Questo è il single che il tastierista e cantante degli Odessa ha realizzato nel novembre 2022. Una grandiosa performance vocale, oltre all'accurato lavoro pianistico/tastieristico cui ci ha abituati Giovagnoli. Il testo, profondo e attuale, è un invito a liberarsi dalle catene...
----> Il 10 dicembre '23 - alle ore zero - è uscito un secondo single dell'artista marchigiano. Vedi giù! <-----
"There's Nothing Here"
Uscito di fresco!
Secondo single del frontman degli Odessa, dopo "Learn To Fly" del novembre 2022 che ci ha regalato e continua a regalarci belle emozioni. (Disponibile su Bandcamp e sulle altre piattaforme online.) Anche qui la prestazione vocale è grandiosa. L'accurato lavoro alle tastiere e gli arrangiamenti sono tipici di questo artista, che ha di nuovo messo in musica versi suggestivi, dai risvolti esistenziali.
La chitarra che sentiamo è quella di Paolo Pedretti ("Red Crotalo"). La Crotalo band, o meglio Crotalo Company (vedi su Facebook), è un gruppo che porta sul palco i grandi pezzi della storia rock. Funziona così: a rappresentanza di ciascuna band celebre del passato, viene invitato un cantante, un musicista; Lorenzo Giovagnoli è chiamato dalla Crotalo Company ad eseguire brani dei Deep Purple.
L'artwork di "There's Nothing Here", un dipinto ad olio di Rita Rinci, illustra Il Ponte della Concordia, sul Metauro. È la stessa visuale che ha il musicista quando guarda dalla finestra della sua casa a Fossombrone.
"There's nothing here for me, nothin' to live or die for / just make it through the day / I'm packing up, I'm leaving, for the sake of it, / I'm leaving, make a leap of faith / time will be sooothin’ time will find its way / untill your reflection won't blow my mind away / and ache anymore and bleed nevermore."
Attention attention!L'Alba della Civiltà (Lizard Records) ha quasi due anni di età! "Invocation" è uno dei single, che linkammo sul gruppo FB 'Prog Bar Italia' nel gennaio 2022.
L'Alba della Civiltà: una produzione digitale, ma realizzata usando tutte le sonorità analogiche. Dal punto di vista delle tastiere, oltre al Kurzweil, che Lorenzo Giovagnoli (tastierista e cantante della band) usa sin dal 2001, si segnala l'impiego di emulatori Hammond, di Roland, di GSI (italiani, eccezionali) e IK Multimedia. Poi: Fender Rhodes e Wurlitzer, con tremolo e riverbero a molle.
Per il piano, un emulatore a livelli fisici, Pianoteq. E per gli archi i modelli Anni '70 analogici: Roland Jupiter, Solina, Roland Juno. Inoltre anche organi a transistor Farfisa.
Per un brano solo voce, tastiere e flauto, ad esempio, c'è un organo a transistor che passa per un Leslie e un riverbero a molle. Dà un'idea un po' inquietante stile fantascienza Anni '60.
Importanti e riconoscibili le influenze, gli amori musicali di Giovagnoli e degli altri membri. Il pezzo dal titolo "Invocazione" ha, nella parte centrale, quello che è praticamente un omaggio ai Pink Floyd e a Morricone.
10. "My Guitar is a Spaceship" (Single edit) 04:26
Che cos'èUnending Ascending
Un viaggio estatico che ci porta a fare da testimoni a situazioni in cui supernovae esplodono, galassie muoiono trasformandosi in qualcos'altro e gli orologi si fermano.
È come se Daevid Allen non se ne fosse mai andato: la sua eredità è stata raccolta degnamente dai suoi colleghi-eredi, non per ultimo da Torabi... Anche se alcune differenze con prima ci sono!
Nell'album personale Hip To The Jag c'è il suo stile inconfondibile; ci riferiamo a Kavus Torabi, cantante e polistrumentista iraniano naturalizzato inglese, noto per aver lasciato una traccia in vari gruppi (Knifeworld, The Utopia Strong, Gong, Guapo, Cardiacs). Hip To The Jag, suo (tardo) debutto solista, del 2020, è alquanto mistico e... "mesmerico". Disponibile su Bandcamp.
Kavus
Prima di morire (il 13 marzo 2015), Daevid Allen decise quali dovevano essere i musicisti che avrebbero dovuto continuare la saga dei Gong, procedendo sul sentiero mistico-visionario da lui inaugurato. Kavus Torabi (classe 1971, di origine iraniana) è uno di costoro.
Unending Ascending si apre con "Tiny Galaxies", una canzone psichedelica che avrebbe potuto anche essere stata scritta dai Pink Floyd nei giorni di Syd Barrett. Si procede con "My Guitar is a Spaceship" (insieme al brano precedente, uno dei singles dell'album), che ci proietta nello spazio a pieni motori ionitronici. Il sax dell'imprescindibile Ian East qui ci rende più limpida ed evidente l'immagine di elevate emissioni di onde firion e criptoonde...
Un momento! Cosa?
Piccola pausa, per spiegare meglio che cos'è Gong.
Il gruppo ha origine nel 1969 ed è stato parte della controcultura hippy, quella delle comuni. Esiste dunque da oltre 50 anni. E i suoi componenti (sia nel loro insieme, sia in altri progetti - numerosi side projects sono nati dalla costola principale, difatti), hanno agito sempre in maniera "incentivante", pur comportandosi come monelli giocosamente dispettosi. Fioriti alla Scuola di Canterbury, i Gong si sono rivelati essere più o meno una "classe" a parte, un genere diverso. Che, in realtà, trova riscontri in altri gruppi storici degli anni d'oro della psichedelia.
L'attuale formazione è quella che sta insieme da più tempo e fare un paragone con i Gong originali, quelli formati da David(o Daevid) Allen, è fuori luogo; o quasi. I Gong hanno avuto molte sfaccettature nel corso degli anni, inclusa una, durante l'era punk, fatta di sperimentazioni (Planet Gong), perciò non si può pretendere che questo album suoni allo stesso modo di Camembert Electrique, Flying Teapots, Pothead Pixies... Tuttavia, ci offre qualità 'alia', creandosi un motivo di esistere, un suo perché.
Rimarchiamolo: i componenti dei Gong odierni sono stati selezionati personalmente da Daevid Allen. Il mitico australiano ha fortemente voluto che la sua visione "mistica" continuasse anche dopo la sua scomparsa.
Al caos maniacale di Allen si è oggi sostituita una profondità - che definiremmo seriosa - che promuove la psichedelia a una faccenda quasi terapeutica, apparentata alla musica ambient (vedi la terza traccia, "Ship of Ishtar"). Le variazioni di tempo sono presenti, ma l'ultra-alta-fedeltà e il canto "corretto", modulato al punto giusto e all'altezza appropriata, avvicinano questi Gong, i Gong del Terzo Millennio, ai lavori solisti di Steve Hillage, ai già accennati Pink Floyd prima maniera nonché agli Ozric Tentacles (e giusto con questi, guarda caso, i Gong vanno ormai spesso in tournée).
In Unending Ascending, assoli di chitarra nitidi e scale dal suono orientale affrontano tastiere sibilanti e scintillanti. Il sassofono alterna parti jazz ad echi lamentosi - ed è ciò che rende quello attuale un "disco dei Gong". La sezione ritmica è costantemente al lavoro; inoltre, in ogni spazio disponibile vengono inseriti colpi e rulli extra di batteria.
Il quarto brano, "O, Arcturus", pur nella surrealtà da esso evocata, è ritmicamente più avanzato di "Ship of Ishtar", ma rimane un po' troppo sottile, un po' troppo evanescente. Questa evanescenza caratterizza in qualche modo l'intero album (almeno dalla terza traccia all'ottava) e viene a formare come una barriera tra l'ascoltatore e i musicisti; come una nebbia voluta. Torniamo al suono più noto e più amato dei Gong con "All Clocks Reset", canzone dapprima tranquilla e poi sempre più agitata, dal ritmo irregolare e - per fortuna - dalla sonorità accurata, netta.
"Choose Your Goodess" (traccia 6) parte con un bel ritmo rock che viene poi "spezzato" da un repentino gravitare nel cosmo per dopo ancora riprendersi (e via con il rock terrestre!) e dopo un po' di nuovo spararci fuori dalla navicella. Ian East, anche in questo caso, è superlativo ai fiati. È un grande pezzo della durata di quasi sette minuti, il secondo per lunghezza dopo "Ship of Ishtar".
È la volta quindi di "Lunar Invocation", altro brano da noi preferito insieme al precedente. Dal titolo, si evince - anche prima dell'ascolto - come e cosa può essere la musica: la follia seleniana dei Gong (e di Torabi) in tutta la sua peculiarità!
"Asleep Do We Lay" è la decorosa chiusura di un'opera che di sicuro la massa ignorerà e che molti altri - anche amanti del prog - non capiranno. Ma stiamo parlando dei Gong, quindi anche questo (triste?) dato di fatto si inserisce nel puzzle, alla fine.
Le ultime due tracce dell'album sono aggiunte assai gradite: "Tiny Galaxy (Single edit)" e "My Guitar is a Spaceship (Single edit)".
Planet Gong(per molti, l'emanazione migliore dei Gong)
"My Guitar is a Spaceship"
Tutto ebbe inizio con David Allen...
David Allen, che artisticamente si faceva chiamare Daevid Allen, nacque a Melbourne il 13 gennaio 1938 per spegnersi a Byron Bay il 13 marzo 2015. È stato un chitarrista, cantante, compositore e poeta australiano conosciuto soprattutto per aver fondato il gruppo di rock psichedelico Soft Machine (in Gran Bretagna, nel 1966) e il gruppo di space rock Gong (in Francia, nel 1969). [La sua biografia sembra un romanzo.] Viene talvolta accreditato con il nome di "Divided Alien".
Sciocco ma serio, semplice ma complesso, pazzo ma intelligente:
Camembert Electrique, del 1971.
Lo riascoltiamo quale omaggio a Daevid Allen, una sorta di Frank Zappa del Quinto Continente. Ma noi non rimpiangiamo soltanto Allen: noi ci ricordiamo anche di Gilli Smyth, cantante - e per un certo periodo compagna di Allen - che militò nei Gong e aggiunse alle canzoni ironia e malizia. Fu poetessa e pubblicò anche album propri. Molti dei brani bizzarri dei Gong erano opera sua.
Gilli lasciò il gruppo nel 1974 per dedicarsi ai propri figli, non prima però di aver collaborato ai tre capolavori Flying Teapot, Angel's Egg e You ("Trilogia di Radio Gnome").
Gilli
You (1974) è la terza parte della trilogia "Radio Gnome" (più propriamente: "Radio Gnome Invisible").
I Gong erano già un gruppo cult della controcultura e della psichedelia ma con questo album si superarono. Mentre gli altri membri avrebbero voluto fare un disco strumentale, Daevid Allen insisté per finire la storia di Zero the Hero, il quale, sul pianeta Gong, incontra strani personaggi dai nomi buffi. Il testo è a volte sussurrato, a volte cantato in maniera stridula e con strani accenti! Il viaggio del mitico Zero si concludeva con questo capolavoro, ma intanto l'universo dei Gong continuava a espandersi...
Tra i membri che hanno fatto la storia di questo glorioso gruppo: Steve Hillage, che nel frattempo ha 72 anni.
Steve Hillage (Londra, 2 ago. 1951). Ha suonato con i Gong, Egg, Khan - insomma: un po' dappertutto nella scena di Canterbury. Primo album solista nel '75: Fish Rising, ascoltabile qui.
Steve Hillage and Gong - "The Glorious Om Riff" (live 2023)
È in corso un acceso dibattito, su un certo gruppo di Facebook, a proposito di cosa sia "progressive" e cosa no. Un paio di persone hanno contestato agli amministratori del gruppo il fatto di aver inserito gli Area nella lista delle band "prog rock"...
Gli Area non sono "progressive"? Allora che facciamo, mandiamo al macero milioni di libri e riviste specializzate? E... Frank Zappa oppure i Magma... o i Can... i Gong... non sono forse "prog"?
C'è evidentemente chi confonde il symphonic prog (Genesis, Yes...) con il prog rock 'tout court'!
Gong - "You can't kill me", live
"My Sawtooth Wake", live
Il prossimo video è: "Sold To The Highest Buddha",
da Angel's Egg (seconda parte di "Radio Gnome Invisible"), 1973,
L'album Shamal uscì nel 1976.
Magie esotiche assortite! Sulla base di un jazzrock più o meno scolastico, ma comunque venato da trovate "trasversali".
Senza Daevid Allen ma con Pierre Moerlen (batteria, vibrafono, campane tubolari).
Bass Guitar, Voice: Mike Howlett
Flute, Saxophone: Didier Malherbe
Guitar: Steve Hillage
Keyboards: Patrice Lemoine
Percussion, Drums: Mireille Bauer
Violin: Jorge Pinchevsky
Voice: Miquette Giraudy
Prodotto da Nick Mason (sì, lui!)
Tecnici del suono: Ben King, Simon Heyworth
"Tic-toc, Pussycat, Tropicalfish"
(dal vivo)
Altro musicista importante che ha gravitato intorno ai Gong: Allan Holdsworth (ex Nucleus, Tempest, Soft Machine).
Holdsworth ha suonato con i
Pierre Moerlen's Gong
(1976: Gazeuse!,1978: Expresso II,1979: Time Is the Key)
e con i Gongzilla.
Nato a Bradford nello West Yorkshire, Inghilterra, il 6 ago. 1946, questo chitarrista e compositore, spirato il 15 aprile di sei anni fa in California, ci ha regalato, oltre ai suoi album da solista, l'eredità della sua impronta creativa collaborando con diverse formazioni, soprattutto in ambito prog e jazz-fusion: oltre alle due su citate, anche Soft Machine, Bill Bruford, Tempest, U.K...
Un altro ramo della famiglia dei Gong! Formati nel 1994 dal chitarrista Ben Lozaga e dal bassista Hansford Rowe, i Gongzilla vennero completati dal chitarrista Allan Holdsworth, dal percussionista Bobby Thomas Jr. e dal vibrafonista Beniot Moerlen. Il loro debutto fu Suffer, dal suono più hard rock che nei Gong di Pierre Moerlen.
E che dire dei grandi reincontri? The Gong Family Unconvention!
Dalla "Unconvention" è sortito 2032, grande e folle album (pubblicato nel 2009) consistente in 14 tracce.
The Gong Family Unconvention, nel club Melkweg di Amsterdam, fu un evento di tre giorni tenutosi nel novembre 2006 e vi parteciparono tutti gli elementi allora ancora in vita dei Gong.
2032 rappresenta la prima volta dopo You del 1974 in cui Steve Hillage ha registrato insieme al fondatore dei Gong, Daevid Allen. 2032 è una specie di quarta parte, non epilogo bensì continuazione della trilogia di "Radio Gnome" (composta, lo ricordiamo, da Flying Teapot del 1973, Angel’s Egg anch'esso del 1973 e You, 1974).
Line-up stellare quella di 2032: Daevid Allen (chitarra, voce), Steve Hillage (chitarra), Gilli Smyth ("space whisper" e poesia), Miquette Giraudy (synthesiser), Mike Howlett (basso), Chris Taylor (batteria) e Theo Travis (sax e flauto).
I membri originali dei Gong Steve Hillage, Daevid Allen, Gilli Smyth e Miquette Giraudy hanno composto le canzoni di 2032 mentre si trovavano in Australia.
Ma perché 2032?
Perché il 2032 viene indicato come l'anno in cui il Pianeta Gong avrà un "full contact" con il Pianeta Terra, allo scopo - per citare le parole di Allen - di "scrivere un nuovo importante capitolo nella mitologia Gong, che è in continua evoluzione".
I Gong: sempre fantastici. A febbraio 2021 era uscito un doppio album, Pulsing Signals, con registrazioni dal tour 2019, mentre i fan continuavano a premere per un nuovo 'studio album'.
I musicisti - Kavus Torabi, Fabio Golfetti, Ian East, Dave Sturt e Cheb Nettles, come sappiamo scelti da Allen prima che lui morisse - portano avanti le visioni del rimpianto padre fondatore.
Il leggendario gruppo sembra voler traghettare la psichedelia progressive-sperimentale che lo contraddistingue anche nei secoli a venire. E forse nei millenni a venire!
Recensione su Arlequins:
"Dopo la dipartita di Daevid Allen, le redini dell’universo Gong sono passate saldamente nelle mani di Kavus Torabi (già protagonista con Cardiacs, Guapo, Knifeworld, Die Laughing e numerosi altri progetti). L’eredità di questo marchio importante non poteva trovare musicista migliore..."
Febbraio 2023 - Anche senza il rimpianto Daevid Allen, l'attività della band prosegue. Nuovo album in vista, come richiesto a gran voce dai fans. [E quest'album diverrà Unending Ascending.] Per molto tempo i Gong sono stati, in pratica, The Steve Hillage Band. Finché Hillage, nel 1991, non scese da quel pianeta, per tornare a risalirci solo a tratti, decidendo di occuparsi della propria attività solista e di collaborare soprattutto con Miquette Giraudy in un gruppo dal nome System 7.
Fino a ieri, in pratica, gli stessi musicisti dei Gong suonano non raramente sotto il nome Steve Hillage Band!
Back to where it started...
Gong are in Canterbury, at Dog House Studios, working on the final piece of our new album which we’ll be recording next week for release later this year, before we once again morph into The Steve Hillage Band for a UK tour next month.
"Tiny Galaxies", official video
"Tiny Galaxies" è un brano che possiamo ascoltare sul nuovo album dei Gong, Unending Ascending, uscito a novembre '23. Per l'ascolto e l'acquisto:
Con Tales of Mystery and Imagination del 1976 si inaugurò la serie di album che racchiudono la musica immaginifica di Alan Parsons ed Eric Woolfson (quest'ultimo, ebreo scozzese di Glasgow, si è accomiatato da questo mondo nel 2009). Parsons e Woolfson si dividevano i crediti di songwriting per quasi tutti i brani del Project, con Parsons che ha prodotto o co-prodotto tutti i dischi della band.
Woolfson era appassionato di letteratura oltre che di musica e molte idee relative ai concept album de The Alan Parsons Project erano portate da lui, che conosceva bene gli autori classici quali Poe e quelli più moderni come Huxley. Nel 1974 accadde l'incontro fatidico, con Parsons che chiese a Eric di diventare suo manager, mentre lavoravano assieme ad altre band come Cockney Rebel, Ambrosia e The Hollies (grande gruppo inglese, vera macchina di hits che comprendeva originariamente Graham Nash, poi emigrato negli U.S.A. [vedi: Crosby, Stills & Nash]).
Dal 1976 al 1987, Woolfson e Parsons realizzarono dieci album di The Alan Parsons Project, raggiungendo oltre 50 milioni di copie vendute. Woolfson se ne andò nel 1990 per intraprendere una carriera solista.
Woolfson e Parsons
Alan Parsons
L'ingegnere e tecnico del suono londinese (nato il 20 dic. 1948) ha dato il suo tocco magico sia alla realizzazione del famoso ultimo concerto dal vivo dei Beatles, tenutosi il 30 gennaio 1969 sul tetto degli Apple Studios (anche Parsons si trovava sul terrazzo dell'edificio!), sia a qualche LP-clou dei Pink Floyd, non per ultimo The Dark Side Of The Moon.
Naturalmente l'intera opera dei Pink Floyd è da antologia, ma loro, già esperti in proprio di sperimentazione (A Saucerful of Secrets, More, Ummagumma), hanno avuto bisogno del supporto di un esperto come Alan Parsons per dare un ancora più accresciuto contributo alla ricerca sonora e compositiva, con Atom Heart Mother (1970). E più tardi raggiungendo il picco assoluto appunto con The Dark Side of the Moon (1973).
Ricordiamoci che il vinile dell'"altra faccia della Luna" venne usato a lungo per testare i sistemi di riproduzione musicale, dimostrare le nuove tecniche audio e convincere i clienti a comprare questo o quell'impianto sonoro.
Per il 50° anniversario di quest'opera, che dovrebbe essere dichiarata a tutti gli effetti patrimonio dell'umanità, Alan Parsons, tra l'altro plurivincitore di Grammy, ha rilasciato il seguente comunicato:
Today marks the 50th anniversary of the release of Pink Floyd’s Dark Side of the Moon. To this day, I feel honored to have been a part of such a groundbreaking album. Our goal at the time was to stretch the boundaries of the recording process, and in the process create something magical. And I think many will agree we achieved that goal. As engineer, I was grateful that the band was open to a number of my suggestions, which included the use of the clocks on the intro to "Time", as well as utilization of a very talented vocalist who I had previously worked with named Clare Torry for the vocals on "Great Gig in the Sky".
The fact that we are still talking about this album 50 years later is something I never would have dreamed possible. And yet, here we are….
Qua c'è la fantastica "Pyramania" e lo straordinario crescendo orchestrale di "What Goes Up...".
Nella nona e ultima traccia, "Shadow Of A Lonely Man", a cantare è John Miles. (Il più grande successo di Miles fu "Music" del 1976, prodotto proprio da Parsons e con gli arrangiamenti orchestrali di Andrew Powell.) Per inciso: ancora in Pyramid, Eric Woolfson non canta in nessun brano. Soltanto un po' più tardi questo importante compositore, produttore discografico e tastierista presterà anche l'ugola al Project.
Erano gli inizi dei Anni 80. Un decennio terribile (fu il periodo di Reagan e di Mrs. Thatcher, ma anche dei suoni sintetici e della drum machine, della banalizzazione di tanti ideali... e persino la moda, a ben vedere, era ridicola). E Alan Parsons ci regalava questo gioiellino.
The Turn of a Friendly Card (1980)
È un concept - registrato a Parigi - che racconta la storia di un uomo di mezz'età che decide di puntare il tutto per tutto in una sola notte al casinò e... perde tutti i suoi averi.
In uno dei single tratti dall'album, "Time" (dai tratti innegabilmente pinkfloydiani), c'è il debutto come cantante di Eric Woolfson, il quale in realtà amava agire senza mettersi troppo in luce.
Eric, collaboratore di Alan Parsons fin dagli inizi del progetto (che, ricordiamo, era nato per mettere in musica i racconti di Edgar Allan Poe), dichiarò:
The most satisfying album for me to make was The Turn of a Friendly Card. We made it in Paris in six weeks, which was incredible considering that most of our albums took a year to make.
Woolfson sarebbe morto a 64 anni nel 2009, per un carcinoma renale.
Eye in the Sky (1982)
Il sesto album di The Alan Parsons Project è quello che ha fatto registrare le vendite maggiori.
La fanfara del primo brano, lo strumentale "Sirius", si sente spesso nelle manifestazioni sportive. L'ellepì è un esempio di perfezione ingegneristica del suono; perfezione che sorprende poco, sapendo che Parsons azionò le manopole del mixer per Abbey Road (Beatles) e The Dark Side Of The Moon (Pink Floyd).
[Beh, in realtà in Abbey Road Parsons fu assistente ingegnere. Era l'ottobre 1967, lui aveva 18 anni e funse da "operatore di nastro" durante le sessioni di "Get Back". Il suo nome compare ad ogni modo nei credits.]
La (popolare) title track di Eye in the Sky è perfettamente AOR e perfettamente 'radio-friendly'. (Ed entrò di prepotenza nella hit parade.) Il disco contiene addirittura qualche ballabile. Uno dei brani più interessanti è "Silence And I", dai richiami barocchi e con un testo struggente e malinconico. Altri punti alti dell'album: la "spaziale" ed elegiaca "Gemini", cantata da Chris Rainbow, l’omaggio ai Floyd di "Mammagamma", nonché l'ultima traccia, "Old and Wise", ballata triste interpretata da Colin Blunstone.
Ma anche il resto delle canzoni è apprezzabile persino dagli ascoltatori più esigenti.
Quando nacque il "Project", Parsons era già un tecnico provetto e il suo nome girava non poco, avendo lui lavorato con i Fab Four, con i Wings di Paul McCartney e con i Pink Floyd. Ma anche Eric Woolfson non era da meno: era un compositore, produttore discografico e tastierista... che si scoprì cantante proprio con Alan Parsons.
Tra i tanti output nati da loro c'è Ammonia Avenue (1984), concept che ha come filo rosso l'inquinamento e l'inferno dell'industrializzazione.
Ecco il brano che dà il titolo al disco.
Piano, Vocal, Composer, Lyricist, Executive Producer: Eric Woolfson
Composer, Lyricist, Unknown, Producer: Alan Parsons
Background Vocal: Chris Rainbow
Arranger: Andrew Powell
Guitar: Ian Bairnson
Bass: David Paton
Drums: Stuart Elliott
David Paton fu uno dei cantanti del Project, sebbene fosse - basilarmente - chitarrista e bassista. Paton ha lavorato con i Camel, Elton John e altri. Cantò e suonò per il Project fino al 1986 (album Stereotomy) e proseguì quindi con altri artisti, principalmente in qualità di session musician. Fece un breve ritorno all'Alan Parsons Project nel 1990 - come cantante e suonando la chitarra acustica - durante la Night of the Proms, dove c'era anche Laurence Cottle, al basso (Cottle aveva partecipato alle registrazioni di Gaudi, 1987; essenziale è stato il suo contributo in Freudiana, di quello stesso1990). A Paton non chiesero più di partecipare a un tour o a un album della band...
Un altro cantante che collaborò con l'Alan Parson Project (dal 1979 al 1999) fu Chris Rainbow, molto apprezzato pure nei Camel.
Il 6 dic. 2021 si spegneva, a 72 anni, John Miles, un ulteriore cantante connesso al Project.
Il suo più grande successo, "Music" (1976), ebbe come produttore Alan Parsons. Miles cantò in diversi brani di album dell'Alan Parsons Project.
"Music" scalò ai suoi tempi le classifiche mondiali (unicamente in America fu un mezzo flop, a causa della lunghezza [5:52], poco compatibile con le emittenti commerciali), divenendo un evergreen. "Music was my first love / And it will be my last / Music of the future / And music of the past"... Il brano è strutturato alla maniera di una piccola opera rock. Pianoforte, chitarra solista, archi, ottoni, coro e infine ancora pianoforte: in questa sua composizione dagli arrangiamenti complicati, Miles fa uso dell'intera strumentazione di quella sorta di musica rock che da una parte si guarda narcisisticamente allo specchio e dall'altra flirta con altri generi.
... E per l'Alan Parsons Project ha cantato, tra gli altri, Gary Brooker.
R.I.P., Brooker (29 maggio 1945 - 19 febbraio 2022).
I Procol Harum ebbero, come sappiamo, una carriera di oltre mezzo secolo, ma sempre con lunghi iati; e Brooker, tra uno "stop-and-go" e l'altro della sua band, funse da membro e-o collaboratore di altre formazioni e altri artisti, quali George Harrison, Eric Clapton e, last but not least, l'Alan Parsons Project.
THE ALAN PARSONS PROJECT - Elevato fattore di dipendenza!
Il rock sinfonico (piuttosto "soft") che si esprime nei concept album de The Alan Parsons Project è l'ideale per confezionare cofanetti di alta qualità... e di vasto formato. Abbiamo conosciuto edizioni speciali di Tales of Mystery and Imagination, Eye in the Sky e Ammonia Avenue. Ebbene: ultimamente ci siamo deliziati con una special edition di The Turn of a Friendly Card (3 CD + Blu Ray).
Stereotomy viene pubblicato nel gennaio del 1986 e risulta l'album "più rock" del Project. Con Stereotomy, Parsons realizza per la prima volta un'opera completamente in digitale. In qualità di cantanti vengono scritturati John Miles, Chris Rainbow, Gary Brooker, Steve Dye e Graham Dye.
In ordine sparso: i cantanti dell'Alan Parsons Project
Alan Parsons, Eric Woolfson, The Hollies, John Miles (1976, 1978, 1985, 1987, 1990), Lenny Zakatek (1977-1987), Colin Blunstone (1978-1984), Clare Torry (1979), Peter Straker (1977), Jack Harris (1976-1978), Dave Townsend (1977, 1979), Gary Brooker (1985), Arthur Brown (1975), Lesley Duncan (1979), Graham Dye (1985, 1998), Geoff Barradale (1987), Eric Stewart (1990, 1993), Dean Ford (1978), Dave Terry ("Elmer Gantry"; 1980, 1982), Chris Rainbow (1979–1990).
"Let's talk about me". Alla voce: David Paton
Il multistrumentista scozzese John "Ian" Bairnson (3 agosto 1953 – 7 aprile 2023) ha legato il suo nome all'Alan Parsons Project. Chitarra (strumento principale), sassofono, tastiere. Invece del plettro, Bairnson amava usare un sixpence, una moneta da mezzo scellino... Fu anche membro del gruppo Pilot e ha suonato la chitarra in quattro album di Kate Bush. È suo l'assolo in "Wuthering Heights", il single di debutto della cantante inglese (1978).
Il sassofonista Phil Kenzie oltre che con il Project ha registrato con: The Beatles, Eagles, Graham Nash, Carly Simon, David Crosby, Black Sabbath, Jackson Browne, Stevie Nicks, David Essex, Leo Sayer, Wishbone Ash, Manfred Mann Chapter Three, Annie Lennox, The Pointer Sisters, The Coasters, The Temptations, Rod Stewart, David Bowie, Eric Carmen, America, Vince Gill, Debbie Gibson... (!)
Michael Garrison - "Sequencing Blue"
(dall'album 'Prisms', 1981)
Garrison (Oregon, U.S.A., 1956-2004) era un tastierista che suonò con Alan Parsons Project, Tangerine Dream, Mike Oldfield, Enigma e Jean Michel Jarre e produsse una dozzina di album propri di musica elettronica. Fu fortemente influenzato da Klaus Schulze e i Tangerine Dream. Un Grande, purtroppo sottovalutato, da riscoprire assolutamente. Ennesimo esempio della qualità e del talento che andava a sfociare nella produzione del Project.
Altresì decisivo per il successo dell'Alan Parsons Project: Andrew Powell, musicista, produttore, orchestratore, direttore d'orchestra, arrangiatore e compositore inglese di genitori gallesi. La sua carriera iniziò come solista ai The Proms. Successivamente ha lavorato con la London Symphony Orchestra, la London Philharmonic Orchestra e altre orchestre. Ha arrangiato album di musica rock di Steve Harley & Cockney Rebel, Cliff Richard, John Miles, Al Stewart, Mick Fleetwood, Chris Rea, Il Divo ecc. Fin da Tales of Mystery and Imagination, dove è stato co-compositore, arrangiatore e direttore d'orchestra, risulta essere coinvolto in quasi tutti gli album de The Alan Parsons Project, del quale ha anche pubblicato diverse versioni orchestrali. Andrew Powell ha prodotto i primi due album di Kate Bush (The Kick Inside e Lionheart) e ha lavorato con Chris de Burgh, Kansas, Elaine Paige, David Pack, Elliott e Tim Rice. Ha scritto le colonne sonore di diversi film (The Day of the Falcon e Rocket Gibraltar su tutti).
In queste due foto: Stuart Elliott e la sua batteria. Elliott ha rappresentato un pilastro del Progetto e ha menato le bacchette anche negli album solisti di Alan Parsons.
La copertina dell'album Eve (1979), dedicato alle donne e che tratta del potere che esse esercitano sugli uomini. "Don't Hold Back", la settima traccia, viene cantata da Clare Torry (suo lo straordinario assolo vocale ne "The Great Gig in the Sky", dei Pink Floyd). L'ultima, "If I Could Change Your Mind", vede, come cantante solista, Lesley Duncan. Queste sono, se non erriamo, le uniche canzoni del Project interpretate da voci femminili. (Sia la Torry che la Duncan sono state altrimenti back vocalists.)
Che cosa ne è stato dell'Alan Parsons Project?
Il Project ebbe termine nel 1990, quando Parsons e Woolfson si separarono, e l'album che doveva uscire quell'anno - Freudiana - venne pubblicato come opera solista di Woolfson. Parsons, da parte sua, continuò a fare uscire sotto il proprio nome dei full-lenght nello stesso stile del Project, chiamando intorno a sé vari musicisti. Parsons & band hanno intrapreso numerose tournée (anche) mondiali.
Da Eve: "Lucifer", celeberrima instrumental
.
Ha, in aggiunta, una carriera solista invidiabile: Alan Parsons. From The New World(suo sesto disco personale) è stato dichiarato uno dei migliori album di progressive del 2022.
Nostra breve recensione:
Bel mondo nuovo? Da quando Eric Woolfson non c'è più, la vetta del progressive rock si è allontanata sempre di più per Alan Parsons: prova ennesima dell'importanza che aveva il suo socio per la riuscita degli album de The Alan Parsons Project. Tuttavia, From The New World presenta diverse sfaccettature interessanti: dal legame con il romanzo distopico Brave New World di Aldous Huxley alla musica di Antonín Dvořák (in particolare la Nona sinfonia, nota giustappunto con il titolo di Sinfonia "Dal Nuovo Mondo"), alla collaborazione del "mago del suono" con svariati musicisti - qui c'è, tra i tanti altri, Joe Bonamassa in due brani. Nelle interviste, Parsons ha parlato di una presunta virata stilistica avvenuta di recente. In realtà lo stile, anche in questo suo album solista, è quello: un rock "buono per le radio", dunque trasmettibile alle masse, con pennellate progressive - come ad esempio nel brano "Halos".
Alan Parsons produttore
Dalla produzione dei primi due album della band californiana Ambrosia (musica di genere progressive rock, sebbene con qualche strizzatina d'occhio alle charts) alla collaborazione - a 70 anni di età - con Steven Wilson (The Raven That Refused To Sing, tra l'altro)! L'ingegnere del suono e musicista sapeva - e sa - valorizzare le opere più disparate, traendo da esse capitale. Alcuni grandi dischi da lui prodotti: Modern Times (Al Stewart, 1975), Rebel (John Miles, 1976), Year of the Cat (Al Stewart, 1976), Somewhere I've Never Travelled (Ambrosia, 1976) (...) Symphonic Music of Yes (1993), Grand Ukulele (Jake Shimabukuro, 2012), Blackfield V (Blackfield, 2017).
Ambrosia (U.S.A.) - Ambrosia (1975)
Album di debutto del gruppo losangelino uscito per la 20th Century Fox Records e prodotto e ingegnerizzato da Alan Parsons. Con addirittura una canzone da Top Ten: "Holdin' on to Yesterday". Anche per il secondo album della band, Somewhere I've Never Travelled, Parsons funse da ingegnere del suono, oltre a divenirne il produttore.
Ambrosia [ascoltalo qui]: partenza davvero con il botto in stile (dell'ancora non ancora esistente) Alan Parsons Project (o, meglio, Kansas e Styx): ottime canzoni di vario stile con colorature progressive. In alcune riscontriamo un pop elettronico "jazzy" tipo Steely Dan; qualche brano è soft rock, due-tre AOR. Niente sperimentazioni azzardate. Grande eleganza vocale (tipici cori West Coast), due ballate lente e una traccia hard rock.
Le copertine di quasi tutti gli album solisti di Parsons sono stati realizzati da Storm Thorgerson (Potters Bar, 28 febbraio 1944 – 18 aprile 2013), fotografo e designer britannico fondatore di 'Hypgnosis' e responsabile di molte copertine di dischi dei Pink Floyd. Riguardo ad Alan Parsons, citiamo qui solo Try Anything Once (1993), On Air (1996), The Time Machine (1999) e A Valid Path (2004).
Thogerson aveva già fatto da designer per The Alan Parsons Project fornendo motivi visuali e curando la grafica di Tales of Mystery and Imagination (1976), I Robot (1977), Pyramid (1978), Eve (1979), Eye in the Sky (1982), Ammonia Avenue (1984).
Alan Parsons - Greatest Hits
Alan Parsons, the very best: The Ignorance Is Bliss