Poiché gli Odessa sono in procinto di realizzare il loro terzo album (rigorosamente puntuali, dopo dieci anni o più dall'ultimo!), vediamo chi è il loro frontman, la cui voce, molto impostata e potente, è stata spesso paragonata a quella di Demetrio Stratos.
--- e su Youtube
Ritratto di Lorenzo Giovagnoli (Odessa)
La musica è irrinunciabile. Giovagnoli, un virtuoso delle tastiere, non viene dal conservatorio, per quanto possa sembrare strano. O, meglio... non direttamente. Lui ha fatto il liceo linguistico, poi Scienze Politiche. Alle scuole di musica (con tanto di riconoscimento e borsa di studio) c'è arrivato relativamente tardi... Anche perché la vita ci pone di fronte ad aut-aut ineluttabili.
Ci sono alcuni legami imprescindibili tra gli Odessa, band che lui formò alla fine degli Anni Novanta, e gli Area: la voce innanzitutto, che ricorda quella dell'indimenticato Stratos. E poi basti pensare al celebre brano degli Area dal titolo "La mela di Odessa"...
Lorenzo Giovagnoli e gli Odessa (allora molto giovani) in una cover degli Area (live in Urbino)
Con il suo quartetto (identico a quello iniziale: si è infatti riformato nel 2018, dopo alcune vicissitudini), Giovagnoli ha sempre presentato non solo composizioni originali, ma anche cover. Anche nel nuovo album, L'Alba della Civiltà (probabile uscita: fine estate/inizio autunno, label: Lizard Records), ci sarà una chicca... Tenete aperti gli occhi e le orecchie! Sarà una sorpresa. La cover (abilmente variata) di un brano conosciutissimo di una band Anni '70: una band italiana famosa.
Il suono degli Odessa? Una rielaborazione originale del sound progressive classico, con la chitarra e la sezione ritmica che non disdegnano la deriva heavy. Il gruppo non manca certo di esperienza, avendo collaborato con Ian Paice e Glenn Hughes (Deep Purple) ed essendo stato presente in alcuni tra i più importanti festival di prog-rock internazionali (ProgFarm, Olanda 2003; ProgSud, Francia 2003, 2004 e 2005, BajaProg, Messico 2006...). Nonché da segnalare la loro cooperazione con la Banda Militare di Stato di San Marino in un “concerto grosso” per inaugurare il nuovo anno 2007. Tra l'altro si sono esibiti nei loro "Hard Rock Legends Show", concerti che riproponevano alcuni gruppi e artisti leggendari, da Hendrix ai Dream Theater passando per Deep Purple, Led Zeppelin, King Crimson e altri. Più di recente: tour in Indonesia e a Montecarlo. Ma, perlopiù, attivi in loco.
"L'Alba della Civiltà"
Insieme al sunnominato tastierista-cantante, la formazione viene completata da un chitarrista, un bassista e un batterista. Si tratta di Giulio Vampa (chitarre), Valerio de Angelis (basso) e Marco Fabbri (batteria, in tour anche con The Watch). Gli Odessa, insomma, sono sempre (e di nuovo!) loro: i soliti quattro geni e amici, più Gianluca Milanese al flauto (già ospite nel loro primo disco del 1999), un guest sempre benvenuto!
Al di fuori degli Odessa, ciascuno dei componenti vanta diverse collaborazioni (ad esempio con il gruppo di Alex Carpani).
Stazione Getsemani, album degli Odessa del 1999 (Mellow Records)
Il debutto Stazione Getsemani presenta già quella che sarà la loro impronta stilistica: un blues "pesante" sorretto dall'Hammond, e tipica ritmica sostenuta.
Nel 2009 è la volta di The Final Day - il Giorno del Giudizio (Lizard Records). Un grande output!
E ora... dieci... no, undici anni più tardi, tocca a L'Alba della Civiltà.
Album che nasce in periodo di lockdown.
Giovagnoli: "Anche se può sembrare stupido, avere a che fare con quella cinquantina di persone che seguivano le mie dirette su Facebook [appuntamenti settimanali con Giovagnoli alle tastiere e alla voce, della durata di circa mezz'ora], preparare qualcosa da offrire al pubblico mi ha aiutato, poiché ero in lutto sparato. Il mio formatore è morto a metà marzo, di Covid, giovane. Avevo la ragazza a Londra in lockdown. Dopo un po' è morta un'altra persona a me cara: il mio professore di conservatorio, hammondista straordinario. Sempre per il Covid..."
"Ricominciare a fare musica in quel modo è stato essenziale per me. Proprio salvifico. È lì che ho riallacciato con Loris, con Gianluca.. e a novembre mi è venuta l'idea di fare un singolo degli Odessa. Un singolo solo, ma a metà gennaio era pronto il long playing, praticamente."
Intanto ci viene dato di ascoltare il terzo pezzo bell'e pronto dell'album. Dopo gli ottimi "L'Alba della Civiltà" (che dà il nome al disco) e "Di buio e luce (parte 2)" (che segue di un ventennio la prima parte, presente in Getsemani), è la volta di "Rasoi". Al più tardi da adesso abbiamo la conferma, nonché la certezza, di avere a che fare con uno dei gruppi più importanti del nuovo rock progressivo italiano.
"Rasoi": un susseguirsi di note martellanti, che cercano di tirare fuori un po' di giocosità dagli accordi drammatici che incalzano come tuoni in un cielo apocalittico; una tempesta di crome e semicrome che giocano rincorrendosi e vorticando fino a quando non subentrano gli altri strumenti. La voce di Giovagnoli, imperiosa e sicura, ci riporta all'era dei vinili Anni '70 (è forse azzardato un paragone con gli Atomic Rooster, i Deep Purple, i Free, i Ten Years After?). Ottimo il mix e soprattutto assai felice il gioco di squadra. Il brano è alquanto composito, come c'era da aspettarsi dagli Odessa. L'intro ha una certa (presunta) levità, quasi a voler accarezzare l'ascoltatore, a "catturarlo". Il pezzo vira ben presto in direzione progressive e, come diceva un nostro amico, si sente immediatamente che "la classe non è acqua". Brividi.
L'outro ripropone bellamente l'inizio.
Lorenzo Giovagnoli (voce, tastiere)
Giulio Vampa (chitarre)
Valerio de Angelis (basso)
Marco Fabbri (batteria)
Guest: Gianluca Milanese (flauto)
Se non riescono ad affermarsi brani del genere, e a essere suonati in radio e su ogni dispositivo, possiamo chiudere baracca e burattini e smettere di parlare di musica!
Giovagnoli: "Progzilla, Terra Incognita, Italia Progressiva... Tutti gli addetti hanno gradito fin da subito gli assaggi dell'album."
Segnali concreti dalla comunità prog, dunque, la quale ha convinto Lorenzo e i suoi a procedere imperterriti nella realizzazione del disco (anche su supporto fonico, quindi, non solo in digitale), missione che questi valenti musicisti hanno deciso di compiere nonostante gli "hard times" che sappiamo. (A Pesaro e dintorni, dove la band è "based", il virus ha imperversato impietosamente.) Gli arrangiamenti dei singoli pezzi sono curati come non mai, le voci sono state ripetute e registrate più volte affinché suonassero come Giovagnoli desiderava. Davvero: qua, nei vocals, c'è tutto il bagaglio del cantante degli Odessa. Lui ha iniziato con i musical...
L'album esce per la Lizard di Loris Furlan. Dai primi tre brani che abbiamo avuto "in assaggio", riceviamo la conferma che l'attitudine hard arriva a dare un tocco di attualità ai canoni classici. Attualmente è in auge il progressive metal; perciò, il rock "tirato" degli Odessa piacerà anche alle classi meno tradizionaliste.
Sembra quasi impossibile che L'Alba della Civiltà sia un album "nato in casa". Una produzione digitale, sì, ma realizzata usando tutte le sonorità analogiche. Dal punto di vista delle tastiere, oltre al Kurzweil, che Giovagnoli usa dal 2001, si segnala l'impiego di emulatori Hammond, di Roland, di GSI (italiani, eccezionali) e IK Multimedia. Poi: Fender Rhodes e Wurlitzer, con tremolo e riverbero a molle.
Per il piano, un emulatore a livelli fisici, Pianoteq. E per gli archi i modelli Anni '70 analogici: Roland Jupiter, Solina, Roland Juno. Inoltre anche organi a transistor Farfisa.
Per un brano solo voce, tastiere e flauto, ad esempio, c'è un organo a transistor che passa per un Leslie e un riverbero a molle. Dà un'idea un po' inquietante stile fantascienza Anni '60.
Giovagnoli ha usato la metodicità che gli hanno insegnato al corso laurea in arrangiamento e composizione... e che è ciò che ha sempre fatto da una vita. Importanti e riconoscibili le sue influenze, gli amori musicali. Un brano dal titolo "Invocazione" ha, nella parte centrale, quello che è praticamente un omaggio ai Pink Floyd e a Morricone.
Il basso e la chitarra sono stati registrati in presa diretta nella scheda audio del computer. Dopodiché il segnale pulito anche lì veniva processato dagli amplificatori virtuali.
Praticamente tutto il disco è stato ideato e arrangiato in due mesi. A risultare difficili sono state le registrazioni: come c'era da aspettarsi - viste le circostanze.
Hanno collaborato tutti i membri, a distanza. Giovagnoli mandava il brano completo di tutti, Marco gli rimandava la batteria, Gianluca il flauto, mentre Valerio e Giulio andavano a registrare a casa di Giovagnoli quando non c'era la zona rossa. Poi lui faceva un premix e consegnava il materiale a un conoscente che fa il fonico, per un mix professionale.
Odessa - "Esilio". Da Stazione Getsemani (il loro primo album, quello del 1999). Quarantena jam, aprile 2020.
Attention attention! Tra qualche mese esce l'album L'Alba della Civiltà (Lizard Records).
Vita brevis, ars longa
Durante gli studi, Lorenzo Giovagnoli ha lavorato nella pasticceria di famiglia (un negozio storico: venne fondato dal bisnonno!). Quando i suoi si separarono, lui e sua madre hanno preso a Urbino un ristorante. Poi Lorenzo ha lavorato come insegnante di canto per scuole di musical e di musica. Ed è ciò che fa tuttora.
A vent'anni, mentre frequentava Scienze Politiche, ha ricoperto il ruolo di Gesù, per due anni, in Jesus Christ Superstar.
Iniziò a dare lezioni a 32 anni, dopo tre anni di studio sistematico della tecnica belcantistica, a sua volta seguito dalla sua insegnante. Successivamente ha dato un paio di esami da privatista in conservatorio: ha preso una triennale in canto jazz e la specialistica in direzione d'orchestra e arrangiamento. Nel frattempo, vincendo concorsi, ha avuto la grande opportunità di frequentare la scuola di Mogol. E ha vinto un premio a Umbria Jazz come cantante.
In conservatorio c'è entrato... a 38 anni. Una volta ottenuta la seconda laurea, in direzione d'orchestra, ha fatto un master in didattica oltre a una specializzazione in didattica per la disabilità. Lo stipendio di insegnante (precario) nelle scuole medie gli permette di pensare all'album, appunto in periodo di lockdown... dopo - a conti fatti - oltre 11 anni che gli Odessa non ne realizzavano uno.
L'ultimo fu The Final Day (2009), che aveva fatto da seguito a Stazione Getsemani (1999, album che contiene le cover di "Caronte" di The Trip e "Alzo un Muro Elettrico" de Il Rovescio della Medaglia). Un disco ogni decina di anni: eh sì, la vita ci pone di fronte a delle scelte...
Riesumando il cammino dell'artista: Scienze Politiche, ristoratore, insegnante di musica di canto ma anche di sostegno...
"Alla fine, sono tutte cose che mi piacciono perché riguardano la relazione, la comunicazione e il rapporto."
E, dopo una breve pausa:
"Ma la musica è irrinunciabile".
Odessa - "Di buio e luce (parte 1)" live at Progsud 2003. Il ProgSud si svolgeva al teatro Jas’ Rod di Pennes Mirabeau ed era organizzato da un gruppo formidabile di amici, appassionati, artisti, tecnici, musicisti, tutti accomunati, oltre che dall’amicizia, dalla passione per la musica e per il rock, in particolare progressivo.
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