Forsaken Innocence degli inglesi Drifting Sun


#rock #artrock #prog #progrock #progressive #progressiverock #music #musica



... 
Forsaken Innocence
       by Drifting Sun

 
1. "King of the Country" (11:37)
2. "Insidious" (8:10)
3. "Dementium" (9:12)
4. "New Dawn" (6:48)
5. "Forsaken Innocence Part I" (10:51)
6. "Forsaken Innocence Part II" (14:52)
7. "Time to Go" (2:28)
8. "Hand on Heart" (Bonus Track) (4:48)


"More adventurous and daring than anything Arena, IQ or Pendragon."

Released October 27, 2021


 

 Drifting Sun nel 2015...

... e oggi


 


   La formazione dei Drifting Sun:

Jargon - Vocals; Keyboards on track 6
Mathieu Spaeter - Guitars
Pat Sanders - Keyboards
John Jowitt - Bass
Jimmy Pallagrosi - Drums

  Eric Bouillette - Violin on tracks 1 & 5; Guitars on track 7
  Ben Bell - Hammond solo on track 3
  Gareth Cole - Guitars on track 4

Mixed and mastered by Leonidas Petropoulos
Artwork by Dimitris Tzortzis


 



  Breve storia di questo gruppo


La band - inizialmente chiamata "Drama" - venne formata a Chesham, UK, nel 1994 ca. da due francesi emigrati in Inghilterra: Pat Sanders (tastiere) e Manu Sibona (basso; poi sostituito allo strumento da John Jowitt). Dopo uno iato di ben 14 anni (dal 1999 al 2013), il gruppo è stato rifondato nel 2014.

Una delle caratteristiche è che, agli esordi, il cantante era un americano: Rafe Pomeroy prima, Chris Martini subito dopo di lui. Per l'ultimo, grandioso album, Sanders ha optato per un vocalist di origine greca: Jargon (nome d'arte di John Kosmidis), attivo soprattutto nel proprio progetto Verbal Delirium.


Trent'anni di attività e sette album in studio per i Drifting Sun, ensemble prog semplicemente superbo!




Drifting Sun su Bandcamp 


3/07/22

Odessa - 'L'alba della civiltà'



Line-up:

Lorenzo Giovagnoli (voce, tastiere)

Giulio Vampa (chitarre)

Valerio de Angelis (basso)

Marco Fabbri (batteria)


Guest: Gianluca Milanese (flauto)

 

 Il CD si apre e si chiude con due brani "eterei" ("La stanza del figlio" e "Nell'etere") e nel mezzo c'è una cover dei Pooh molto importante: "L'Anno, il Posto, l'Ora" nella versione che i Pooh ne fecero dal vivo nel 1972 (ma sull'album - Parsifal - finì la versione meno rock e meno prog), e impreziosita da adornamenti e richiami molto belli a firma Lorenzo Giovagnoli. Per il resto, L'alba della civiltà offre una gamma di brani hard prog - di ottima fattura compositiva - come li conosciamo dagli altri due dischi della band marchigiana.


Alcuni link:

Odessa su "HearNow"  

           Odessa su Spotify 

  Odessa su Facebook  OdessaZone

   --- e su Youtube



Ritratto di Lorenzo Giovagnoli (Odessa)




L'album era stato già preannunciato sul nostro blog in questi articoli:

      Lorenzo Giovagnoli (Odessa) 

      'Stazione Getsemani' (Odessa)

      Come annunciato... 'L'Alba della Civiltà' (Odessa)

       Odessa: sta per uscire il terzo album! ('L'alba della civiltà')



I brani:

"La stanza del figlio". È un'apertura in tono minore, breve e meditativa, forse a voler introdurre il flauto, elemento importante di questo terzo album degli Odessa: è suonato da Gianluca Milanese, il quale già collaborò all'esordio Stazione Getsemani (1999).


"Invocazione": quasi brusco cambio di atmosfera. Brano sostanzialmente in uptime che a un certo punto ci offre, a sorpresa, una parentesi morriconiana, prima di riprendere quota tra gorgheggi/vocalizzi à la Demetrio Stratos. Ha una bella coda, che si interrompe di botto...


... per lasciare posto alla dolcissima, struggente "Di buio e luce". Trattasi della "parte 2", essendo questa la "continuazione", o meglio la reprise, della "Di buio e luce" già apparsa in Getsemani. Qui Giovagnoli e i suoi sono al meglio delle loro possibilità: melodia in tempo relativamente moderato e abbellita da un flauto in gambissima e una chitarra formidabile, prima di salire di ritmo. Semplicemente stupendo, il tutto. Si merita di essere suonata da tutte le emittenti radio che trasmettono musica di livello alto-altissimo.


"L'alba della civiltà": pezzone! Rock mediterraneo con ascese quasi verticali e vertiginose discese, un buon ritmo, e melodia che si aggancia alla memoria. Interessante, come al solito, il testo. A tratti il brano è jazzato e dunque richiamante anche il suono di Canterbury. Buona inventiva di tutti gli strumenti, flauto e tastiere in primis. Armonie vocali perfette, basso a drums attenti e puntuali.


"L'organista del bosco": sorprendente, bucolico ed eccentricamente folk come possono esserlo i Jethro Tull. Quasi inaspettata passeggiata strumentale in un ambiente e in una situazione semifiabesche. Ma non manca nemmeno qui l'"acidità" e l'hardness - nella giusta dose - degli Odessa. Bellissimo. Gradevole. Intelligente. E complimenti davvero al flautista, Milanese.


"L'Anno, il Posto, l'Ora 1972": il clou, probabilmente, di quest'album; il brano che spingerà L'alba della civiltà fin negli apparecchi riproduttori di molti amanti della musica (e non solo fans dei Pooh!). Il vero colpo di genio di Lorenzo Giovagnoli.


"Rasoi": questo è il pezzo che si sarebbe meritato di aprire l'album. È - di nuovo - un rock mediterraneo che a tratti ricorda la P.F.M. ma che ha anche l'energia hard rock che spesso caratterizza questo gruppo. Possiede le progressioni giuste; e la voce di Giovagnoli è in grande spolvero. Inoltre, all'organo sembra quasi di sentire Jon Lord (Deep Purple)...


"Nell'etere": la chiusura, tranquilla, è un calare il sipario in maniera rappacificata e rappacificante. Quasi zen.


Per ordinare: Lizard Records

      eMail Loris Furlan:  lizardopenmind@yahoo.it


eMail Lorenzo Giovagnoli: giovlor71@gmail.com




Dell'uscita dell'album avevamo già parlato qui:

 Odessa: sta per uscire il terzo album! ('L'alba della civiltà')

      Lorenzo Giovagnoli (Odessa) 

      'Stazione Getsemani' (Odessa)

                               Come annunciato... 'L'Alba della Civiltà' (Odessa)

       


3/03/22

'A Trick Of The Tail'

   Genesis - A Trick Of The Tail (1976)


Terminata l'epopea dell'arcangelo Gabriele, i Genesis ci offrono, alla prima prova senza Peter, A Trick Of The Tail (traducibile con: "Il colpo di coda"), un album da molti atteso apposta quasi solo per poter subito dire che sì, “era inevitabile questo tracollo dopo l'uscita di Peter Gabriel”. Le aspettative dei pessimisti vennero tradite: il disco rimane molto al di sopra della media, assestandosi nel perimetro di una professionalità musicale di carattere 'progressive'; e ciò in un'era e in una situazione di mercato dove appariva superata per sempre la stagione d'oro del prog-rock.
Questo disco consegnò al pubblico le coordinate di una nuova definizione del genere “rock romantico”, prima dell'alluvione dance che avrebbe caratterizzato gli Anni '80. Non fu affatto male, in quello scorcio temporale, tale uscita abbastanza fedele ai canoni del prog sinfonico; e, anche ascoltandolo oggi, A Trick Of The Tail mantiene tutte le sue qualità artistiche.
I brani sono particolarmente narrativi, con un tratto immaginifico ed epico. E, in talune parentesi strumentali (sorta di promenade nelle pieghe della fantasia), indubbiamente si riscontrano soluzioni di grande fascino - unitamente a quell'intensità estetica che i Genesis ci hanno elargito generosamente. 






La band, alla quale il pubblico italiano aveva tributato affetto e rispetto per la bella ricerca musicale con temi tendenti alla surrealtà, nella confezione del disco vollero aggiungere tutti i testi in inglese e - nel caso specifico dell'Italia - le relative traduzioni nella nostra lingua: una sorta di tributo ai fan, un segno di riconoscenza, di gratitudine. Ciò venne assai apprezzato. E, anche per questo, alcune canzoni ci si sono impresse in mente e nel cuore in maniera indelebile.
Altro aspetto positivo dell'album: la struggente bellezza della copertina. L’artwork, ideato e realizzato da Colin Elgie per conto della celebre agenzia Hipgnosis, appare in tutto il suo carattere vittoriano. Nella forma e rappresentazione, abbiamo qui un bel pezzo di teatro ottocentesco (alcuni critici hanno pure fatto riferimento ai romanzi di Charles Dickens...): sul "palco" si avvicendano figure e personaggi dalle ricche sfumature caratteriali, tutti intenti a rendere la condizione della loro esistenza.

(La Hipgnosis e Colin Edge sarebbero stati responsabili anche per l'artwork del successivo Wind & Wuthering.)

Nella forma grafica, che si rifà alle illustrazioni dei vecchi libri per ragazzi, troviamo: la premurosa crocerossina abituata a lavorare nei reparti ospedalieri anche nottetempo; il fauno che si aggira danzante su zampe caprine e con coda irriverente; un'ingobbita vecchina che si osserva allo specchio mentre gli occhi della sua memoria la rendono di nuovo giovane; il malandrino grasso e mascherato che se la ride pur se è ben conscio che il suo destino è di venire catturato e rischiaffato in cella; i giovani e ingenui fanciulli tutti presi dai loro ideali e che vengono raggiunti in volo da un loro compagno che li cosparge di polvere di stelle. E inoltre: notai arcigni, bracconieri spavaldi, becchini smisuratamente ingordi, spettrali folletti...
Le nuvole sospinte dal vento sono come destrieri che, al galoppo, superano la falce lunare. E poi c'è Squonk, l'essere simile a un topo che, data la propria bruttezza, piange di continuo.




Tanta fantasia. La musica è stupendamente genesisiana: tuttora colma delle estasi barocche tanto amate dagli aficionados della prima ora. Il tutto condito con qualche stilla di riferimenti a eventi attuali.
Un disco da conoscere e conservare. E da riascoltare, per rinverdire ogni volta il piacere e l'amore per una band che ci diede e ci dà tantissimo.

Queste le otto tracce:
“Dance On A Vulcano” - “Entangled” - “Squonk” - “Mad Man Moon” - “Robbery Assault The Battery”, “Ripples”, “A Trick Of The Tail”, “Los Endos”."