1/23/25

Dagli U.S.A.: Kansas

Fondati a Topeka, capitale del Kansas (U.S.A.), nel 1970, i Kansas risultano tuttora attivi e rimangono tra i gruppi più amati non solo in America. 

I membri originari Kerry Livgren (chitarra) e Phil Ehart (batteria) unirono le loro rispettive band (Saratoga e White Clover) in un'unica formazione allargata, battezzandola Kansas, appunto. Ben presto vennero catalogati "progressive": i Kansas combinavano / combinano alla perfezione le complessità musicali del prog-rock britannico con l'anima e la strumentazione tipicamente americana. 

Si inizia con il full-lenght eponimo

Kansas

(1974)

Questo primo album è anche la pietra angolare della loro opera omnia, anche se non raggiunse mai i primi posti delle hit parade. Negli anni seguenti, brani dei Kansas come "Carry On Wayward Son" e "Dust In The Wind" (tra gli altri) avrebbero ottenuto grande successo a livello globale. Kansas vendette molto di più quando venne ristampato, dopo che il gruppo divenne famoso.

         Tracks 

   1. "Can I Tell You" (3:31)

   2. "Bringing It Back" (3:33)

   3. "Lonely Wind" (4:15)

   4. "Belexes" (4:22)

   5. "Journey From Mariabronn" (7:55)

   6. "The Pilgrimage" (3:42)

   7. "Apercu" (9:43)

   8. "Death Of Mother Nature Suite" (7:43)

 

  - Steve Walsh: lead (1,3-7) & harmony vocals, organ, piano, congas

  - Rich Williams: electric & acoustic guitars

  - Kerry Livgren: lead & rhythm guitar, piano, organ, Moog, backing vocals

  - Robbie Steinhardt: violin, lead (1,2,7,8) & harmony vocals

  - Dave Hope: bass, backing vocals

  - Phil Ehart: drums

         With

   - Jay Siegel: vocals (3)


Rock progressivo britannico mischiato al Southern Rock: l'album di debutto, introdotto da gran battage pubblicitario, avrebbe venduto gradualmente fino a essere Disco d'Oro negli Stati Uniti d'America nel 1995. Spicca il violino di Robby Steinhardt.




Song For America ​​(1975), secondo album dei Kansas, ribadisce la qualità dell'esordio discografico, avvenuto un anno prima; dunque, non si era trattata di una mera coincidenza fortuita. 

Questa opera seconda del gruppo del Midwest è il consolidamento di una proposta musicale originale e distintiva. Lo spirito dell'incipit rimane intatto e si arricchisce di un pizzico di maturità in più.

L'inconfondibile violino di Robby Steinhardt è ancora una volta il denominatore comune degli stili e degli approcci ripartiti nei vari brani. Abbiamo una prospettiva diretta ed energica, sicuramente hard rock, sia nell'urban "Down the Road" (che, con le sue chitarre vibranti [boxed] e il ritmo eletrizzante, ricorda le sonorità dei barbuti ZZ Top et similia), sia nel dinamico "The Devil Game" (una delle tracce religiose di Kerry Livgren, che qui ci mette in guardia circa le pericolose seduzioni mondane). 

Si attinge al blues nell'energica "Lonely Street". "Lonely Street" ha una melodia apprezzabile sostenuta dal basso roco e sempre in primo piano di Dave Hope e si cinge di una frenetica sfida chitarristica del duo Williams/Livgren.

Ma l'album è anche avvolto da elementi sinfonici nelle sue varie sfumature, nonché caratterizzato da temi di lunghezza non comune e da testi elaborati e profondi. La seconda traccia, "Song For America", a sfondo ecologico e dotata di una certa rabbia e volontà di rivalsa, ha un'eccellente melodia progressiva, con protagonisti i magistrali keyboards e sintetizzatori di Livgren, offrendoci uno dei migliori motivi dell'intera discografia della band. 

A "Song for America" segue la struggente e allo stesso tempo portatrice di speranza "Lamplight Symphony", dalle atmosfere malinconiche e a volte spettrali, dove risaltano ancora le tastiere di Livgren

L'album si conclude con l'epico "Incomudro-Hymn to the Atman"; e, sebbene l'assolo di batteria di Phil Ehart possa sembrare inadatto allo spirito generale della canzone, il crescendo strumentale eseguito da tutta la band nel tratto finale arrotonda l'imponenza e la concretezza di questo grandioso e straconvincente album.

      Tracks

1. "Down the Road" (3:43)

2. "Song for America" (9:59)

3. "Lamplight Symphony" (8:11)

4. "Lonely Street" (5:43)

5. "The Devil Game" (5:03)

6. "Incomudro - Hymn to the Atman" (12:12)

     

  - Steve Walsh: lead vocals (excl. 1), piano & scat vocals (1), organ, ARP synth (2,3,5,6), Moog (6)

  - Rich Williams: acoustic (2,3,6), lead & rhythm electric guitars

  - Kerry Livgren: lead & rhythm guitars (1,4-6) piano (2,3), Moog (2,3,5,6), ARP Strings (2,3,6) & synth (6)

  - Robby Steinhardt: violin, lead (1) & backing vocals

  - Dave Hope: bass

  - Phil Ehart: drums, glockenspiel (2), Moog drum & gong (6)

Masque

(1975)

Nell'occasione del terzo album, la band era entrata in una crisi d'identità. Da una parte c'erano i Kansas progressive, dall'altra quelli delle canzoni vendibili come "It Takes a Woman's Love", confezionate dietro pressione dell'etichetta musicale. 

Il chitarrista/tastierista Kerry Livgren raccontava:

"You put those on the same album, and it's like 'Who are these guys?' We wondered that too."

  - Steve Walsh: organ, piano, clavinet, Moog synthesizer, congas, lead and backing vocals

  - Kerry Livgren: lead and rhythm guitars, acoustic guitar, piano, clavinet, Moog and ARP synthesizers

  - Robby Steinhardt: violin, lead and backing vocals

  - Rich Williams: lead and rhythm guitars

  - Dave Hope: bass guitar

  - Phil Ehart: drums, percussion

        With

  - Earl Lon Price: sax (1)

 

     Tracks

1. "It Takes a Woman's Love (To Make a Man)" (3:09)

2. "Two Cents Worth" (3:10)

3. "Icarus - Borne on Wings of Steel" (6:07)

4. "All the World" (7:13)

5. "Child of Innocence" (4:38)

6. "It's You" (2:35)

7. "Mysteries and Mayhem" (4:20)

8. "The Pinnacle" (9:35)


Leftoverture

(1976)

Il quarto album in studio dei Kansas vede meno contributi compositivi di Steve Walsh, ma in compenso vediamo risaltare la prolificità di Kerry Livgren.

  - Steve Walsh: organ, piano, additional synthesizers, vibraphone, lead and backing vocals

 - Kerry Livgren: electric guitar, piano, clavinet, Moog, Oberheim and ARP synthesizers

  - Robby Steinhardt: violin, viola, lead vocals on "Miracles Out of Nowhere" and "Cheyenne Anthem", backing vocals

  - Rich Williams: electric and acoustic guitars

  - Dave Hope: bass guitar

  - Phil Ehart: drums, percussion


1977: Point of Know Return dei Kansas, album che contiene la celebre "Dust in the Wind", vede Steve Walsh sempre più in procinto di lasciare la band, in quanto si sente ormai una star.

È stato il loro album di maggior successo commerciale.

  - Phil Ehart: ercussioni, timpani, chimes, altre percussioni

  - Dave Hope: basso

  - Kerry Livgren: synths, pianoforte, chitarra elettrica e acustica, altre percussioni

  - Robby Steinhardt: violini, viola, cori, Voce principale in "Lightning's Hand", "Sparks of the Tempest" e "Hopelessly Human"

  -Steve Walsh: organo, synths, vibrafono, pianoforte, Voce principale (eccetto in "Lightning's Hand e "Sparks of the Tempest"), cori, altre percussioni

  - Rich Williams: chitarre elettriche e acustiche

Nei crediti dell'album, ogni musicista fu abbinato a uno strumento inesistente, come "gong a catena", "autogyro", "macchina fischiante di Rinaldo" e "invertitore cromatico a corpo di pisello".



Monolith

(1979)


Nei testi e anche musicalmente inferiore ai precedenti. Troppe strizzate d'occhio verso... l'easy listening, secondo la critica. In effetti è così. Un po' di progressive rock ancora c'è, comunque, e il peggio dovrà ancora arrivare.


  - Phil Ehart: batteria e percussioni

  - Dave Hope: basso

  - Kerry Livgren: chitarra e tastiere

  - Robby Steinhardt: voce e violino

  - Steve Walsh: voce e tastiere

  - Rich Williams: chitarra



Live at the Whisky
(1992)
Steve Walsh qui sotto l'evidente effetto dell'abuso di droghe e alcol. Il 'live' venne pubblicato in varie versioni "edulcorate" e con l'aggiunta di performances in cui Walsh faceva una figura migliore...
- Steve Walsh: vocals, keyboards
- Rich Williams: guitar
- David Ragsdale: violin, guitar, backing vocals
- Greg Robert: keyboards, backing vocals
- Billy Greer: bass guitar, backing and additional lead vocals
- Phil Ehart: drums, producer
Guest musicians
- Kerry Livgren: guitar on "Dust in the Wind", "Carry On Wayward Son" and "Lonely Street"
- Dave Hope: bass guitar on "Lonely Street"


Somewhere to Elsewhere

(2000)

Finalmente di nuovo un'opera succulenta dei Kansas, in questa formazione:

  - Steve Walsh: lead & backing vocals

  - Rich Williams: acoustic & electric guitars

  - Kerry Livgren: keyboards, guitars

  - Robby Steinhardt: violins, violas, lead (3,7,8) & backing vocals

  - Billy Greer: bass, lead (6) & backing vocals

  - Dave Hope: bass (2,6)

  - Phil Ehart: drum

 

Tracce:

   1. "Icarus II"  Steve Walsh  7:17

   2. "When the World Was Young"  (Walsh)  5:50

   3. "Grand Fun Alley"  (Robby Steinhardt)  4:38

   4. "The Coming Dawn (Thanatopsis)"  (Walsh)  5:44

   5. "Myriad"  (Walsh)  8:55

   6. "Look at the Time"  (Billy Greer)  5:37

   7. "Disappearing Skin Tight Blues"  (Steinhardt)  7:02

   8. "Distant Vision"  (Walsh and Steinhardt)  8:48

   9. "Byzantium"  (Walsh)  4:15

  10. "Not Man Big"  (Walsh)  8:39

  11. "Geodesic Dome" (hidden track)  (Kerry Livgren)  1:24

È il loro 14° album in studio e il primo a presentare la formazione originale dopo il poco riuscito Audio Visions del 1980. Con l'aggiunta di Billy Greer, che si era unito ai Kansas nel 1985. 

In realtà però non si ritrovarono tutti insieme durante le registrazioni: Steve Walsh, che stava lavorando al suo secondo disco solista Glossolalia, incise le tracce cantate nel proprio home studio.

In Somewhere to Elsewhere sentiremo per l'ultima volta nei Kansas sia Walsh (che abbandonò nel 2014), sia Robby Steinhardt (che prese il cappello già nel 2006).


"Cheyenne Anthem"
(live 2002, with Robby Steinhardt on violin)


Why can't you see where we are goingWhy can't you see where we have beenYou tell me the pain is still growing you tell me tell me who'll winI feel for you you know what I'm sayingBut I've got to do what's right in my head
I've got to ride ride rocket rideCarry me quick to the one's who've criedI'm a saint I'm a sinner but you decideIn desperate timesSled sled rocket sledCarry me quick to the one's who've bledI'm a saint I'm a sinner and these are desperate times
I would give my soul to carry your burdenI would give my soul cause I know you still grieveWhere will we go to hide from their blindnessWhere will we go if we don't both believeBad blood rains down we've got to take coverCold blood rains down who can find any peace  "Desperate Times" su Youtube





The Prelude Implicit

(2016)

 Piacevole sorpresa da parte di una formazione dei Kansas rinverdita: i membri fondatori e/o di lunga data Phil Ehart (batteria), Billy Greer (basso) e Rich Williams (chitarre), insieme al violinista David Ragsdale, si servono di Ronnie Platt (loro nuovo formidabile cantante) e di altri musicisti di talento e confezionano un'opera davvero ispirata. Dopo le accuse di aver "svenduto il progressive rock" che hanno fatto seguito all'album precedente, The Prelude Implicit (anche se non scevro a sua volta di tracce AOR) ha tutto quel che contraddistingue la migliore musica dei Kansas; e si può affermare che  nessuna delle 10 canzoni è debole o addirittura superflua. 

  1. "With This Heart" (4:13)

  2. "Visibility Zero" (4:28)

  3. "The Unsung Heroes" (5:02)

  4. "Rhythm in the Spirit" (5:58)

  5. "Refugee" (4:23)

  6. "The Voyage of Eight Eighteen" (8:18)

  7. "Camouflage" (6:42)

  8. "Summer" (4:07)

  9. "Crowded Isolation" (6:11)

  10. "Section 60" (3:59)

Nel digipack/Special Edition le tracce salgono a 12:

  11. "Home On The Range" (3:26)

  12. "Oh Shenandoah" (3:39)

       

  - Ronnie Platt: lead vocals, piano (6)

  - Rich Williams: electric & acoustic guitars, co-producer

  - Zak Rizvi: electric guitar, vocals, co-producer

  - David Manion: piano, organ, keyboards, sound designer

  - David Ragsdale: violin, vocals

  - Billy Greer: bass, lead vocals (8)

  - Phil Ehart: drums, co-producer


The Absence of Presence

(2020)

L'ultimo - finora - loro album in studio, che non lascia dubbi agli appassionati: secondo loro, i Kansas confermano ancora una volta di essere "America's best band". Facit: suono ricco, corposo, che tiene il passo con i giovani giganti del neoprog, e con 1-2 ballate che mirano a scalare le classifiche mondiali.


  - Ronnie Platt: lead vocals, keyboard

  - David Ragsdale: violin, guitars

  - Tom Brislin: keyboards

  -   Richard Williams: guitars

  - Zak Rizvi: guitars

  -  Billy Greer: bass, vocals

  - Phil Ehart: drums, percussion


Robby Steinhardt - Not in Kansas Anymore

Il violinista dei Kansas aveva quasi terminato il suo Not in Kansas Anymore, che era praticamente pronto per la pubblicazione, quando tristemente abbandonò questa Terra. Il suo unico output da solista, dunque, uscì postumo.
Il cast di artisti che hanno partecipato all'album è... stellare! C'è Ian Anderson (suona il flauto in "Pizzacato", a rendere il favore all'amico Robby, che aveva suonato il violino nell'album di Ian 1000 Hands), Steve Morse, Billy Cobham, Bobby Kimball dei Toto, Chuck Leavell - che fa parte della crew dei Rolling Stones -, Liberty Devitto (ha suonato la batteria in diversi successi di Billy Joel), Jim Gentry, Pat Travers, Billy Ashbaugh (Moody Blues/Pat Benatar), Lisa Fischer (corista, per lungo tempo, dei Rolling Stones) e altri.


Kansas - "Can I Tell You", 2022 version
(da: Another Fork in the Road: 50 Years of Kansas)



Sempre a proposito dei Kansas: il loro ex cantante, Steve Walsh, ha realizzato diversi album prog e uno di essi, davvero geniale, è stato ripubblicato nell'aprile del 2022... e purtroppo pochi se ne sono accorti. Glossolalia (esiste anche su vinile, doppio, in colore rosso) è un lavoro fuori dell'ordinario. Bravissimo, Walsh. Già al tempo della registrazione originale dell'album (2000) la sua ugola non era più quella che contribuì a portare al successo i Kansas, ma l'emozione e l'intensità sono ancora presenti.
Ascoltare per credere!


*********

Dicembre 2024. Gli statunitensi Kansas sono impegnati nel loro "Kansas 50th Anniversary Tour". Adesso vanno in vacanza; ma ritorneranno a calcare i palchi a fine gennaio.
Sì, gennaio 2025. Significa che sono ancora on the road!



28 album pubblicati; 5 i 'live' ufficiali. Una delle particolarità della loro musica è rimasta immutata: la presenza del violino. L'attuale membro a questo strumento è Joe Deninzon (è anche negli Stratospheerius, per i quali suona anche il mandolino e ne è il cantante).
Kansas, attuale formazione:
i membri originali Phil Ehart e Rich Wlliams (rispettivamente: batterista e chitarrista), e inoltre
Ronnie Platt (cantante, tastierista), Zak Rizvi (chitarre), Tom Brislin (tastierista, cantante), il suddetto Joe Deninzon al violino, alla chitarra ritmica e al canto, Dan McGowan al basso.


*********





Beggars Opera

 Beggars Opera: è questa la forma di scrittura esatta (e non Beggar's Opera). 

Il nome si ispira a The Beggar's Opera del poeta inglese John Gay, da cui L'Opera da tre soldi - famosissima - di Bertolt Brecht con musiche di Kurt Weill.

I Beggars Opera hanno una lunga storia, essendo stati fondati nel 1969. Sono un gruppo scozzese di rock progressivo melodico che ebbe notorietà soprattutto agli inizi degli Anni '70, rivaleggiando con i Nice e gli Emerson, Lake & Palmer nel riarrangiare celebri brani di musica classica in chiave moderna. 

Pubblicati i primi quattro album in Inghilterra, nel 1973 i Beggars si trasferiscono in Germania, dove presentano altri due LP, prima di separarsi una prima volta nel 1976. Nei (o meglio con i) Beggars Opera suonarono numerosi musicisti... 

Uno dei fondatori, Ricky Gardiner, collaborò anche con  David Bowie e Iggy Pop. 

 Davanti al Blow Up, Lussemburgo

Act One 

(1970)

Qui, nell'album di debutto, Raymond Wilson alla batteria è esplosivo! Su Raymond o Ray (l'"uomo con il kilt"!) si sa oggi poco o niente, purtroppo. Molti dei componenti originari della band esercitarono poi altri mestieri. 



   "Raymond's Road" (nel 1971 davanti alle telecamere della leggendaria trasmissione tedesca 'Beat Club')


     Waters Of Change

      (il loro secondo album, 1971)

Similmente agli Argent, i Beggars Opera rimasero - in termini di popolarità e successo - sempre dietro ai mastodonti del progressive rock. Fondati a Glasgow nel 1969, si sarebbero sciolti una prima volta nel 1975. Si riformarono brevemente nel 1980 e poi ancora nel 2007.

Martin Griffiths (voce), Rick Gardiner (chitarra e voce), Alan Park (tastiere) e Raymond Wilson (batteria e percussioni) fecero il bis dopo Act One dell'anno precedente, facendo salire a bordo Virginia Scott (Mellotron e voce) e prendendo al basso Gordon Sellar al posto di Marshall Erskine. (Sellar è qui anche alla chitarra acustica e alla voce.)


Pathfinder

(1972)

Si ha spesso l'impressione che si tratti di proto-progressive anziché progressive tout court, e tuttavia Pathfinder è, per i fan della band, un degno successore di Waters of Change. Ricky Gardiner, il chitarrista, ha qui molto più spazio. (Gardiner suonerà poi con Iggy Pop, come detto, e sarà responsabile della bella chitarra incalzante, con la battuta sulla prima nota - "celtica" -, di "The Passenger".) Nel primo album risaltavano invece le tastiere di Alan Park (allora diciannovenne e fresco di conservatorio). Il secondo album è stato quello più equilibrato, dal punto di vista di protagonismo degli strumenti.

I primi tre brani (l'intero Lato A del vinile) sono probabilmente i più indicativi. "Hobo" sarebbe stato bene pure nell'album precedente, poiché qui le tastiere dettano legge. Il pezzo tende a essere veloce, non una cosa tipica dei Beggars Opera, ma mantiene le tipiche melodie e le tipiche parti cantate. Suona un po' poppeggiante però.

La cover di "MacArthur Park" è un po' sbilenca e sembra più uno studio con variazioni del brano originale - che fu composto da Jimmy Webb e cantato dall'attore Richard Harris (fine Anni '60); ma è interessante appunto perché è una riproposta coraggiosa e non ruffiana. Le opinioni circa tale cover sono molto contrastanti. Assai ben riuscita "The Witch". Il resto del disco è tipico rock sinfonico / classic prog rock del loro tempo, pur se con qualche promessa incompiuta e sempre con quell'impronta "arty" che è il marchio di fabbrica dei Beggars Opera.



Close to My Heart

(2007)

Tra il 1970 e il 1980 gli scozzesi registrarono un totale di sette album in studio per poi sciogliersi. Nel 1996, sotto la direzione del tastierista Alan Park, fu pubblicata The Final Curtain, una raccolta di brani dal 1980 al 1991. Dopo una lunga pausa, Ricky Gardiner e sua moglie Virginia Scott, insieme al figlio Tom Gardiner, hanno rilanciato i Beggars Opera come trio e hanno pubblicato i due album Close to My Heart (2007) e Lose a Life (2010).

Lavorare su Close to My Heart costò a Ricky Gardiner  e a Virginia Scott almeno dieci anni del loro tempo. Il lavoro, quasi perfettamente bilanciato tra forte e piano, veloce e lento, offre rock progressivo melodico, sferico, impegnativo e talvolta ingombrante. La combinazione di punk rock, noise rock e pop aggiunge varietà sonora e stilistica.

  - Ricky Gardiner: guitar, bass, vocals

  - Virginia Scott: vocals, piano, Mellotron

  - Tom Gardiner: drums


Lose a Life

(2010)

Secondo gli stessi Beggars Opera, Lose a Life è una “Nano Opera based on a true story”, cioè una mini-opera basata su una storia vera. Tema dell'album: l'elettrosmog. Gardiner soffre di ipersensibilità all'inquinamento elettromagnetico e ha voluto descrivere in musica questo disagio con tutto ciò che ne consegue.

Il prog rock qui alla fine domina (echi dei Pink Floyd inclusi), arrotondato dal punk/noise rock e dal pop, con un pizzico di space rock (con tanti saluti dagli Hawkwind) e da influenze elettroniche. Alcuni brani sono inquietanti e piaceranno a chi subodora un complotto dietro alle tante antenne sui tetti ("Electrofire Invasion", "Masts on My Roof", canzoni di 11 minuti e passa). Riguardo al suono e al mix di stili, ci si sforza di mantenere l'equilibrio.

  - Ricky Gardiner: guitars

  - Virginia Aurora Scott: keyboards, vocals

  - Tom Gardiner: drums


   "Auschwitz", da Touching the Edge (2009)


Mrs Caligari's Lighter

(2012)

Questo album - l'ultimo dei Beggars Opera - parla di dimenticanza, di disfacimento mentale, ed è stato nuovamente un affare di famiglia: 

   - Ricky Gardiner: guitars

  - Virginia Aurora Scott: keyboards, vocals

  - Tom Gardiner: drums

   "Nimbus" (1971)



Homepage Beggars Opera


...

1/21/25

Rubber Tea, gruppo progressive dalla Germania

 Usciva ormai un anno e due mesi fa: il secondo album dei tedeschi Rubber Tea (da Brema)

From A Fading World


Speriamo non sia il canto del cigno di questa band di Brema, nella Germania settentrionale! Sapendo quanto è difficile riuscire a trovare una platea quantitativamente motivante anche per il grande talento dei singoli musicisti dei Rubber Tea, c'è sempre il pericolo di perderli di vista per sempre... e prima o poi purtroppo proprio ciò accadrà.
I Rubber Tea si raggruppano intorno alla frontwoman Vanessa Gross (canto, sassofono, flauto...) e, se dopo il primo album scrivemmo una recensione definendoli "una band giovane", ora hanno una maturità tale da far successo e sfondare.

Peccato che in Germania, come del resto dappertutto nel mondo, si preferisca dare spazio, sui media, a "numeri" semplicistici e spesso banali, se non addirittura volgari, ignorando così gli artisti davvero bravi che fanno musica sul serio (soltanto in Italia abbiamo non centinaia ma migliaia di esempi) e lasciando questi ultimi a macerare nel calderone dell'anonimato, costringendoli a cercare di farsi pubblicità da soli.
Loro ci provano, certo. Ma senza, spesso, trovare neppure uno straccio di locale che li faccia esibire.


From A Fading World è l'ideale continuazione dell'album di debutto Infusion e, se quell'opera era il frutto quasi spontaneo e per certi versi gioioso di un gruppo di ragazzi che hanno scoperto di avere l'abilità e i tools per esprimersi a un livello medio-alto, questo From A Fading World nasce in maniera più meditata, come una serie di parti dolorosi: è un album "coscienzioso del mondo" similmente a quell'altro, ma lo fotografa a tinte persino più 'dark', sicuramente con la convinzione certificata che non importa quanto si è in gamba e tecnicamente ineccepibili: i padroni del mondo continueranno il loro lavoro di distruzione fregandosene delle sonorità ispirate, delle arti, della creatività di sperduti ribelli nel deserto.

- Vanessa Gross: voce, sassofono, flauto - Lennart Hinz: voce, tastiere, chitarra - Jonas Roustai: chitarra - David Erzmann: basso - Henri Pink: batteria Con - Lorenz Bolle: violencello in "Ouranja Valley", "Go" e "Chaturanga" - Claudia Jiménez Ramírez: violino in "Go" e "Fading Forest" - Rostyslav Voitko: sassofono alto in "Day of Wrath", "Desert Man", "Fading Forest" e "Superhexacatalyst" - Adam Spoerhase: sassofono tenore in "Chaturanga" e "Welcome to Sunnville" - Jakob Müller: tromba in "Chaturanga" e "Welcome to Sunnville" - Niko Förster: basso tuba in "Welcome to Sunnville" - Charlotte Fiedler: flauti in "Welcome to Sunnville"