E' la riproposta in doppio pack - e ovviamente digitalizzata - dei due loro dischi del 1971 e 1972. In totale 14 track. Sono gli album della svolta stilistica che avrebbe portato la "Morbida Macchina" ad avvicinarsi sempre più a una transavanguardia tipo Nucleus (molti dei membri dei Nucleus sarebbero via via entrati a far parte di questa band). Il percorso dei Nucleus e dei Soft Machine è indubbiamente simile: anche i primi approdarono infine a un suono elettronico dalle tinte funky...
Gli Anni Sessanta si stanno congedando. Con Kevin Ayers e Daevid Allen che ormai scorrazzano per conto proprio (l'australiano Allen a quanto pare non può rientrare in Inghilterra per un problema di passaporto e darà vita ai Gong in quel di Parigi) e Robert Wyatt che pensa di abbandonare il gruppo per fondare i Matching Mole (ha già inciso un album in proprio e Fourth sarà l'ultima sua collaborazione con la Machine), è il tastierista Michael Ratledge a prendere in mano le redini. Il resto della band è formata dal suddetto Wyatt - tuttora - ai drums, dal sassofonista Elton Dean e da Hugh Hopper al basso. Questi ultimi due, insieme a Ratledge, costituiranno il nocciolo del gruppo anche in Fifth.
Fourth è il loro primo disco completamente strumentale e si avvale dell'apporto di Marc Charig (tromba), Roy Babbington (contrabasso), Nick Evans (trombone), Jimmy Hastings (flauto, clarinetto) e Alan Skidmore (sax tenore). La virata decisa verso la fusion di rock e jazz - già intravista in Third - si compie qui. Il jazz rock è ovviamente presente nei primi lavori dei Soft Machine (chi non ricorda lo splendido "Out-Bloody-Rageous"?), così come in quelli di tutti gli altri gruppi della scuola di Canterbury, ma lì era contraddistinto da un sound più caldo e impreziosito dalle melodie di Wyatt. Il maggior punto in comune tra Fourth e i lavori precedenti è la razionalità elettronica di Ratledge. La psichedelia primigenea va ricercata tra le righe, e il disco non soddisfa certo i consumatori del progressive ma molto, invece, chi ama Miles Davis, Chick Corea e la musica totale.
Il primo pezzo "Teeth" è una brillante composizione arricchita dagli accenti swing del contrabasso di Babbington, che lascia poi il posto al basso elettrico di Hopper; le cascate pianistiche si alternano con le armonie dei fiati (belle le sfumature del clarinetto di Hastings) e, dopo un furioso "solo" dell'organo di Ratledge, il tutto culmina in un'improvvisazione collettiva. "Fletcher's Blemish" è anch'esso un brano di alta qualità jazzistica in cui l'elegiaco soffio del sax di Elton Dean viene sostituito da un graffiante coro di tutti gli strumenti. "Virtually", suite in quattro parti di Hopper, tradisce la lungaggine e qualche ripetizione di troppo... Insomma, siamo lontani lontanissimi dalle atmosfere di "Moon In June" e "Dedicated To You But You Weren't Listening", anche se non si può non ammirare la virtuosità di tutti.
Il primo pezzo "Teeth" è una brillante composizione arricchita dagli accenti swing del contrabasso di Babbington, che lascia poi il posto al basso elettrico di Hopper; le cascate pianistiche si alternano con le armonie dei fiati (belle le sfumature del clarinetto di Hastings) e, dopo un furioso "solo" dell'organo di Ratledge, il tutto culmina in un'improvvisazione collettiva. "Fletcher's Blemish" è anch'esso un brano di alta qualità jazzistica in cui l'elegiaco soffio del sax di Elton Dean viene sostituito da un graffiante coro di tutti gli strumenti. "Virtually", suite in quattro parti di Hopper, tradisce la lungaggine e qualche ripetizione di troppo... Insomma, siamo lontani lontanissimi dalle atmosfere di "Moon In June" e "Dedicated To You But You Weren't Listening", anche se non si può non ammirare la virtuosità di tutti.
Un senso di sospensione, di incompiutezza risolutiva, persino nell'ottica di una dimensione cool-jazzistica, si avverte in Fifth. Qui, John Marshall (ex Nucleus ed ex Jack Bruce Band) sostituisce Wyatt alle percussioni, anche se le sessions iniziali videro la partecipazione del batterista di free jazz Phil Howard. Marshall è altrettanto bravo di Wyatt e senza ombra di dubbio molto più "tecnico", ma per molti l'abbandono del folletto e membro fondatore significò l'inizio del declino dei Soft Machine. Anche in Fifth non c'è traccia dei canoni di quel rock psichedelico (per molti versi giocoso e zappiano) della prima ora. Rabbia & Energia sono sì presenti, ma, a conti fatti, Fifth ricalca senza molta fantasia il quarto album (soprattutto in "As If", "All White", "Drop"), di cui può considerarsi un pendant. Nessun timbro esistenziale bensì freddo estetismo, e l'impressione conclusiva è che i musicisti siano alla ricerca di un finale liberatorio che però non arriva.
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Un'altra voce:
«I signori di Canterbury. Esordio scoppiettante, secondo disco fondamentale, che getta le basi per il rock di Canterbury, terzo disco monumentale. Lodi infinite a Wyatt, Ayers, Ratledge e soci. Dopo Third e l'ottimo Fourth con l'abbandono di Wyatt, la virata Jazz-Rock che ha prodotto comunque buone cose (Six). Immensi.»
La "Scuola di Canterbury" comprendeva, tra, gli altri, Soft Machine (qui nella foto), Gong, Caravan e Camel
#jazzrock
"Eravamo quattro futuri bandleader e per la maggior parte del tempo eravamo in guerra gli uni con gli altri per questioni di ego: una vera e propria lotta per il potere. Avevamo tutti opinioni molto precise."(Daevid Allen)
Quando esce Fourth, sembra passato un secolo rispetto all’esordio. Abbiamo constatato che la maturità dei Soft Machine, in Third, è ai vertici, pur avendo perso qualcosa dell'"ingenuità" beateggiante dei primi giorni. Ora sta saltando fuori, decisamente, la personalità di Mike Ratledge, che inizia a svettare sulle idee di Robert Wyatt.
Il batterista dei Soft Machine non ci sarà già più al momento dell'uscita di Fifth... Ratledge cerca di avvicinarsi il più possibile agli album di Miles Davis. Wyatt, sbattuto fuori dalla sua band, fonderà i Matching Mole (che sono la vera continuazione dei Soft Machine dei primi anni). In Fifth suoneranno, al suo posto, Phil Howard sul primo lato e John Marshall sul secondo: due batteristi dallo stile diverso, che dividono il disco in due metà. Questo primo album della band senza Robert Wyatt risulta per certi versi più affine agli atti dei Nucleus, i cui componenti saranno pressoché gli stessi dei nuovi Soft Machine.
Commenti
La scena di Canterbury è ricca di capolavori...dei Soft Machine mi è piaciuto molto Third ma questo devo ancora ascoltarlo. Complimenti, bella recensione!
Ma che bella recensione! Fourth l'ho ascoltato in parte, Fifth no. E'strano, i Soft Machine mi attirano, ma non riesco a cominciare ad ascoltarli. comunque un'altra rece ci volev, e tu hai colmato benissimo la lacuna. Bravo
Fourth non è da 3, anche se Wyatt fu messo in minoranza dal resto del gruppo, il suo drumming in questo disco è eccezionale.
Third è il loro capolavoro. Fourth è un pò inferiore,ma straordinario. Fifth non l'ho ascoltato tutto.
Beh già Third è abbastanza tosto da digerire (ma comunque degno di nota), dici che dovrei beccarmi anche questi?
"Teeth" vale tutto il disco, bellissimo il filmato che gira su Youtube di loro che lo registrano in studio.
Beh, calma... Fifth è una bella schifezzuola, ma il quarto mi era piaciuto non poco. Diciamo, senza contare 5th, un bel 4/ 4 e mezzo...
Recensire insieme due dischi dei Soft Machine è in linea con la scelta di unire i due dischi in uno, e questa come quella è forse una nota di demerito, franc. D'altronde due dischi incredibilmente diversi, più che matura svolta il 4, piccolo passo falso il 5
Il voto fa media: Fourth vale ancora 3,5-4 ma fifth non mi è piaciuto affatto, delusione, per me non vale più di 2.
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