... insieme a un nuovo montaggio del capolavoro di Fritz Lang, contenente scene precedentemente tagliate
- Mirco Galli: electric bass, synth pedal
- Tommaso Lambertucci: piano, synth
- Andrea Lazzaro Ghezzi: drums, assorted percussions
- Marco Poloni: guitars, maschine
Questo è un film che dovrebbero vedere (rivedere) tutti, possibilmente al cinema e con la band che suona il soundtrack dal vivo!
Il gruppo maceratese Métronhomme, dedito a sperimentazione e ricerca musicale (ma in grado anche di suscitare emozioni "progressive") ha fatto davvero qualcosa di grandioso: ha rimaneggiato la pellicola di Metropolis, di Fritz Lang, rimontando alcune scene precedentemente tagliate, e ha composto un nuovo soundtrack.
Ora, come detto, hanno realizzato un sogno, deliziando pubblico e critica: hanno composto una nuova colonna sonora per Metropolis, film muto del 1927 ambientato in un futuro distopico (nel 2026, ossia 100 anni dopo rispetto a quando è stato scritto) in cui le divisioni classiste sembrano dovunque accentuarsi. Metropolis, tra le opere-simbolo del cinema espressionista, è universalmente riconosciuto come modello per buona parte del cinema di fantascienza moderno. Ha ispirato, tra gli altri, Blade Runner e Guerre stellari.
Questo lavoro simbiotico, che ha debuttato al cineteatro 'Excelsior' di Macerata, merita di essere ammirato globalmente, non solo per l'arte filmica di Lang ma anche in virtù delle stupende sonorità dei Métronhomme (fedeli al punto giusto all'Espressionismo!).
Lo spettacolo è articolato nella proiezione di una versione ridotta della storica pellicola con la contestuale esecuzione delle nuove musiche dal vivo, ai lati dello schermo cinematografico. Durata: circa 1h e 20'.
Vuoi organizzare una replica di 'Metropolis by Métronhomme' nella tua città? Contatta Metronhomme!:
Mail: metronhommeband@gmail.com
Sito con i dettagli del progetto 'Metropolis': click!
Oggi Keith Emerson avrebbe compiuto il compleanno.
Nato a Todmorden, nello West Yorkshire, il 2 novembre 1944, è morto drammaticamente a Santa Monica l'11 marzo 2016.
Qui sotto insieme a Lake e a Palmer. Dal vivo.
Qualcuno nutre dubbi sul fatto che Keith sia stato il più grande tastierista del rock?
Happy Birthday... lassù dove sei!
Era uno che realmente viveva per la musica. Tanto che si uccise quando non poté più suonarla. (Soffriva di depressione dal 1977 ca.)
In questo video, Keith Emerson mentre mostra al pubblico certe funzioni del Moog.
Due grandi spiriti:
Francesco Di Giacomo e Keith Emerson.
Nella foto: Francesco Di Giacomo del Banco del Mutuo Soccorso nell'aprile del 1975 insieme al tastierista degli Emerson, Lake and Palmer. Foto scattata in occasione della visita di Keith al concerto dello stesso Banco al teatro Malibran di Venezia. L'inglese sbagliò strada, evidentemente smarrendosi nei meandri della città lagunare, e arrivò a vedere solo gli ultimi pezzi dello show. Aveva comunque già scritturato il gruppo italiano per la Manticore, etichetta che pubblicò l'album Banco (precedentemente registrato presso gli Advision Studios di Londra), che contiene versioni in inglese di brani dal primo e dal terzo disco del gruppo romano e in più l'inedita "L'Albero del Pane".
Quest'altra foto è di Mari Kawaguchi - opera propria, CC BY-SA 3.0
"Pictures At An Exhibition" (ELP)
Tutto era iniziato con... The Nice!
I Nice, uno dei primi gruppi art rock a sperimentare forme classiche e fusion, servirono da veicolo per il virtuoso della tastiera Keith Emerson, che saccheggiò Mozart, Bach, Sibelius e Čajkovskij per le sue estese incursioni strumentali. (Oltre a compositori più moderni: nel video sottostante, un celebre brano di Leonard Bernstein.)
Il gruppo inizialmente funse da supporto alla cantante soul britannica P.P. Arnold. Ne facevano parte il chitarrista David O'List, il batterista Ian Hague e il bassista Lee Jackson. Nel settembre del 1967, appena quattro mesi dopo essersi costituiti, The Nice dissero addio alla Arnold, Ian Hague venne sostituito con l'ex batterista dei Mark Leeman Five, Brian "Blinky" Davison, e pubblicarono il single "The Thoughts of Emerlist Davjack", che diede il nome al loro album di debutto (1968). Si guadagnarono rapidamente la nomea di saper entusiasmare le platee dal vivo, grazie anche a Keith Emerson che vestiva abiti di lamè argentato, conficcava coltelli nel suo Hammond (ciò serviva a produrre suoni alternativi, prolungati) e usava vari accorgimenti teatrali (faceva il cenno della masturbazione ecc.). Una volta, alla Royal Albert Hall, durante l'esecuzione di "America" (celebre brano dal musical e film West Side Story), i Nice bruciarono la bandiera americana; o almeno tentarono. Di conseguenza, Leonard Bernstein si adoperò per vietare l'uscita della canzone negli States. Nondimeno, "America" dei Nice venne ugualmente pubblicata Oltreoceano, sia pure in forma modificata, sul loro secondo album Ars Longa Vita Brevis (1968).
Emerson risultava essere la star del gruppo, sia in termini di abilità strumentale, sia come showman; O'List, divenuto imprevedibile e dunque inaffidabile (droghe!), abbandonò o, meglio, fu costretto ad abbandonare The Nice prima dell'uscita di Ars Longa Vita Brevis, per unirsi ai Misunderstood e successivamente ai Roxy Music. Ora i Nice erano un trio, esattamente come poi gli ELP, ed esplorarono ulteriormente il mix di rock, jazz e musica classica: in particolare, con un adattamento del 'Concerto brandeburghese n. 3' di Bach ("Acceptance -Brandenburger").
Nice (1969) e Five Bridges (1970) divennero album di grande successo in Gran Bretagna, ma la band non riuscì mai a sfondare davvero negli U.S.A.
Nel 1969 ci fu l'incontro fatidico tra Emerson e Greg Lake, allora impegnato in un tour americano con i King Crimson. Di lì a poco, il primo decise di sciogliere i Nice (1970)... Come si sa, insieme a Lake e al batterista Carl Palmer, Keith diede la stura ai più popolari Emerson, Lake and Palmer (ELP, appunto), che espansero le innovazioni che il tastierista aveva sperimento con The Nice.
Lee Jackson, da parte sua, formò i Jackson Heights, i quali avrebbero registrato quattro album tra il 1970 e il '73. Mentre Brian Davison formò dapprima gli Every Which Way per entrare, a metà degli Anni '70, nei già leggendari Gong. Finito il tempo dei Jackson Heights (per mancanza di successo), Davison, Jackson e il tastierista Patrick Moraz si unirono sotto la denominazione "Refugee", un grande gruppo ma che ebbe a sua volta vita effimera in quanto Moraz fu ben presto invitato a sostituire Rick Wakeman negli Yes...
Riguardo a The Nice, ci fu una reunion nel 2002 e 2003, con concerti nel Regno Unito.
Dopo lo scioglimento - avvenuto, come detto, nel 1970 -, per oltre trent'anni di The Nice si parlò unicamente al passato. Nel 2002, per il 35simo anniversario della nascita del gruppo, Keith Emerson, Lee Jackson e Brain Davison tennero a sorpresa quattro concerti in Inghilterra, dal 2 al 6 ottobre. La prima metà dello show era riservata a loro mentre nella seconda parte Emerson eseguiva, con la "Keith Emerson Band", brani del repertorio da solista e degli ELP. Il bis vedeva sul palco entrambe le formazioni.
L'album Vivacitas, pubblicato nel 2003 a nome "Keith Emerson and The Nice", fu tratto dal concerto del 4 ottobre 2002 alla Royal Concert Hall di Glasgow e subito promosso con una nuova tournée, stavolta di dieci date, che mantenne la formula collaudata del doppio spettacolo. La fine di questo secondo tour, il 23 ottobre 2003 al Colosseum di Watford, divenne per il trio l'ultima apparizione pubblica in assoluto. Emerson aveva altri impegni e Davison si ammalò di un tumore che lo avrebbe portato alla morte nell'aprile del 2008, a 65 anni. Keith Emerson stesso si sarebbe suicidato a marzo del 2016: evento nerissimo, che ha spinto alle lacrime molti di noi appassionati e ha posto definitivamente fine alla storia di The Nice.
Keith Emerson & The Nice - "Karelia Suite"
(dall'album Vivacitas, 'live at Glasgow 2002')
In onore del genetliaco di Keith Emerson
Nell'ultimo video di questa prima parte di articolo: Rachel Flowers (compositrice e polistrumentista nata nel 1993 in California, cieca fin da bambina) esegue "Tarkus"... più uno stralcio di "Epitaph", come Keith usava fare nei live.
L'impianto strumentale è quello originale del grande mago delle tastiere: Moog e organo Hammond C3.
Apprendiamo che il 16.11.2023 gli Stick Men saranno in Italia.
L'occasione è un concerto di presentazione dell'album Dormiveglia, di Machera (registrato al Trevirés Home Studio a Brussels, Belgio, tra il 2019 e il 2022 e con registrazioni aggiuntive fatte in Italia, Messico, Inghilterra, U.S.A.).
Il luogo del concerto: l’Auditorium Parco della Musica di Roma.
Per chi non lo sapesse, gli Stick Men sono Tony Levin, Pat Mastelotto e Markus Reuter.
Marco Machera e Tony Levin
Marco Machera ha sempre saputo convogliare ospiti importanti verso i suoi progetti. Giorno 23 ottobre è già uscito il singolo d'anteprima, "Building Homes" che, guarda caso, vede tra i musicisti Levin e Mastelotto. Un altro collaboratore di spicco nell'album è Steve Jansen (ex Japan).
Dormiveglia, che contiene 9 songs (la più lunga dura appena sotto i 6 minuti), uscirà il 3 novembre per l'etichetta Baracca & Burattini, distribuita da G.T. Music. Noi abbiamo già dato un ascolto; un ascolto triplo, accurato e approfondito.
"Il video di "Building Homes" è stato realizzato tramite intelligenza artificiale “guidata” da Marco Machera e dall’artista Alessandra Condello, che indaga costantemente il rapporto dialogico
tra arte tradizionale e IA.
Videoediting del brano elaborato da OndemediE
per il canale YouTube di Micio Poldo Edizioni Musicali.
Prima considerazione: Machera ha una voce dolce e malinconica simile a quella del cantautore Maximilian Hecker ("The Days Are Long and Filled With Pain") ed è di casa in un minimalismo dalle atmosfere sì rarefatte ma tendenti a evolversi in sperimentalismo colto.
Alcuni brani sono iterativi, con certo accompagnamento in loop; ma l'aggettivo "iterativo" non è per forza sinonimo di "piatto", "noioso". I patterns che si ripetono sono, anzi, la tavolozza su cui seminare pennellate suggestive.
Con Pat Mastelotto
"Dearest Fools", il pezzo che apre l'album, è quello che io personalmente avrei scelto per fare la promotion di Dormiveglia. Che poi può sembrare bizzarro il nome in italiano per un album di canzoni in lingua inglese. Tra l'altro, la traccia n. 5, intitolata "Dormiveglia", è anch'essa cantata in inglese. Beh, non è difficile intravedere qui un'operazione voluta: l'artista desidera sdoganare un vocabolo del nostro idioma - dal suono magico o comunque misterioso -, a mo' di shibboleth, nelle coscienze anglosassoni!
"Dearest Fools" è contraddistinta da una sorta di fragilità, un senso di intimità dalle sfumature arcane (e con la tempesta sempre dietro l'angolo): caratteristica, questa, di gran parte della musica di Machera. L'opener viene arricchito da un bel rumore "random" / d'effetto, nonché da un ancora più bello - e pressoché cameristico - clarinetto.
"Dearest Fools"
Piano: Paolo Iannattone
Clarinetto: Beth Fleenor
Basso, voce, sintetizzatori, percussioni: Marco Machera
Batteria, percussioni: Pat Mastelotto
“Non faccio musica, la faccio accadere.” (Marco Machera)
Si continua sulla stessa falsariga in "Lost + Found", stavolta con il sax al posto del clarinetto a fare sia da contraltare sia da compagno al cantato. Traccia molto bella e "weird".
"Lost + Found"
Batteria: Pat Mastelotto
Sassofono: Frank Ultra
Basso, voce, piano elettrico, percussioni, campionamenti: Marco Machera
Post-produzione: Bill Munyon
"Building Homes", terzo titolo, è tra Peter Gabriel e i Sigur Ros. Io trovo questo brano più petergabrieliano, comunque. Si tratta del single che si è voluto scegliere, probabilmente anche data la caratura di Levin e Mastelotto. (Quest'ultimo, Pat, suona ad ogni modo in quasi tutti gli altri brani.)
Si passa a "Within the Words", che fa un passo in avanti in fatto di ritmo. Mirabili le chitarre e anche i cori.
"Within the Words"
Batteria: Pat Mastelotto, Alessandro Inolti
Chitarra: Julia Zenteno, Jorge Chacón
Basso, voce, tastiera, campionamenti, percussioni: Marco Machera
Cori: Vittoria Mariani
Post-produzione: Bill Munyon
Con Susanna Buffa
A Bruxelles
In Texas
"Dormiveglia" ci sorprende, come detto, con il testo in inglese e ci rimanda alla copertina, dove la modella Alexia Frangos presta il suo volto precisamente all'idea di un sonno pronto a trasformarsi in veglia e viceversa.
"Dormiveglia"
Batteria: Alessandro Inolti
Arrangiamento archi: Francesco Zampi
Piano Rhodes, cassetti: Eugene
Basso, voce, programmazioni: Marco Machera
"Trains (They Might Have Been There)", dedicato alla memoria del musicista Andrea Gastaldello, e "The Empty Mind", avvicinano più che mai Machera a Maximilian Hecker; e un po' anche ai Travis e ai Dakota Suite. "The Empty Mind", in particolare, trasporta l'ascoltatore ad altezze quasi tibetane. A noi è piaciuta tanto.
"Trains (They Might Have Been There)"
Sintetizzatori, campionamenti, voce, basso: Marco Machera
Bass VI: Julie Slick
Batteria: Alessandro Inolti
Cori: Susanna Buffa
"The Empty Mind"
Batteria, elettronica, percussioni: Pat Mastelotto
Arrangiamento archi, post-produzione: Francesco Zampi
Voce, tastiera, basso, campionamenti, loop: Marco Machera
Piano: Darío Acuña
Tromba: John Porno
Post-produzione: Bill Munyon
"The Nest" è un'amabile falsa nenia (un po' come "Trains") con un ispirato coro di sirene. Si spazia, senza tuttavia tradire l'intento minimalista.
"The Nest"
Elettronica, programmazioni: Steve Jansen
Basso, voce, tastiera, campionamenti: Marco Machera
Sintetizzatori: Eugene
Cori: Susanna Buffa
"Did You Get What You Wanted?" chiude l'opera degnamente, con effetti di nastro all'incontrario e risucchi sonori interessanti, il tutto impreziosito da un'ottima coda che lascia aperta ogni questione e non scade in una risoluzione banale.
"Did You Get What You Wanted?"
Batteria, elettronica, percussioni: Pat Mastelotto
Voce, tastiera, basso, campionamenti: Marco Machera
Post-produzione: Bill Munyon
MARCO MACHERA - Biografia
Autore e musicista, attivo sia in studio che dal vivo (tra le varie collaborazioni, quelle con il compositore italiano TehoTeardo, il chitarrista Paul Gilbert, la cantante Chrysta Bell, conSteven Wilson). Ha frequentato per due anni consecutivi il workshop “Three of a Perfect Pair” negli Stati Uniti, sotto la guida dei musicisti (membri dei King Crimson, e non solo) Adrian Belew, Tony Levin e Pat Mastelotto. Ha aperto i concerti di vari artisti internazionali, tra cui Marillion, Stick Men, O.R.k., Adrian Belew.
Nel 2012 esce il suo primo album solista, One Time, Somewhere. L’album viene accolto favorevolmente da pubblico e critica. Steve Hackett, storico chitarrista dei Genesis, lo definisce un lavoro «veramente bello e ben realizzato». In quello stesso anno comincia una fruttuosa collaborazione con la bassista americana Julie Slick, con la quale fonderà la band EchoTest. Con questo progetto realizza diversi album ed effettua concerti in Europa e negli U.S.A.
Con Julie Slick (EchoTest)
Dopo un secondo disco (Dime Novels, 2014), nel settembre del 2017 esce Small Music From Broken Windows, concept ispirato al racconto "L’estraneo", di H.P. Lovecraft. Secondo Classic Rock, l'album è tra le dieci migliori uscite italiane del 2017.
Come un po' tutto il Krautrock (Ash Ra Temple, Klaus Schultze, Amon Düül, e inoltre Jane, Neu!...), anche i Tangerine Dream sono figli putativi di Karlheinz Stockhausen.
Altre influenze della band, che il lituano-tedesco Edgar Froese guidò fino all'ultimo (la sua morte avvenne nel 2015): Ligeti, Corelli, Ravel, Beethoven, Terry Riley, Steve Reich... oltre a qualche visionario della letteratura: William Blake, il nostro Dante...
Strumenti: sintetizzatori a iosa, e poi chitarre, flauto, percussioni, basso, archi (violino, violencello), sassofono.
In questo concerto (a Zurigo) suona, insieme ai Tangerine Dream, la splendida artista viennese Linda Spa. La Spa rimase con i Tangerine Dream per diversi anni, fino al 2015, in qualità di sassofonista e tastierista; pur non andando sempre in tournée con loro.
Due delle tappe dell'ElectricMandarine Tour 2012 toccarono anche l'Italia: Padova e Milano.
L'immagine "in copertina" dell'Inferno di Pieter Huys (seguace di Hieronymus Bosch) introduce Dante: disco uscito non in formato fisico ma solo in quello digitale per la MP & Records. Qui Alesini è con un nuovo collaboratore: Fabrizio Cicero (ai drums).
I brani rispecchiano i “quadri” danteschi più noti. L'album è un estratto dalla registrazione live (su due tracce) di cinque concerti settimanali, dal titolo “Viaggi Immaginari tra Inferno e Paradiso”, tenutisi nel luglio 2009 in Piazza dei Ravennati a Roma.
Un viaggio molto lungo quello di Nicola Alesini nel mondo della musica. E a un certo punto ecco l'incontro con l'autore della Divina Commedia, opera somma che, risaputamente, tratta proprio di un viaggio: un viaggio a tappe nei Tre Regni Ultraterreni. La musica spesso è come una nebbia blu, è evanescenza. Ma i brani - in questo come negli altri album del sassofonista romano -, avendo un titolo ben preciso, ci fanno collegare le note a un luogo o personaggio definito e, pur navigando nel sogno, l'ascoltatore si rende conto di avere a che fare con un messaggio netto e diretto.
Qualitativamente, non c'è il minimo dubbio: il sax di Nicola Alesini è una garanzia; e alla qualità si abbina la forza narrativa. Ogni suo album ha un tema, un argomento, un concept centrale. Questo lavoro su Dante assomiglia, nelle risonanze, a Cities (uno degli output più noti di Alesini, registrato insieme a Saro Cosentino). Lì si trattava di passare di città in città; qui il viaggio ci porta da girone a girone. Ciò che maggiormente deve aver affascinato il musicista è il significato di certi canti danteschi, nonché il loro riscontro con la realtà odierna. Nella Commedia, abbiamo inoltre il topos della selva. E l'incanto dell'amore puro...
Breve bio
Nicola Alesini è nato a Sanremo nel 1947. È ancora un bambino quando la sua famiglia si trasferisce a Roma. E, nella caput mundi, Nicola prenderà la laurea in Fisica.
Ancora adolescente, si appassiona per la musica: a tredici anni acquista un Melodica Honer e inizia lo studio del pianoforte. Sempre in età adolescenziale, si mette ad ascoltare dischi dei Soft Machine, Ornette Coleman, Gunter Shuller, Modern Jazz Quartet, i Nucleus di Ian Carr, Traffic, Weather Report. Proprio in questi ultimi, scopre l’amore verso il sassofono grazie a Wayne Shorter.
Le sue prime apparizioni pubbliche sono nel 1979 con il contrabbassista Gianluca Taddei. Parte poi una lunghissima discografia dove ogni contaminazione globale si fonde al jazz e alla musica elettronica: tale connubio (jazz + elettronica) diventa la cifra stilistica di Alesini ed è alla base della sua concezione di far musica.
Il musicista si muove sia nelle tradizioni, usufruendo delle atmosfere del Mediterranean Sound, sia nelle sperimentazioni, con riferimenti alla scuola jazzistica nord europea. Esordisce discograficamente nel 1988 con Mediterranea, insieme al pianista Andrea Alberti e al già citato Taddei. Suggestioni oniriche, introspezione, recupero della cantabilità e delle armonie del passato, oltre alla ricerca tecnica, sono gli ingredienti fondamentali delle sue composizioni, in una discografia già vasta e che si estende fino a oggi.
Nicola Alesini è stato anche sassofonista e storico collaboratore di fiducia di Claudio Lolli, nell'ultimo decennio di vita del cantautore bolognese. La cooperazione tra lui e Lolli ebbe inizio con l'album La scoperta dell'America, 2006, dove Alesini è presente nell'ultima traccia; dopodiché Lolli lo chiama a divenire suo arrangiatore e musicista anche per il futuro.
In quello che risulterà essere il disco finale del rimpianto poeta-cantante, ossia Il Grande Freddo (2017), nella title track e poi nella riproposizione a chiusura del disco (la traccia n. 9: "Raggio di Sole [Il Grande Freddo Reprise]"), Nicola Alesini lascia la sua doppia firma, suonando magistralmente il tema e chiudendo l'album con una malinconica coda. Saranno anche le ultime note registrate da Claudio Lolli...
"Poesia senza parole": come tutti i brani del sassofonista. E come in Dante.
Ci sentiamo obbligati ad associare questo suo album sul celebre Vate a un altro suo prodotto, un prodotto recente: l'EP Un amore partigiano. E ciò perché siamo vicini al 25 aprile, in cui si celebra la liberazione dal nazifascismo, e non ancora lontani dallo scorso 25 marzo, che è appunto Dantedì.
Dante, già. In Dante stesso, il senso di giustizia e l'impegno civile sono ideali continuamente presenti, condizionandone le scelte di vita. L'Alighieri combatté persino in battaglie violente e sanguinose, rinunciando - sia pur involontariamente - alla libertà, dovendo subire la condanna dell'esilio...
Per Alesini la dedizione al bene comune è decisivo, come del resto testimoniato dalla sua partecipazione e presenza in manifestazioni e concerti di lotta; eppure, la sua musica risulta essere magia sonora, i suoi motivi, le arie, gli intercalari, non sono raffiche di mitra! L'impegno di Nicola Alesini si traduce nel sortilegio dei suoni.
Nicola Alesini usa i sassofoni attraverso gli effetti elettronici e, come detto, cerca di portare questi suoni anche alle ricorrenze e agli happenings di rilevanza sociale. (Per e con Articolo 21 per il giornalismo, Ossigenoper l'informazione, o l'ANPI.) Alesini è figlio di un partigiano (i suoi genitori si conobbero in Liguria durante la Resistenza: c'erano i rastrellamenti nazisti e sua madre, con l'aiuto delle suore, nascose il combattente Alesini nel "Castillo" di Sanremo). Proprio in ricordo dei suoi, nel 2022 il sassofonista ha pubblicato il suddetto Un amore partigiano: curiosamente, è lo stesso titolo del libro di memorie di Iole Mancini ("staffetta" delle Brigate Garibaldi), uscito nel medesimo anno; ma in realtà questo EPdel musicista romano è nato come commento sonoro per il libro (e audiolibro) La ragazza nella foto - un amore partigiano,di Donatella Alfonso e Nerella Sommariva. Poi il lavoro di Alesini ha assunto una dimensione autonoma, divenendo un disco tutto suo sul tema della Resistenza. In Un amore partigiano, il sassofonista evoca, in maniera a tratti onirica, le gesta del padre in lotta contro fascisti e tedeschi. La fluida narrazione (che ricorda il flusso di coscienza nelle opere letterarie) riepiloga i racconti del genitore.
Nell'album Dante, la coscienza civile è ancora più arricchita di suggestioni e visioni. Anzi tale coscienza - com'è di fatto nella Divina Commedia - serve a traslare le visioni profetiche fino ai nostri giorni.
Letteratura, teatro, danza: Nicola Alesini spesso integra la sua musica con altre forme d'arte. Parola, gestualità e immagine si incontrano e si fondono nelle sue creazioni pentagrammate. Che, non per caso, sarebbero e sono ideali soundtrack cinematografici.
Dante, album in digitale, MP & Records. Su tutti gli stores digitali. Maggiori infos: qui
Alesini ha lavorato con musicisti del calibro di Glen Velez, Hans Joachim Roedelius, David Sylvian, Roger Eno, David Thorn, Harold Budd, Steve Jansen, Richard Barbieri. Sylvian ha inserito due brani di Alesini nel suo doppio album antologico Anything and Nothing.
Recenti collaborazioni
Tim Bowness - Butterfly Mind (Inside Out Music, Sony Music2022)
Nicola Alesini e Saro Cosentino - The Road To Now (Cat Sounds,2022)
Nicola Alesini e Theo Allegretti - In Search Of Light(Dodicilune Dischi, 2022)
E poi c'è F.D.A., del 2006, dedicato a Fabrizio De André ed edito da il manifesto.
Accolto con entusiasmo dalla critica, F.D.A. è un incontro con le musiche del grande artista genovese... senza voler per forza essere un disco di rielaborazioni di canzoni di De André. F.D.A. è un lavoro personalissimo di Nicola Alesini, in cui emerge il suo tipico stile a base di melodie e fraseggi che trasudano vita, passioni, sentimenti. In F.D.A., Alesini ha preso, di Faber, la nostalgia, l’ironia, l’amore e l’impegno, inserendovi elementi della propria visionarietà compositiva. 12 pezzi, di cui 8 appartenenti al repertorio più conosciuto del primo De André: "Bocca di Rosa", "Amore che vieni amore che vai", "Il Testamento di Tito"... 4 sono i brani originali. Uno di questi, "Per F. & L.", ispirato all’incontro tra Fabrizio De André e Luigi Tenco, riesce particolarmente romantico e struggente, grazie anche alla straordinaria complicità dei Radiodervish, che con Alesini firmano il pezzo.
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