PROG BAR ITALIA ---
Prog rock italiano e internazionale.
(Progressive rock; artrock.)
11/29/20
'Cut the Tongue' del Julius Project. "La" recensione!
Chi si approccia a questo album senza conoscerne la storia, ne riconoscerà subito le coordinate a prescindere: è rock sinfonico, progressivo, melodico. E, più si va avanti con l'ascolto, più si ha il dubbio se si tratti di un'opera rock invece che di un concept, per la varietà degli "attori" e il susseguirsi di cambi di vocalists.
È un grande album (suonato tra l'altro con un bel numero di strumenti vintage... vedi in fondo all'articolo) ed è giusto non solo parlare dei suoi contenuti, ma raccontarne anche la vicenda particolare.
Un assaggio dei primi tre brani
Noi di Prog Bar, occupandoci di prog-rock sia a livello di mera passione sia professionalmente, ci siamo imbattuti in diversi individui, appassionati del genere, che, raccolta ogni loro disponibilità e facendo sacrifici oltreché investendo gran parte del loro tempo, si sono fatti un "regalo" assembrando un gruppo di musicisti per stampare un full-lenght. Ma la storia del Julius Project le batte tutte. L'incipit risale al capodanno del 1978 - come già accennato in questo nostro primo articolo a proposito di Cut the Tongue.
>> Tutti i pezzi sono stati ripresi solo nel 2014, dopo trentatré anni di “sonno” nel cassetto. E subito si è posto un problema di ordine concettuale: se rispettare lo stile originale del 1978/81 oppure adattarlo all’attualità. Abbiamo scelto la prima soluzione, quindi siamo passati a costruire una prima struttura provvisoria e a definire gli arrangiamenti, per decidere “chi suona cosa e quando”. In seguito, il coinvolgimento degli artisti è stato progressivo. Abbiamo raccolto i diversi contributi man mano che c’era l’opportunità e la possibilità. Anche per questo il lavoro ha richiesto molto tempo. <<
(Da un'intervista rilasciata da Giuseppe "Julius" Chiriatti)
Cut the Tongue è un viaggio... come quello di Rael dei Genesis in The Lamb Lies Down On Broadway. Qui c'è l'alcool, ci sono le droghe, le corse clandestine... e il protagonista, Boy, arriva all'autodeterminazione per liberarsi dai "falsi profeti".
Per inciso, la voce di Boy è della figlia di "Julius", che, con il nome d’arte di Bianca Berry, canta la maggior parte dei brani.
Bianca Berry - lead vocal
Marco Croci - bass, lead & backing vocals
Filippo Dolfini - drums
Francesco Marra - acoustic, 12 strings & electric guitar
Mario Manfreda - 12strings & electric guitar
Paolo Dolfini - keyboards, backing vocals
Julius - keyboards, lead & backing vocals
Guest Stars:
Richard Sinclair - lead vocal
Dario Guidotti - flute, lead vocal
Daniele Bianchini - lead guitar
Flavio Scansani - 12strings & electric guitar
Egidio Presicce - sax
Martina Chiriatti - the prophet's voice
Lyrics and music: Giuseppe Chiriatti
Arrangements:Paolo Dolfini
Altro trailer
TRACKLIST:
The Fog (6:27)
In the Room (3:40)
You Need a Prophet (3:30)
Mask & Money (4:23)
Welcome to the Meat Grinder (3:10)
Speed Kings (3:33)
Clouds pt. 1 (3:06)
Clouds pt. 2 (4:45)
Cut the Tongue (5:06)
The Swan (2:17)
Island (1:56)
We Know We Are Two (2:06)
I See the Sea (3:07)
Glimmers (3:55)
Castaway (1:07)
Wood on the Sand (3:06)
Wandering (1:39)
Desert Way (2:53)
I titoli sono didascalici e ci suggeriscono già le immagini che "vedremo" gustando la musica, ma, sfogliando l'album, si scoprono talmente tante sfumature e dettagli in secondo e terzo piano che ci rendiamo conto che questo prodotto artistico, questo insieme di quadri progressive, è realmente composito, nasconde storie nelle storie; con la spezia del Fantastico, della surrealtà, che va a spruzzare i momenti anche più duramente reali di Boy.
Les Paul Mini Humbucker di Daniele Bianchini
Iniziamo a guardare i dagherrotipi. "The Fog" "entra" subito in "The Room" che a sua volta lascia il posto ai cattivi maestri pronti a traviare il protagonista ("You Need A Prophet", bel brano rock che ricorda i Roxy Music) e, tra fiati sognanti, tastiere decise e chitarre anche hard, passiamo da una canzone all'altra, da una scena filmica alla prossima, come fosse, davvero, una versione di Tommy che si sposa ad Arancia meccanica e a qualche altro grande mito della cultura pop degli Anni Sessanta-Settanta. L'italianità, tuttavia, è alquanto presente, malgrado i testi in inglese. I motivi dolci, le arie soavi, non mentono...
G. Chiriatti
Un sogno, dicevamo, che dura dal 1978-79, quello di Giuseppe Chiriatti, tastierista e compositore leccese. Nel 2019 "Julius" (è il suo nickname, per chi non lo sapesse ancora) scrive l’ultimo brano, quello che dà il titolo all'album, su liriche proprie risalenti a decenni prima. E, giusto in questa traccia centrale (la nona, delle diciotto che compongono la scaletta; e, decisamente, l'apice: è una composizione ben riuscita, suggestiva, perfetta, pari forse solo a "Island", a "Wood on the Sand" e a qualche altra), si è aggiunta la straordinaria collaborazione di Richard Sinclair. Sì, proprio lui: l'ex Caravan, Hatfield and the North, Camel... uno dei protagonisti della scena prog di Canterbury. È sua la voce in "Cut the Tongue".
È stato Paolo Dolfini, ex Jumbo, ad abbracciare entusiasticamente il progetto e a dare il via alla realizzazione, consapevole che coordinare un tale lavoro effettuato a distanza tra Lecce e Milano non sarebbe stato semplice. Inoltre, Paolo Dolfini suona le tastiere in diversi brani e ne cura gli arrangiamenti.
Chiriatti e R. Sinclair
I musicisti
(tredici tra membri della band e ospiti, sparsi fra la Lombardia e il Salento)
Chiriatti ha chiamato a collaborare innanzitutto una sezione ritmica composta dal figlio di Paolo, Filippo Dolfini, alla batteria, e dal bassista e cantante Marco Croci (ex Maxophone), che hanno costruito l’impalcatura intorno a cui si struttura l'intera opera. In seguito si sono aggiunti i contributi degli ex Jumbo Dario Guidotti (al flauto e alla voce) e Daniele Bianchini (chitarra), nonché del chitarrista Flavio Scansani. Ciò, per quanto riguarda la "squadra del Nord".
In Salento, invece, oltre allo stesso Julius alle tastiere e alla voce in alcuni brani, hanno contribuito alla realizzazione del disco Francesco Marra e Mario Manfreda alle chitarre, Egidio Presicce al sax, e Martina Chiriatti, l’altra figlia di Giuseppe, alla voce.
Da aggiungere c'è che Marco Croci interpreta in maniera convincente l'organizzatore delle corse clandestine, in "Speed Kings", sesto titolo di Cut the Tongue.
Ritratto: Richard Sinclair – voce solista in "Cut The Tongue", title track.
Fin da In the Land of Grey and Pink (Caravan, 1971), è un protagonista del rock progressivo melodico e canterburiano, anche grazie alla sua voce bassa e morbida. Si è detto entusiasta di cantare "Cut The Tongue", elargendo un ennesimo gioiello della sua arte.
Altro ospite d’eccezione: Flavio Scansani, chitarra solista e 12 corde in "Glimmers" e "Wandering". Una vita a studiare e suonare lo strumento. Al liceo fonda il suo primo gruppo, ispirato dal rock classico di Ten Years After, Santana, Deep Purple. Poi, l'incontro con il progressive. Concerti in giro per l'Europa, numerose collaborazioni anche con i grandi della musica leggera italiana. È stato Paolo Dolfini a coinvolgerlo nel progetto di Julius, Cut the Tongue.
Di nuovo un ospite di tutto riguardo: Daniele Bianchini, già chitarrista dei mitici Jumbo. Ha regalato una sua perla, suonando le chitarre nella title track "Cut The Tongue".
Bianchini mise le mani sulla sua prima chitarra nel 1961. Suonò con un paio di gruppi prima di iniziare la propria avventura nel mondo prog con i Jumbo (1969). Tre album in tre anni, tante esibizioni live, e i festival di Parco Lambro nel 1975 e 1976. Il gruppo si scioglie, per tentare di riformarsi nel 1983 - proprio su iniziativa di Daniele Bianchini - con qualche cambio nella formazione. Registrazione dell'album Violini d'autunno. Segue nel 1990, con Paolo Dolfini alle tastiere, un concerto a Parigi, dal quale venne prodotto un CD live.
Negli anni '80 Bianchini fonda il gruppo Moving Music Multimediality, nei '90 produce il CD Passing By, nei 2000 il DVD Jumbo Anthology e l'album solista Poche Parole. La sua attività continua con la band Tri-On...
STRUMENTI vintage utilizzati nell'album:Hammond Organ A122 (1964), Fender Jazz Bass (1966), Gibson Les Paul (1968), Gibson Les Paul (1972), Rickenbacker bass 4001 (1975), Minimoog model D (1976), Korg Lambda (1979), Wal bass mark (1984), Fender Staratocaster (1986).
In aggiunta ci sono ovviamente gli strumenti più attuali, quali (tra le tastiere) Mellotron M4000D mini, Moog Voyager, Kurzweil PC3, Nord Stage 2...
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