10/12/24

Odessa - 'Stazione Getsemani XXV'

 È uscito e disponibile per l'ascolto e l'acquisto:

Stazione Getsemani XXV


L'album degli Odessa su Bandcamp


È il rifacimento totale di Stazione Getsemani, il loro album di debutto del 1999, nel 25° anniversario dalla pubblicazione.

- Lorenzo Giovagnoli: voce e tastiere
- Giulio Vampa: chitarra e cori
- Valerio De Angelis: basso e cori
- Marco Fabbri: batteria e cori
- Gianluca Milanese: flauto



Un quarto di secolo dopo l'incipit della loro saga, gli Odessa sono ancora versatili, ispirati e tecnicamente al top. Il gruppo marchigiano oscilla tra Deep Purple e Area. Giovagnoli, il cantante, è stato spesso paragonato a Demetrio Stratos; e, in qualità di tastierista, lui di sicuro conta, tra le figure ispiratrici, Jon Lord.




Per celebrare l'uscita di Stazione Getsemani XXV,
andiamo a rileggerci questi articoli sulla band Odessa
È presente un'interessante intervista con Lorenzo Giovagnoli - condotta nell'occasione dell'uscita di L'Alba della Civiltà.
Ci sono inoltre le recensioni di Stazione Getsemani (l'album del debutto; 1999, Mellow Records), The Final Day (che uscì nel 2009 per Lizard and Andromeda Records) e il suddetto, più recente L'Alba della Civiltà (2021, Lizard Records).

 


 

10/10/24

Alla Corte del Re Cremisi

 Anniversario di una pietra miliare

10 ott. 1969 - 10 ott. 2024

La chiamavano musica "underground" oppure  - tipo quella dei Moody Blues - musica "pop" (il percorso dei Moody Blues li portò dal beat al pop sinfonico; o anche rock sinfonico). 

Quando uscì l'album d'esordio dei King Crimson, erano già stati pubblicati Revolver (1966) e Sgt. Pepper’s Lonely Heart Club Band (1967) ad opera dei baronetti originari di Liverpool ossia John, Paul, George e Ringo e del loro produttore, George Martin. The Nice, quartetto, poi trio dove suonava Keith Emerson, aveva stupito gli ascoltatori con The Thoughts of Emerlist Davjack (1968) e con Ars Longa Vita Brevis (stesso anno). Inoltre occorre ricordare i suddetti Moody Blues sotto la guida in studio di Tony Clarke (Days Of The Future Passed nel 1967 e In Search Of The Lost Chord 1968), i Pretty Things con il loro concept album S. F. Sorrow (1968), Procol Harum (A Salty Dog, marzo 1969) e c'erano stati i Family, i Soft Machine, i Colosseum, gli scozzesi Clouds (che più avanti influenzeranno molto lo stile dei King Crimson, specie per alcune melodie ispirate alla musica classica e al jazz)... 

E soprattutto "lui": l'album più leggendario dei californiani Beach Boys, Pet Sounds, nato addirittura nel 1966 (uscì prima di Revolver). Brian Wilson, mente dei Beach Boys, decise di lavorare di più in studio tralasciando le esibizioni dal vivo. In Pet Sounds sperimentò con strumenti insoliti come campanelli di biciclette, clavicembali, flauti, il Theremin e aggiunse pure l'abbaiare di cani.

Eppure, l'importanza di In the Court of the Crimson King non si discute. È un disco formidabile, che si lascia ascoltare a ripetizione senza mai stancare, con il suo ventaglio di stili (dall'hard rock al folk). Pete Townshend, chitarrista dei Who, lo considerò fin da subito "un capolavoro assoluto". Un brano come quello d'apertura, "21st Century Schizoid Man", è antesignano dell'alternative rock e del grunge, e i passaggi orchestrali (à la Moody Blues) nonché le canzoni non-heavy infondono ventate "eteree" e "sacrali".

Fu una partenza col botto: i King Crimson divennero immediatamente i portabandiera del progressive rock. 

Foxtrot dei Genesis, altra celebre pietra miliare, sarebbe uscito tre anni dopo...


Con questo album, i King Crimson piombarono sulla scena con un nuovo strumento che aveva fatto il suo ingresso nel panorama rock: il Mellotron.





Nel marzo 1999, Robert Fripp avrebbe messo all'asta i suoi vari Mellotron. Non ne vendette neppure uno: il leader dei King Crimson, come poi risultò, non era incline ad accettare nessuna delle offerte fatte.

  - Mellotron Mark II #113 | In the Court of the Crimson King | Thrak
  - Mellotron Mark II #232 | In the Wake of Poseidon
  - Mellotron M400 #211 | Islands | Larks ’Tongue in Aspic | Starless
  - Mellotron M400 #354 | Islands | Larks ’Tongue in Aspic | Starless
[Quando Fripp sciolse una prima volta i King Crimson nel 1974, John Wetton si unì agli Uriah Heep portando con sé questo Mellotron 400, che anni dopo Fripp avrebbe ricomprato.]
  - Mellotron M400 #1199 | Red




     King Crimson live at Hyde Park, 1969. "21st Century Schizoid Man"
             - Robert Fripp: guitar, Mellotron
             - Ian McDonald: sax, Mellotron
             - Greg Lake: vocals, bass
             - Michael Giles: drums


    I King Crimson nel 1972 al 'Beat Club', Brema (Germania) - "Exiles"

 Come tutto ebbe inizio. In breve: esisteva un duo di musicisti e cantautori - Sinfield/McDonald - ed esisteva un gruppo chiamato Giles, Giles & Fripp. L'unione di queste due formazioni portò alla fondazione dei King Crimson.

Le registrazioni di In the Court of the Crimson King avvennero tra luglio e agosto del ’69, proprio mentre i Beatles incidevano Abbey Road, consegnando al passato la loro gloriosa storia. Era un periodo pieno di eventi mirabolanti. Tanto per dirne una: i King Crimson entrarono nello studio il giorno dopo il primo sbarco sulla luna... 
Quando la band si era formata, la situazione era abbastanza improvvisata. Robert Fripp, ideatore del progetto e futuro capo indiscusso di tutte le reincarnazioni dei King Crimson, avrebbe suonato nell'album chitarra e Mellotron; la voce e il basso erano quelli di Greg Lake (poi Emerson, Lake & Palmer). E gli altri due erano in pratica musicisti di strada: Ian McDonald, polistrumentista (flautista in primis) e Michael Giles, batterista. I testi erano di Peter Sinfield, produttore e membro ufficiale del gruppo oltre che paroliere... finché Fripp, nel 1972, non gli disse di andarsene. 
[La denominazione "King Crimson" è merito suo, del colto e raffinato Peter Sinfield. È un sinonimo di Belzebù, che originariamente era il nome del dio della città di Ekron nella terra dei Filistei (vedi Antico Testamento). Baal Zebub è tradotto come "Signore delle Mosche" ed è probabilmente una corruzione del nome attuale Baal Zebul ("esaltato Signore"), che veniva usato per deridere il dio e i suoi seguaci. Tutte le forme del nome sono epiteti del dio cananeo Ba'al. Nel pensiero dualistico, questo dio possiede poteri antidivini. Appare anche nel Nuovo Testamento come il capo dei demoni. Nel Paradiso perduto del poeta inglese John Milton (1667), Belzebù è, dopo Satana, il secondo principe più alto dell'Inferno. Secondo Peter Sinfield e il leader della band Robert Fripp, Belzebù significa "uomo con uno scopo".]

 


 

La "situazione improvvisata" degli inizi è legata a doppia mandata con la storia della copertina, assai significativa. McDonald & Giles abitavano in un appartamento al terzo piano in un sobborgo londinese. Quando i componenti della band salivano o scendevano, notavano che spesso, al secondo piano, c'era un ragazzo seduto che li guardava incuriosito. (Un amico e collega di Sinfield, in realtà.) Alla fine, quando ebbero completato la stesura dell'album, proprio negli ultimi giorni, si trovarono infilato sotto alla porta d'ingresso un disegno: lo stesso che noi conosciamo come iconica cover di In the Court of the Crimson King
Il disegno piacque loro e decisero, appunto, che sarebbe stato quello a rappresentare il loro album. Purtroppo, il giovane artista (aveva frequentato la Chelsea Art School) era affetto da una malattia che lo avrebbe presto condotto alla morte. Barry Godber, questo il nome dell’autore dell’allucinante e celeberrima copertina - una sorta di Urlo di Munch in chiave psichedelica -, di mestiere era ufficialmente programmatore di computer: aveva un impiego, proprio come Peter Sinfield, alla English Electric Computers, un lavoro allora dal sapore fantascientifico. Si spense, tristemente, a soli 24 anni, nel febbraio 1970.




'In The Court of the Crimson King'
Sottotitolo: 'King Crimson . . . at 50'
Il documentario per la regia di Toby Amies
(trailer)



Reimagining The Court of The Crimson King
 
Numerosi musicisti di rango, nell'album Reimagining..., hanno contribuito a una magnifica versione-omaggio della pietra miliare del progressive rock.
1. «21st Century Schizoid Man»: Todd Rundgren, Arthur Brown, Mel Collins, Chris Poland & Ian Paice
2. «I Talk To The Wind»: Mel Collins, Django Jakszyk & Jakko M Jakszyk
3. «Epitaph»: Alan Davey, Paul Rudolph, Nik Turner, Adam Hamilton & Danny Faulkner
4.« Moonchild»: Joe Lynn Turner, Marty Friedman, Jah Wobble & Chester Thompson
5. «The Court Of The Crimson King»: James LaBrie, Carmine Appice & Steve Hillage
Bonus tracks (sul CD)
6. «21st Century Schizoid Man»: Arthur Brown, Brian Auger, Chris Poland & Ian Paice
7. «21st Century Schizoid Man» (Versione strumentale)


 

10/06/24

Ske - 'Insolubilia'

Prog gotico-romantico con momenti di maestosità sinfonica, svolte di oscuro lirismo e bei picchi canterburiani




Da Tradate in provincia di Varese viene Paolo "Ske" Botta, tastierista noto nell'ambiente progressive rock per la sua collaborazione con vari gruppi.




Insolubilia del 2021 si merita di essere preso in seria considerazione. Per questo album, "Ske" si è servito di una plètora di collaboratori: da Fabio Pignatelli (Goblin) a Nikola Nikolopoulos e Evangelia Kozoni (Ciccada), da Massimo Giuntoli (Hobo) a Thea Ellingsen Grant (Juno)... attraverso Luca Calabrese (Isidurs Bane), Tiziana Azzone (Il Giardino delle Muse) e a un'altra ventina!


    Ruggero Formenti parla di Ske e di questo suo album
 

7/16/24

Van Der Graaf Generator: "Io profetizzo la catastrofe"

Una buona compilation dei Van Der Graaf Generator che conserva tuttora la sua funzione antologica è I Prophesy Disaster del 1993.


I VDGG, descritti un tempo come un gruppo "di rock poetico e jazz" (tale fu lo slogan pubblicitario usato dalla label Charisma nel 1970), si sono elevati ben presto al di là di questa mera descrizione, sia concettualmente che musicalmente. Peter Hammill è stato addirittura di ispirazione per artisti come Johnny Rotten, Marc Almond e Nick Cave. E sono riscontrabili similitudini tra il suo stile e quello di Bowie (almeno nei testi). Anche la carriera solista di Hammill è affascinante. Però, senza Hugh Banton (tastiere), David Jackson (sax) e Guy Evans (drums), sarebbero mai decollati i Van der Graaf Generator?

Il CD I Prophesy Disaster, che abbraccia la loro carriera fino al 1978 ca., contiene brani classici della band e anche qualche traccia rara. Ottimo per chi vuole avvicinarsi al mondo di Peter Hammill & Co. e per chi vuole (ri)sentire come suonavano originariamente le loro canzoni - prima dei remaster del 2005.


- Peter Hammill: vocals, guitars, keyboards
- Guy Evans: drums
- Hugh Banton: organ, bass pedals and guitar (No 1 to 8)
- David Jackson: saxes, flutes (No 1, 8, 10)
- Keith Ellis: bass (No 1, 2)
- Nic Poter: bass (No 3, 4)
- Graham Smith: violin (No 9, 10)
- Charles Dickie: cello, keyboards (No 10)

La foto sul retro del libretto di I Prophesy Disaster





    Link correlati:

'Quando i Van Der Graaf Generator scoprirono l'Italia'


Peter Hammill (1a parte)


Peter Hammill (2a parte)


The Aerosol Grey Machine



 


7/12/24

R.I.P. Antonio Lorandi

Si è spento stamani Antonio Lorandi

(Phoenix Again)



Messaggio su Facebook di Sergio Lorandi:

  

Ciao Antonio, oggi ci hai lasciati ma il tuo grande amore per la musica non smetterà di esistere attraverso la Fenice che un'altra volta dovrà rinascere


Il saluto di Prog Bar Italia:

Riposa in pace, Antonio!

La Fenice prog di BS era già risorta una volta, dopo la morte - nell'aprile 2007 - di Claudio Lorandi (cantante e chitarrista). Nel 2010, con la ripresa dell'attività, venne aggiunto al nome quell'avverbio, "Again", che rende il gruppo così speciale e riconoscibile.

 Ora se n'è andato anche Antonio Lorandi, il bassista.

Speriamo che (Phoenix Again) voli ancora in alto!



Phoenix Again (da Brescia) - "The Bridge of Geese"

(dal vivo, Olanda 2018)


Comunicato su Facebook di B.A.S.S. (Bassisti Attempati Senza Scrupoli):


Una triste notizia. È venuto a mancare oggi l’amico Antonio Lorandi.. Chi ha avuto modo di conoscerlo, sa che persona squisita e che bravo bassista fosse…Per chi non ha avuto questa fortuna, invito ad ascoltarlo con la sua band, autrice di un rock strumentale di spessore e qualità, i Phoenix Again…


La band Logos:


Sinceramente addolorati dalla notizia della perdita di Antonio Lorandi, un'anima gentile, un grande musicista, un vero amico. Il talento al basso era solo una parte di ciò che lo rendeva speciale. Abbiamo condiviso concerti con lui e i suoi Phoenix Again: tanti chilometri e molti momenti di sincero divertimento; tante chiacchierate sui progetti musicali futuri. 

Queste righe sono il nostro saluto e il nostro ringraziamento a te Antonio, oltre che il nostro affetto e dolore per i tuoi cari in questo momento difficile. 

LOGOS


Il gruppo Prog-MI saluta l'amico Antonio Lorandi:


Antonio era sempre presente dove c'era musica, a Veruno, al Porto antico di Genova, a Milano alla Casa di Alex...  Era sempre presente anche quando non erano i suoi Phoenix Again a suonare - e non è così scontato che succeda - perché amava davvero la musica e il piccolo mondo che le gravita intorno.

Ciao Antonio, ci mancherai.

Un abbraccio a tutta la famiglia Phoenix Again.





7/11/24

Gli Entity e il loro 'Naufragio della Speranza'

Nel cinema e nella letteratura ci sono capolavori che hanno richiesto una lunga gestazione. E accade anche nella musica. Il Naufragio della Speranza (intitolato come un dipinto di Caspar David Friedrich) ha impiegato trent'anni prima di arrivare fino a noi. Un lungo viaggio nel vortice disordinato del tempo; ma se una freccia è scoccata bene, prima o poi colpisce il bersaglio. 

Di Mauro Mulas si sa quasi tutto (leggi questo nostro articolo sull'artista nuorese - click!): pianista e tastierista eclettico ma sempre con un'ammirazione per il progressive rock. Gli Entity sono un suo progetto sfarzoso che ha esordito nel 2013 con Il Falso Centro. Ugualmente che nel primo album, qui i musicisti sono:


Mauro Mulas: tastiere, percussioni, samples ed elettronica 

Gianluigi Longu: basso 

Marcello Panzino: batteria

Marcello Mulas: chitarre 

Sergio Calafiura: voce solista 



    Trailer, con l'ottimo video-editing di OndemediE
 

    "Derealizzazione" 


Si apre con "Derealizzazione", che è un brano che a volte sfiora la musica concreta. Già da questo incipit di 9 minuti si arguisce che abbiamo a che fare con un prodotto colto e, al più tardi dall'attacco del cantato (Calafiura), il nostro spirito è appagato: siamo nella buona tradizione del progressive rock italiano. Potremmo chiamare questo genere "operistica sperimentale". Vengono in mente giganti come il Banco, la PFM. Tuttavia il gruppo sardo mantiene la propria forte e maschia identità, rifiutando di scendere a patti con qualsiasi forma di compiacimento commerciale e si rivolge, pur rimanendo in una cornice di piacevolezza, a un pubblico "che la sa lunga". Ad orecchie erudite, quindi. 

"Inettitudine" è una bella mini-suite con un intro a base di pianoforte e accompagnamento orchestrale. Alto grado di lirismo (anche se il cantato non ha un testo) e poesia sonora, coadiuvati da una chitarra rock di classe (Marcello Mulas). La coda del brano è un jamming "fuori di testa".

"Cristallo" è una splendida canzone. Viene da pensare allo struggimento che aleggia nelle camerette di adolescenti solitari e innamorati di tutto (di una donna, dell'amore in sé, del mondo intero). 

L'album tocca a questo punto corde troppo importanti e rende più impegnativo il lavoro di chi recensisce. Sarebbe facile liquidare Il Naufragio della Speranza con un "bello!" e "da ascoltare!". Ci sono in quest'opera svolte e intrecci che vanno a scomodare la psiche e ricordi di altri ascolti, di esperienze di audiopercezioni trascorse. L'entità (appunto: Entity) "pesa", per quanto è seria, profonda, gravida di significati.

"Osservatorio" è l'esempio di un'antologia in sedicesima delle sonorità e delle voci musicali più solide e autorevoli che hanno finora punteggiato il percorso dell'uomo contemporaneo. 

Dopo l'intermezzo classico - classico moderno - di "Fuori dalla realtà", traccia breve ma illuminante poiché getta altra luce sull'esperienza e le conoscenze di Mauro Mulas & Co., gli Entity passano ad atmosfere all'apparenza più leggere con lo strumentale "Risveglio" - dall'inizio in veste impressionistica -, che occupa due slots; i rispettivi sottotitoli sono "Tango" e "Fuga".

L'ottava traccia è una canzone breve: "Un volto senza nome", paragonabile a un Lied schubertiano.

Il rock esplode in "Enigma": gli Entity in tutta la loro potenza. 

L'epilogo, traccia 10 - "E sarà domani" -, è un breve pezzo di preziosità espressiva. Una degna chiusura di sipario.


    TRACKLIST

1) Derealizzazione (9:05) 

2) Inettitudine (9:06) 

3) Cristallo (6:27) 

4) Osservatorio (7:48) 

5) Fuori dalla realtà (1:22) 

6) Risveglio parte 1 (4:57) 

7) Risveglio parte 2 (2:31) 

8) Un volto senza nome (1:39) 

9) Enigma (5:36) 

10) E sarà domani (2:16)




Released on June 21st, 2024, by M.P. & RECORDS, distribution G.T. MUSIC DISTRIBUTION.

M.P. & Records is a brand of G.T. Music Distribution di Antonino Destra

        Via Municipio, 5 – 35019 TOMBOLO (Padova)

                        +39-49-9470749

                               email: mprecords@mprecords.it



            Biografia di Mauro Mulas

Nato a Nuoro il 31/05/1977.

Ha studiato composizione e successivamente musica elettronica presso il Conservatorio di Cagliari, diplomandosi nel 2007 con il massimo dei voti. Ha inoltre svolto numerosi studi jazz con musicisti importanti quali Dave Liebman, John Taylor, Steve Lacy, Paolo Fresu, Roberto Cippelli e Peter Waters, approfondendo lo studio del pianoforte jazz, della composizione e dell'arrangiamento.

Si è esibito come tastierista, pianista jazz e organista, collaborando con numerosi musicisti locali tra cui Massimo Ferra, Giorgio Crobu, Roberto Pellegrini, Francesco Sotgiu, Massimo Tore, Paolo Nonnis, Marco Argiolas ecc., e ha cooperato con musicisti di fama nazionale ed internazionale come Maax Furian, Max Jonata, Frank Gambale, Antonella Ruggiero, Tony Esposito, Lisa Hunt, Dario Deidda,  Pippo Mattino, Flavio Boltro, Joy Garrison, Joyce E. Yuille, Vhelade e altri.

Il suo amore per il prog rock lo ha portato a fondare, negli Anni '90, gli Entity. Il Falso Centro, pubblicato da "La Locanda del Vento" - side-label della Lizard -  nel 2013, è un lavoro già maturo pur essendo un progetto che sicuramente racchiude gli impeti e gli entusiasmi della gioventù. Il concept (ideato da Mauro Mulas insieme al bassista Gigi Longu) ha come protagonista un individuo che si accorge che la sua vita è stata guidata da regole e da convenzioni assortite; dunque, cerca di rinascere per vivere diversamente e fonda  questa nuova libertà sulla sua "morte sociale". (Ascolta su Youtube.)


Nel 2001 Mulas apre il concerto dei Jethro Tull a Cagliari con il gruppo KTL. Collabora inoltre con "Colossus Proudly", realizzando tre suites per gli album dell'Iliade A grand Piano Estravaganza del 2010, Decameron Part II del 2014 e Decameron Part 3 del 2016 - editi da Musea.

Ha lavorato per diverse associazioni di musica contemporanea come il "Centro Sardo Studi e Ricerche", "Gli amici della musica", "Spazio Musica" e "Accademia Terra" in qualità di performer, tecnico del suono e curatore di live electronics in numerosi concerti.

Ha partecipato sia come compositore sia come arrangiatore a numerose produzioni musicali pubblicate da etichette nazionali e internazionali. Si è occupato inoltre della produzione di musica per il cinema, il teatro e la pubblicità.


Altre informazioni sul musicista

 
Il dipinto di Caspar David Friedrich, pittore della Germania settentrionale. Il titolo del quadro è 'Das Eismeer' (Il Mare di Ghiaccio) ma l'opera è nota anche come Il Naufragio della Speranza

Il Naufragio della Speranza, degli Entity. 2024 


Album prodotto da Mauro Mulas e Vannuccio Zanella per M.P. & Records, il CD è distribuito da G.T. Music Distribution di Antonino Destra.

Editore: Micio Poldo. Foto di Sara Deidda, Artwork e grafica di OndemediE


    Il brano "Osservatorio" eseguito dal vivo nel 2010



Articolo del 2021 su Topolàin: Mauro Mulas... e gli Entity

Mauro Mulas su Facebook

Acquista il CD 



7/05/24

Nuova pubblicazione: 'Those about to Prog we salute you'

È uscito ufficialmente proprio oggi, 5 luglio: il secondo lavoro di Oh No, It's Prog!.

Those about to Prog we salute you - questo il titolo, che ha un suo perché - è un output ancora più coraggioso dell'eponimo Oh No, It's Prog! (vedi nostra recensione), e presenta varie parti "dark". Il chitarrista/ compositore Gianni Nicola si è servito anche stavolta di alcuni turnisti della provincia di Torino, dove risiede.

La prima prova era stata un successo, nel suo piccolo, riconfermando la validità di certe autoproduzioni che riescono molto bene se vi si investe in cuore, energia e pazienza, arrivando a sorprendere gli appassionati anche più scafati

 Ordini: gianninicola@alice.it


Those about to Prog we salute you salta fuori dopo uno iato che, per i fan di Nicola e del suo prog intenso e sentito, è durato finanche a lungo. Ma si sa: il secondo lavoro è sempre il più problematico - si tratta o di confermarsi oppure di deludere chi ha gradito molto il debutto - e, alla fine, il tempo impiegato ha ripagato l'attesa. 

Il CD è stato realizzato anche grazie al crowdfunding. La grafica è sobria ma efficiente.

Il titolo dell'opera (per alcuni forse può risultare uno scioglilingua) vuole essere un omaggio a due gruppi che Gianni Nicola ha sempre amato e ammirato: gli AC/DC e i Colosseum (quest'ultimo, come noi aficionados sappiamo, è stato tra i capostipiti dell’ondata prog e jazz-rock). 

    La title track

È un album ispirato e, come il primo, contraddistinto da un'ironia che a tratti è autoironia, anche se qui - come accennato - il suono ha i suoi momenti "oscuri", di profondità esistenziale: un sano struggimento che a noi richiama a tratti Peter Hammill. Alessandra Turri con la sua voce un po' à la Enya infonde un'impronta particolare, malinconica e lieve, alle composizioni di filigrana. D'altronde si denota anche in questo disco la tendenza di Nicola alla lullaby, alla cantilena, perciò la voce di Alessandra è molto adatta. Lei è stata "riconfermata" nella squadra, così come gli altri musicisti presenti nell'album precedente:  

Paolo Gambino, tastierista di formazione classica diplomato al conservatorio in pianoforte. Ha collaborato per dieci anni in studio e in concerto con Eugenio Finardi. Per quanto riguarda il prog, Paolo è estimatore di Tony Banks e Keith Emerson. 

Luca Pisu, bassista e affermato turnista e insegnante. Luca arriva dal mondo del punk e dello ska (per questo è un po' l'"alieno" dei Oh No, It's Prog!) ma conosce un po' tutta la musica e ha una grande ammirazione per il progressive rock. 

Emanuele Bosco, batterista di comprovata esperienza. Oltre al prog, nel suo background musicale ci sono solidi riferimenti al jazz e al funk. Ha fondato il gruppo jazz-rock Antifona, a non pochi di noi già noto.

 Il laboratorio dei sogni


I brani di Those about to Prog we salute you sono sette, per una lunghezza complessiva di 50 minuti e passa. Suggestivi effetti e grandissime tastiere, con i singoli musicisti in forma eccellente. Le gocce sparse di pianoforte nobilitano gli arabeschi contenuti nell'album, che, fin dal primo ascolto, risulta più maturo del debutto e senz'altro più autoconsapevole. 

    "Julian and the Spider"


            Analisi delle tracce


1) "Julian and the Spider": 

un brano breve, riflessivo e malinconico costruito sull’alternanza di due soli accordi. L’idea testuale nasce dalle similitudini che Nicola ha riscontrato nella vicenda di Julian Assange, il fondatore di WikiLeaks, e il mito greco di Aracne, la fanciulla che, rea di aver messo in mostra su un arazzo tutti i tradimenti e le malefatte degli dei, viene trasformata da Atena in un ragno. All’interno dell’ambasciata ecuadoriana, dove è andato a rifugiarsi, Assange viene osservato appunto da un ragno; un ragno speciale, come ci si può immaginare. Due creature all'apparenza diverse ma con un duro destino comune...


2) "Those about to Prog we salute you": 

in questa canzone Gianni Nicola ha voluto prendere in giro con affetto alcuni dei cliché del progressive rock, come ad es. i tempi dispari, gli accordi poco comuni, la teatralità dei frontmen, i testi composti da elaborati giochi di parole, ecc. Un esempio di quell'(auto)ironia di cui abbiamo parlato su.


3) "Still": 

il brano più vecchio di tutta la selezione, nato come demo strumentale durante il lockdown pandemico. Il testo, che è stato scritto appena successivamente, ha a che fare con la capacità della quiete e dello stallo, della stagnazione, di spingere un essere umano a riflettere seriamente su di sé. Gianni Nicola, abituato allo stile di vita e alla vivacità della provincia torinese a ridosso delle montagne, portando a spasso il cane durante quel triste periodo è rimasto colpito da tanta insolita immobilità e dall'inedito silenzio. Il brano descrive l'inquietante emergere del disagio interiore che tutti noi ci portiamo appresso.


4) "The Clothes Horse Sect": 

la 'Setta degli Stendibiancheria' (o 'degli Stendini' che dir si voglia). Insieme a "Those about..." è il secondo brano ironico dell'album. L’influenza viene da The Road of Bones, degli IQ. L’atmosfera cupa e cadenzata creata da Gianni Nicola non aveva ancora un testo, quando...

"Per il testo mi è venuta in soccorso mia figlia Arianna, ormai una giovane donna. Quando era adolescente, le avevo consigliato di leggere la saga della Guida galattica per autostoppisti di Douglas Adams: e le piacque molto. Dopo aver ascoltato la demo, Arianna mi disse che le era venuta un’idea e, da lì a poco, mi presentò una traccia tematica che io misi in metrica. Un uomo, rientrando una sera un po’ alticcio dalla birreria, nota qualcosa di molto strano nella casa dei vicini, persone notoriamente schive e riservate. La scoperta è quantomeno spiazzante: i vicini sono un gruppo di alieni che hanno fondato la Setta degli Stendibiancheria, un culto dedito all’adorazione del Sole, in quanto il Sole è l’unico che può garantire una perfetta asciugatura naturale al bucato. Questa setta si batte senza esclusione di colpi contro la Congrega, 'un mucchio di selvaggi che al Sole preferiscono l’asciugatrice'..." 

La cantilena iniziale con i bambini che cantano la versione inglese di 'Giro giro tondo' è un omaggio che il musicista ha voluto fare a un telefilm di fantascienza degli Anni Ottanta: Sapphire & Steel (in italiano:  Zaffiro e Acciaio). 


5) "Disappear": 

brano che risente molto dell’influenza IQ/Genesis. Si possono notare in maniera molto marcata le influenze banksiane di Paolo Gambino - soprattutto nell’intro. 

"Chiesi a Paolo una soluzione simile all’intro di The lamb lies down… e lui mi prese alla lettera, lasciandomi a bocca aperta. La tematica del brano è molto personale e tratta della voglia di sparire da questo mondo, voglia che di tanto in tanto mi pervade. Parlandone in giro, però, ho visto che si tratta di un pensiero alquanto comune a tante persone, specialmente in questi ultimi tempi…"


6) "The OtherSide of the Bed": 

il brano più lungo e personale di tutto il CD. Vent’anni fa, la separazione dalla prima compagna ha rappresentato per l'artista un terremoto dal punto di vista umano ed emotivo. Ma sulle rovine si può sempre costruire e dunque persino quell'evento è finito per rivelarsi decisamente formativo. La struttura del brano è divisa in tre sezioni.

 - Invisible wall: il talamo coniugale, ereditato da lui, è come se fosse diviso da un muro invisibile. Infatti, il protagonista si ritrova a dormire sempre dalla propria parte, mai dalla parte vuota del letto...

 - It’s a sunny day: sogni e psicoanalisi. L'io narrante passeggia un bel giorno per via Roma, strada torinese assai frequentata, tra tanta gente che fa shopping e che, come lui, si gode il bel tempo. È felice, spensierato. Avverte la presenza dell'ex, ma lei è lontanissima alle sue spalle, un puntino indefinibile nella folla. 

 - The crucial question still remains: dopo il sogno, l'uomo si ritrova di traverso sul letto. Dunque, il muro è caduto, la catarsi è avvenuta. Trascorrono due mesi e incontra il suo nuovo amore, oggi sua seconda moglie. Tempo di riflessioni e di rimuginare su qualche rimpianto: come mai la storia precedente si è conclusa in quel modo? Quali responsabilità cadono su di noi quando finisce un amore?


7) "The Curtain Call": 

ovvero, come voler rendere omaggio ai Jethro Tull di Thick As a Brick e finire con lo scrivere un brano con un ritornello dal fortissimo sapore mariachi! Il testo, in breve, parla della necessità di rallentare uno stile di vita troppo frenetico e desensibilizzante e del fatto che non è vero che il treno passi solo una volta. Quel treno passa solo una volta, sì, ma non è certo l’unico!




Informazioni, ordini: Gianni Nicola
mail: gianninicola@alice.it