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10/06/24

Ske - 'Insolubilia'

Prog gotico-romantico con momenti di maestosità sinfonica, svolte di oscuro lirismo e bei picchi canterburiani




Da Tradate in provincia di Varese viene Paolo "Ske" Botta, tastierista noto nell'ambiente progressive rock per la sua collaborazione con vari gruppi.




Insolubilia del 2021 si merita di essere preso in seria considerazione. Per questo album, "Ske" si è servito di una plètora di collaboratori: da Fabio Pignatelli (Goblin) a Nikola Nikolopoulos e Evangelia Kozoni (Ciccada), da Massimo Giuntoli (Hobo) a Thea Ellingsen Grant (Juno)... attraverso Luca Calabrese (Isidurs Bane), Tiziana Azzone (Il Giardino delle Muse) e a un'altra ventina!


    Ruggero Formenti parla di Ske e di questo suo album
 

1/20/24

La Maschera Di Cera

 Similmente a Il Segno Del Comando (1, 2), anche La Maschera Di Cera prende il nome da motivi e storie horror. Genovesi e guidati da Fabio Zuffanti (Finisterre, tra le altre formazioni), sono responsabili di un bel progressive rock sinfonico (symphonic prog) tipo Museo Rosenbach e Balletto di Bronzo, includendo tutti gli ingredienti del caso: oltre alle tastiere, ci sono bassi distorti, passaggi di chitarra acustica, un flauto ispirato (e altri fiati) con, alla voce, un personaggio eccezionale: Alessandro Corvaglia.



Il debutto La Maschera Di Cera del 2002 è un "classico Anni 70" proiettato, come grazie a una macchina del tempo, ai nostri giorni, destinato a finire nella camerette di ragazzi totalmente alieni al prog rock... Oltre che dentro gli impianti di ascolto dei vecchi nostalgici, ovviamente. 

Grande album!

A Genova i bassisti dettano legge, evidentemente. Mentre Diego Banchero è il "capitano" de Il Segno Del Comando, qua vediamo Fabio Zuffanti sulla tolda del vascello.

Line up del primo album:

- Alessandro Corvaglia:/ lead & backing vocals

- Agostino Macor: Mellotron, piano, prepared piano, organ, Moog, harpsichord, VCS 3 synth

- Andrea Monetti: flute

- Fabio Zuffanti: bass, acoustic guitar, vocals (6,7)

- Marco Cavani: drums, timpani, percussion


Con

- Nadia Girardi: vocals (3)

 



Il Grande Labirinto dell'anno successivo vede la stessa formazione-base, con la partecipazione stavolta di Nick Le Rose alla lead guitar. Antonella Trovato suona l'oboe ed è responsabile degli arrangiamenti.

Di nuovo, produzione eccellente per un suono spesso dark che si sposa alle composizioni intense.

  "Live in Belgium"



Passano tre anni ed esce LuxAde, stavolta con Maurizio Di Tollo alla batteria e percussioni, al posto di Cavani. Tecnicamente e materialmente, la ricchezza di strumenti e attrezzi musicali è paurosa:


- Alessandro Corvaglia: lead & backing vocals, vocals effects, 12-string acoustic guitar, tambourine

- Agostino Macor: Hammond & Crumar organs, Mellotron, grand piano, treated piano, Fender Rhodes w/ Davoli, synths, theremin, electric harpsichord, VCS3, RMI, spinet, celesta, clavinet, "Corvaglizer"

- Andrea Monetti: transverse flute, recorder, acoustic & electric saxophones, effects

- Fabio Zuffanti: bass, bass pedals, frequency generator

- Maurizio Di Tollo: drums & percussion, bells, timpani


Risultato: con LuxAde (un viaggio quasi dantesco), il quintetto genovese produce un vero capolavoro.




Petali Di Fuoco del 2009 eguaglia per grandezza l'album precedente e, per molti, questo è addirittura l'output migliore del quintetto ligure, almeno fino a tale punto.




Nel 2013, dunque dopo uno spazio temporale abbastanza vasto per prepararsi a qualcosa di veramente e definitivamente sensazionale, esce Le Porte Del Domani, doppiato dal suo analogo in inglese The Gates Of Tomorrow




Progetto ambiziosissimo e per molti forse un po' troppo ambizioso, dato che si propone di rappresentare la continuazione di Felona e Sorona, il capolavoro de Le Orme del 1973. Fatto sta che, sia in relazione con la celebrità in questione (il richiamo è evidente pure grazie alla copertina), sia in qualità di opera autonoma, anche il nuovo prodotto di Zuffanti & Co. è assai valido. Tra l'altro, per coloro che preferiscono il cantato in inglese anziché in italiano, The Gates Of Tomorrow è come una liberazione... oltre che una rivelazione: Alessandro Corvaglia è un interprete eccellente di canzoni in inglese. Lo aveva già dimostrato in passato, least but not last con "Rime of the Ancient Mariner" di Hostsonaten. Le Porte Del Domani con l'aggiunta di The Gates Of Tomorrow: una delle migliori uscite discografiche del 2013.


- Alessandro Corvaglia: lead vocals, acoustic, 12-string & electric guitars

- Agostino Macor: grand piano, Fender Rhodes, Hammond & Crumar organs, Mellotron, Birotron, Chamberlin, Mini-Moog, synthesizers, "Corvaglizer", mandolin, bells

- Andrea Monetti: flute

- Fabio Zuffanti: bass, bells

- Maurizio Di Tollo: drums, spring drums, chimes, shaker, timpani, zen bells, tambourine, congas, snare drum, Mellotron (1), backing vocals


Con

- Martin Grice: flute (1,2,8), sax (4)

- Laura Marsano: electric lead guitar (4,6)

 




2020: esce S.E.I., album da... sei stelle, anziché cinque! "S.E.I." sta per "Separazione", "Egolatria", "Inganno" e sembra un resoconto amaro, disilluso, con qualcuno o qualcosa; forse con l'intero meccanismo che detta le regole del mondo discografico (o del mondo tout court?). Da notare ad ogni modo che "sei" potrebbe stare altresì per "album numero 6".
Certo è che sono trascorsi sette anni dall'ultima fatica de La Maschera Di Cera e vediamo adesso una formazione essenzialmente a tre:


- Alessandro Corvaglia: vocals, guitars

- Agostino Macor: keyboards

- Fabio Zuffanti: bass


... con l'aggiunta tuttavia di due elementi ("guests") di fama. Soprattutto il primo, il cui nome è legato ai Delirium e che era già stato presente (fruttuosamente) nel progetto precedente.

- Martin Grice: saxophone, flute

- Paolo Tixi: drums


Grice lo conoscono tutti. Ma notevole anche il curriculum di Paolo Tixi. Tixi, oltre all'attività di musicista, è docente di batteria. Ha suonato con Il Tempio Delle Clessidre, Isproject, Zuffanti and ZBand, Hostsonaten, La Dottrina Degli Opposti... and many more!





Nel 2023, La Maschera Di Cera ha espletato un tour chiamato "20+1", per celebrare il ventennale (più uno) di attività. Tournée che li ha portati in Belgio, Canada, Francia, UK... facendosi conoscere all'estero anche dai meno esperti; oltre che in Italia, ove parecchi appassionati del progressive rock si sono approcciati alla band per la prima volta, piacevolmente sorpresi.




Per quest'anno 2024, i membri de La Maschera Di Cera promettono belle novità.

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La Maschera Di Cera su Facebook

... su Prog Archives (in inglese)

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11/19/23

Alan Parsons, il mago del suono


Con Tales of Mystery and Imagination del 1976 si inaugurò la serie di album che racchiudono la musica immaginifica di Alan Parsons ed Eric Woolfson (quest'ultimo, ebreo scozzese di Glasgow, si è accomiatato da questo mondo nel 2009). Parsons e Woolfson si dividevano i crediti di songwriting per quasi tutti i brani del Project, con Parsons che ha prodotto o co-prodotto tutti i dischi della band. 

Woolfson era appassionato di letteratura oltre che di musica e molte idee relative ai concept album de The Alan Parsons Project erano portate da lui, che conosceva bene gli autori classici quali Poe e quelli più moderni come Huxley. Nel 1974 accadde l'incontro fatidico, con Parsons che chiese a Eric di diventare suo manager, mentre lavoravano assieme ad altre band come Cockney Rebel, Ambrosia e The Hollies (grande gruppo inglese, vera macchina di hits che comprendeva originariamente Graham Nash, poi emigrato negli U.S.A. [vedi: Crosby, Stills & Nash]).

Dal 1976 al 1987, Woolfson e Parsons realizzarono dieci album di The Alan Parsons Project, raggiungendo oltre 50 milioni di copie vendute. Woolfson se ne andò nel 1990 per intraprendere una carriera solista. 



 Woolfson e Parsons


      Alan Parsons

L'ingegnere e tecnico del suono londinese (nato il 20 dic. 1948) ha dato il suo tocco magico sia alla realizzazione del famoso ultimo concerto dal vivo dei Beatles, tenutosi il 30 gennaio 1969 sul tetto degli Apple Studios (anche Parsons si trovava sul terrazzo dell'edificio!), sia a qualche LP-clou dei Pink Floyd, non per ultimo The Dark Side Of The Moon



Naturalmente l'intera opera dei Pink Floyd è da antologia, ma loro, già esperti in proprio di sperimentazione (A Saucerful of Secrets, More, Ummagumma), hanno avuto bisogno del supporto di un esperto come Alan Parsons per dare un ancora più accresciuto contributo alla ricerca sonora e compositiva, con Atom Heart Mother (1970). E più tardi raggiungendo il picco assoluto appunto con The Dark Side of the Moon (1973).

Ricordiamoci che il vinile dell'"altra faccia della Luna" venne usato a lungo per testare i sistemi di riproduzione musicale, dimostrare le nuove tecniche audio e convincere i clienti a comprare questo o quell'impianto sonoro.

 


Articolo su The Dark Side Of The Moon (blog Topolàin)

Per il 50° anniversario di quest'opera, che dovrebbe essere dichiarata a tutti gli effetti patrimonio dell'umanità, Alan Parsons, tra l'altro plurivincitore di Grammy, ha rilasciato il seguente comunicato:


Today marks the 50th anniversary of the release of Pink Floyd’s Dark Side of the Moon. To this day, I feel honored to have been a part of such a groundbreaking album. Our goal at the time was to stretch the boundaries of the recording process, and in the process create something magical. And I think many will agree we achieved that goal. As engineer, I was grateful that the band was open to a number of my suggestions, which included the use of the clocks on the intro to "Time", as well as utilization of a very talented vocalist who I had previously worked with named Clare Torry for the vocals on "Great Gig in the Sky". 

The fact that we are still talking about this album 50 years later is something I never would have dreamed possible. And yet, here we are….

                                                                                                           (2023) 


#darksideofthemoon #50thanniversary #pinkfloyd #AlanParsons #ClareTorry #timeless


The Alan Parsons Project - I Robot (1977)


Pyramid, 1978

Qua c'è la fantastica "Pyramania" e lo straordinario crescendo orchestrale di "What Goes Up...".

Nella nona e ultima traccia, "Shadow Of A Lonely Man", a cantare è John Miles. (Il più grande successo di Miles fu "Music" del 1976, prodotto proprio da Parsons e con gli arrangiamenti orchestrali di Andrew Powell.) Per inciso: ancora in Pyramid, Eric Woolfson non canta in nessun brano. Soltanto un po' più tardi questo importante compositore, produttore discografico e tastierista presterà anche l'ugola al Project.



Erano gli inizi dei Anni 80. Un decennio terribile (fu il periodo di Reagan e di Mrs. Thatcher, ma anche dei suoni sintetici e della drum machine, della banalizzazione di tanti ideali... e persino la moda, a ben vedere, era ridicola). E Alan Parsons ci regalava questo gioiellino.


The Turn of a Friendly Card (1980)

È un concept - registrato a Parigi - che racconta la storia di un uomo di mezz'età che decide di puntare il tutto per tutto in una sola notte al casinò e... perde tutti i suoi averi.

In uno dei single tratti dall'album, "Time" (dai tratti innegabilmente pinkfloydiani), c'è il debutto come cantante di Eric Woolfson, il quale in realtà amava agire senza mettersi troppo in luce.

Eric, collaboratore di Alan Parsons fin dagli inizi del progetto (che, ricordiamo, era nato per mettere in musica i racconti di Edgar Allan Poe), dichiarò: 

The most satisfying album for me to make was The Turn of a Friendly Card. We made it in Paris in six weeks, which was incredible considering that most of our albums took a year to make. 

Woolfson sarebbe morto a 64 anni nel 2009, per un carcinoma renale.



Eye in the Sky (1982)

Il sesto album di The Alan Parsons Project è quello che ha fatto registrare le vendite maggiori.

La fanfara del primo brano, lo strumentale "Sirius", si sente spesso nelle manifestazioni sportive. L'ellepì è un esempio di perfezione ingegneristica del suono; perfezione che sorprende poco, sapendo che Parsons azionò le manopole del mixer per Abbey Road (Beatles) e The Dark Side Of The Moon (Pink Floyd).

[Beh, in realtà in Abbey Road Parsons fu assistente ingegnere. Era l'ottobre 1967, lui aveva 18 anni e funse da "operatore di nastro" durante le sessioni di "Get Back". Il suo nome compare ad ogni modo nei credits.] 

La (popolare) title track di Eye in the Sky è perfettamente AOR e perfettamente 'radio-friendly'. (Ed entrò di prepotenza nella hit parade.) Il disco contiene addirittura qualche ballabile. Uno dei brani più interessanti è "Silence And I", dai richiami barocchi e con un testo struggente e malinconico. Altri punti alti dell'album: la "spaziale" ed elegiaca "Gemini", cantata da Chris Rainbow, l’omaggio ai Floyd di "Mammagamma", nonché l'ultima traccia, "Old and Wise", ballata triste interpretata da Colin Blunstone.

Ma anche il resto delle canzoni è apprezzabile persino dagli ascoltatori più esigenti.


Quando nacque il "Project", Parsons era già un tecnico provetto e il suo nome girava non poco, avendo lui lavorato con i Fab Four, con i Wings di Paul McCartney e con i Pink Floyd. Ma anche Eric Woolfson non era da meno: era un compositore, produttore discografico e tastierista... che si scoprì cantante proprio con Alan Parsons.

Tra i tanti output nati da loro c'è Ammonia Avenue (1984), concept che ha come filo rosso l'inquinamento e l'inferno dell'industrializzazione.

Ecco il brano che dà il titolo al disco.

  Piano, Vocal, Composer, Lyricist, Executive  Producer: Eric Woolfson

  Composer, Lyricist, Unknown, Producer: Alan Parsons

  Background  Vocal: Chris Rainbow

  Arranger: Andrew Powell

  Guitar: Ian Bairnson

  Bass: David Paton

  Drums: Stuart Elliott


  David Paton fu uno dei cantanti del Project, sebbene fosse - basilarmente - chitarrista e bassista. Paton ha lavorato con i Camel, Elton John e altri. Cantò e suonò per il Project fino al 1986 (album Stereotomy) e proseguì quindi con altri artisti, principalmente in qualità di session musician. Fece un breve ritorno all'Alan Parsons Project nel 1990 - come cantante e suonando la chitarra acustica - durante la Night of the Proms, dove c'era anche Laurence Cottle, al basso (Cottle aveva partecipato alle registrazioni di Gaudi, 1987; essenziale è stato il suo contributo in Freudiana, di quello stesso 1990). A Paton non chiesero più di partecipare a un tour o a un album della band... 

Un altro cantante che collaborò con l'Alan Parson Project (dal 1979 al 1999) fu Chris Rainbow, molto apprezzato pure nei Camel.


Il 6 dic. 2021 si spegneva, a 72 anni, John Miles, un ulteriore cantante connesso al Project.

Il suo più grande successo, "Music" (1976), ebbe come produttore Alan Parsons. Miles cantò in diversi brani di album dell'Alan Parsons Project.

"Music" scalò ai suoi tempi le classifiche mondiali (unicamente in America fu un mezzo flop, a causa della lunghezza [5:52], poco compatibile con le emittenti commerciali), divenendo un evergreen
"Music was my first love / And it will be my last / Music of the future / And music of the past"...
Il brano è strutturato alla maniera di una piccola opera rock. Pianoforte, chitarra solista, archi, ottoni, coro e infine ancora pianoforte: in questa sua composizione dagli arrangiamenti complicati, Miles fa uso dell'intera strumentazione di quella sorta di musica rock che da una parte si guarda narcisisticamente allo specchio e dall'altra flirta con altri generi.


... E per l'Alan Parsons Project ha cantato, tra gli altri, Gary Brooker.

Gary Brooker, quello dei Procol Harum?

Proprio lui. 

R.I.P., Brooker (29 maggio 1945 - 19 febbraio 2022). 

I Procol Harum ebbero, come sappiamo, una carriera di oltre mezzo secolo, ma sempre con lunghi iati; e Brooker, tra uno  "stop-and-go" e l'altro della sua band, funse da membro e-o collaboratore di altre formazioni e altri artisti, quali George Harrison, Eric Clapton e, last but not least, l'Alan Parsons Project.


    THE ALAN PARSONS PROJECT - Elevato fattore di dipendenza! 

Il rock sinfonico (piuttosto "soft") che si esprime nei concept album de The Alan Parsons Project è l'ideale per confezionare cofanetti di alta qualità... e di vasto formato. Abbiamo conosciuto edizioni speciali di Tales of Mystery and Imagination, Eye in the Sky e Ammonia Avenue. Ebbene: ultimamente ci siamo deliziati con una special edition di The Turn of a Friendly Card (3 CD + Blu Ray).


Stereotomy viene pubblicato nel gennaio del 1986 e risulta l'album "più rock" del Project. Con Stereotomy, Parsons realizza per la prima volta un'opera completamente in digitale. In qualità di cantanti vengono scritturati John Miles, Chris Rainbow, Gary Brooker, Steve Dye e Graham Dye.



In ordine sparso: i cantanti dell'Alan Parsons Project

Alan Parsons, Eric Woolfson, The Hollies, John Miles (1976, 1978, 1985, 1987, 1990), Lenny Zakatek (1977-1987), Colin Blunstone (1978-1984), Clare Torry (1979), Peter Straker (1977), Jack Harris (1976-1978), Dave Townsend (1977, 1979), Gary Brooker  (1985), Arthur Brown (1975), Lesley Duncan (1979), Graham Dye (1985, 1998), Geoff Barradale (1987), Eric Stewart (1990, 1993), Dean Ford (1978), Dave Terry ("Elmer Gantry"; 1980, 1982), Chris Rainbow (1979–1990).


"Let's talk about me". Alla voce: David Paton



   Il multistrumentista scozzese John "Ian" Bairnson (3 agosto 1953 – 7 aprile 2023) ha legato il suo nome all'Alan Parsons Project. Chitarra (strumento principale), sassofono, tastiere. Invece del plettro, Bairnson amava usare un sixpence, una moneta da mezzo scellino... Fu anche membro del gruppo Pilot e ha suonato la chitarra in quattro album di Kate Bush. È suo l'assolo in "Wuthering Heights", il single di debutto della cantante inglese (1978).

 Il sassofonista Phil Kenzie oltre che con il Project ha registrato con: The Beatles, Eagles, Graham Nash, Carly Simon, David Crosby, Black Sabbath, Jackson Browne, Stevie Nicks, David Essex, Leo Sayer, Wishbone Ash, Manfred Mann Chapter Three, Annie Lennox, The Pointer Sisters, The Coasters, The Temptations, Rod Stewart, David Bowie, Eric Carmen, America, Vince Gill, Debbie Gibson... (!)



Michael Garrison - "Sequencing Blue"

(dall'album 'Prisms', 1981)

Garrison (Oregon, U.S.A., 1956-2004) era un tastierista che suonò con Alan Parsons Project, Tangerine Dream, Mike Oldfield, Enigma e Jean Michel Jarre e produsse una dozzina di album propri di musica elettronica. Fu fortemente influenzato da Klaus Schulze e i Tangerine Dream. Un Grande, purtroppo sottovalutato, da riscoprire assolutamente. Ennesimo esempio della qualità e del talento che andava a sfociare nella produzione del Project.

Altresì decisivo per il successo dell'Alan Parsons Project: Andrew Powell, musicista, produttore, orchestratore, direttore d'orchestra, arrangiatore e compositore inglese di genitori gallesi. La sua carriera iniziò come solista ai The Proms. Successivamente ha lavorato con la London Symphony Orchestra, la London Philharmonic Orchestra e altre orchestre. Ha arrangiato album di musica rock di Steve Harley & Cockney Rebel, Cliff Richard, John Miles, Al Stewart, Mick Fleetwood, Chris Rea, Il Divo ecc. Fin da Tales of Mystery and Imagination, dove è stato co-compositore, arrangiatore e direttore d'orchestra, risulta essere coinvolto in quasi tutti gli album de The Alan Parsons Project, del quale ha anche pubblicato diverse versioni orchestrali. Andrew Powell ha prodotto i primi due album di Kate Bush (The Kick Inside e Lionheart) e ha lavorato con Chris de Burgh, Kansas, Elaine Paige, David Pack, Elliott e Tim Rice. Ha scritto le colonne sonore di diversi film (The Day of the Falcon e Rocket Gibraltar su tutti).

 In queste due foto: Stuart Elliott e la sua batteria. Elliott ha rappresentato un pilastro del Progetto e ha menato le bacchette anche negli album solisti di Alan Parsons.






 La copertina dell'album Eve (1979), dedicato alle donne e che tratta del potere che esse esercitano sugli uomini. "Don't Hold Back", la settima traccia, viene cantata da Clare Torry (suo lo straordinario assolo vocale ne "The Great Gig in the Sky", dei Pink Floyd). L'ultima, "If I Could Change Your Mind", vede, come cantante solista, Lesley Duncan. Queste sono, se non erriamo, le uniche canzoni del Project interpretate da voci femminili. (Sia la Torry che la Duncan sono state altrimenti back vocalists.)


Che cosa ne è stato dell'Alan Parsons Project?

Il Project ebbe termine nel 1990, quando Parsons e Woolfson si separarono, e l'album che doveva uscire quell'anno - Freudiana - venne pubblicato come opera solista di Woolfson. Parsons, da parte sua, continuò a fare uscire sotto il proprio nome dei full-lenght nello stesso stile del Project, chiamando intorno a sé vari musicisti. Parsons & band hanno intrapreso numerose tournée (anche) mondiali.


Da Eve: "Lucifer", celeberrima instrumental

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Ha, in aggiunta, una carriera solista invidiabile: Alan Parsons.
From The New World (suo sesto disco personale) è stato dichiarato uno dei migliori album di progressive del 2022.



       Nostra breve recensione:

Bel mondo nuovo? Da quando Eric Woolfson non c'è più, la vetta del progressive rock si è allontanata sempre di più per Alan Parsons: prova ennesima dell'importanza che aveva il suo socio per la riuscita degli album de The Alan Parsons Project. Tuttavia, From The New World presenta diverse sfaccettature interessanti: dal legame con il romanzo distopico Brave New World di Aldous Huxley alla musica di Antonín Dvořák (in particolare la Nona sinfonia, nota giustappunto con il titolo di Sinfonia "Dal Nuovo Mondo"), alla collaborazione del "mago del suono" con svariati musicisti - qui c'è, tra i tanti altri, Joe Bonamassa in due brani. Nelle interviste, Parsons ha parlato di una presunta virata stilistica avvenuta di recente. In realtà lo stile, anche in questo suo album solista, è quello: un rock "buono per le radio", dunque trasmettibile alle masse, con pennellate progressive - come ad esempio nel brano "Halos".





                Alan Parsons produttore

Dalla produzione dei primi due album della band californiana Ambrosia (musica di genere progressive rock, sebbene con qualche strizzatina d'occhio alle charts) alla collaborazione - a 70 anni di età - con Steven Wilson (The Raven That Refused To Sing, tra l'altro)! L'ingegnere del suono e musicista sapeva - e sa - valorizzare le opere più disparate, traendo da esse capitale. Alcuni grandi dischi da lui prodotti: Modern Times (Al Stewart, 1975), Rebel (John Miles, 1976), Year of the Cat (Al Stewart, 1976), Somewhere I've Never Travelled (Ambrosia, 1976) (...) Symphonic Music of Yes (1993), Grand Ukulele (Jake Shimabukuro, 2012), Blackfield V (Blackfield, 2017).


Ambrosia (U.S.A.) - Ambrosia (1975) 

Album di debutto del gruppo losangelino uscito per la 20th Century Fox Records e prodotto e ingegnerizzato da Alan Parsons. Con addirittura una canzone da Top Ten: "Holdin' on to Yesterday".
Anche per il secondo album della band, Somewhere I've Never Travelled, Parsons funse da ingegnere del suono, oltre a divenirne il produttore.

Ambrosia [ascoltalo qui]: partenza davvero con il botto in stile (dell'ancora non ancora esistente) Alan Parsons Project (o, meglio, Kansas e Styx): ottime canzoni di vario stile con colorature progressive. In alcune riscontriamo un pop elettronico "jazzy" tipo Steely Dan; qualche brano è soft rock, due-tre AOR. Niente sperimentazioni azzardate. Grande eleganza vocale (tipici cori West Coast), due ballate lente e una traccia hard rock. 



 

  

Le copertine di quasi tutti gli album solisti di Parsons sono stati realizzati da Storm Thorgerson (Potters Bar, 28 febbraio 1944 – 18 aprile 2013), fotografo e designer britannico fondatore di 'Hypgnosis' e responsabile di molte copertine di dischi dei Pink Floyd. Riguardo ad Alan Parsons, citiamo qui solo Try Anything Once (1993), On Air (1996), The Time Machine (1999) e A Valid Path (2004).

            


Thogerson aveva già fatto da designer per The Alan Parsons Project fornendo motivi visuali e curando la grafica di Tales of Mystery and Imagination (1976), I Robot (1977), Pyramid (1978), Eve (1979), Eye in the Sky (1982), Ammonia Avenue (1984).


      Alan Parsons - Greatest Hits


      Alan Parsons, the very best: The Ignorance Is Bliss



11/03/23

Novità Pallas

 Il 15 dicembre esce The Messenger, degli scozzesi Pallas


Dopo il ritorno del cantante Alan Reed (che aveva lasciato il gruppo nel 2010), abbiamo alcuni dei vecchi pilastri dei Pallas di nuovo riuniti: il bassista Graeme Murray, il chitarrista Niall Matthewson, il tastierista Ronnie Brown. Alla batteria dovrebbe esserci Colin Fraser, ma costui stranamente non appare nelle foto di presentazione destinate alla stampa. Apparentemente Colin ha trovato nuova sistemazione: presso l'Andi Watson Project.


Al posto di Reed c'è stato per oltre und decennio l'altrettanto bravo cantante Paul Mackie, che con i Pallas aveva registrato XXV (2011), Wearewhowerae (2014) e The Edge Of Time (2019). Ad oggi, Mackie sembra non avere trovato una nuova band degna del suo talento. Ma, conoscendolo, sappiamo che si accaserà presto.


   Ecco il "mega mixer trailer" del nuovo album:


Leggi l'articolo "Pallas, carro trainante del neo-progressive"



I dinosauri del prog rock da Aberdeen iniziarono a suonare nel 1976 sotto il nome "Rainbow" ma, quando Ritchie Blackmore lasciò i Deep Purple e formò una band con lo stesso nome, decisero di ribattezzarsi. E i loro primi successi arrivarono dopo essere diventati ospiti graditi del londinese Marquee, che nel frattempo era mutato in un tempio del neo prog.
Esordirono con The Sentinel nel 1984, cui seguì due anni dopo The Wedge: due album importanti di quell'epoca e di quel genere. Seguì una prima, lunga pausa: ci vollero 12 anni prima di poter risentire un nuovo disco dei Pallas. Beat the Drum uscì infatti nel 1998. The Cross & The Crucible nel 2001 e quattro anni dopo The Dreams of Men. Con Mackie al posto di Reed alla voce, i Pallas pubblicarono XXV (2011) e Wearewhoweare (nel '14). Tenendo intanto un numero niente male di concerti.





In questi giorni, la loro carriera è arrivata al giro di boa dei 40 anni; e gli album dal vivo sovrastano, seppure di poco, le registrazioni in studio (!). Con The Messenger (uscita ufficiale: 15 dicembre 2023, lo ribadiamo), i Pallas cercano di riequilibrare questo rapporto. Non si contano, tra gli articoli di merchandise che li riguarda, le collezioni, le demo, le versioni alternative... e ci sono anche quattro o cinque bei DVD di musica dal vivo da poter acquisire.


    "Midas Touch", da The Cross & The Crucible (2001). Questo e The Dreams of Men (2005) sono tra gli album migliori dei Pallas.


Vai a: "Pallas, carro trainante del neo-progressive"

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