Avanti e indietro negli anni per raccontare la storia dei "Moody Blues dei poveracci"
"Poor Man's Moody Blues"
Qualcuno definì i Barclay James Harvest "i Moody Blues dei poveracci". (E così si intitola anche una loro canzone.) Ma, invece del Mellotron, spesso nei loro dischi - soprattutto nei primi anni - si sente un'intera orchestra, molto più dispendiosa; peculiarità che, appunto per via dei costi, rischiò di farli andare in bancarotta...
Stuart "Woolly" Wolstenholme (tastiere e canto) e John Lees (chitarrista e canto) erano, dei quattro membri fondatori, quelli che premevano di più per un indirizzo progressive, mentre gli altri due, ossia Les Holroyd (basso, chitarra ritmica, canto) e Mel Pritchard (batteria), prediligevano lo stile AOR (più renumerativo).
I singoli componenti dei BJH finirono per litigare su ogni cosa: dallo stile musicale da perseguire ai diritti sulle canzoni; e su chi potesse usare il nome della band dopo la separazione, avvenuta nel 1998. Infine - a seguito di vari processi - si ebbero due gruppi derivativi: la "Barclay James Harvest Featuring Les Holroyd" e la "John Lees' Barclay James Harvest".
Mel Pritchard si spense nel 2004. (Infarto, a 56 anni.)
Woolly si suicidò nel 2010 (soffriva di depressione).
Tra i primi esponenti del prog-rock
Se i Barclay James Harvest fossero stati attivi oggi, non sarebbero sopravvissuti. La Harvest investì su questo gruppo (nato a Manchester nel 1969) con gran dispendio di mezzi (Mellotron, Hammond e Moog di prima qualità, orchestra, studi di registrazione al top...) e i primi 4 LP non coprirono neppure le spese. Oggi, dopo un simile poker fallimentare, non avrebbero più trovato credito presso le label. Invece, ottennero subito un contratto con la Polydor... Anche il quinto album fece cilecca; tuttavia, un loro doppio live ingranò (40simo posto in classifica: ciò significava se non altro maggiore visibilità) e da lì la band risalì nella scala dei favori del pubblico. Se non in Inghilterra, almeno nella più generosa Germania, dove, fino agli Anni Ottanta, furono molto richiesti. Il 14 luglio 1987 suonarono addirittura oltre il Muro, a Berlino Est, divenendo uno dei simboli del disgelo fra Occidente e repubbliche socialiste.
L'album Everyone Is Everybody Else (1974) è un ottimo esempio delle due anime dei Barclay James Harvest: quella "progressiva" e quella dell'easy listening.
Everyone Is Everybody Else rimane comunque uno dei loro migliori output; e ai più vecchi di noi risveglia indiscutibilmente emozioni a non finire. "Child of the Universe" e "For No One" sono brani di livello superiore nella produzione dei BJH. Les Holroyd e John Lees eccellono in "For No One" ("For No One" è una canzone di Lees con un messaggio di pace rivolto al mondo; messaggio tuttora valido, considerando la situazione globale).
Molte canzoni dei primi anni dei Barclay James Harvest risultano stupende o comunque assai valide - tutte, si può dire -, mentre più tardi poche riuscirono a eguagliarle veramente... Curiosa, e in qualche modo notevole, è la già citata "Poor Man's Moody Blues" (che, appunto, sembra un brano dei Moody Blues!).
Tra gli album, Octoberon (del 1976) si avvicina per validità più degli altri a Everybody Is Everybody Else.
Barclay James Harvest, una collezione di loro brani
Once Again (1971)
Parimenti a Mike Pinder dei Moody Blues, Woolly Wolstenholme era un autodidatta. Amava la musica di Mahler e, tra i primi a usare il Mellotron, impiegava lo strumento a mo' di sostituto dell'orchestra, anziché ricavarne suoni rockeggianti (come ad es. Robert Fripp desiderava si facesse nei King Crimson).
Woolly e John Lees si erano incontrati quando frequentavano la Scuola d'Arte e, a metà degli Anni '60, suonarono insieme in una band di rock'n'roll, prima di formare Barclay James Harvest insieme agli altri due compagni di ventura.
In Once Again le tracce migliori sono quelle ispirate da Tolkien: "Galadriel" e "Mocking Bird". Due pezzi con superbi arrangiamenti orchestrali a cura di Robert Godfrey (sì, quello di The Enid!).
Barclay James Harvest dal vivo: 25th anniversary Concert (London 1992)
- John Lees / guitar, vocals
- Les Holroyd / bass guitar, vocals
- Mel Pritchard / drums, percussion
- Kevin McAlea / keyboards, saxophone
- Colin Browne / guitar, percussion, backing vocals
(Wolstenholme, che avrebbe voluto fare una musica più progressive e meno AOR, aveva lasciato la band per essere sostituito da Kevin McAlea.)
Octoberon (1976)
Tracce:
"The World Goes On", "May Day", "Ra", "Rock 'N Roll Star", "Polk Street Rag", "Believe In Me", "Suicide?"
Bass Guitar, Acoustic Guitar, Vocals, Producer: Les Holroyd
Drums, Percussion, Producer: Mel Pritchard
Keyboards, Vocals, Producer: Stuart John Wolstenholme
Guitar, Vocals, Producer: John Lees
----> Composer Lyricist: John Lees
(Spesso i testi erano scritti da Lees, ma c'era un altro eccellente "lyricist" nel gruppo: Les Holroyd, il bassista.)
Live Tapes (1978)
Costretti a rinunciare all'orchestra perché troppo cara, i Barclay James Harvest inserirono più Moog, più tastiere varie nei loro concerti. Guadagnando in qualità, in fantasia e creatività. Sfornarono questo bel doppio live (The Live Tapes), sconfessando chi li tacciava di essere "Poor Man's Moody Blues".
La loro fortuna fu di essere accolti nella scuderia della Polydor. Nel 1973, dopo 5 anni di attività, la band era senza contratto: la Harvest li aveva scaricati. E ciò per via delle recensioni nella maggior parte negative ricevute da Baby James Harvest. Eppure, il gruppo aveva già fatto registrare diversi successi (non successoni ma successi) e dal vivo riscontrava ancora grande risonanza... L'orchestra, formata da 60 elementi, costava un occhio della testa e le registrazioni dovevano avvenire spesso separatamente (se ne occupava in prevalenza Woolly Wolstenholme, il tastierista); e decisero di rinunciarvi, o di ridurne quantomeno l'importanza.
Con la Polydor pubblicarono il quinto album, Everyone Is Everybody Else, che è tra i loro migliori in assoluto - e contiene alcuni tra i loro brani più riusciti - e l'anno successivo, nel '75, Time Honoured Ghosts, che li proiettò ancora più in alto nella classifica degli hit. Intanto si succedevano le loro apparizioni in trasmissioni seguitissime - alla BBC, presso John Peel, a The Old Grey Whistle Test...
La Polydor e le simpatie provate nei loro confronti dai funzionari della BBC: queste le due colonne che sostenettero i Barclay James Harvest durante il loro cammino da Giano bifronte (cioè: prog rock e contemporaneamente radio-friendly).
Ben visti anche in altre parti del mondo (trionfale fu la loro tournée del 1976 in Canada e negli USA), risposero con grande senso dell'humor all'accusa di essere "i Moody Blues dei poveracci", scrivendo la canzone "Poor Man’s Moody Blues": una sorta di caricatura di "Night in White Satin".
Il 1977 fu il loro anno di maggior successo commerciale, con le vendite che schizzarono verso l'apice - erano molto amati soprattutto in Germania. Quell'anno fu caratterizzato dall'uscita del loro ottavo album, Gone to Earth, contenente il fortunato single "Hymn".
"Pools of Blue" ("pozzanghere blu", più o meno) è un semplice brano dei Barclay James Harvest . Qui nella versione "ripulita" e mixata dalla Cherry Red Records, che si è occupata di riproporre molti loro lavori.
La versione di questa canzone presente nella BBC Radio Top Gear Session, registrata in data 30 luglio 1968, presenta la tipica (quasi bombastica) parte orchestrale d'accompagnamento.
Nel 1997 le canzoni dei BJH avevano un tono più disincantato rispetto a 30 anni prima, anche nei testi. Il gruppo seguiva come un sismografo i cambiamenti dell'epoca in cui i suoi componenti vivevano...
"Eroi di ieri"...
Testo:
And so the time has come,
To fight for right and wrong.
There is no one to save us from ourselves.
Along the troubled road,
A story will unfold
Of fantasy born any age of innocence.
I can see the rain begin to fall,
Watch as the wind blows,
Can you hear this voices when they call ?
Yesterday's heroes.
A game of consequence,
We have to take the chance
And do our best
To keep the past alive.
Soon we will return,
A lesson to be learned,
By those who try to keep
The flame from burning.
I can see the rain begin to fall,
Watch as the wind blows,
Can you hear this voices when they call ?
Yesterday's heroes.
Here we're helplessly searching for truth
Is it me ? Is it you ?
Will our lives just crumble away ?
I can see the rain begin to fall
Watch as the wind blows.
Can you hear this voices when they call ?
Yesterday's heroes.
Time Honoured Ghosts (1975)
I testi qui sono stati scritti in gran parte da John Lees; ma anche Les Holroyd era un buon "lyricist".
Woolly Wolstenholme faceva ancora parte della band. Il tastierista e mago del Mellotron sarebbe uscito dal gruppo nel 1979 per disaccordi circa l'indirizzo stilistico da seguire (lui era più "progressive" degli altri). Sarebbe poi stato chiamato a far parte dei John Lees' Barcley James Harvest.
Wolstenholme commise suicidio il 13 dic. 2010.
In questo album è contenuta la canzone "Titles", un bell'omaggio ai Beatles.
13. "Friend of Mine" (single version - A/B side of Polydor 2059 002 14. "Friend Of Mine/Suicide? (live)") 54:00
15. "Medicine Man" (originally released as A/B side of "BJH Live" EP) 57:03
John Lees
Les Holroyd
"Who Do We Think We Are?"
Qui c'è un po' troppo di elettronica e l'uso dell'autotune. Per certi versi, ricordano (senza l'autotune) gli Yes. A molti, questo ennesimo cambiamento di veste dei Barclay James Harvest piacque e piace...
L'album è Caught In The Light, l'anno il 1993.
Album che contiene la gradevole ballata "Forever Yesterday (Long Version)".
Drums, Percussion: Mel Pritchard
Keyboards: Kevin Mcalea
Vocals, Acoustic Guitar, Electric Guitar, Keyboards: John Lees
Vocals, Guitar, Bass Guitar, Electric Guitar, Keyboards: Les Holroyd
Composer Lyricist: Les Holroyd
Barclay James Harvest & Other Short Stories (1971)
Dopo Once Again, loro straordinario secondo album, questo terzo 'output' dei BJH non portò nessun miglioramento (secondo molti critici), non rappresentò alcun passo in avanti. Ma viene tuttavia amato dai fan. E piace anche a noi! I brani sono diversi tra loro, non formano un insieme omogeneo. Un paio di belle ballate tranquille e il resto è il suono tipico dei BJH di quegli anni.
Inizia con "Medicine Man": canzone perfetta, orchestrazione ideale.
E, continuando nell'ascolto dell'album... sì: i BJH richiamano alla mente i Moody Blues! Un bel rock sinfonico con armonie ben costruite e quasi niente cambi di tempo, una musica che spesso evoca immagini in panavision...
"He Said Love" (dal concerto a Berlino Est del 1987)
I BJH ebbero un legame stretto con la Germania e in particolare con Berlino, la metropoli tra l'Occidente capitalista e l'Est Europa "rosso". Sono passati alla storia due loro concerti: quello davanti al Reichstag (il parlamento della Bundesrepublik Deutschland, Germania dell'Ovest) nel 1980, davanti a 200.000 persone, e quello del 1987 nel Treptower Park (Parco di Treptow, a Berlino Est e dunque nell'allora DDR), davanti a un massa di spettatori quantomeno uguale.
Sembra quasi strano dunque che, nonostante la loro fama, nel 1998, dopo l'insuccesso dell'album River Of Dreams (decisamente troppo "easy" in effetti, anche se contiene "Yesterday's Heroes"), si fossero sciolti... per poi sfaldarsi in due formazioni diverse. Formazioni che vedevano da un lato Les Holroyd, dall'altro John Lees: e dunque i loro maggiori e più prolifici compositori!
Ebbene: le due anime dei BJH, appunto: quella AOR e quella progressive.
La fase prog-rock degli originali BJH si svolse dal 1972 al 1976; poi iniziò quella più "pop".
In un'intervista alla rivista tedesca Eclipsed, John Lees ammise:
"Volevamo divenire più commerciali. Le label si aspettavano questo da noi. C'era una concorrenza spietata. La legge del business non perdona!"
Mentre Les Holroyd continuava la celebrazione della band suonando dal vivo le canzoni già note dei BJH, John Lees, con la sua "John Lees’ Barclay James Harvest" (già "Barclay James Harvest Through The Eyes Of John Lees"), continuava e continua a scrivere la storia della band incidendo dischi con nuovi brani. E, dal vivo, preferisce suonare le canzoni proprie e quelle firmate dal compianto Stuart "Woolly" Wolstenholme.
Il titolo SMPT:e sta - in altro ambito - per "Society of Motion Picture and Television Engineers", ma in questo caso indica i membri della band:
Stolt, Morse, Portnoy, Trewavas.
(Di quest'ultimo è stata presa la lettera iniziale nonché la "e").
Altri leggono nel titolo: "sempiternal", "sympathetic", "sunptuaree"...
L'album - registrato a New York - è pieno di grandi idee e di energia, convinzione, bellezza. Con richiami ai grandi momenti del rock anni '60 e '70 e inserti jazzrock che rammentano la Scuola Canterburiana.
L'ultimo brano, "In Held ('Twas) In I", è una cover della canzone dei Procol Harum contenuta nell'LP di questi Shine On Brightly (1967-'68).
Canzone suddivisa così:
In > Glimpses of Nirvana (Teil 1)
Held > Glimpses of Nirvana (Teil 2)
’Twas > ’Twas Teatime at the Circus
in > In the Autumn of My Madness
I > Look to Your Soul
e che molti considerano la prima vera suite del progressive rock.
Di SMPT:e è uscita anche una "Limited Edition" con un Bonus-CD.
Formati a settembre 2013, hanno subito numerosi cambi di formazione, fino a raggiungere una stabilità a novembre 2019. Sono i Kumorigahara, un quartetto composto da Shodai Ishigaki, Viola Ito, a_Kira e Mu Japan (aka "Muchio"). La loro musica può essere considerata come un misto di Anekdoten e King Crimson. Hard prog rock.
Le idee dei Kumorigahara sgorgano soprattutto dalla mente di Shodai Ishigaki (bassista, cantante, chitarra 12 corde).
I loro brani ricordano le periferie morenti, schiere su schiere di appartamenti in cemento armato dalle pareti esterne screpolate, strade commerciali solitarie, parcheggi di biciclette davanti a ogni stazione, i vicoli stretti - spesso, vicoli ciechi - e lo scenario delle lunghe strade nazionali percorse da camion che si dirigono verso le metropoli.
Se il tuo mondo è questo, suona una canzone per farti sentire!
a_Kira, membro dei Maria Kannon ed ex JA Caesar e The Devil's House, aziona varie tastiere (organo, pianoforte, ecc.). Preziosa anche Viola Ito, chitarrista d'eccezione. E ad arricchire la tecnica solida dei sunnominati c'è la batteria potente di Japan (Dr), ossia Mu Japan, chiamato "Muchio".
"King Crimson incontra Doji Morita"
Brano prescelto da noi, da questo album 2021: "Kurigahara" ("Lacrime di coniglio")
Elenco tracce (i titoli sono qui tradotti in italiano):
1. Strada prefettizia 334
2. 3472-1
3. Nakano Dori
4. Alba sulla sabbia
5. Insetto di neve
6. Triptano
7. Lacrime di coniglio
8. Fiori di ciliegio Kawazu
Kurogahara fece un patto con il Signore dell'Oscurità all'incrocio oscuro, ove si intersecano Showa e Reiwa...
È un bel prog rock "pesante". Oltre a King Crimson e Anekdoten, si possono intuire gli influssi dei mitici Jacks (1968-69) e della cantante Doji Morita.
"Puoi sentire i passi di una nuova era in questi testi introspettivi in giapponese..." (Koichiro Iwamoto)
"Il dolce dolore della passione, le due utopie irrealizzate che si nascondono negli spazi vuoti della vita quotidiana, e la calda luce del sole attraverso gli alberi... Questa è la vendetta del rock progressivo degli Anni '80 di Doji Morita. Grande!" (Tosuke Kibata, della band Maria Kannon)
Il nostro blog vi fa tanti auguri per un felice Capodanno e un proficuo 2022!
Anticipazioni: un'intervista con il tastierista Mirko Jymi e la recensione del nuovo album degli Odessa (vedi i nostri servizi dedicati al gruppo marchigiano, e l'intervista con il bandleader Lorenzo Giovagnoli). Una serie di proposte dei migliori album usciti nel 2021. E le solite retrospettive "storiche" marcaprog-rock!
Su Amazon: il libro di Donato Zoppo dedicato alprogressive rock. Dai Beatles fino ai giorni nostri. Lettura non sempre facile, ma gli appassionati ne godranno come di una sorta di Sacro Graal.
Sempre su Amazon: Neo Prog. L'autore, Massimo Salari, parte dalle band inglesi che hanno rilanciato il genere (Marillion, IQ, ecc.), per poi allargare l'orizzonte a livello mondiale. E ovviamente italiano.
Questa è la classifica stilata da questo ragazzo (convertita in: dal disco migliore al disco peggiore):
1. Selling England By The Pound
2. A Trick Of The Tail
3. Foxtrot
4. The Lamb Lies Down On Broadway
5. Wind And Wuthering
6. Nursery Cryme
7. Duke
8. Trespass
9. And Then There Were Three...
10. Genesis
11. Invisible Touch
12. From Genesis To Revelation
13. We Can't Dance
14. Calling All Stations
15. Abacab
... e questa è la classifica diProg Bar:
1. Selling England By The Pound (1973) 2. The Lamb Lies Down On Broadway (1974) 3. Foxtrot (1972) 4. Nursery Cryme (1971) 5. Trespass (1970) 6. A Trick Of The Tail (Febbr. 1976) 7. From Genesis To Revelation (1969) 8. And Then There Were Three... (1978) 9. Wind and Wuthering (Dic. 1976) 10. Genesis (1983) 11. We Can't Dance (1991) 12. Invisible Touch (1986) 13. Duke (1980) 14. Calling All Stations (1997) 15. Abacab (1981)
Qua erano senza Peter Gabriel...
... e poi rimasero soltanto in tre (Steve Hackett lasciò il gruppo)
Sui Genesis e i loro album ovviamente ci sono molte opinioni. Chi ama il rock progressivo, preferisce il primo periodo (1970-'76 ca.); chi li apprezza di più come band poppeggiante, amerà senz'altro tutta la produzione "capitanata" da Phil Collins. Ma le sfaccettature sono numerose e ci sono anche album dei Genesis che possono inquadrarsi sotto la categoria jazz-rock.
Ecco qui - vedi video sottostante - un'altra classifica dei migliori album genesiani scelti dai fans - a cura del giornalista John Beaudin.
Classifica di una votazione indetta sempre da John Beaudin (Rock History Book):
1. Selling England By The Pound
2. The Lamb Lies Down On Broadway
3. A Trick Of The Tail
4. Wind And Wuthering
5. Duke
6. Foxtrot
7. Nursery Cryme
8. Genesis
9. Trespass
10. And Then There Were Three...
11. Abacab
12. Invisible Touch
13. We Can't Dance
14. Spot The Pigeon (1977)
15. Three Sides Lives (1982)
16. Calling All Stations
17. From Genesis To Revelation
Cominciamo con l'assolo di basso che cambiò la musica "pop".
Jaco Pastorius, "Donna Lee", brano di Charlie Parker.
Dall'album di debutto di Jaco.
Oggi sarebbe stato il compleanno di Jaco Pastorius. (1º dicembre 1951 – 21 settembre 1987)
Nick Beggs (bassista che ha suonato con Steve Hackett, Steve Howe e Steven Wilson) ha stilato una propria classifica dei 10 migliori bassisti. Vedi l'articolo (in inglese).
***
Un breve docufilm su Pastorius, che aveva una vita gravata da problemi ma che riuscì a diventare "il Jimi Hendrix del basso".
***
Jaco Pastorius - Live in Montreal 1982
***
Omaggio a Jaco Pastorius.
Tre fans avevano girato un video dedicato a uno dei loro idoli, il grande bassista Jaco Pastorius. Immagini andate perse, poi ritrovate. E, oggi, il genio di Jaco (purtroppo morto troppo giovane, come tutti ben sappiamo) risplende anche grazie a "The lost tapes".
***
Qui la grande Joni Mitchell, dall'album - registrato dal vivo - Shadows And Light (1980). Con Jaco Pastorius al basso e Pat Metheny alla chitarra. Poesia e commozione!
Per ascoltare (e vedere) l'intero concerto, clicca qui.
L'album dal titolo Hejira della Mitchell, del 1976, era stato un lavoro che comprendeva - anche quello - un cast stellare, e anche quello venne impreziosito, e non di poco, dal basso di Jaco, presente in 4 dei brani registrati in studio. Jaco Pastorius divenne per un po' il bassista fisso della Mitchell: fu presente anche in Don Juan’s Reckless Daughter (1977) e Mingus (1979).
***
... e siamo al "mercato nero" come ce lo raccontarono i Weather Report. Eh sì, qui, in "Black Market", al basso c'è Pastorius.