6/30/20

Radio, webradio - trasmissioni e podcast dedicati al progressive rock

Ci sono diverse trasmissioni dedicate alla buona musica rock, rock progressivo in primis, che vengono poi replicate (e tenute in archivio per sempre o per qualche tempo) per la delizia di chi ha perso la live e vuole godersele a posteriori, magari spilluzzicandosele.

È il caso di Prog & Dintorni, diretta ogni venerdì sera, su RadioVertigo, da Gianmaria Zanier.

Il link per ascoltare il podcast è: radiovertigo1.com/progedintorni.html







Altra trasmissione-clou dedicata al prog è Prog Polis, di Max M., il cui podcast (comprese tutte le puntate passate) è presente qui: https://www.mixcloud.com/maxmurd/

Il programma viene trasmesso live su Radio Godot (www.radiogodot.it)



Una webradio perennemente dedicata al progressive rock è Progrock.com, che trasmette - appunto - 24 ore al giorno, 7 giorni alla settimana. www.progrock.com






Forse ancora più impegnata e completa la vetusta Morow: www.morow.com

Qui ad esempio sul canale Youtube di Morow c'è un'intervista del 2017 a Mike Portnoy dei Sons Of Apollo (interessante da risentire in concomitanza con l'uscita del loro nuovo album MMXX).


***

Infine, una menzione particolare a "Mach 3 - il progressive rock che non ti aspetti" che va in onda ogni domenica dalle 20 alle 22 su Radio City Trieste (www.radiocitytrieste.it). Mach 3 si distingue dagli altri programmi perché manda in onda, in gran parte, perle completamente o quasi completamente sconosciute (ed anche "esotiche"!) del rock progressivo di tutti i decenni. Per approfondire, visita la pagina Facebook della trasmissione.






 Prog & Dintorni (su Facebook)








6/27/20

La saga dei Phoenix Again

Fondati a Brescia nel 1981 come "Phoenix", sciolti nel 1999 dopo aver calcato i palchi con l'ausilio di diversi colleghi bresciani e riformati con il nome (più distintivo) di Phoenix Again nel 2010. E da allora - si può davvero dire - la Fenice vola!
 


I Phoenix Again sono nati sulle ceneri di un progetto chiamato "Gruppo Studio Alternativo" per volontà dei tre fratelli Lorandi (Claudio, chitarra solista, voce; Antonio, basso; Sergio, chitarre) e di Silvano Silva (batteria, percussioni), tutti influenzati dalla scena britannica del progressive Anni '70. Infatti ancora oggi non sono irriconoscibili, nella loro musica,  gli influssi di Genesis, Pink Floyd, Jethro Tull, Gentle Giant, Van Der Graaf Generator.
Nel frattempo comunque il gruppo è in possesso di una personalità propria, divenuta via via più matura e originale. Ma procediamo con ordine.






Nel 1986 reclutarono Emilio Rossi alle tastiere e il loro panorama sonoro assunse caratteristiche più sinfoniche. Ma il loro primo album, ThreeFour, non uscì prima del 2011, servendosi di svariati musicisti da session.



ThreeFour è un'opera decente, elegante, e sufficientemente coraggiosa: un "in memoriam" a Claudio (purtroppo scomparso nel 2007). È una rilavorazione ed elaborazione delle registrazioni rimaste del fratello, chitarra solista e voce. Fu un tumore a portarsi via Claudio e proprio la sua morte convinse Antonio e Sergio ad andare avanti, insieme a Silvano Silva e, presto, insieme ai figli di Antonio, Marco e Giorgio.
A ThreeFour segue, nel 2012, un "live". Live in Flero (BS) 25/08/12. Che è un doppio album e, a quanto ne sappiamo, disponibile solo in formato digitale.
E poi arriva Look Out.




Antonio Lorandi - Basso elettrico e acustico, percussioni, cori
Sergio Lorandi - Chitarre elettriche e acustiche, altri strumenti a corde (irish bouzouki...), flauto, programming, cori
Silvano Silva - Batteria e percussioni, tastiere, cori
Andrea Piccinelli - Tastiere, violoncello, cori
Giorgio Lorandi - Percussioni, cori
Marco Lorandi - Chitarre elettriche e acustiche, altri strumenti a corde (mandolino...), cori



Discografia

ThreeFour, 2010, studio album
Live in Flero, 2012, live doppio - solo in download
Look out, 2014, studio album
The Phoenix flies over the Netherlands: 2016 live in Olanda, doppio - solo in download
Unexplored, 2017, studio album
Live at Parkvilla, 2018, live doppio - solo download
Friends of Spirit, 2019



Look Out, del 2014, è un bel disco jazzrock misto a melodie progressive: come i Camel, come i Focus. Mellotron, fisarmonica, violoncello e flauto accompagnano l'hammond e le chitarre, oltre agli immancabili basso & batteria. Un album strumentale molto riuscito, caratterizzato dalla potenza. È spacerock / psychedelic rock con influenze di rock sinfonico. I cambi di ritmo e gli improptu sono fenomenali, convincenti. "The endless battle" presenta accordi di chitarra psichedelici, e alcuni passaggi ci riportano alle atmosfere di una canzone celebre - quasi un inno di tutto il genere prog - come "21st Century Schizoid Man".






Unexplored del 2017, loro terzo album, è forse il migliore. L'amore per i Settanta viene qui arricchito dal tentativo di produrre suoni neoprog più vicini ai 2000. 

Spiega Antonio Lorandi: 

 "... a questo hanno collaborato molto anche i nuovi giovani. Abbiamo dato in mano a loro i suoni, le sonorità, gli arrangiamenti, proprio per dare una svolta. Loro avevano già collaborato in Look Out però solo suonandolo, mentre per Unexplored abbiamo detto 'ragazzi vogliamo che voi veniate coinvolti, dovete essere Phoenix a tutti gli effetti'. Ad Andrea 'mettici le tue tastiere, decidi tu come vuoi fare gli assoli, i suoni che vuoi usare', a mio figlio Marco ho detto 'usa i suoni di chitarra che preferisci' e a mio figlio Giorgio 'usa le percussioni che tu senti utili per questo pezzo'. Quindi li abbiamo fatto lavorare molto, mettendo noi le idee di base, e loro si sono impegnati parecchio. Questo è veramente positivo per noi."

 

Unexplored contiene otto tracce, solo due delle quali con un testo cantato. "That Day Will Come" è il primo brano, e anche uno dei più famosi dell'ensemble bresciano. "Silver" ha un coro che va: "lie-la-lie-lie", e per questo qualcuno li ha paragonati ai Wishbone Ash "solo con più sintetizzatori". Il loro amore per le melodie è tra i pregi maggiori dei Phoenix Again. Qualche passaggio heavy, ma niente da farli uscire dal filone "symphonic".
"Whisky", loro brano alquanto "spinto", è seguito da una ballata romantica a base di chitarra acustica. "Valle della Luna " è un pezzo che si lascia tempo e, alla fine (dopo 8 minuti e 41 secondi), si è certi di aver ascoltato uno stupendo esempio di progressive rock: buona chitarra acustica e un bel po' di escursioni soliste di keyboard e chitarre elettriche. "To Be Afraid - Ansia" è il secondo brano cantato di questo disco. I Camel erano capaci di produrre tracce altrettanto calme che poi sfociavano in virtuosismi strumentali...
L'album finisce in maniera armonica e con una chiosa di pace, con "Great Event".
 Curiosità: il motivo della copertina è opera dello scomparso e mai dimenticato Claudio Lorandi. Raffigura un suo dipinto ad olio intitolato Riflessi d’autunno

 


Il "live" del 2018 Live at Parkaville Theater li riconferma come gruppo squisitamente prog: due ore filate di musica che - nel momento in cui scriviamo - sono reperibili su Bandcamp in versione digitale per meno di 6 euro (!). 


Il lungo concerto, tenutosi in Olanda, vede Antonio e i suoi due figli Marco e Giorgio, insieme al batterista Silvano Silva e al tastierista Andrea Piccinelli. C'è un'armonia poco comune tra tutti i membri; e l'applauso degli astanti ci fa comprendere il piacere che il pubblico ricava dalla loro esibizione. Le virate nel folkrock non stonano affatto, arricchendo anzi e completando il macchinario sonoro più tendente al jazz. In generale si tratta di prog sinfonico, molto piacevole, e il primo brano cantato in cui ci imbattiamo (traccia 4: "To Be Afraid - Ansia") mostra la voglia di narrare una storia nera, un dramma, che può tuttavia essere rivelato ed esternato solo in parte e non con una semplice canzone ma, appunto, con aggiunte di atmosfere chitarristiche e di synth in gran spolvero.
Brani dell'album da noi preferiti: "The Bridge Of Geese", "Whisky", "Valle Della Luna".





Marzo 2019: è la volta di Friends of Spirit. Sono ancora un sestetto, il solito; sono ancora un team rodato. Lo rammentiamo: quattro elementi della band appartengono ai Lorandi - Sergio, chitarre e bouzouki; Antonio, basso; Marco, chitarre; Giorgio, voce e percussioni. Della partita è, una volta di più, il cofondatore Silvano Silva (batteria, percussioni) e alle tastiere c'è tuttora l'"entry giovane" (intanto espertissimo musicista) Andrea Piccinelli. Friends of Spirit consta di 9 tracce per una durata complessiva di 41 minuti. Il tutto è presente su Bandcamp. Musica perlopiù strumentale e rilassata, jazzata quanto basta, con un discreto touch "latin".









6/25/20

Silver Nightmares


Mettiamo su il disco dorato e l'aria si incupisce, il giorno diventa improvvisamente nero e minaccia di dirompere nel nostro antro e, sotto i colpi degli strumenti elettronici, il cielo viene giù.
Niente male come presagio, per un debutto che ci fa piacere perché, visti i tempi attuali di ostruzione e blindaggio di creatività e iniziative culturali, è straordinario che ci siano artisti in grado di comporre e produrre musica propria, inedita. 

L'EP dei Silver Nightmares si snoda per 6 tracce e 26 minuti, presentandosi come eccellente esempio di neoprog melodico. In generale, non mancano echi di storici gruppi metal dell'area teutonico-scandinava e anglosassone.


 Su Amazon - in formato digitale.
Su Facebook - per ordinare il CD fisico

Tracklist:
1 – "The Wandering Angel"
2 – "D.D. (Dick Dastardly)"
3 – "Light Years Away"
4 – "David the King"
5 – "Dame Nature"
6 – "The Wandering Angel (radio-edit)"




Con "D.D. (Dick Dastarly)" (seconda track, quasi prettamente strumentale) i Silver Nightmares possono vantare un biglietto da visita niente male, da sfoderare ogni volta che vogliano convincere della propria bontà.
Gabriele Esposito al basso, Alessio Maddaloni alla batteria e il tastierista Gabriele Taormina non hanno risparmiato fatica nell'impreziosire i brani e nel farli impreziosire, con strumenti e armonie alie, a cominciare dalle chitarre di Mimmo Garofalo - ovunque! - e quelle di Tody Nuzzo - su quattro songs -, ma anche con tromba, con flauto... 




Si sente benissimo che la triade del corpus centrale crede appieno nella vicenda che i loro "Incubi Argentei" raccontano, vicenda che si incentra su eventi-clou di stampo mitologico-religioso cari all'epic metal

Ognuno dei musicisti ha all'attivo diverse partecipazioni. Alessio Maddaloni e Gabriele Esposito avevano suonato assieme negli HM80, cover band di metal classico Anni 80, insieme a Michele Vitrano (ex Trinakrius, che in Wandering Angel è "lead and back vocals on track 3") e Tody Nuzzo (che ha registrato le parti di chitarra dell'EP da Udine, dove ora vive).
Simone Bonomo, ("lead and backing vocals on tracks 1, 4, 5" e "harmony vocals on track 3"), insegnante di canto, ha militato in gruppi devoti ai Pink Floyd e ai Porcupine Tree.
Taormina e Garofalo avevano già registrato un CD di prog rock con i Bright Horizon.

Davide Severino (tromba) è docente di musica.

Il mastering è di Ace of Lovers, alias Giulio Maddaloni, fratello di Alessio, professionista nel settore, che collabora con artisti anche importanti, ed è un bravo flautista (vedi tracce 2 e 4).









 


EQUIPMENT

Tody Nuzzo (guitars)
Suhr Modern Satin, Gibson Les Paul. Amplificatore Bogner Helios Eclipse, Boss Waza Tube amp expander.

Mimmo Garofalo (guitars)
Line6 Variax e Atomic AmpliFIRE.

Alessio Maddaloni (drums)
Piatti Zildjian, paste Pasha. Rullante DDrum Dios series. Fusti Mapex Mars Pro, Eko Recanati. Hardware Pearl. Pelli Evans Onyx.

Gabriele Esposito (bass)
Basso 4 strings Mayones BE4 Exotic con pick-ups Bartolini. Schechter bass 5 strings Elite Fade Burst. Testata Gallien Krueger 1001 RB-II e cassa Gallien Krueger 410RBH.

Gabriele Taormina (Keyboards)
Korg Krome, Korg N364, Korg R3, (Spectrasonics Omnisphere / Native Instrument Kontakt.)







Com'è caratteristico del genere (e di certo progrock "in cinemascope" tipo Ayreon), i vari capitoli dell'opera sembrano voler andare a formare le scene composite di un film musical. 
Durante l'ascolto si ignora, a tratti, se ci si trovi nell'ieri remoto oppure in un domani pernicioso, immersi come siamo nella polvere del deserto... tra rimbombanti echi di guerra apocalittica, sotto il fall-out nucleare. Immaginatevi una sorta di Jesus Christ Superstar A.D. 3000.


Loro stessi lo spiegano meglio così (in inglese): 
"(It's) a concept album concerning the loss of the human spirituality.
A wandering angel, coming from a distant star, the star of life, falls down from heaven and begins his path on earthly contamination.

A journey between nature, heroes of the past and shrewd characters nowadays - His final quest will be the travel in the universe..."


 
               I Silver Nightmares


***

               Dalle cronache web circa la band: 
Il 20/02/2020 viene presentato il loro primo comic video ufficiale del singolo “The Wandering Angel”, lavoro che ha visto la partecipazione del fumettista Ignazio Placenti (nella creazione delle vignette) e del videomaker Massimo Torcivia/Artewiva (che ha montato il filmato, seguendo le direttive della band). Il video è stato pubblicato nella pagina Youtube della band ed il singolo trasmesso in varie radio (italiane ed estere) di settore.
                                                                   (Metal in Italy






Ci attendiamo dall'ensemble palermitano un deciso passo in avanti, con la realizzazione di un long playing album. Non sappiamo se rimarranno nell'epic metal con qualche coloratura folk ("David The King") e diverse ottime puntate groovy, funky ("D.D." in primis) o se arriveranno addirittura a spartire le acque e spaccare la montagna, sfociando in un reame più elevato. Certo è che come esordio ci siamo!


6/21/20

Gli Smalltape


Quando si dice "Philipp Nespital", si intende "Smalltape". Il nome del tedesco è infatti strettamente associato a quello del proprio progetto. 
L'inizio fu l'album Circle, nel 2011 (qui se ne possono ascoltare dei samples). Ma fu il secondo album degli Smalltape, Ocean (2017), a colpire nel segno. Trattasi di artrock melanconico, raffinato. Prodotto in proprio, come sono soliti fare molti gruppi odierni. 
Un risultato che si può definire riuscito.



Ora apprendiamo, dall'homepage http://smalltape.net/, che Philipp, "dopo alcuni mesi trascorsi intensamente a comporre",  è sul punto di fare uscire il terzo prodotto marca "Smalltape". 
Tra i collaboratori: i suoi amici Flavio De Giusti (chitarre) e Omri Abramov (sax / EWI [electronic wind instrument]).

"Stay tuned for some updates coming soon…"


     Gli Smalltape live a Veruno 2018







Homepage di Philipp Nespital, "designer di suoni"



Stasera su Radio City Trieste

Attenzione proggers! 

 Oggi dalle 20 alle 22! 

>> EVENTO settimanale radiofonico << 

 https://facebook.com/events/740692403342865/


Gentle Giant - 'The Power and The Glory'






Gentle Giant: rock band britannica attiva tra il 1970 e il 1980, formata dai talentuosi fratelli Shulman e da un paio di amici. Di questo gruppo, ciò che salta subito all'orecchio è la loro sofisticata ricerca compositiva, molto sperimentale anche per i canoni più audaci dell'universo progressive. 
Con l'eccezione dei batteristi Malcolm Mortimore e Martin Smith, tutti i membri dei Gentle Giant erano multistrumentisti:


Derek Shulman (nella band dal 1970 al 1980) - voce solista, sax, flauto dolce, tastiere, basso, percussioni, ukulele elettrico
Ray Shulman  (1970-1980) - basso, tromba, violino, canto, viola, percussioni, flauto, chitarra
Kerry Minnear (1970-1980) - tastiere, voce solista (solo in studio, non dal vivo), violoncello, vibrafono, xilofono, flauto, chitarra, basso, batteria
Gary Green (1970-1980) - chitarra, mandolino, canto, flauto, basso, batteria, xilofono
John "Pugwash" Weathers (1972-1980) - batteria, percussioni, vibrafono, xilofono, canto, chitarra 
Phil Shulman (1970-1972) - voce solista, sax, tromba, clarinetto, flauto, percussioni
Martin Smith (1970-1971) - batteria, percussioni
Malcolm Mortimore (1971-1972) - batteria, percussioni



The Power & The Glory è un "concept album" uscito nel 1974 che racconta la storia di un uomo che entra in politica deciso a conquistare grande potere allo scopo di fare del bene e di non lasciarsi corrompere come i suoi predecessori, e che invece finisce per abusare della sua posizione e diviene dunque come quelli prima di lui, impersonando giusto ciò contro cui prima aveva lottato.

Qui la band ha parzialmente abbandonato lo stile "barockandroll" caratterizzato da strumenti di epoche precedenti, ma la fattura è geniale come al solito. È forse il secondo brano, "So Sincere", a sintetizzare meglio la grandezza dei Gentle Giant: la traccia è caratterizzata da cori complessi e l’uso di una dozzina di strumenti, il tutto tenuto insieme dal fantastico lavoro di John P. Weathers alla batteria.
"So Sincere" è preceduto da "Proclamation", un classico nella discografia dei GG. La parte principale viene progressivamente composta, messa insieme, da diversi strumenti. Riff di organo eccezionale, la voce fantastica di Derek Shulman e l'intermezzo che è un cataclisma di cori a fare da trait d'union all'enorme mole di invenzioni prima e dopo.
Si gioca molto sulle pause, che si rivelano genialmente importanti come il resto...
"Aspirations" è un brano più distensivo, dolce; lento con una slide guitar ad accompagnare la cera che si allunga andando sciogliendosi; e, tra una strofa e l'altra, il piano elettrico. 
"Playing The Game" è un brano bipartito: quasi genesisiano all'inizio, ma si ritorna ben presto ai ritmi più agitati; molto belle le parti di organo nella variazione centrale del tema, a creare atmosfere magiche. Vi viene usato anche lo "Shulberry", l'ukulele elettrico a tre corde di Derek, che... 
(Se volete saperne un po' di più, cliccate qui.)
"Cogs In Cogs" è un altro classico della band, di nuovo con un complicato sussguirsi di cori, stop e obbligati. Riff dissonanti di sax, basso, piano elettrico e chitarra elettrica e strani stralci di cantato, a sottolineare i primi dissensi popolari nei confronti del nuovo Monarca.  
L'anima di "No God's a Man" è un tema di chitarra con una linea di basso che vi si intreccia. Le orecchie dell'ascoltatore vengono qui un po' risparmiate dalla complessità generale. Il popolo si rende conto che il monarca non è un Dio...
Di nuovo costruzione e decostruzione di accordi e temi, nonché cantato potente, in "The Face", dove il violino del bassista Ray Shulman primeggia per tutto il pezzo circondato e sostenuto da un mix cervellotico di strumenti. Bello l’assolo di chitarra. 
E sempre la chitarra apre in maniera heavy "Valedictory", dov'è contenuta una reprise di "Proclamation", con la stessa linea vocale e lo stesso intermezzo ma una veste melodica diversa. E il cui testo fa:

Things must stay,
There must be no change,
Anyway, time to rearrange.

Indi: lo status quo non viene frantumato, in pratica il popolo decide: teniamoci questo re e vediamo se, semmai, ci sarà da cambiare qualcosina...





Discografia Gentle Giant (solo album in studio)

Album in studio



The Power & The Glory è stato scelto come album odierno dal Prog Bar, gruppo di Facebook (in inglese) dedicato al progressive rock.


Ovviamente esiste anche un Prog Bar Italia, sempre su Facebook...

Il 'Prog Bar': un viaggio memorabile alla corte minacciosa del Re Cremisi 
(King Crimson), tra oceani topografici (Yes),in mezzo a giganti gentili 
(Gentle Giant) e navi fantasma, teiere volanti e armadilli cingolati 
(Genesis, Van der Graaf Generator, Magma, ecc.). 


6/20/20

I tentacoli e i miracoli di: Il Sogno Di Rubik



Che suoni, ragazzi! Che intensità! Che forza!
È rivoluzione? È reazione? Forse è solo azione. Ci fa riflettere molto questo Tentacles and Miracles: sull'iperbole della rivolta, che era schietta negli Anni '60, si "militarizzò" nei '70, si autoannullò nell'estetica durante il terribile decennio degli Eighties, ebbe un ritorno - ma solo a forza di suoni e letteratura e cinema, e dunque a livello di slogans e atteggiamenti - negli Anni '90... e che oggi tende a chiudersi come un cerchio, sposando estetica e lotta vera.

L'album de Il Sogno di Rubik esce domani... o dopodomani... o era l'altroieri? Ma come dobbiamo misurare il tempo se siamo rinchiusi dentro un tesseratto (inglese: tesseract) sospeso nel nulla, pare, e che rotea e muta di forma a ogni momento? Se ci troviamo all'interno di un cubo snodabile?

I brani:

1. The well of miracles (5:27)
2. Silky bliss and black waters (6:48)
3. Tentacles (5:22)
4. In the back of the real (5:10)
5. The timekeeper (4:21)
6. The planet of supreme satisfaction (9:42)
7. A better nightmare (5:03)
8. The suite of miracles (9:53)

 
       "A better nightmare"



Iniziamo porgendo l'orecchio con fare distaccato, lontani dagli altoparlanti, magari mentre si fa altro. Peraltro, ci approcciamo all'album ignorando bellamente le note di presentazione mandate dalla casa discografica. Abbiamo il privilegio di poter scrivere di Tentacles and Miracles in anticipo su tutti, di ascoltarne i brani prima che essi vengano scagliati verso le grigie fila di uomini in marcia là fuori (il riferimento a Metropolis non è casuale).
L'empatia, l'Einfühlung cresce con l'ascolto e ci "accorgiamo" che le casse appartengono proprio al nostro apparecchio riproduttore di suoni e che siamo stati noi stessi ad aver inserito il disc nell'apposita fessura. Ci tocca avvicinarci e prestare più attenzione - al più tardi dalla terza, potente traccia, "Tentacles" - per accertarci che non si tratta dei Dead Cross. Semmai ci sono echi (quanto consci?) dei padri: i Faith No More. Ma eravamo completamente presi, a dir la verità, già dopo la straniante fanfara ad incipit (all'inizio di "The well of miracles"). Non è sangue ciò che sgocciola dai circuiti stampati, ma olio di macchina - misto a olio di gomito.



De Il Sogno di Rubik troviamo tracce, prima di questa novità, nel 2016: in una compilation dal titolo '17 Re'. È stata una delle 16 band italiane selezionate dai Litfiba allo scopo di incidere un album con le cover dei brani contenuti in un loro disco di trent'anni prima (17 Re, appunto). E poi c'è almeno una partecipazione al Taranto Rock Festival. Okay. E Tentacles and Miracles?

Belle "pieces"! Ed è il minimo che se ne può dire. Non si può non ammirare la convinzione di fondo, la propositività distopica. Insomma: la potenza. I nostri diffusori stanno fumando e i vicini di casa... beh, loro devono essere svezzati alla / dalla buona musica. 

Cosimo D'Elia - vocals and lyrics 
e
Francesco Festinante - guitars, bass and midi programming

hanno svolto un ottimo lavoro. Le loro sono songs didascaliche (ma in maniera crimsoniana, e con un canto in lingua inglese spesso baritonale che ci rammenta Mike Patton) di una realtà apocalittica. C'è una fanfara composita iniziale e una suite, sgangheratamente gloriosa, a chiusura dell'album, dove tutti i vertici delle figure vanno a raccogliersi. In mezzo: marce, entrate, cambi di scena come in un'opera teatrale o in un musical da "The Day After", e gioco chitarristico assai abile. In uno o due brani scopriamo che il punk è più bello quando si serve del jazz, e in un altro ("A better nightmare", vedi video) sperimentiamo la velocità di visioni forse cibernetiche.



È progressive? Certo! Lo è nel senso di uno sperimentalismo zappiano; solo che l'ironia qui lascia il posto a un sottotono tragico, disgraziatamente attuale (pregovi dare una scorsa ai testi). È punk progressivo, metal, doom. Ma a che servono i paragoni e le classificazioni? L'originalità del progetto è indubbio. E tanto poco "italiano"!

C'è il labirinto sociale che si rispecchia nella nostra anima per un'introspezione tormentata. C'è la routine sistematica cui "loro" ci hanno costretto. E c'è la prigione, comoda se non fosse per i colori innaturali e gli angoli tagliuzzanti. I suoni, apparentemente spiazzanti quando scivolano come metallo pesante sul ristretto palco di un teatro da vaudeville ("Silky bliss and black waters"), in realtà segnano il cammino di noi tutti, che si svolge non al di là delle pareti ma "dentro" di esse: nell'immensità del data world. Le melodie servono, al nostro essere in fuga, ad appigliarsi a qualche palo d'ormeggio, per non volare via come una mongolfiera.



Quoi d’autre?

Nostri brani preferiti: "The timekeeper" (traccia n. 5), "The planet of supreme satisfaction" (n. 6), "The suite of miracles" (n. 8).

              
      
 


Gli strumenti utilizzati:

Chitarre : Gibson Les Paul Custom del '97, Fender Stratocaster assemblata '73-'76, Fender Stratocaster Contemporary Japan dell' '84-'86 con Duncan JB Sunior e Sl59. Martin acustica.
Basso : Stinger.
Ampli : Tutti VST. Guitar Rig e Amplitube anche per il basso. Solo su "Tentacles" Festinante ha fatto un reamp con Mesa Express 50.
Batteria : Studio Drummer.
Orchestra : IK Multimedia Miroslav Philharmonik.
Mellotron : IK Multimedia SampleTron.
Organo e synth : VST della serie TAL ed altri.






Bene. E dopo aver ignorato finora, a bella posta, la scheda "editoriale", la leggiamo e non possiamo che ricopiarne qui alcune righe, perché essenziali. 

L'album esce il 21 giugno 2020, giorno del solstizio d'estate e quindi di rinascita nonché giornata dedicata alla protesta contro il Governo italiano che non ha messo in campo alcuna iniziativa a favore dei lavoratori della musica e nessuna indicazione per dare la possibilità agli stessi di LAVORARE nell'ambito culturale che più appartiene alla loro specificità. IL SOGNO DI RUBIK, insieme alla G.T. MUSIC DITRIBUTION (etichetta dell'album) e alla MICIO POLDO EDIZIONI MUSICALI (editore delle canzoni) si aggregano a questa protesta in maniera ancora più "aggressiva" ed indipendente, facendo idealmente uscire un album (di domenica!!!) quando viene, per protesta, proposta una giornata di silenzio musicale e totale.

Prodotto da Francesco Festinante e Cosimo D'Elia

In un meraviglioso digipack a tre ante con leporello a 8 facciate, artwork di Monica Cimolato

Album teaser: https://www.youtube.com/watch?v=pjgxwbI6nHE

  
 

6/18/20

Quanah Parker, band veneta

Leggiamo su Prog Archives


Italian band Quanah Parker was formed back in 1981, and although the band back then didn't get as far as releasing any material before they broke up in 1985 they can sport a history going 30 years back in time. The current edition of the band took shape when main composer Riccardo Scivales decided to revive the band again in 2005, and in 2012 they released their official debut with Quanah! through Italian label Diplodisc. And included as a bonus track on the album a piece for those who fondly remember the original version of the band: A recording made by the initial line-up back in 1984.


La storia continua con il come back nel 2015: Suite degli Animali Fantastici, album realizzato con una nuova line-up: Riccardo Scivales alle tastiere, Elisabetta Montino cantante, Giovanni Pirrotta basso e chitarre elettriche ed acustiche, Paolo Ongaro percussioni, Alessandro Monti al basso, al flauto, alle campane, al tabla, alle clave, al triangolo. 


***

Ma qui noi recensiamo soprattutto il terzo album dell'importante gruppo. Un doppio live del 2019, disponibile su DVD+CD.

https://maracashrecords.bandcamp.com/album/a-big-francesco … e

http://store.maracash.com/product_info.php?products_id=490   






Iniziamo innanzitutto con un assaggio: ecco (su Youtube) un momento di A Big Francesco riproposto al 4. festival progrock (quello del 16 marzo 2019),  serata che ha visto la conduzione dell'imprescindibile Gianmaria Zanier.



Uscito il 22 marzo 2019, il disco doppio raccoglie le versioni sia video che audio di nove brani dei Quanah Parker, brani eseguiti dal vivo durante le prime tre edizioni (2016, 2017 e 2018) del Festival Rock Progressive.
L'evento viene organizzato con grande successo e affluenza di pubblico da Giovanni Pirrotta e Riccardo Scivales a San Donà di Piave. 



La formazione è quella del 2016-2018, con il leader Riccardo Scivales alle tastiere, Giovanni Pirrotta alla chitarra elettrica, Elisabetta Montino voce solista, Paolo Ongaro alla batteria e Alberto Palù (2016) o Alessandro Simeoni (2017 e 2018) al basso.


La fruizione è piacevole, mai stancante e, anzi, invoglia l'ignaro e sorpreso ascoltatore ad approcciarsi all'intera discografia del gruppo! Il tappeto concertistico rivela il desiderio di stare insieme e "jammare" da parte dei singoli componenti dei QP, anche se il pentagramma sta saldo, come metallo pesante, al centro di tutto, ovvero: anche se la via narratologica è già data.
Spiccano, nel quadro generale di stampo jazzrock, i momenti madrigalistici, simili a fini ricami, ad abbellimenti dell'arazzo elettroacustico. Le tastiere la fanno da protagonista ma, nelle libere cavalcate chitarristiche, otteniamo dagherrotipi mobili che ci rammentano le attuali band di metal prog. L'autentica cifra stilistica dei Quanah rimane comunque la sperimentazione colta.
Già come negli album in studio, molte delle composizioni sono nobilitate dalla voce della Montino, che qui sentiamo più "fisica", più vicina a noi, per via della situazione live

Su Amazon, A Big Francesco è disponibile per la riproduzione in streaming

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Tracklist CD e DVD:

1. A Big Francesco
2. Intrada – Per le scale, inseguendo le Fate!
3. Death Of A Deer
4. Asleep
5. Quanah Parker
6. Sailor Song
7. After The Rain
8. Silly Fairy Tale
9. Suite degli Animali Fantastici




Il brano "A Big Francesco" è - come ormai risaputo - un omaggio a Francesco Di Giacomo, del Banco: davvero un grande del progressive rock e figura iconica della musica tutta. La sua presenza sul palco divenne il simbolo medesimo del rock italiano, similmente (per fare un esempio di oltreconfini) alla silhouette di Jan Anderson dei Jethro Tull.





"Intrada — Per le scale, inseguendo le Fate!" è una di quelle pieces designate a far parte del prossimo album dei Quanah. "Death Of A Deer" (dove Elisabetta Montino è semplicemente insuperabile e arriva a entrarci sotto la pelle), così come "Quanah Parker", sono due pietre miliari del gruppo, risalenti ai primi Anni Ottanta, quando i Quanah fecero da battistrada al rinascimento del progrock. I restanti - "Asleep" (contenente un assolo fatato dell'ugola montiniana), "Sailor Song", "After The Rain" e la lunga "Suite degli Animali Fantastici" - giustificano il motivo per cui i Quanah Parker oggi occupano uno dei primissimi posti in Italia, per bravura e popolarità, tra tutti i gruppi progressivi.  



Non solo sounds 

Il DVD ci permette di apprezzare una delle caratteristiche che contraddistinguono questo ensemble: la "visualità" delle esibizioni dal vivo, assai suggestiva. Le canzoni vengono più volte condite con le sinuose ed evocanti coreografie della danzatrice Valentina Papa (poi anche cantante), e gli input videografici fungono da contrappunto alle note tipiche della "nuova musica classica", come qualcuno ha denominato il progressive rock. Luci e linee, insomma, formano uno show nello show.



Nella recensione su Hamelinprog a firma di Donato Ruggiero leggiamo:

Tra le “chicche” presenti nel DVD, anche tre gruppi di filmati speciali e di grande effetto: i “From the stage” Special Videoclips, dedicati ciascuno alle tastiere, alla chitarra e alla batteria, con Scivales, Pirrotta e Ongaro ripresi ravvicinati, da fondo palco, in modo che chi guarda il DVD ha come l’impressione di “essere lì” e “vivere” egli stesso il concerto a fianco del musicista che sta suonando. La splendida grafica di questo DVD+CD è stata realizzata da Maurizio Sant (LS Production), autore anche delle riprese e dell’editing di tutti questi video (eccetto la Suite…), e della elaborazione e proiezione degli affascinanti fondali scenografici nella edizione 2017 del Festival.


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Brani da noi preferiti: "Quanah Parker", "Sailor Song" e la fantastica (in tutti i sensi) "Suite degli animali fantastici".


 Per finire... Fatevi consigliare da chi se ne intende! :-) https://maracashrecords.bandcamp.com/album/a-big-francesco :-) Con Gianmaria Zanier ProgMusic.




Un gruppo pazzesco...





"Cantico marino" e "Death Of A Deer"











 




 

 Occhio al 2020! Potrebbero esserci belle novità riguardo alla band, con una nuova componente femminile...