4/05/21

Nicola Alesini & Saro Cosentino - 'Cities'

Ecco un incontro intrigante, che non poteva che dare i suoi frutti. I viaggi, la suggestione dei paesaggi, le atmosfere etniche sono tra i punti in comune dei due musicisti in questione. E il teatro. Entrambi infatti sono stati autori anche di musiche per spettacoli teatrali. (Per la biografia di Saro Cosentino, vi rimando alla nostra recensione di TV Dinner.)



I sette brani di Cities recano nomi di altrettante città e, considerate la preparazione e le caratteristiche dei titolari del progetto, non potevamo che aspettarci questi godibilissimi dagherrotipi in movimento, queste impressioni oscillanti. 
Nicola Alesini (Sanremo, 1947) lo conosciamo dagli Entropia, gruppo romano dedito alla ricerca di nuove sonorità nell’ambito dei ritmi e delle melodie della tradizione mediterranea. Il sassofonista-clarinettista ama esplorare le molteplici espressioni sonore dei fiati con l'apporto di effetti elettronici.
Saro Cosentino (qui al fretless bass, alle chitarre, alle tastiere e al programming) è un altro veterano di #jazz e #sperimentazione. (Ancora una volta: vedi la recensione di TV Dinner, album by Saro Cosentino & Mino Di Martino). Nato nel 1960, il compositore romano è riconosciuto a livello mondiale dagli esperti e gli usufruitori della musica d'avanguardia. (Saro Cosentino Music, su Youtube.)
Tra l'altro ha già fatto un album con lo stesso Alesini: Athmos Sphere (with Joao Filipe and Nicola Alesini - 2017). Per tacere dei vari soundtrack cinematografici, le musiche per la TV e il teatro, i lavori con Franco Battiato ecc.

Cosentino  Alesini



NICOLA ALESINI - SARO COSENTINO

          Cities

CD - Cod.: MPRCD095 - Barcode: 8001902100951

Etichetta: M.P. & Records - Anno: 2021
 Esce il 12 aprile 2021 - M.P. & Records



 


Cities: poco più di mezz'ora e... tutto il mondo. Quello conosciuto. Si comincia con il brano "Genova" ed è come se il suono, nell'intro, volesse penetrare nei meandri dei carrugi, avanzando e smuovendo ogni cosa come le onde; finché non parte la melodia. Melodia che viene trasportata, in tutte le tracce, ora dal clarinetto basso, ora dal "curved soprano sax Yanagisawa SC991". È Nicola Alesini a sprigionare la magia, a portarci nel blue... e nel blues, accompagnato da un altrettanto ispirato Saro Cosentino
Da Genova passiamo alla drammaticità di Istanbul, e quindi arriva "Lisbon", traccia che rispecchia appunto la regione e la città di Lisbona, senza troppa saudade in realtà... Questa, la saudade, ha invece traslocato nella cornice giocosa di "Palermo", città viva pur con la sua tristezza a strascico. "Praga" poi assume la natura di un classico;  è una composizione davvero bella, convolvoli di note. Infine "Venezia": Venezia come vista dal vaporetto, con un senso di sospensione. 
Ci sono citazioni disseminate qua e là, poche ma riconoscibili. Perché questo viaggio è anche un indagare la musica jazz, nelle sue articolazioni geografiche e stilistiche. 

Alesini fa uso degli electronic loops, per chi predilige il minimalismo.

Dall'interno del libretto





Che altro aggiungere? Si tratta di composizioni di pregio, spesso eteree e trasognate. I due artisti rinunciano al groove, rinunciano al rhythm and blues, e le città sembrano essere osservate a volo di uccello, in maniera tranquilla e distaccata (vedi ad esempio "Roma", traccia n. 6).




       Alcuni esempi di lavori trascorsi dei due musicisti:

   Nicola Alesini: "Annapoli"




   Saro Cosentino: "From Far Away" (featuring Peter Hammill)



   Saro Cosentino - Mino Di Martino: "Sheltering Sky"



   Nicola Alesini & Pier Luigi Andreoni feat. David Sylvian: "The Golden Way"



NICOLA ALESINI (piccola presentazione)

Ecco un altro musicista che ha iniziato relativamente tardi a suonare (vedi il nostro articolo su Lorenzo Giovagnoli). "Mi sono laureato in fisica teorica e ho insegnato per trentadue anni. I due mestieri per un lungo periodo si sono sovrapposti, poi c’è stata una dissolvenza incrociata, sono andato in pensione come insegnante e ho continuato a fare solo il musicista. Avendo iniziato tardi, intorno ai trent’anni, ho sempre avuto il complesso dell’autodidatta..."

A noi importa soprattutto che ci viene regalato un sax a dir poco cosmico. Usufruiamo del prolungamento delizioso delle note: si sente subito che questo musicista ha un rapporto di carattere mistico con lo strumento. Il lirismo non manca mai ed era già risaltato in album precedenti (la sua discografia include tra gli altri un tributo a Fabrizio De André registrato con i Radiodervish: FdA). Cosa ci si offre? Jazz e musica popolare, ambient e world music. Sicuramente lo scandinavo Jan Garbarek è un punto di riferimento per Alesini.
Visionarietà, magia, suggestione sono le cifre stilistiche delle sue composizioni e del suo fraseggio certamente lirico, come abbiamo visto, ma sempre netto, graffiante.

Mentre di Cosentino vengono giustamente ricordate, in primis, le sue collaborazioni con Battiato (è stato anche coautore di alcuni brani del genio siciliano), di Alesini dobbiamo specificare che ha lavorato con musicisti del calibro di Glen Velez, Hans Joachim Roedelius, David Sylvian, Roger Eno, David Thorn, Harold Budd, Steve Jansen, Richard Barbieri. Peraltro, Sylvian ha inserito due brani di Nicola Alesini nel suo doppio album antologico Everything and Nothing, del 2000.




 

Dalle note della M.P. & Records:

... Ne deriva la ricerca, spesso difficile, di trovare una identità all’interno di una situazione preordinata, come sottolineano le citazioni, inserite nel libretto, di Italo Calvino (nel libretto a pagina 4), di Nicola Alesini (nel libretto a pagina 8) e di Vannuccio Zanella (nel libretto a pagina 6).

Prodotto da Nicola Alesini e Saro Cosentino, realizzato da Vannuccio Zanella per M.P. & Records, progetto grafico e layout di OndemediE.

In uscita il 12/04/2021 per M.P. & RECORDS, distribuzione G.T. MUSIC DISTRIBUTION di Antonino Destra.


Musicisti:
Nicola Alesini: sax soprano, clarinetto basso, loops elettronici;
Saro Cosentino: basso fretless, chitarre, tastiere, programmazione;

Massimiliano di Loreto: batteria in "Praga".

 


     TRACKLIST:

1 – Genova (per Carlo) (5:41)
2 – Istanbul (3:52)
3 – Lisbon (4:22)
4 – Palermo (4:22)
5 – Praga (4:40)
6 – Roma (3:24)
7 – Venezia (4:48)

 


Una menzione speciale per il progetto grafico e il layout! OndemediE ci ha lavorato davvero bene e ha avuto delle idee straordinarie. 





4/04/21

Per i 70 anni di Francesco De Gregori

 Uno dei cantautori che ci ha dato di più!


   "Viva l'Italia"


Francesco De Gregori è nato a Roma il 4 aprile 1951. Noi ci uniamo agli auguri e alle celebrazioni riproponendo alcuni suoi brani.

   "Niente da capire" ("Le stelle sono tante...")

   "Alice non lo sa"

   "Pablo"

De Gregori inizia a suonare al Folkstudio di Roma dove conosce, tra gli altri, Antonello Venditti, con il quale pubblica il primo album nel 1971 (Theorius Campus). Il debutto da solista è nel 1973 con Alice non lo sa ma il vero successo arriva due anni dopo con Rimmel, che diventa uno dei dischi più venduti del decennio. Nella sua carriera ha pubblicato 21 album in studio più 16 live, testimonianza delle sue esibizioni dal vivo e delle tournée condivise con amici e colleghi, da Lucio Dalla (celebre il 'Banana Republic Tour') a Pino Daniele.

   "Quattro cani"

   "Rimmel"

   "Pezzi di vetro"

   "La casa di Hilde"

L'ombra di mio padre due volte la mia
Lui camminava ed io correvo
Sopra il sentiero di aghi di pino
La montagna era verde
Oltre quel monte il confine
Oltre il confine chissà
Oltre quel monte la casa di Hilde
Hmm, hmm, hmm, hmm, hmm
Hmm, hmm, hmm, hmm, hmm

Io mi ricordo che avevo paura
Quando bussammo alla porta
Ma lei sorrise e ci disse di entrare...


 

   "Piccola mela"
 

 




   "Generale"



4/03/21

Lorenzo Giovagnoli (Odessa)

Poiché gli Odessa sono in procinto di realizzare il loro terzo album (rigorosamente puntuali, dopo dieci anni o più dall'ultimo!), vediamo chi è il loro frontman, la cui voce, molto impostata e potente, è stata spesso paragonata a quella di Demetrio Stratos.



Odessa su "HearNow"  

           Odessa su Spotify 

  Odessa su Facebook  OdessaZone

   --- e su Youtube



Ritratto di Lorenzo Giovagnoli (Odessa)


La musica è irrinunciabile. Giovagnoli, un virtuoso delle tastiere, non viene dal conservatorio, per quanto possa sembrare strano. O, meglio... non direttamente. Lui ha fatto il liceo linguistico, poi Scienze Politiche. Alle scuole di musica (con tanto di riconoscimento e borsa di studio) c'è arrivato relativamente tardi... Anche perché la vita ci pone di fronte ad aut-aut ineluttabili.



Ci sono alcuni legami imprescindibili tra gli Odessa, band che lui formò alla fine degli Anni Novanta, e gli Area: la voce innanzitutto, che ricorda quella dell'indimenticato Stratos. E poi basti pensare al celebre brano degli Area dal titolo "La mela di Odessa"...


   Lorenzo Giovagnoli e gli Odessa (allora molto giovani) in una cover degli Area (live in Urbino)



Con il suo quartetto (identico a quello iniziale: si è infatti riformato nel 2018, dopo alcune vicissitudini), Giovagnoli ha sempre presentato non solo composizioni originali, ma anche cover. Anche nel nuovo album, L'Alba della Civiltà (probabile uscita: fine estate/inizio autunno, label: Lizard Records), ci sarà una chicca... Tenete aperti gli occhi e le orecchie! Sarà una sorpresa. La cover (abilmente variata) di un brano conosciutissimo di una band Anni '70: una band italiana famosa.

Il suono degli Odessa? Una rielaborazione originale del sound progressive classico, con la chitarra e la sezione ritmica che non disdegnano la deriva heavy. Il gruppo non manca certo di esperienza, avendo collaborato con Ian Paice e Glenn Hughes (Deep Purple) ed essendo stato presente in alcuni tra i più importanti festival di prog-rock internazionali (ProgFarm, Olanda 2003; ProgSud, Francia 2003, 2004 e 2005, BajaProg, Messico 2006...). Nonché da segnalare la loro cooperazione con la Banda Militare di Stato di San Marino in un “concerto grosso” per inaugurare il nuovo anno 2007. Tra l'altro si sono esibiti nei loro "Hard Rock Legends Show", concerti che riproponevano alcuni gruppi e artisti leggendari, da Hendrix ai Dream Theater passando per Deep Purple, Led Zeppelin, King Crimson e altri. Più di recente: tour in Indonesia e a Montecarlo. Ma, perlopiù, attivi in loco.


   "L'Alba della Civiltà"


Insieme al sunnominato tastierista-cantante, la formazione viene completata  da un chitarrista, un bassista e un batterista. Si tratta di Giulio Vampa (chitarre), Valerio de Angelis (basso) e Marco Fabbri (batteria, in tour anche con The Watch). Gli Odessa, insomma, sono sempre (e di nuovo!) loro: i soliti quattro geni e amici, più Gianluca Milanese al flauto (già ospite nel loro primo disco del 1999), un guest sempre benvenuto!

Al di fuori degli Odessa, ciascuno dei componenti vanta diverse collaborazioni (ad esempio con il gruppo di Alex Carpani).


   Stazione Getsemani, album degli Odessa del 1999 (Mellow Records)


Il debutto Stazione Getsemani presenta già quella che sarà la loro impronta stilistica: un blues "pesante" sorretto dall'Hammond, e tipica ritmica sostenuta.

Nel 2009 è la volta di The Final Day - il Giorno del Giudizio (Lizard Records). Un grande output!


E ora... dieci... no, undici anni più tardi, tocca a L'Alba della Civiltà.

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Album che nasce in periodo di lockdown. 

Giovagnoli: "Anche se può sembrare stupido, avere a che fare con quella cinquantina di persone che seguivano le mie dirette su Facebook [appuntamenti settimanali con Giovagnoli alle tastiere e alla voce, della durata di circa mezz'ora], preparare qualcosa da offrire al pubblico mi ha aiutato, poiché ero in lutto sparato. Il mio formatore è morto a metà marzo, di Covid, giovane. Avevo la ragazza a Londra in lockdown. Dopo un po' è morta un'altra persona a me cara: il mio professore di conservatorio, hammondista straordinario. Sempre per il Covid..."

"Ricominciare a fare musica in quel modo è stato essenziale per me. Proprio salvifico. È lì che ho riallacciato con Loris, con Gianluca.. e a novembre mi è venuta l'idea di fare un singolo degli Odessa. Un singolo solo, ma a metà gennaio era pronto il long playing, praticamente."



Intanto ci viene dato di ascoltare il terzo pezzo bell'e pronto dell'album. Dopo gli ottimi "L'Alba della Civiltà" (che dà il nome al disco) e "Di buio e luce (parte 2)" (che segue di un ventennio la prima parte, presente in Getsemani), è la volta di "Rasoi". Al più tardi da adesso abbiamo la conferma, nonché la certezza, di avere a che fare con uno dei gruppi più importanti del nuovo rock progressivo italiano.



"Rasoi": un susseguirsi di note martellanti, che cercano di tirare fuori un po' di giocosità dagli accordi drammatici che incalzano come tuoni in un cielo apocalittico; una tempesta di crome e semicrome che giocano rincorrendosi e vorticando fino a quando non subentrano gli altri strumenti. La voce di Giovagnoli, imperiosa e sicura, ci riporta all'era dei vinili Anni '70 (è forse azzardato un paragone con gli Atomic Rooster, i Deep Purple, i Free, i Ten Years After?). Ottimo il mix e soprattutto assai felice il gioco di squadra. Il brano è alquanto composito, come c'era da aspettarsi dagli Odessa. L'intro ha una certa (presunta) levità, quasi a voler accarezzare l'ascoltatore, a "catturarlo". Il pezzo vira ben presto in direzione progressive e, come diceva un nostro amico, si sente immediatamente che "la classe non è acqua". Brividi.

L'outro ripropone bellamente l'inizio.


Lorenzo Giovagnoli (voce, tastiere)

Giulio Vampa (chitarre)

Valerio de Angelis (basso)

Marco Fabbri (batteria)


Guest: Gianluca Milanese (flauto)


Se non riescono ad affermarsi brani del genere, e a essere suonati in radio e su ogni dispositivo, possiamo chiudere baracca e burattini e smettere di parlare di musica!

Giovagnoli: "Progzilla, Terra Incognita, Italia Progressiva... Tutti gli addetti hanno gradito fin da subito gli assaggi dell'album."

Segnali concreti dalla comunità prog, dunque, la quale ha convinto Lorenzo e i suoi a procedere imperterriti nella realizzazione del disco (anche su supporto fonico, quindi, non solo in digitale), missione che questi valenti musicisti hanno deciso di compiere nonostante gli "hard times" che sappiamo. (A Pesaro e dintorni, dove la band è "based", il virus ha imperversato impietosamente.) Gli arrangiamenti dei singoli pezzi sono curati come non mai, le voci sono state ripetute e registrate più volte affinché suonassero come Giovagnoli desiderava. Davvero: qua, nei vocals, c'è tutto il bagaglio del cantante degli Odessa. Lui ha iniziato con i musical...



L'album esce per la Lizard di Loris Furlan. Dai primi tre brani che abbiamo avuto "in assaggio", riceviamo la conferma che l'attitudine hard arriva a dare un tocco di attualità ai canoni classici. Attualmente è in auge il progressive metal; perciò, il rock "tirato" degli Odessa piacerà anche alle classi meno tradizionaliste.



Sembra quasi impossibile che L'Alba della Civiltà sia un album "nato in casa". Una produzione digitale, sì, ma realizzata usando tutte le sonorità analogiche. Dal punto di vista delle tastiere, oltre al Kurzweil, che Giovagnoli usa dal 2001, si segnala l'impiego di emulatori Hammond, di Roland, di GSI (italiani, eccezionali) e IK Multimedia. Poi: Fender Rhodes e Wurlitzer, con tremolo e riverbero a molle.



Per il piano, un emulatore a livelli fisici, Pianoteq. E per gli archi i modelli Anni '70 analogici: Roland Jupiter, Solina, Roland Juno. Inoltre anche organi a transistor Farfisa.

Per un brano solo voce, tastiere e flauto, ad esempio, c'è un organo a transistor che passa per un Leslie e un riverbero a molle. Dà un'idea un po' inquietante stile fantascienza Anni '60. 



Giovagnoli ha usato la metodicità che gli hanno insegnato al corso laurea in arrangiamento e composizione... e che è ciò che ha sempre fatto da una vita. Importanti e riconoscibili le sue influenze, gli amori musicali. Un brano dal titolo "Invocazione" ha, nella parte centrale, quello che è praticamente un omaggio ai Pink Floyd e a Morricone.

Il basso e la chitarra sono stati registrati in presa diretta nella scheda audio del computer. Dopodiché il segnale pulito anche lì veniva processato dagli amplificatori virtuali.



Praticamente tutto il disco è stato ideato e arrangiato in due mesi. A risultare difficili sono state le registrazioni: come c'era da aspettarsi - viste le circostanze.

Hanno collaborato tutti i membri, a distanza. Giovagnoli mandava il brano completo di tutti, Marco gli rimandava la batteria, Gianluca il flauto, mentre Valerio e Giulio andavano a registrare a casa di Giovagnoli quando non c'era la zona rossa. Poi lui faceva un premix e consegnava il materiale a un conoscente che fa il fonico, per un mix professionale.


   Odessa - "Esilio". Da Stazione Getsemani (il loro primo album, quello del 1999). Quarantena jam, aprile 2020. 


Attention attention! Tra qualche mese esce l'album L'Alba della Civiltà (Lizard Records).



      Vita brevis, ars longa


Durante gli studi, Lorenzo Giovagnoli ha lavorato nella pasticceria di famiglia (un negozio storico: venne fondato dal bisnonno!). Quando i suoi si separarono, lui e sua madre hanno preso a Urbino un ristorante. Poi Lorenzo ha lavorato come insegnante di canto per scuole di musical e di musica. Ed è ciò che fa tuttora.

A vent'anni, mentre frequentava Scienze Politiche, ha ricoperto il ruolo di Gesù, per due anni, in Jesus Christ Superstar.

Iniziò a dare lezioni a 32 anni, dopo tre anni di studio sistematico della tecnica belcantistica, a sua volta seguito dalla sua insegnante. Successivamente ha dato un paio di esami da privatista in conservatorio: ha preso una triennale in canto jazz e la specialistica in direzione d'orchestra e arrangiamento. Nel frattempo, vincendo concorsi, ha avuto la grande opportunità di frequentare la scuola di Mogol. E ha vinto un premio a Umbria Jazz come cantante.

In conservatorio c'è entrato... a 38 anni. Una volta ottenuta la seconda laurea, in direzione d'orchestra, ha fatto un master in didattica oltre a una specializzazione in didattica per la disabilità. Lo stipendio di insegnante (precario) nelle scuole medie gli permette di pensare all'album, appunto in periodo di lockdown... dopo - a conti fatti - oltre 11 anni che gli Odessa non ne realizzavano uno. 


L'ultimo fu The Final Day (2009), che aveva fatto da seguito a Stazione Getsemani (1999, album che contiene le cover di "Caronte" di The Trip e "Alzo un Muro Elettrico" de Il Rovescio della Medaglia). Un disco ogni decina di anni: eh sì, la vita ci pone di fronte a delle scelte... 


Riesumando il cammino dell'artista: Scienze Politiche, ristoratore, insegnante di musica di canto ma anche di sostegno... 


"Alla fine, sono tutte cose che mi piacciono perché riguardano la relazione, la comunicazione e il rapporto."

E, dopo una breve pausa:

"Ma la musica è irrinunciabile".



   Odessa - "Di buio e luce (parte 1)" live at Progsud 2003. Il ProgSud si svolgeva al teatro Jas’ Rod di Pennes Mirabeau ed era organizzato da un gruppo formidabile di amici, appassionati, artisti, tecnici, musicisti, tutti accomunati, oltre che dall’amicizia, dalla passione per la musica e per il rock, in particolare progressivo. 



3/26/21

Time Haven Club - album n.1


Nel mondo germanico, intorno a Natale ai bambini si dice, per minacciarli bonariamente: "Se non fai il bravo viene Krampus!"

Iniziamo così questa recensione dell'album dei catanesi Time Haven Club, in quanto molti si chiederanno chi è questo strano personaggio al quale è dedicato il secondo brano di Gathered At Dusk.

Time Haven Club... THC! Non può essere un caso. Voi che ne dite?


In pratica, Krampus è il demone asservito da San Nicola (il Babbo Natale della tradizione occidentale). E Krampus è solito portare carbone ai piccini cattivi...

A noi, di contro, è arrivato un regalo gradevole. Gathered At Dusk consiste di otto brani di qualità, otto brani di chiaro genere progressive metal che il "Club del Rifugio del Tempo", insieme alla M.P. & Records, ha impacchettato in una confezione dalla copertina davvero suggestiva. 



Dalla pagina Facebook del gruppo, nonché dalle varie interviste e da diversi indizi sul web, si evince che l'album ha avuto una lunga gestazione, ma forse è meglio così: i particolari risultano più curati, le songs meno raffazzonate. Uno dei punti di garanzia è la presenza di Enzo "Jester" Somma, chitarrista e cantante. (Suoi peraltro i testi.)


Gathered At Dusk contiene anche i tre brani dell'EP del 2015 che per l'ensemble siciliano rappresenta una sorta di "incipit all'incipit", e che portava - e porta - il titolo Despite all this darkness. La terza traccia dell'album (e di sicuro la migliore) è appunto una di quelle dell'EP, anzi: proprio quella che aveva dato il nome all'EP. "Despite All The Darkness" vuole lanciare, sia musicalmente che nel testo, un messaggio di speranza. "Nonostante tutta l'oscurità": eh già! Potrebbe divenire l'inno di questi giorni...

 

Living in my private hell

I try to hide the heavy smell of shame

It will be the same ?


I move in a dark room / cage (Without) 

time seems to stand still , but it goes slowly


Take my hands , but leave my soul apart

I do not think I can heal

I am another me


Tired to fight in all this dark

the light reveals the truth 

that I carry within......me


We live in a time already dying

despite all this darkness

I feel the blood

under my skin


The beats of your heart can not lie

do not be afraid to say

I'm alive

despite the fading light


Never alone

Welcome my son

the only way to live

Then we'll find out


Living in my private hell

I try to hide the heavy smell of shame

It will be the same ?


I move in a dark room / cage (Without) 

time seems to stand still , but it goes slowly


We live in a time already dying

despite all this darkness

I feel the blood

under my skin


The beats of your heart can not lie

do not be afraid to say

I'm alive

despite the fading light


Never alone

Welcome my son

the only way to live

Then we'll find out



Time Haven Club - GATHERED AT DUSK (CD) 

Esce per la M.P. & Records,distribuito da G.T. MUSIC Distribution il primo album della band catanese... un sound prog ispirato dai Pink Floyd, e dai  Marillion.....

First album album for the prog rock band from Sicily.....

 

Tutto suona epico e molto suona gothik, da "Black Dot" a "Gathered At Dusk". Esempio: "Seas Of Prayer", oltre ovviamente alle tracce con voci femminili. 

Quello sottostante è ancora un "vecchio" video. Tutti i brani di Gathered At Dusk (non c'è bisogno di spiegarlo, tuttavia traduciamo ugualmente il titolo dell'album, che è anche quello della traccia n. 8: significa "Riuniti [assembrati] al crepuscolo") sono stati rimasterizzati a puntino.



La scena musicale sicula ribolle come la lava di quel vulcano che giganteggia sulla costa orientale e di sicuro i Time Haven Club sono tra i migliori. La menano della brutta. Saranno pure "ispirati da Pink Floyd, Marillon..." come si legge nella descrizione della M.P. & Records, ma il fatto è che, anche grazie alla voce e alla chitarra di Enzo Somma, loro contano tra i veri rappresentanti dell'heavy rock / prog metal. 




Questo prodotto contiene otto splendide ballate oscure, dark, e liberatrici a un tempo. Fondamentale: il lavoro di Marcello Romeo al basso. 

Il loro Gathered At Dusk non demolisce schemi ma non li asseconda neppure per intero e, come accennato, è un disco che arriva da lontano. 

Dal 1991 al 1998 esistevano i Golconda; nel 2003 sono nati i Time Haven Club. Varie vicissitudini bloccarono il progetto per un buon decennio (!) ma i ragazzi (gli stessi!) si riunirono con la ferma convinzione di dover e poter riaffermare la propria volontà.


Quando si giunge alla traccia n. 3, "Despite All This Darkness", sembra che il quintetto dia la stura a una nuova coscienza, una nuova realtà. Le chitarre acquisiscono un'epicità (adesso sì) davvero pinkfloydiana, il tempo si dilata, gli attributi dei singoli musicisti crescono, la voce di Somma sembra voler cantare anche per le generazioni future.

Ecco alcune altre riflessioni che abbiamo svogliatamente scribacchiato durante l'ascolto:

... il tempo si dilata, impronta gilmouriana qua e là, ma profondità autoidentificativa con quel quid di "sballataggine" che (proprio nell'anno di Dante!) fa oscillare l'ascoltatore da una parte dell'Inferno all'altra, forse con qualche puntatina nel Purgatorio. E no, il Cielo Supremo lo vediamo soltanto guardando in alto.
Qualche richiamo agli Evanescence, e non vuole essere una critica. Anzi...! Il Paradiso? Esiste, esiste, ma è lontanissimo...

E:

 Certamente noi li poniamo più vicini a band heavy metal come gli Iron Maiden, i Megadeth... pur se è chiaro il tentativo di non calpestare completamente il sentiero dei suoni ruvidi, addomesticando i brani in forma di plasma sinfonico o sinfonizzante.


   Trailer
 


Enzo Somma: voce e chitarre

Marcello Romeo: basso

Salvo Savatteri: chitarra solista

Gino Asero: tastiere

Concetto Santonocito: batteria

Valeria Ronsisvalle e Chiara Monaco: voci su "Almost Me"; Chiara Monaco: voce su "Gathered at Dusk".



      TRACKLIST:

 

1. Black Dot (9:07)

 

2. Dance Of Krampus (7:21)

 

3. Despite All This Darkness (12:03)

 

4. Untold Memories (7:33)

 

5. Seas Of Prayer (6:39)

 

6. Almost Me (5:00)

 

7. The White Page (6:51)

 

8. Gathered At Dusk (11:16)


M.P. & Records con distribuzione                         BUY!   

G.T. MUSIC DISTRIBUTION , edizioni musicali MICIO

POLDO.



Altri due testi di canzoni:



Dance Of Krampus


Down, down in the bowels

i can see my roots

oh, how I feel far away

stranger even to myself 


Memories dancing in this morning 

one step from every day

oh, how I feel far away

step by step

I sing alone...

My dance of Krampus


I fall, i fall in my nightmares

running away from my rooms

how many years of decay

I spent to live another day 


I await the night to embrace the darkness

demons start to move

oh, they are closer to me

dead by dawn

I walk alone in

My dance of Krampus

Oh...in my dance of Krampus


Down, down in the bowels

i recognize my face

now i understand where i am

maybe it was just a game


I wait my turn to go beyond now

not nothing else to say

So, I wait just another day

always, always was you

My dance of Krampus

You...

My dance of Krampus


Take me home

in the land of rain and sand

take me alone

no lies,

we are the children of the dark...

We'll see beyond the veils

where there will be 

a new day

we are the children of the sun!




Seas Of Prayer


Between the lines of my black book, i know the life

I would not be buried alive as a foolish little bird.

Run in the hill but my tired legs are gone...

 I make my way through memories, but they ignore me!


Haughty my ego seeks solace in the shadows who sees behind

there are distortions in the lines, but regular and mocking grins

Seeking everywhere roads or paths of a second life

I see your lips moving, but I do not understand what it says...


High tide in the seas of prayers when the wind blows in my mind

and now in this well of tears I am alone,

cold and solitude.

I paint with my hand the dark walls of my life

I feel that is not over, please someone help me.


Afraid my ego seeks know faces and not look, not look behind

Start by lighting a fire and a look toward himself

He runs up the hill, forgetting the pain,

between the lines of his heart and those of  an old book


High tide in the seas of prayers when the wind blows in my mind

and now in this well of tears I am not alone

I found myself

I want to cry and I want to laugh,

now that the song is over and the seas sleep again, again


I will break down the limits, the limits of my mind

I'll stay awake all night it will take

A pleasant shade of madness will heal me

And now it's time to pray for me.

 Cover of old EP

 The THC-band!



Speriamo che questo gruppo rimanga insieme (nella formazione attuale!) e che ci fornisca presto nuovo cibo per le nostre notti bisognose di impulsi consolatori... e, nel contempo, di rabbia! È il crepuscolo. E noi attendiamo, "in a time already dying".


È uscito, è uscito (TG Roseto)

Time Haven Club - la loro pagina su Facebook

La loro musica su Spotify




3/13/21

The Rome Pro(G)ject

 Una telefonata a un grande musicista, qualcuno celebre nella scena progressive. "Ci stai? Suoni nel mio progetto? Anzi: nel mio Pro(G)ject?"

E molti degli interpellati hanno detto di sì. 

Così Vincenzo Ricca ha messo in piedi il suo The Rome Pro(G)ject, con tre album iniziali nel giro di cinque anni


The Rome Pro(g)ject - I  (2013) ("A Musical Walk Through The History & The Places, The Greatness & The Beauty of The Eternal City")

II - Of Fate And Glory (2016)

III: Exegi Monumentum Aere Perennius (2018) (omaggio agli appena deceduti Keith Emerson e John Wetton)


e un quarto, uscito nel 2020, che è un po' un'antologia remastered della trilogia suddetta.


I collaboratori di Vincenzo Ricca hanno nomi prestigiosi: si va dal compianto Francesco di Giacomo (Banco) a John e Steve Hackett, da David Jackson (Van Der Graaf Generator) a Richard Sinclair (Caravan, Camel), e poi ci sono David Cross (King Crimson) e musicisti di rispetto come Mauro "Narrow Pass" Montobbio, Nick Magnus... and more!

     Dall'album III:

Signori, qui è l'Antica Roma che viene narrata in forma progressive! E, sì, si tratta di rock sinfonico che, secondo il desiderio esplicito di Ricca, "deve suonare come i vecchi Genesis" o comunque sapere tanto di retroprog (noi, in molti tratti, veniamo richiamati ai Camel). 

   I Rome Pro(G)ject presentati a Prog & Dintorni, trasmissione specialistica su webradio condotta da Gianmaria Zanier

L'unica cosa che disturba - almeno chi recensisce qui - sono i recitati. D'accordo: si contano sulle dita e possono benissimo essere digeriti, ma rischiano di irritare. Ogni cosa comunque è ben pensata e non casuale e i riferimenti derivano da fonti storiche e hanno come tema eventi comprovati. "...April 21st 753 b.C." è il giorno in cui, secondo credenza, Romolo e Remo hanno fondato la caput mundi, e il testo - letto da Di Giacomo - è una trasposizione in italiano di un brano di Tito Livio (dal suo Ab urbe condita libri CXLII - "Dalla fondazione della città, 142 libri").



   The Rome Pro(G)ject, dal loro album del 2016 Of Fate And Glory.





IV - Beaten Paths Different Ways, ultimo album in ordine di tempo di The Rome Pro(G)ject, è una  sorta di summa della produzione totale del gruppo. IV offre tre brani inediti ("All Roads Lead To Rome", un instrumental con Vincenzo Ricca alle tastiere, Daniele Pomo alla batteria, Roberto Vitelli al basso e Steve Hackett alla lead guitar; "Beaten Parts" con Bernardo Lanzetti alla voce e il trio Vitelli-Pomo-Ricca; e "Vertical Illusion", altro instrumental con Steve Hackett alla chitarra e Paolo Ricca come secondo chitarrista) oltre a una seconda parte che consiste di dieci tracce riarrangiate. 
L'organicità non si discute, ma di certo i brani migliori sono quelli con il violino elettrico di David Cross ("The Oracle", con versi di Maria Grazia Spadafora e Quintus Horatius Flaccus e "476 A.C. (Song For Wetton)") nonché quelli con i fiati di David Jackson ("A Mankind Heritage" e "Invictus", quest'ultimo su test0 di William Ernest Henley [1849-1903] - leggi l'articolo su Pangea a proposito del poeta e scrittore inglese). Ha un taglio classico anche "Caracalla's Dream", dove c'è il fretless bass di Richard Sinclair.


IV è uscito sia su CD sia su vinile. Belle e suggestive le immagini della Città Eterna che adornano il libretto del CD (quello noi possediamo!). Conoscendo l'interesse nel mondo - soprattutto nella cultura anglosassone - che vige per la storia antica di Roma, non è da escludere che l'operazione (ormai vasta) di Ricca, iniziata nel 2013, abbia già attirato attenzioni anche da parte di chi non è necessariamente un conoscitore del prog-rock.


L'intera formazione dell'album:

Vincenzo Ricca – keyboards, vocals, bass




And:
Steve Hackett – electric guitars
Nick Magnus – piano, keyboards
David Jackson – saxophone & flute
John Hackett – flute
David Cross – electric violin
Bernardo Lanzetti – vocals
Richard Sinclair – vocals, fretless bass
Billy Sherwood – bass, drums

More:
Franck Carducci – 12-string guitar & bass
Paolo Ricca – electric guitar
Roberto Vitelli – bass, Moog Taurus pedals
Daniele Pomo – drums
Jerry Cutillo – flute
Giorgio Clemetelli – acoustic guitar
Mauro Montobbio – electric & classic guitars
Luca Grosso – drums
Lorenzo Feliciati – bass
Riccardo Romano – piano
Danilo Chiarella – bass
Maurizio Mirabelli – drums

Per ordinare: 





Intervista in inglese a Vincenzo Ricca sul sito di una radio prog canadese

Recensioni su Prog Archives




Note del Camelot Club Store (negozio Ma.Ra.Cash):

THE ROME PRO(G)JECT (by Vincenzo Ricca) - 'IV - Beaten paths different ways'
CD Digipack  €  17.00

The Rome Pro(g)ject è il progetto ideato e sviluppato da Vincenzo Ricca, compositore e tastierista italiano nato a Cosenza nel 1962. È un rock progressivo sinfonico ben realizzato che ha visto la pubblicazione di quattro capitoli dal 2012, ispirati alla vita nella Roma Antica.  A questi album hanno partecipato numerosi ospiti della scena prog, nomi di grande spessore. I primi 3 capitoli sono interamente strumentali, mentre nel quarto album, intitolato  'IV - Beaten Paths Different Ways', troviamo tracce cantate e narrate. 'IV' contiene 13 brani di media lunghezza, suddivisi in inediti e tracce riarrangiate e vocali, ed è disponibile su CD e digitale. Il lavoro viene impreziosito dai suoni inconfondibili delle chitarre elettriche di Steve Hackett, la voce narrativa della moglie di Steve, Jo Lehmann, il flauto magico del fratello di Steve, John Hackett, il pianoforte di Nick Magnus (primo tastierista della Hackett Band),  poi l'inconfondibile narratore Francesco Di Giacomo (Banco), inoltre il basso fretless di un altro mitico musicista, cioè Richard Sinclair (Caravan, Camel, Hatfield and the North), i venti fantasmagorici di David Jackson (Van Der Graaf Generator), il basso 'Squire-style' e altro ancora di Billy Sherwood (YES, Circa), il violino elettrico di David Cross ( King Crimson )... Accanto a loro, Bernardo Lanzetti (PFM, Acqua Fragile) e, provenienti da formazioni di neo progressive: Franck Carducci, Jerry Cutillo (OAK), Daniele Pomo (RaneStrane), Riccardo Romano (RaneStrane), Roberto Vitelli (Ellesmere, Taproban), Mauro Montobbio (Narrow Pass).