5/23/21

In onore di Robert Arthur Moog (1934-2005)

Per la serie "Accadde oggi":


il 23 maggio del 1934 nasceva Robert Moog, inventore dell'omonimo sintetizzatore.



Eccolo con Keith Emerson




 Il sito ufficiale della ditta Moog: 

https://www.moogmusic.com/




 

Il sintetizzatore, punta di diamante degli "elettrofoni", non giunse dal nulla: Robert Moog, da giovane, si era messo a costruire e vendere theremin, strumento ai suoi tempi rivoluzionario.


Lev Termen alias Léon Theremin, inventore nel 1919 del theremin


  

 Le origini del moderno sintetizzatore devono essere fatte risalire all'inizio del XX secolo, quando un certo Thaddeus Cahill fece domanda per il brevetto del dynamophone.

Trattavasi di macchinario a vapore davvero enorme: pesava più di 200 tonnellate (!).

Poiché non esistevano altoparlanti (adatti) o veri e propri sistemi di diffusione sonora, il suono del dynamophone avrebbe dovuto essere riprodotto tramite la rete telefonica pubblica. 

L'idea fallì. Forse perché era troppo in anticipo sui tempi...

Creato nel 1919, il theremin, che ha dimensioni ridotte, gode, ancora oggi, di uno status di culto. Anche perché il suo suono (inquietante!) è stato impiegato in dozzine e forse centinaia di colonne sonore di film horror e noir. 

Una leggera variazione dello strumento, chiamata electrotheremin - più facile da suonare -, venne utilizzata per creare quella sorta di ululato acuto che si sente nella hit "Good Vibrations" dei Beach Boys, del 1966.

Il termine "sintetizzatore" saltò fuori la prima volta nel 1956, per definire lo RCA Mark I sviluppato dagli americani Harry F. Olson e Herbert Belar. Il suono proveniva da 12 diapason che venivano stimolati elettromagneticamente.

Uno dei primi sintetizzatori che sarebbero stati riconosciuti come tali dai musicisti moderni è, giustappunto, il moog. 



L'interesse per la generazione e la modulazione del suono elettronico era antico quanto l'elettricità stessa, tuttavia la modulazione sonora mediante oscillatori, filtri e amplificatori non venne usata, in musica, prima degli Anni Cinquanta. Mentre già allora il compositore Karlheinz Stockhausen poteva sperimentare elettronicamente negli studi della WDR di Colonia (ben stipendiato), gli americani Robert A. Moog e Donald Buchla svilupparono i primi sintetizzatori modulari - indipendentemente l'uno dall'altro - all'inizio dei Sessanta, in America. Caratteristica di questi nuovi strumenti: essi erano, se non altro, ragionevolmente trasportabili! Tutti gli elementi e i singoli "banchi" e ciascuna stazione o ciascun modulo si trovavano in un alloggiamento comune e potevano essere combinati tra di essi con collegamenti a spinotto: eccolo, il sintetizzatore analogico!



Per arrivare fin qui però occorre riandare ancora una volta indietro, nel passato: si, al theremin, ma soprattutto al sequencer elettromeccanico dal nome "Wall of Sound" costruito da Raymond Scott, il quale probabilmente fu il primo vero compositore di musica elettronica (suono e ritmo entrambi artificiali) servendosi dello strumento da lui ideato. 

 Wall of Sound


Per Moog, i contatti con Raymond Scott, che era di ventisei anni più anziano, furono molto ma molto importanti per capire in che direzione doveva svilupparsi il proprio sintetizzatore.

E fondamentale, se non vitale, risultò l'incontro con Herbert Deutsch. Deutsch fu un partner inestimabile per Bob Moog per il miglioramento dello strumento e il suo uso effettivo. Egli fu peraltro il musicista che compose il primo brano musicale in assoluto per moog. Deutsch suggerì all'amico-collega ingegnere l'impiego dell'interfaccia della tastiera, insieme ad altre utilità. Rappresentò, per Moog, un solido collaboratore e il suo ruolo oggi è riconosciuto come quello di pioniere a pieno titolo.

Nel CD del 2012 From Moog to Mac, Herbert Deutsch ripercorre cinquant’anni di esperienza musicale elettronica.




Moog: “Il sintetizzatore moog avrebbe dovuto collegarsi al classico studio di registrazione di un Karlheinz Stockhausen, di un Pierre Boulez e un Pierre Schaeffer in Francia o di un Vladimir Ussachevsky negli Stati Uniti. Il tipico studio di registrazione era allora dotato di vari strumenti atti a generare il suono elettronico e a mutarlo. I suoni venivano registrati su nastro, potevano essere riprodotti al contrario e in più si poteva manipolare la velocità del nastro... I musicisti con cui ho lavorato vantavano tutti un'esperienza negli studi di registrazione. Volevo offrire loro maggiore opzioni per generare il suono e alterarlo... grazie a uno strumento rinchiuso in una sola, pratica scatola". (Questa scatola sarebbe stato il minimoog, come vedremo più sotto.)

Il suono del moog alla fine di "Lucky Man", ballata antibellica del formidabile trio Emerson, Lake & Palmer, attirò l'attenzione generale sullo strumento. Fino all'ultimo giorno di vita, Robert Moog rimase amico intimo del tastierista Keith Emerson.


Ma la grande svolta, quella vera, era arrivata nel 1968 con l'LP Switched on Bach di Wendy Carlos (allora Walter Carlos). L'adattamento per sistema modulare di opere di Johann Sebastian Bach stupì piacevolmente fan ed esperti; adesso, chiunque facesse musica voleva possedere o comunque testare un sintetizzatore moog! 

Walter / Wendy Carlos

 


In onore dell'imprenditore e ingegnere statunitense Robert Arthur Moog (New York, 23 maggio 1934 – Asheville, 21 agosto 2005) e del suo sintetizzatore analogico, che aprì nuove, vaste frontiere ai musicisti di tutto il mondo, ripassiamo ancora un po' di storia musicale moderna. 

Citando Bob Moog, gli si associa quasi sempre Keith Emerson. E va bene. Ma molti tacciono il fatto che Moog, ancor prima, aveva iniziato una collaborazione con il suddetto Carlos, anche lui americano, genio della musica elettronica che avrebbe composto, tra le altre cose, la colonna sonora di Arancia meccanica (film diretto da Stanley Kubrick e tratto dal romanzo di Anthony Burgess). 




La collaborazione tra Walter/Wendy Carlos e Bob Moog portò alla realizzazione del prototipo di un sintetizzatore ideato dallo stesso musicista, il quale aveva studiato Fisica all'università di Princeton nonché musica elettronica (di cui fu docente). Sul sintetizzatore di Carlos, nacquero appunto Arancia meccanica (contenente spezzoni della Nona Sinfonia di Beethoven) e non poche variazioni avanguardistiche di composizioni di Bach.









Sempre per commemorare Moog, del quale oggi, 23 maggio, si celebra la nascita (1934):

un ancor giovane Walter (successivamente Wendy) Carlos dimostra, in questo video del 1970 scovato negli archivi della BBC, il funzionamento di un moog. 
La composizione che si sente alla fine è il secondo movimento del 4. Concerto di Brandenburgo, nella versione che Carlos inserì nel proprio album Well-Tempered Synthesizer ("Il sintetizzatore ben temperato",  a ricalcare "Il clavicembalo ben temperato" di J.S. Bach). 





L'era dei giganti finì presto, e finì grazie alla "scatola" sognata da Robert Moog: il minimoog, primo sintetizzatore cablato e maneggevole che entrò in produzione in serie nel 1970 a un costo che era alla portata del grande pubblico. La discesa in campo del minimoog fu resa possibile dall'allora nuova tecnologia IC. Con il suo pannello frontale maneggevole, l'hardware ergonomico e i suoni carismatici, il minimoog ebbe grande influenza sulla musica a venire.




Procediamo nel cammino, ricordando che oggi ricorre il genetliaco dell'ingegnere e inventore newyorchese Robert Moog. Per questo...
... ecco un bel film-docu girato per il cinquantenario del lancio commerciale del "Moog Modular Synthesizer".



Un incredibile successo mondiale ebbe, ad inizio Anni Settanta, "Popcorn", brano eseguito al moog.




Fricke: pioniere del Krautrock? Forse qualcosa di più...

(Per omaggiare Robert Moog, 23-05-1934 / 21-08-2005)

 Popol Vuh


Amante della musica elettronica, il tedesco Florian Fricke (fondatore dei Popol Vuh) fu uno dei primi a voler sfruttare le potenzialità del moog, che allora pochissimi possedevano - non solo perché caro, ma anche perché assai ingombrante. 
In Germania c'erano già diversi folletti siderali, tutti figli putativi di Karlheinz Stockhausen: Ash Ra Temple, Klaus Schulze, Tangerine Dream, gli Amon Düül, e inoltre Jane, Neu!... Tuttavia, i Popol Vuh si differenziavano per la componente misticheggiante. Se il loro tipo di musica rientrava nel Krautrock, ciò accadeva solo per via della locazione geografica della band (erano tedeschi, infine!). In realtà, nel loro caso non si può parlare neppure di rock. Le sperimentazioni dei Vuh sembrano scaturire da una cattedrale sotterranea; come Haydn in una fantasia musical-onirica di formiche tibetane. 

Già al terzo album, Fricke aveva perduto l'interesse per il moog (che cedette a Klaus Schulze). In un saggio allegato a un CD antologico sulla "Kosmische Musik", egli ribadì il potere curativo e "divino" della musica e formulò così il suo credo: “Lasciaci creare suoni che ci facciano bene, una musica che ci conduca dall'esterno verso il nostro 'io'! Lasciaci stare insieme! Pace e gioia..." 
E giusto così risuonava la musica dei Popol Vuh, soprattutto da quel momento in poi: spirituale, armoniosa, sferica, con influssi mistici dall'Estremo Oriente e non solo.



   Capitolo Battiato.
Sappiamo che Franco Battiato, durante il servizio militare - allora obbligatorio -, dovette organizzare una o più fughe dall'ospedale militare (dove era stato ricoverato dopo aver simulato un paio di mancamenti) per potere proseguire le registrazioni del suo primo album, Fetus


Fetus raccoglieva le acque di diverse sorgenti. Anzitutto il disco è dedicato allo scrittore Aldous Huxley, autore di Brave New World (romanzo distopico scritto nel 1932 e ambientato nel 2540). Altre tematiche importanti del disco (nonché di quelli successivi di "Francuzzo") provenivano dallo Zeitgeist. Eventi come la missione Apollo della NASA, l'uscita nelle sale cinematografiche del capolavoro di Kubrick 2001 - Odissea nello spazio, la pubblicazione degli album di David Bowie Space Oddity e Ziggy Stardust, furono sicuramente di grande ispirazione per il giovane Battiato. E, naturalmente, super-fondamentale fu... il sintetizzatore.
Gli strumenti elettronici di quegli anni, e parliamo degli strumenti capaci di sintetizzare il suono, costavano un occhio della testa. A meno che uno non fosse sposato con una ricca ereditiera (Florian Fricke, il leader dei Popol Vuh, lo era) o non trovasse una milionaria pronta a finanziarlo per puro spirito mecenate (la fortuna capitò a Eberhard Schoener, altro rappresentante tedesco della musica elettronica, il quale collaborò tra gli altri con i Tangerine Dream), era praticamente impossibile permettersi quel gigantesco giocattolo generante suoni. Ma poi spuntò il VCS3...





Il produttore Pino Massara (fondatore della casa discografica Bla Bla, grazie alla quale Battiato poté dare alle stampe i suoi primi LP, tutti di carattere avanguardistico) si recò a Londra esplicitamente per comprare uno dei primi tre VCS3 mai costruiti. Si trattava di sintetizzatori analogici portatili e il prezzo di lancio, relativamente basso, contribuì in seguito alla loro diffusione. Un secondo VCS3 venne acquistato dai Pink Floyd, mentre l'ultimo della "terzina" d'esordio lo tenne per sé la ditta Moog, come prototipo su cui basare la produzione in serie.

***

Esempio di Krautrock.
Embryo era un collettivo di Monaco di Baviera diretto da Christian Burchard e in cui, fino ad oggi, hanno suonato oltre 400 musicisti. In Opal, del 1970, gli Embryo forniscono un esempio di che cosa sia il Krautrock. Tra momenti free-jazz, si trovano perle psichedeliche come "You Don‘t Know What‘s Happening" (vedi video). E il resto dell'album è un trip degno dei Pink Floyd... 




Su Fetus si sente benissimo: Franco Battiato era influenzato dalla "musica cosmica" tedesca, i cui rappresentanti (Tangerine Dream - Edgar Froese -, i già citati Fricke e Schoener, Ash Ra Temple - Klaus Schulze -, Amon Düül... Embryo...) erano a loro volta ispirati non solo dal mago della musica elettronica Stockhausen, ma anche dai minimalisti americani (Riley, Cage & Co.). E, come avrebbe poi fatto Battiato, amalgamavano il tutto con il rock.
Non fu un caso che il musicista siciliano, al festival del 2000 'Il violino e la selce' di San Benedetto del Tronto, invitò anche Florian Fricke e i suoi Popol Vuh! (Appena un anno dopo, purtroppo, Fricke venne a mancare precocemente.)





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Ne In den Gärten Pharaos ("Nei giardini del Faraone"), Fricke usa ancora generosamente il moog, Già dall'album successivo, Hosianna Mantra, però, le composizioni sono dominate dal pianoforte e da strumenti acustici. Svolta dovuta al fatto che la musica elettronica non poteva esprimere, a detta del gruppo, il potenziale e la purezza spirituale racchiusa nei loro nuovi progetti...


  

Curiosità in chiusura: tutti noi diciamo "muug", ma il nome "Moog" si pronuncia, in maniera eccezionale rispetto ai canoni della lingua inglese, "mogue", poiché è di origini tedesche! Continuiamo pure a chiamare il celebre strumento come abbiamo sempre fatto, ma è bene non ignorare che il cognome dell'inventore del sintetizzatore moog si articola alla maniera di come noi chiamiamo la rivista Vogue: "mogue", già. Lo stesso Robert Moog trovò accettabile, per sé, questa diversificazione dall'inglese scolastico...

 





5/21/21

Telaio Magnetico

 Un solo album (Live 75) per questa formazione sperimentale (più "stockhausiana" che progressive) in cui Franco Battiato usa le tastiere dirigendo come un regista una formazione che (si sente!) è convintissima del progetto. 

In sostanza, il Telaio Magnetico fu un supergruppo organizzato da "Francuzzo" per un'unica tournée a sostegno dei Radicali, e oltre a quel breve periodo non andò. 




Line-up:

Juri Camisasca (vocals)
Terra Di Benedetto (vocals)
Franco Battiato (keyboards)
Mino Di Martino (organ)
Roberto Mazza (oboe, sax)
Lino "Capra" Vaccina (percussion, vibes)


Un album venne pubblicato solo venti anni dopo, nel 1995 dunque, dalla label Musicando. E documenta momenti dei concerti di Reggio Calabria e di Gela. I brani non portano titoli veri e propri, bensì sono denominati "Parte I", "Parte II", "Parte III" (Reggio Calabria) e, sulla seconda facciata (di quello che è il vinile), "Parte IV", "Parte V" (Gela).



 Giacomo "Mino" Di Martino

Circa Mino Di Martino - ex I Giganti! - abbiamo già parlato a proposito di un suo album insieme a Saro Cosentino, qui (clicca sul link).


È interessante aggiungere una postilla a proposito di Albergo Intergalattico Spaziale, che Di Martino formò insieme alla moglie, l'attrice teatrale Terra Di Benedetto. Dopo l'esperienza con I Giganti, Di Martino e consorte aprono a Roma - a Trastevere, per la precisione - un locale di musica dal vivo che va ad arricchire il fermento culturale e intellettuale underground della capitale. Il nome: Albergo Intergalattico.
All'Albergo Intergalattico si faceva un po' di tutto; tutto ciò che può venire catalogato sotto "alternativo": dal cineforum all’hata yoga. E vi andarono a suonare molti degli amici di Di Martino, da Rocchi a Maioli a Battiato.
Lo stesso Mino suonava le tastiere e componeva musiche sperimentali ed elettroniche (era interessato alla musica cosmica tedesca), il tutto sorretto dai vocalizzi di Terra Di Benedetto.


Una serie di tracce e di provini registrati dal duo nel corso del 1975 presero forma e confluirono nell’album Albergo Intergalattico Spaziale (1978), unico vero output della loro discografia. Il disco, autoprodotto e con una tiratura di poche centinaia di copie, vede in copertina una foto ripresa durante le manifestazioni antinucleariste. Tale esempio di space-rock e, insieme, omaggio al krautrock, venne ristampato nel 2020 da Wah Wah Records. 

 



Fino agli Anni Ottanta, Albergo Intergalattico Spaziale tenne concerti in giro per l'Italia continuando a effettuare vari esperimenti musicali, successivamente raccolti in due album di inediti: Angeli di solitudine (2009) e Cammino sotto il mare (Idee per canzoni) (2012).


Della straordinarietà di Juri Camisasca sappiamo tutti, e sappiamo di come la sua esistenza sia legata a doppia mandata a un bel pezzo di vita di Franco Battiato. Wikipedia ci dice tutto o quasi a proposito di questo straordinario artista dalla forte spiritualità.



 Lino "Capra" Vaccina

Lino Vaccina, pugliese, fu cofondatore degli Aktuala. Ha collaborato tra gli altri con John Graves, bassista notissimo nella scena di Canterbury...



 Roberto Mazza


Roberto Mazza, l'oboista e sassofonista (e poi anche suonatore dell'arpa dei bardi celti...) ha prodotto, tra le varie cose, Scoprire Le Orme, misterioso e affascinante album di musica folk che evoca le Isole Ebridi... ma anche un po' tutto un universo esotico. Originariamente registrato su audiocassetta, Scoprire Le Orme vede Mazza suonare ogni strumento, anche i sintetizzatori. (Su Bandcamp: https://soave.bandcamp.com/album/scoprire-le-orme)


 Battiato, qui in un bello scatto del fotogiornalista Dino Fracchia

Last but not least, nella formazione del Telaio Magnetico: lui, Franco Battiato, che abbiamo recentemente omaggiato nel post dal titolo "Il Battiato progressive".

       




Nello stesso 1975, Battiato "licenziava" un ennesimo disco di quello che ancora era il suo periodo di ricerca musicale e produzione alternativa: M.elle Le "Gladiator". Nel video, un brano da quell'opera non certo destinata al grosso pubblico. Il titolo: "Canto Fermo". Eseguito da lui all'organo della Cattedrale di Palermo.

5/20/21

Il Battiato "progressive"

 Nell'interno dell'album Pollution c'è questa nota:

Avviso
il 14 settembre 1972 in una località della Francia vi è stata l'assemblea di quasi tutti i Centri Internazionali Studi Magnetici i quali hanno rilasciato il seguente comunicato
Il 12 settembre 1972 a Imola (BO) Italia, è stato inaugurato il più grande stroboscopio magnetico esistente sul globo terrestre ed ha già dato esisti positivi. Da questi primi risultati positivi si è venuti alla determinazione di eseguire a data da destinarsi un nuovo esperimento così concepito: 18.000 persone provenienti dai nostri centri di studi magnetici dislocati in tutte le parti del mondo (scienziati, tecnici, collaboratori, ecc.) si spargeranno su tutto il suolo italiano e con apparecchiature magnetiche eseguiranno l'esperimento di bloccare per 24 ore tutti i veicoli a motore a scoppio a diesel circolanti in Italia. Questo secondo esperimento di portata mondiale servirà per far riflettere sul principio del ritmo magnetico sole-terra, per poter deviare l'umanità dalla catastrofe in cui sta per precipitare.
(Imola, 25 settembre 1972)
 
   









Le origini di Franco Battiato


      Album

FETUS (Bla Bla 1972)
Fetus / Una cellula / Cariocinesi / Energia / Fenomenologia / Meccanica / Anafase / Mutazione

POLLUTION (Bla Bla 1973)
Il silenzio del rumore / 31 Dicembre 1999 - ore 9 / Areknames / Beta / Plancton / Pollution / Ti sei mai chiesto quale funzione hai?

SULLE CORDE DI ARIES (Bla Bla 1973)
Sequenze e frequenze / Aries / Aria di rivoluzione / Da oriente a occidente

CLIC (Bla Bla 1974)
I cancelli della memoria / No u turn / Il mercato degli dei / Rien ne va plus / Propiedad prohibida / Nel cantiere di un'infanzia / Ethika fon ethica
All'interno di quest'album è inserito un libretto con foto e scritti. Questo disco è stato pubblicato anche in Inghilterra dalla Island contenente inoltre dei pezzi tratti da "Sulle corde di Aries"

M.ELLE LE "GLADIATOR" (Bla Bla 1975)
Goutez et comparez / Canto fermo / Orient effects

FEEDBACK (Bla Bla 1976 Doppio)
Fetus / Meccanica / Il silenzio del rumore / Areknames / Beta / Plancton / Pollution / Aria di rivoluzione/Sequenze e frequenze / Da oriente a occidente / Rien ne va plus / Propiedad prohibida / I cancelli della memoria / Ethika fon ethica
Alcuni brani di questo album sono accorciati ed altri sono formati da collage di più pezzi. Il disco è stato ristampato dalla EMI in due CD, LP e MC venduti separatamente con i titoli "1972" e "1973" e più recentemente dalla BMG con il titolo "Le origini".

BATTIATO (Ricordi 1977)
Za / Cafè-table-muzik

JUKE BOX (Ricordi 1978)
Campane / Su scale / Martyre celeste / Hiver / Agnus / Telegrafi

L'EGITTO PRIMA DELLE SABBIE (Ricordi 1978)
L'Egitto prima delle sabbie / Sud afternoon

FRANCO BATTIATO (Armando Curcio 1982)
E' l'amore / Fumo di una sigaretta / Lacrime e pioggia / Sembrava una serata come tante / Gente / Iloponitnatsoc / Bella ragazza / Lume di candela / Occhi d'or / Vento caldo / Marciapiede

GLI ANNI 70 (BMG Ricordi 1998)
Fetus / Meccanica / Areknames / Aria di rivoluzione/Sequenze e frequenze / Da oriente a occidente / Il silenzio del rumore / Rien ne va plus / Beta / Plancton / Pollution / Ethika fon ethica / I cancelli della memoria / No u turn / Propiedad prohibida / Cafè-table-muzik / Za / Campane / Hiver / L'Egitto prima delle sabbie / Sud afternoon

BATTIATO SPERIMENTALE (BMG 1998)
Box contenente i seguenti CD:
FETUS / POLLUTION / SULLE CORDE DI ARIES / CLIC / M.ELLE LE "GLADIATOR" / BATTIATO / JUKE BOX / L'EGITTO PRIMA DELLE SABBIE

FOETUS (Vinyl Magic 1999)
Energy / Foetus / A cell / Karyokinesis / Phenomenology / Mechanics / Anaphase / Mutation

M.elle "Le Gladiator", Battiato, Juke box e L'Egitto prima delle sabbie vennero ristampati dalla Orizzonte con l'aggiunta in copertina del triangolo azzurro in alto a sinistra simbolo della serie, mentre la ristampa successiva è priva del triangolo; L'Artis Records ristampò poi in CD tutti gli album da Fetus a L'Egitto prima delle sabbie tranne Feedback; le registrazioni di questi compact sono state ricavate dal vinile, essendo i master originali andati a quanto pare perduti.

Nel 1975 Battiato diede una serie di concerti con un gruppo chiamato Telaio Magnetico di cui facevano parte, oltre a lui, Juri Camisasca, Mino Di Martino, Terra Di Benedetto, Roberto Mazza e Lino "Capra" Vaccina; nel 1995 la Musicando ha stampato un CD contenente alcuni pezzi tratti dai concerti di Reggio Calabria e Gela; i brani sono segnati con i seguenti nomi:
parte I / parte II / parte III / parte IV / parte V.





Eugenio Finardi a proposito di Battiato

 Arrivederci Franco.
Quando verrà il momento ci ritroveremo in un oceano di silenzio a contemplare attoniti la vastità dell’universo e sorridere commossi dall’ineluttabilità della natura umana. Conosco Battiato dal 1973, lo incontrai nell’ufficio di Gianni Sassi e mi appassionai alle sue sperimentazioni con i sintetizzatori. FETUS, POLLUTION, SULLE CORDE DI ARIES furono tra le colonne sonore di quel decennio straordinario di ricerca sull’espansione della consapevolezza. Franco era anche l’unico che aveva un VCS3, il sintetizzatore che usavano gli WHO, e gli chiesi di suonarlo nel mio primo album in SALUTEREMO IL SIGNOR PADRONE, un canto popolare riarrangiato a Rock.
Entrambi eravamo nell’agenzia di Angelo Carrara e fui testimone della sua “svolta pop” che in realtà fu una straordinaria operazione di reinvenzione della canzone italiana, abbattendo ma anche usandone tutti i luoghi comuni, anche sonori. Ricordo di essere entrato nello studio di Alberto Radius mentre Franco, Titti Denna, Giusto Pio e Filippo Destrieri si esaltavano cercando il suono “più brutto” per la iconica frase di BANDIERA BIANCA… Poi diventò “IL MAESTRO” ma quelli che lo conoscono bene sanno che accanto alla figura austera c’era un uomo spiritoso, autoironico, che amava gli scherzi e le battute. Era anche affettuoso e premuroso con chi gli era caro.
Ha cambiato dimensione il più “perfetto” dei cantautori. Quello che ha saputo meglio valorizzare ed equilibrare musica, testo, senso e scopo. Grazie.

 

  
     





Biografia di Franco Battiato fino al 1990 ca.



Nato a Riposto (CT) il 23 marzo 1945, Franco Battiato si è dedicato nel corso degli Anni Settanta alla musica elettronica e sperimentale, dando vita a LP come Fetus, Pollution, Sulle corde di Aries, Clic e Mademoiselle Le "Gladiator".
Successivamente, egli si vota ad approfonditi studi musicali e comincia una lunga collaborazione con Giusto Pio, suo maestro di violino. Nel frattempo, continua la sua iniziazione spirituale, che lo vede sempre più attratto dalle dottrine orientali.
Album come L’era del cinghiale bianco e Patriots testimoniano del suo nuovo interesse per il motivo colto ed ironico. Il grande, meritato successo di pubblico arriva con La voce del padrone (1981), che s’insedia nei primi posti delle hit-parade e vi resta a lungo.
Genesi (1987) segna il suo esordio nella composizione di un'opera lirica; la più matura Gilgamesh seguirà nel 1992.
Altri suoi dischi importanti, tra la fine degli Anni ‘80 e l’inizio del decennio successivo, sono Fisiognomica, Giubbe rosse, Come un cammello in una grondaia.

 EMS VCS3 (1970)




     Nel dettaglio:

Trasferitosi a Milano a 19 anni, dopo aver terminato le scuole superiori, entra presto in contatto con l’ambiente musicale. È Giorgio Gaber, nel 1967, a produrgli il primo 45 giri. Alla fine degli Anni ‘60, l’interesse del nostro muove verso argomenti spirituali e la pratica della meditazione. Ne risentono, pure, gli aspetti artistici: allontanatosi dalla musica leggera, debutta con un 33 giri, Fetus (1971), dedicato allo scrittore Aldous Huxley, all’insegna d’uno sperimentalismo testimoniato dall'abbondante ricorso all’elettronica. Sulle stesse coordinate si muove il successivo Pollution (1972), che mescola Bach e Strauss ai consueti ingredienti. John Cage e Terry Riley sono, invece, i numi tutelari di Sulle corde di Aries (1973), ove due brani almeno - “Sequenze e frequenze” e “Aria di rivoluzione” - saranno a lungo 'must' nelle esibizioni live. In Clic (1974), diverse influenze e suggestioni, forse propiziate dall’amicizia con Karlheinz Stockhausen: “Propriedad prohibida” sarà, per parecchio, la sigla di TG2 Dossier. Segue un trittico di lavori di transizione, M.elle le “Gladiator” (1975), Battiato (1976, che  ne vede l’approdo alla Ricordi) e Juke Box (1977): in quest’ultimo ha inizio la collaborazione con un violinista della Scala, Giusto Pio, che avrà un ruolo di rilievo nello sviluppo del suo opus. Ne L’Egitto prima delle sabbie (1978), costituito da due lunghi brani, si ha sentore di quelle ripetizioni “minimali” che, l’anno dopo, saranno al centro di Music for Airports di Brian Eno. Un secondo mutamento di etichetta, in favore della EMI, segna il definitivo cambio di passo: L’era del cinghiale bianco (1979) annuncia il giorno nuovo - soprattutto nel brano che dà il titolo al disco e nel bellissimo “Stranizza d’amuri” - e Patriots (1980) fonde istanze sperimentali a suoni pop, tanto efficacemente da divenire oggetto di culto per le radio. Entrambi gli LP sembrano una sorta di prova generale per La voce del padrone (1981), mirabile sintesi delle più diverse materie,  la semplicità da classifica e l’eleganza ellittica dei testi, i ritmi ballabili e le finezze esotico-storiche. Più d’un milione di copie vendute fanno del cantautore siciliano un’autentica pop star: a conferma, egli licenzia brani di successo per diverse interpreti femminili, da Alice (che con “Per Elisa” vince nell’81 il Festival di Sanremo) a Milva (ad esempio, la superba “Alexanderplatz”, nell’82) a Giuni Russo (trionfatrice nella hit parade ‘82, grazie alla gradevolissima “Un’estate al mare”). Il ruolo, tuttavia, non deve piacere del tutto all’artista catanese, se già con L’arca di Noé (1982) s’inoltra in zone musicalmente ostiche - creando sconcerto nei fan più recenti, a causa, pure, dei testi criptici - e in Orizzonti perduti (1983) insiste sui medesimi tasti, provocando un'inevitabile contrazione nelle vendite. Un vertice lo raggiunge, tuttavia, in Mondi lontanissimi (1985), disco di sincretismo e di ricapitolazione, ricco di pezzi straordinari (“No Time No Space”, “L’animale”, “Chan-son egocentrique” e “I treni di Tozeur”, quest'ultima già eseguita nell’84, in coppia con Alice, sul palcoscenico dell’Eurofestival). È del 1987 la prima opera vera e propria di Battiato: presentata al Teatro Regio di Parma, Genesi (1987) ottiene buoni esiti di critica e pubblico, dando slancio a Fisiognomica (1988), ottimo lavoro in cui trovano posto, tra le altre, “E ti vengo a cercare” e “Nomadi”. Un anno più tardi, finalmente esce un doppio CD dal vivo, che include tre cose mai incise prima (“Lettera al governatore della Libia”, “Alexanderplatz” e “Mesopotamia”, dapprima affidata a Gianni Morandi). Il periodo forse più felice di Battiato si conclude qui, pur se in seguito rimarrà sempre assai attivo (con titoli quali Come un cammello in una grondaia, 1991; Caffè de la Paix, 1993; L’ombrello e la macchina da cucire, 1995; L’imboscata, 1996; Gommalacca, 1998). Malgrado non manchino canzoni di livello assoluto (da “Povera patria” a “Breve invito a rinviare il suicidio”, da “Strani giorni” a “La cura”, da “Shock in my town” a “È stato molto bello”), paiono latitare lo slancio, la forza, la capacità di stupire.




BATTIATO POLLUTION - L'ALLUCINATA MUSICA DELLA SALVEZZA

Articolo apparso su Ciao 2001, n. 12, 25 Marzo 1973

FRANCO BATTIATO DA TEMPO CONTINUA AD ANDARE AVANTI NELLA SUA STRADA INCONTAMINATA PER PORTARE A TUTTI UN MESSAGGIO UNIVERSALE D'IMPORTANZA VITALE: L'UOMO STA ANDANDO INCONTRO AD UN DESTINO TERRIBILE, GICCHE' LA TERRA DA LUI INQUINATA TENDE INESORABILMENTE A CACCIARLO DALLE SUE BRACCIA, SPINGENDOLO VERSO IL MARE.

Battiato è un furbo, Battiato è un genio, Battiato è un mistificatore. Battiato è un intellettualoide... Mai un personaggio, nella musica italiana, ha assunto, nei giudizi di critica e pubblico e nel suo stesso discorso artistico, un valore così ambiguo e controverso. Un solo disco, che, attraverso una struttura musicale in bilico fra tradizionalità più spicciola e avanguardia elettro-acustica, descrive l'evoluzione di un feto prima della nascita, ha imposto l'artista al centro dell'interesse (e della polemica) generale.
I suoi spettacoli violentissimi e la loro conturbante simbologia scenica hanno contribuito a creare fratture nette in chi lo giudica: e allora rimane soltanto chi lo esalta e chi, invece, lo distrugge.
Battiato continua per la sua strada senza curarsene, e bisogna riconoscere, al di là di qualsiasi posizione personale, che tale cammino è lontanissimo dalle autostrade della commercialità, che il suo discorso esistenziale (se sia intellettualoide o meno lo vedremo tra poco) è in ogni caso ricco di problematiche sostanziali e inquietanti.
Il feto è uscito alla luce, ha aperto gli occhi su un mondo inquinato: questa tematica di fondo si riallaccia soltanto apparentemente all'ecologia (argomento attualmente di gran moda), supera il discorso ecologico per inglobarlo in significati e messaggi più intimamente universali, più pericolosamente legati con l'equilibrio delle leggi naturali e col velo sottilissimo che nella psiche umana separa normalità e follia.
L'inquinamento è la preponderanza della tecnologia sulla natura, è il bullone crudele che trafigge lo spicchio di limone, è l'uomo alienato e geometrizzato, algebrizzato, scomposto, riavvitato come un meccano in costruzioni mostruose e pinnacoli di cemento armato più ambiziosi della Torre di Babele. La società politico-economica identificata come potere, come sistema, è padrone della logica del cemento armato, e le macchine sfuggono di mano ai creatori e costituiscono un potere a sé stante, senza più limiti: l'uomo non è ormai altro che una particella, un beta, disperso tra miliardi di gamma e di delta, una cosa amorfa che "non ha più la violenza nella mente", la facoltà di reagire, che non sa più di quale orrendo universo - incubo - faccia parte.
Questa, in sintesi, la tematica esistenziale, e quindi politica nel senso dell'azione e non di quello strettamente ideologico, di Franco Battiato. E la sua soluzione, la sua proposta, la sua reazione è quella più radicalizzata possibile: alla violenza che l'inquinamento impone, l'uomo deve opporre una violenza più grande, recuperata nel fondo di sé stesso finché ne è ancora in grado.
Ai suoi concerti la gente urla, ma man è più il classico isterismo dei fans della beat era. E' un urlo cerebrale, invece, è la mente che comunica alle viscere la lacerazione improvvisa della ribellione. Così, in scena, osceni involucri di plastica vengono violentati fisicamente sotto le luci stroboscopiche, e tutto procede in un simbolismo concreto che soltanto superficialmente potrebbe ricordare lo spettacolo-circo equestre di Alice Cooper, il vero "furbo".
Ma veniamo alla musica: quella che costituisce l'altro capitolo dell'espressionismo di Battiato, indissolubilmente legata alle sue tematiche sociali e poetiche, eppure anche autonoma e intimamente nuova, che procede inarrestabilmente verso la fusione della musica sinfonica moderna e della musica "concreta" contemporanea: l'uso dei due sintetizzatori VCS2 e VCS3, preponderante e teso all'evocazione non effettistica di un clima, e attraverso i quali vengono filtrati tutti gli altri strumenti - dal basso di Gianni Mocchetti, alla chitarra di Mario Ellepi, alle tastiere di Ruby Cacciapaglia, alla stessa voce di Battiato - ricrea atmosfere spaziali o subacquee; le voci d'organo sorgono spontaneamente dalla materia sonora restituendole un connubio sinfonico di marca strettamente contemporanea, che sembra riallacciarsi alle recenti esperienze di John Cale ("The Academy in Perly"). Per la sezione elettronica potremmo invece ricordare le parallele ricerche della Toronto's Expanding Head Band e le possenti costruzioni di Stockausen (con il quale, sembra, Battiato suonerà nel corso di un memorabile concerto che dovrebbe tenersi verso la fine di marzo).
Il drumming ossessivo dell'ottimo Gianfranco D'Adda costituisce l'elemento più marcatamente rock, e cioè il tramite, il veicolo che unisce la sperimentazione elettro-acustica alla musica sinfonica d'avanguardia.L'ultimo album, "Pollution", alla cui recensione particolareggiata nell'apposita rubrica vi rimando, è nettamente più completo e più vasto di "Fetus", e si intravedono, talvolta in forme ancora ibride e embrionali, le future possibili evoluzioni di una musica nuova e viscerale, il cui cammino obbligato conduce necessariamente a sfere complesse di ricerca, svincolate dalle matrici rock pur preservandone il carattere dell'improvvisazione e le tremende possibilità emotive. Il discorso di Battiato può essere giudicato intellettualistico, complesso, mistificatorio, ma una cosa è certa: se egli fa quello che fa per i soldi o per incantare i gonzi, ebbene, ha scelto la trada più difficile. A mio parere, il suo discorso non è fumoso: è invece complesso quanto basta per non confondersi con l'irritante mania della semplificazione e del compendio, vero male del secolo, che rende tutto anonimo e impersonale; il messaggio utilizza i canali di diffusione della rock music come media di comunicazione, i quali per definizione si rivolgono a un pubblico di massa, e non soltanto ad una ristretta élite magari intellettualmente più preparata ad una ricezione immediata.
Franco Battiato mi sembra sincero; anche perché mi sembra di scorgere, dietro alle complesse sonorità elettroniche della sua musica, dietro alla graffiante satira demistificatoria della scienza dei suoi testi, dietro il fascino concettuale e simbolico delle coreografiche degli spettacoli dal vivo, una ingenuità sconcertante e un idealismo senza compromessi. Nell'ultimo disco, la sua voce domanda varie volte: "Ti sei mai chiesto che funzione hai?", ed è proprio questa domanda che noi rivolgiamo a lui. Risponde: "La mia funzione è di realizzare me stesso scoprendo il mio ruolo su questa terra. La mia funzione è di dare qualcosa agli altri, sempre".
Io penso che possiamo crederlo. Battiato sta lottando anche lui per scongiurare all'uomo un destino terribile, quello di ritornare al mare, da cui fu originato, perché sulla terra potrebbe non esservi un giorno più posto per lui. Battiato sta tentando di evitare il singhiozzo disperato con cui si conclude il suo ultimo album, affinché nel futuro di un uomo, che di umano conserva ormai ben poco, non possa mai cantare, come nel brano "Plancton", con queste parole:
"...sotto il mare sta cambiando al mia struttura, e il mio corpo è sempre più uguale ai pesci. I miei capelli diventano alghe".


 L'album Clic originale (in possesso di Giorgio Salomon, Acrobati liquidi), autografato da Franco Battiato e Juri Camisasca


Battiato, intervista su Super Sound, 7 Gennaio 1974
È venuto nei nostri uffici per presentarci il nuovo album "Sulle corde di Aries", Franco Battiato, uno dei personaggi più emblematici della musica pop italiana. Quello che è balzato subito ai nostri occhi è il cambiamento, in primo luogo estetico, di Franco. Ma lasciamo che sia egli stesso a spiegarci questa sua metamorfosi. "In effetti per tre anni non ho fatto altro che distruggere il sistema che deploravo e che deploro tuttora, ma penso che ora sia venuto il momento di cercare di costruire, di proporre qualcosa di nuovo."
D: Che cosa propone Battiato oggi?
R: "Penso che ognuno di noi debba trovare la propria soluzione in se stesso; e questo è possibile solamente attraverso una purificazione della propria persona. È proprio questo il messaggio di tutta la prima facciata del mio disco. Quel bambino che seduto sul muretto guarda la madre è ognuno di noi che chiudendosi in se stesso torna puro e quindi bambino e può scrutare con estrema tranquillità l'orizzonte."
D. Quindi sei contrario a tutti i movimenti di massa, di qualunque colore essi siano?
R. "Non sono contrario ai movimenti di massa, ma li considero uno stadio da superare. Ognuno di noi all'inizio crede di avere gli stessi problemi dei suoi simili, ma facendo un'analisi più approfondita di se stessi ci si accorge che questo non è vero, oppure lo è solo in minima parte."
D. Questo per quanto riguarda i testi ed il loro messaggio recondito. Cosa ci puoi dire invece della tua musica?
R. "Definirei la mia musica terapeutica. Cioè ho superato la fase tradizionale e adesso do molta importanza al suono in sè stesso. Io lo creo e lo trasmetto in una determinata dimensione, poi ciascuno degli ascoltatori lo può far suo nella maniera in cui lo sente di più."
D. Quindi, ogni schema è per te superato?
R. "Direi di sì. Anzi deploro quei gruppi che si ostinano a dare importanza al passaggio di basso o alla rullata. Tutto ciò è per me completamente superato. Mi considero più un musicista classico che pop."
D. Non pensi che in questa maniera rischi di portare avanti un discorso troppo personale e di difficile comprensione?
R. "Forse si, ma se non facessi così, certamente dovrei ricorrere a dei compromessi e questo sarebbe per me un grosso handicap."
D. Cosa intendi per compromessi?
R. "Che potrei esprimere solo il 50 per cento di me stesso."
D. Sei stato spesso accusato di non seguire una strada personale, ma di rifarti a diverse matrici: rock, sinfoniche, musica elettronica. È vero?
R. "Guarda; per il rock è assolutamente falso, sono contro la musica sinfonica, mentre per quel che riguarda la musica elettronica è abbastanza vero anche perchè è l'unica musica che ascolto, soprattutto Stockhausen. Tuttavia, credo di seguire una strada piuttosto personale."
D. Che importanza dai ai testi in un contesto musicale?
R. "Tutto sommato abbastanza poca perchè penso che sia sufficiente per esprimersi la musica. Se vuoi una percentuale, direi: musica 90 per cento, testi 10 per cento."
D. Come giudichi l'attuale panorama musicale italiano?
R. "Salverei poche cose: gli Aktuala, i Saint Just e Alan Sorrenti."
D. Cosa pensi di un eventuale connubio tra musica e teatro?
R. "Credo che sia una cosa piuttosto superata. Infatti stiamo andando verso un'unificazione totale dell'arte."
D. Ti senti un artista?
R. "Non direi, direi piuttosto che la musica esiste in natura. L'importante è come la si riesce a cogliere."
D. Ritieni superati i tuoi atteggiamenti esibizionistici?
R. "Si, credo che tu ti riferisca al famoso manifesto pubblicitario, per quella foto non ho preso una lira ed è stata fatta a mia insaputa. Infatti ci eravamo dipinti la faccia per una foto con il mio vecchio gruppo, gli Osage. Un bel giorno ho visto la pubblicità per la strada."
D. Ci riferivamo anche alla tua famigerata apparizione televisiva in "Adesso musica".
R. "Quel giorno mi divertii veramente. Tuttavia ammetto di avere sbagliato anche se non fu solo colpa mia."
Questo per quanto concerne il nuovo Battiato. Per quel che riguarda il disco vi rimandiamo alla recensione.