11/03/23

Novità Pallas

 Il 15 dicembre esce The Messenger, degli scozzesi Pallas


Dopo il ritorno del cantante Alan Reed (che aveva lasciato il gruppo nel 2010), abbiamo alcuni dei vecchi pilastri dei Pallas di nuovo riuniti: il bassista Graeme Murray, il chitarrista Niall Matthewson, il tastierista Ronnie Brown. Alla batteria dovrebbe esserci Colin Fraser, ma costui stranamente non appare nelle foto di presentazione destinate alla stampa. Apparentemente Colin ha trovato nuova sistemazione: presso l'Andi Watson Project.


Al posto di Reed c'è stato per oltre und decennio l'altrettanto bravo cantante Paul Mackie, che con i Pallas aveva registrato XXV (2011), Wearewhowerae (2014) e The Edge Of Time (2019). Ad oggi, Mackie sembra non avere trovato una nuova band degna del suo talento. Ma, conoscendolo, sappiamo che si accaserà presto.


   Ecco il "mega mixer trailer" del nuovo album:


Leggi l'articolo "Pallas, carro trainante del neo-progressive"



I dinosauri del prog rock da Aberdeen iniziarono a suonare nel 1976 sotto il nome "Rainbow" ma, quando Ritchie Blackmore lasciò i Deep Purple e formò una band con lo stesso nome, decisero di ribattezzarsi. E i loro primi successi arrivarono dopo essere diventati ospiti graditi del londinese Marquee, che nel frattempo era mutato in un tempio del neo prog.
Esordirono con The Sentinel nel 1984, cui seguì due anni dopo The Wedge: due album importanti di quell'epoca e di quel genere. Seguì una prima, lunga pausa: ci vollero 12 anni prima di poter risentire un nuovo disco dei Pallas. Beat the Drum uscì infatti nel 1998. The Cross & The Crucible nel 2001 e quattro anni dopo The Dreams of Men. Con Mackie al posto di Reed alla voce, i Pallas pubblicarono XXV (2011) e Wearewhoweare (nel '14). Tenendo intanto un numero niente male di concerti.





In questi giorni, la loro carriera è arrivata al giro di boa dei 40 anni; e gli album dal vivo sovrastano, seppure di poco, le registrazioni in studio (!). Con The Messenger (uscita ufficiale: 15 dicembre 2023, lo ribadiamo), i Pallas cercano di riequilibrare questo rapporto. Non si contano, tra gli articoli di merchandise che li riguarda, le collezioni, le demo, le versioni alternative... e ci sono anche quattro o cinque bei DVD di musica dal vivo da poter acquisire.


    "Midas Touch", da The Cross & The Crucible (2001). Questo e The Dreams of Men (2005) sono tra gli album migliori dei Pallas.


Vai a: "Pallas, carro trainante del neo-progressive"

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I Pallas su Bandcamp


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rock sinfonico

prog sinfonico

11/02/23

Buon Compleanno in Cielo, Keith Emerson!

   (Continuazione dell'articolo "Commemorando Keith Emerson")



          Due aneddoti riguardanti Keith Emerson e risalenti a quando suonava nei Nice 

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Dal 14 novembre al 5 dicembre 1967, The Nice parteciparono a una tournée collettiva nel Regno Unito assieme a The Jimi Hendrix Experience, Pink Floyd, The Move, Eire Apparent, The Outer Limits, Amen Corner e Pete Drummond. Ebbene: in alcune occasioni, il chitarrista Davy O'List, ancora nei Nice (prima di essere allontanato da Keith Emerson a causa dei gravi problemi di drogadipendenza), suonò anche con i Pink Floyd, prendendo il posto di Syd Barrett. Syd si rendeva latitante per l'abuso di LSD. Nessuno fra il pubblico si accorgeva della sostituzione, in quanto O'List era vestito come Syd Barrett e anche perché i Pink Floyd si esibivano in penombra e, peraltro, nei quindici minuti a loro riservati eseguivano unicamente brani strumentali.

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Nello stesso tour, uno dei roadie di Jimi Hendrix era Ian "Lemmy" Kilmister, divenuto famoso più tardi in qualità di leader dei Motörhead (da lui stesso fondati nel 1975): Lemmy notò che Keith Emerson nei concerti conficcava coltelli fra i tasti dell'organo Hammond, per tenerli abbassati e generare note continue e poi produrre effetti sonori scuotendo lo strumento o agendo sull'interruttore di alimentazione. Essendo collezionista di anticaglie del nazismo, Lemmy fece dono al grande tastierista di un pugnale. "Se devi usare un coltello, usane uno vero!" gli disse. Si trattava di un cimelio davvero particolare: un pugnale della gioventù hitleriana! Keith accettò e lo utilizzò di fatto per diversi anni.




           Brani come "Knife Edge" portati in giro per l'Europa nel 1970...

Alla televisione di Radio Brema (un terzo programma tedesco) si produceva il 'Beat Club', che portava ai giovani di quei tempi i suoni e le immagini di artisti come Jimi Hendrix, The Who, Tina Turner... Era la metà degli Anni Sessanta e neppure in Germania c'erano tante possibilità mediatiche per i "teenies" per poter apprendere ciò che accadeva altrove nel campo musicale... alternativo. Ma ancora qualche annetto e tutto sarebbe cambiato. 
Nel 1970 ecco esibirsi al 'Beat Club' Emerson, Lake & Palmer con "Knife Edge", dal loro album di debutto. Link per guardare l'esibizione: clicca qui!

"Knife Edge" è ispirata alla "Sinfonietta" (1926) di Leoš Janáček, con la sezione centrale che si richiama alla "Prima suite Francese in Re min." di Johann Sebastian Bach.

    "Knife Edge" live in Switzerland, 1970

          Emerson, Lake & Palmer - "Karn Evil 9"

Tra le canzoni che parlano della fine del mondo c'è "Karn Evil 9", tratta da Brain Salad Surgery (1973). 

"Karn Evil" è una storpiatura di "carnevale". Il brano dura sui 30 minuti ed è diviso in tre movimenti.

All'inizio del primo, si racconta di "un'epoca di potere in cui nessuno aveva una sola ora libera" ("About an age of power no one had an hour to spare"). Chiaro monito per la strada imboccata dalla nostra società, con n tuttioi ossessionati da cianfrusaglie e perfettamente ciechi per le cose che contano davvero. Si parla di bambini trascurati...

La seconda metà del primo movimento è composta da quella che probabilmente è la canzone più nota del gruppo, che inizia con: "Welcome back, my friends, to the show that never ends". È la descrizione di un carnevale ("Karn Evil") del futuro. Le immagini suggeriteci implicano che il mondo non esisterà più come noi lo conosciamo.

Le "lyrics" del terzo movimento descrivono - noi le interpretiamo così - la distruzione del pianeta attraverso un conflitto nucleare. Vi si parla di una nave [spaziale] e di un computer. Analizzando l'intero brano, l''Evil' del titolo - e dunque "il male" - si concretizza in una terribile guerra che metterà la parola Fine alla nostra esistenza. 

 

        Quando la musica buona approdava (in qualche forma) sui nostri piccoli schermi

Mentre "Propiedad Prohibida" di Battiato era la sigla di "TG2 Dossier", dal brano "Tank" degli Emerson, Lake & Palmer (presente sul loro primo LP, omonimo) fu estratta la sigla di "Stasera - G7", settimanale del TG RAI.





         Strani ritrovamenti nelle bancarelle di seconda mano

        Keith Emerson & The Nice!
The Nice: una capsula del tempo contenente rock psichedelico, sì, ma anche... progressive rock; e ciò prima che il termine venisse inventato.
Keith Emerson ha sfornato alcuni dei suoi capolavori traghettando brani di musica classica nella nostra epoca.
Nel caso di questo vinile - licenza Phonogram, anno di stampa non indicato - si tratta di una compilation polacca su due facciate (da non confondere con Keith Emerson With The Nice, che è un doppio album della discografia ufficiale dell'artista e del gruppo). 
Label: Polskie Nagrania Muza.
I titoli:
  A1 - "The Thoughts Of Emerlist Davjack"
  A2 - "Flower King Of Flies"
  A3 - "Bonnie K"
  A4 - "America"
  B1 - "Diamond Hard Blue Apples Of The Moon"
  B2 - "Dawn"
  B3 - "Tantalizin' Maggie"
  B4 - "The Cry Of Eugene"
  B5 - "Daddy Where Did I Come From"



 

Negli Anni '90 Keith Emerson stava lavorando all'orchestrazione di "Tarkus" e sul suo sito aveva postato questo provino...



          Per approfondire (documentazione in inglese)


    Film The Genius of Keith Emerson (Part 1)  

     Film The Genius of Keith Emerson (Part 2)  

       Film The Genius of Keith Emerson (Part 3)

      Link esterno:
Articolo sulla morte di Keith Emerson. Le dichiarazioni di Mari Kawaguchi, la sua compagna

Finiamo in bellezza con l'ennesimo brano "classico":
E, L & P - "Rondo / Bach Improvisation", live in Switzerland 1970



Commemorando Keith Emerson

 Oggi Keith Emerson avrebbe compiuto il compleanno.

Nato a Todmorden, nello West Yorkshire, il 2 novembre 1944, è morto drammaticamente a Santa Monica l'11 marzo 2016.
Qui sotto insieme a Lake e a Palmer. Dal vivo.
Qualcuno nutre dubbi sul fatto che Keith sia stato il più grande tastierista del rock?



Happy Birthday... lassù dove sei!
Era uno che realmente viveva per la musica. Tanto che si uccise quando non poté più suonarla. (Soffriva di depressione dal 1977 ca.)

In questo video, Keith Emerson mentre mostra al pubblico certe funzioni del Moog.

Due grandi spiriti:
Francesco Di Giacomo e Keith Emerson.

Nella foto: Francesco Di Giacomo del Banco del Mutuo Soccorso nell'aprile del 1975 insieme al tastierista degli Emerson, Lake and Palmer. Foto scattata in occasione della visita di Keith al concerto dello stesso Banco al teatro Malibran di Venezia. L'inglese sbagliò strada, evidentemente smarrendosi nei meandri della città lagunare, e arrivò a vedere solo gli ultimi pezzi dello show. Aveva comunque già scritturato il gruppo italiano per la Manticore, etichetta che pubblicò l'album Banco (precedentemente registrato presso gli Advision Studios di Londra), che contiene versioni in inglese di brani dal primo e dal terzo disco del gruppo romano e in più l'inedita "L'Albero del Pane".

Quest'altra foto è di Mari Kawaguchi - opera propria, CC BY-SA 3.0

"Pictures At An Exhibition" (ELP)

Tutto era iniziato con... The Nice!
I Nice, uno dei primi gruppi art rock a sperimentare forme classiche e fusion, servirono da veicolo per il virtuoso della tastiera Keith Emerson, che saccheggiò Mozart, Bach, Sibelius e Čajkovskij per le sue estese incursioni strumentali. (Oltre a compositori più moderni: nel video sottostante, un celebre brano di Leonard Bernstein.)
Il gruppo inizialmente funse da supporto alla cantante soul britannica P.P. Arnold. Ne facevano parte il chitarrista David O'List, il batterista Ian Hague e il bassista Lee Jackson. Nel settembre del 1967, appena quattro mesi dopo essersi costituiti, The Nice dissero addio alla Arnold, Ian Hague venne sostituito con l'ex batterista dei Mark Leeman Five, Brian "Blinky" Davison, e pubblicarono il single "The Thoughts of Emerlist Davjack", che diede il nome al loro album di debutto (1968). Si guadagnarono rapidamente la nomea di saper entusiasmare le platee dal vivo, grazie anche a Keith Emerson che vestiva abiti di lamè argentato, conficcava coltelli nel suo Hammond (ciò serviva a produrre suoni alternativi, prolungati) e usava vari accorgimenti teatrali (faceva il cenno della masturbazione ecc.). Una volta, alla Royal Albert Hall, durante l'esecuzione di "America" (celebre brano dal musical e film West Side Story), i Nice bruciarono la bandiera americana; o almeno tentarono. Di conseguenza, Leonard Bernstein si adoperò per vietare l'uscita della canzone negli States. Nondimeno, "America" dei Nice venne ugualmente pubblicata Oltreoceano, sia pure in forma modificata, sul loro secondo album Ars Longa Vita Brevis (1968).
Emerson risultava essere la star del gruppo, sia in termini di abilità strumentale, sia come showman; O'List, divenuto imprevedibile e dunque inaffidabile (droghe!), abbandonò o, meglio, fu costretto ad abbandonare The Nice prima dell'uscita di Ars Longa Vita Brevis, per unirsi ai Misunderstood e successivamente ai Roxy Music. Ora i Nice erano un trio, esattamente come poi gli ELP, ed esplorarono ulteriormente il mix di rock, jazz e musica classica: in particolare, con un adattamento del 'Concerto brandeburghese n. 3' di Bach ("Acceptance -Brandenburger").
Nice (1969) e Five Bridges (1970) divennero album di grande successo in Gran Bretagna, ma la band non riuscì mai a sfondare davvero negli U.S.A. Nel 1969 ci fu l'incontro fatidico tra Emerson e Greg Lake, allora impegnato in un tour americano con i King Crimson. Di lì a poco, il primo decise di sciogliere i Nice (1970)... Come si sa, insieme a Lake e al batterista Carl Palmer, Keith diede la stura ai più popolari Emerson, Lake and Palmer (ELP, appunto), che espansero le innovazioni che il tastierista aveva sperimento con The Nice.
Lee Jackson, da parte sua, formò i Jackson Heights, i quali avrebbero registrato quattro album tra il 1970 e il '73. Mentre Brian Davison formò dapprima gli Every Which Way per entrare, a metà degli Anni '70, nei già leggendari Gong. Finito il tempo dei Jackson Heights (per mancanza di successo), Davison, Jackson e il tastierista Patrick Moraz si unirono sotto la denominazione "Refugee", un grande gruppo ma che ebbe a sua volta vita effimera in quanto Moraz fu ben presto invitato a sostituire Rick Wakeman negli Yes...
Riguardo a The Nice, ci fu una reunion nel 2002 e 2003, con concerti nel Regno Unito.



Dopo lo scioglimento - avvenuto, come detto, nel 1970 -, per oltre trent'anni di The Nice si parlò unicamente al passato. Nel 2002, per il 35simo anniversario della nascita del gruppo, Keith Emerson, Lee Jackson e Brain Davison tennero a sorpresa quattro concerti in Inghilterra, dal 2 al 6 ottobre. La prima metà dello show era riservata a loro mentre nella seconda parte Emerson eseguiva, con la "Keith Emerson Band", brani del repertorio da solista e degli ELP. Il bis vedeva sul palco entrambe le formazioni.
L'album Vivacitas, pubblicato nel 2003 a nome "Keith Emerson and The Nice", fu tratto dal concerto del 4 ottobre 2002 alla Royal Concert Hall di Glasgow e subito promosso con una nuova tournée, stavolta di dieci date, che mantenne la formula collaudata del doppio spettacolo. La fine di questo secondo tour, il 23 ottobre 2003 al Colosseum di Watford, divenne per il trio l'ultima apparizione pubblica in assoluto. Emerson aveva altri impegni e Davison si ammalò di un tumore che lo avrebbe portato alla morte nell'aprile del 2008, a 65 anni. Keith Emerson stesso si sarebbe suicidato a marzo del 2016: evento nerissimo, che ha spinto alle lacrime molti di noi appassionati e ha posto definitivamente fine alla storia di The Nice.

Keith Emerson & The Nice - "Karelia Suite"
(dall'album Vivacitas, 'live at Glasgow 2002')

In onore del genetliaco di Keith Emerson
Nell'ultimo video di questa prima parte di articolo: Rachel Flowers (compositrice e polistrumentista nata nel 1993 in California, cieca fin da bambina) esegue "Tarkus"... più uno stralcio di "Epitaph", come Keith usava fare nei live.
L'impianto strumentale è quello originale del grande mago delle tastiere: Moog e organo Hammond C3.




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10/31/23

Il folk / ethno dei Glad Tree

    #folk #progfolk #worldmusic #ethnojazz


Glad Tree - Bambù (2021)

Il trio torinese Glad Tree (i cui due membri inamovibili sono Marcello Capra e Lanfranco Costanza) è capace di farci sognare trasportandoci in regioni del mondo - e dello spirito - che oscillano tra zone desertiche e altre amazzoniche, tra Sud e Nord del pianeta Terra: ora occhieggiamo una qualche giungla d'asfalto ma subito dopo siamo più definitivamente proiettati in un paesaggio biologicamente (e spiritualmente) pulito.
Dopo il debutto Onda Luminosa (2015, con Kamod Raj Palampuri alla tabla e alla voce) e il sequel Ostinatoblu (2017, con Mario Bruno al corno e alle tastiere), i Glad Tree cavalcano ancora positivamente le frequenze di una world music, musica del mondo appunto, raffinata, infusa talvolta di blues sopra un humus jazzistico; e - si direbbe - sempiterna.




Line-up in Bambù:

 Marcello Capra acoustic guitars, Lanfranco Costanza flutes, harmonica, voice, Max Andreo percussion

Capra è stato nella formazione originale dei Procession (info in inglese su questa "storica" band su Prog Archives).

Onda Luminosa è un album acustico essenzialmente di ethno music con gocce di blues e jazz.
Ostinatoblu vede Marcello Capra alla chitarra elettrica, come ai tempi dei Procession; e a questo proposito vi si segnala un come-back: Mario Bruno, vecchio membro dei Procession, partecipa al disco suonando il corno e le tastiere.
Bambù, ostinatamente ethno-folk con suggestioni esotiche ma a tratti anche sperimentali, contiene brani come "Bambù", "Memories" e "Mongolian Knight".


"Bambù" ( video promozionale di RadiciMusic Records)

Su YouTube, il Maestro di flauto traverso Lanfranco Costanza spiega i diversi tipi di flauto (da quelli classici ai più esotici).

Aria Mediterranea, album solista del 1978 di Marcello Capra


10/26/23

Arriva, dopo sei anni, il nuovo album di Marco Machera: 'Dormiveglia'

Mutamenti di frequenza su un sottile filo melodico



Apprendiamo che il 16.11.2023 gli Stick Men saranno in Italia.

L'occasione è un concerto di presentazione dell'album Dormiveglia, di Machera (registrato al Trevirés Home Studio a Brussels, Belgio, tra il 2019 e il 2022 e con registrazioni aggiuntive fatte in Italia, Messico, Inghilterra, U.S.A.). 

Il luogo del concerto: l’Auditorium Parco della Musica di Roma.

Per chi non lo sapesse, gli Stick Men sono Tony Levin, Pat Mastelotto e Markus Reuter.

 Marco Machera e Tony Levin

Marco Machera ha sempre saputo convogliare ospiti importanti verso i suoi progetti. Giorno 23 ottobre è già uscito il singolo d'anteprima, "Building Homes" che, guarda caso, vede tra i musicisti Levin e Mastelotto. Un altro collaboratore di spicco nell'album è Steve Jansen (ex Japan).

 Dormiveglia, che contiene 9 songs (la più lunga dura appena sotto i 6 minuti), uscirà il 3 novembre per l'etichetta Baracca & Burattini, distribuita da G.T. Music. Noi abbiamo già dato un ascolto; un ascolto triplo, accurato e approfondito.  


"Il video di "Building Homes" è stato realizzato tramite intelligenza artificiale “guidata” da Marco Machera e dall’artista Alessandra Condello, che indaga costantemente il rapporto dialogico tra arte tradizionale e IA.

Videoediting del brano elaborato da OndemediE per il canale YouTube di Micio Poldo Edizioni Musicali.


Prima considerazione: Machera ha una voce dolce e malinconica simile a quella del cantautore Maximilian Hecker ("The Days Are Long and Filled With Pain") ed è di casa in un minimalismo dalle atmosfere sì rarefatte ma tendenti a evolversi in sperimentalismo colto. 

Alcuni brani sono iterativi, con certo accompagnamento in loop; ma l'aggettivo "iterativo" non è per forza sinonimo di "piatto", "noioso". I patterns che si ripetono sono, anzi, la tavolozza su cui seminare pennellate suggestive.

 Con Pat Mastelotto


"Dearest Fools", il pezzo che apre l'album, è quello che io personalmente avrei scelto per fare la promotion di Dormiveglia. Che poi può sembrare bizzarro il nome in italiano per un album di canzoni in lingua inglese. Tra l'altro, la traccia n. 5, intitolata "Dormiveglia", è anch'essa cantata in inglese. Beh, non è difficile intravedere qui un'operazione voluta: l'artista desidera sdoganare un vocabolo del nostro idioma - dal suono magico o comunque misterioso -, a mo' di shibboleth, nelle coscienze anglosassoni!

 "Dearest Fools" è contraddistinta da una sorta di fragilità, un senso di intimità dalle sfumature arcane (e con la tempesta sempre dietro l'angolo): caratteristica, questa, di gran parte della musica di Machera. L'opener viene arricchito da un bel rumore "random" / d'effetto, nonché da un ancora più bello - e pressoché cameristico - clarinetto. 


"Dearest Fools"

Piano: Paolo Iannattone

Clarinetto: Beth Fleenor

Basso, voce, sintetizzatori, percussioni: Marco Machera

Batteria, percussioni: Pat Mastelotto



“Non faccio musica, la faccio accadere.”
(Marco Machera)





Si continua sulla stessa falsariga in "Lost + Found", stavolta con il sax al posto del clarinetto a fare sia da contraltare sia da compagno al cantato. Traccia molto bella e "weird". 


"Lost + Found"

Batteria: Pat Mastelotto

Sassofono: Frank Ultra

Basso, voce, piano elettrico, percussioni, campionamenti: Marco Machera

Post-produzione: Bill Munyon


"Building Homes", terzo titolo, è tra Peter Gabriel e i Sigur Ros. Io trovo questo brano più petergabrieliano, comunque. Si tratta del single che si è voluto scegliere, probabilmente anche data la caratura di Levin e Mastelotto. (Quest'ultimo, Pat, suona ad ogni modo in quasi tutti gli altri brani.)


"Building Homes"

Batteria: Alessandro Inolti

Taos drums, percussioni: Pat Mastelotto

Basso: Tony Levin

Voce, tastiera: Marco Machera

Armonium, sintetizzatori: Eugene

Cori: Aria Falco






Si passa a "Within the Words", che fa un passo in avanti in fatto di ritmo. Mirabili le chitarre e anche i cori.


"Within the Words"

Batteria: Pat Mastelotto, Alessandro Inolti

Chitarra: Julia Zenteno, Jorge Chacón

Basso, voce, tastiera, campionamenti, percussioni: Marco Machera

Cori: Vittoria Mariani

Post-produzione: Bill Munyon

 Con Susanna Buffa
 A Bruxelles
 In Texas




"Dormiveglia" ci sorprende, come detto, con il testo in inglese e ci rimanda alla copertina, dove la modella Alexia Frangos presta il suo volto precisamente all'idea di un sonno pronto a trasformarsi in veglia e viceversa.


"Dormiveglia"

Batteria: Alessandro Inolti

Arrangiamento archi: Francesco Zampi

Piano Rhodes, cassetti: Eugene

Basso, voce, programmazioni: Marco Machera


"Trains (They Might Have Been There)", dedicato alla memoria del musicista Andrea Gastaldello, e "The Empty Mind", avvicinano più che mai Machera a Maximilian Hecker; e un po' anche ai Travis e ai Dakota Suite. "The Empty Mind", in particolare, trasporta l'ascoltatore ad altezze quasi tibetane. A noi è piaciuta tanto.


"Trains (They Might Have Been There)"

Sintetizzatori, campionamenti, voce, basso: Marco Machera

Bass VI: Julie Slick

Batteria: Alessandro Inolti

Cori: Susanna Buffa



"The Empty Mind"

Batteria, elettronica, percussioni: Pat Mastelotto

Arrangiamento archi, post-produzione: Francesco Zampi

Voce, tastiera, basso, campionamenti, loop: Marco Machera

Piano: Darío Acuña

Tromba: John Porno

Post-produzione: Bill Munyon



"The Nest" è un'amabile falsa nenia (un po' come "Trains") con un ispirato coro di sirene. Si spazia, senza tuttavia tradire l'intento minimalista.


"The Nest"

Elettronica, programmazioni: Steve Jansen

Basso, voce, tastiera, campionamenti: Marco Machera

Sintetizzatori: Eugene

Cori: Susanna Buffa



"Did You Get What You Wanted?" chiude l'opera degnamente, con effetti di nastro all'incontrario e risucchi sonori interessanti, il tutto impreziosito da un'ottima coda che lascia aperta ogni questione e non scade in una risoluzione banale. 


"Did You Get What You Wanted?"

Batteria, elettronica, percussioni: Pat Mastelotto

Voce, tastiera, basso, campionamenti: Marco Machera

Post-produzione: Bill Munyon




MARCO MACHERA - Biografia


Autore e musicista, attivo sia in studio che dal vivo (tra le varie collaborazioni, quelle con il compositore italiano TehoTeardo, il chitarrista Paul Gilbert, la cantante Chrysta Bell, con Steven Wilson). Ha frequentato per due anni consecutivi il workshop “Three of a Perfect Pair” negli Stati Uniti, sotto la guida dei musicisti (membri dei King Crimson, e non solo) Adrian Belew, Tony Levin e Pat Mastelotto. Ha aperto i concerti di vari artisti internazionali, tra cui Marillion, Stick Men, O.R.k., Adrian Belew.

Nel 2012 esce il suo primo album solista, One Time, Somewhere. L’album viene accolto favorevolmente da pubblico e critica. Steve Hackett, storico chitarrista dei Genesis, lo definisce un lavoro «veramente bello e ben realizzato». In quello stesso anno comincia una fruttuosa collaborazione con la bassista americana Julie Slick, con la quale fonderà la band EchoTest. Con questo progetto realizza diversi album ed effettua concerti in Europa e negli U.S.A.

 Con Julie Slick (EchoTest)

 

Dopo un secondo disco (Dime Novels, 2014), nel settembre del 2017 esce Small Music From Broken Windows, concept ispirato al racconto "L’estraneo", di H.P. Lovecraft. Secondo Classic Rock, l'album è tra le dieci migliori uscite italiane del 2017.

                     E ora - nel 2023 - è la volta di Dormiveglia. 

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