8/28/20

"Where Are They Now?" - The Tangent

Uno dei brani più epici del prog rock, una suite di oltre 20 minuti. Una delle composizioni progressive più belle (richiami di Canterbury... ma qui siamo già nel Terzo Millennio) ed eseguita in maniera perfetta. "Where Are They Now?". 

The Tangent, 2009. Con Andy Tillison naturalmente (suoi i testi:  suggestivi e significanti come sempre).

E con Theo Travis ai fiati.


The Tangent sono nati nel 2002 dalla fusione di due ex membri dei Parallel or 90 Degrees (i tastieristi Andy Tillison e Sam Baine) e tre ex membri dei Flower Kings (il chitarrista Roine Stolt, il bassista Jonas Reingold e il batterista Zoltan Csörsz). La formazione ha conosciuto negli anni vari rimescolii; tra l'altro sono entrati poi in The Tangent David Jackson (ex sassofonista dei Van der Graaf Generator) e il polistrumentista Guy Manning.



Di questo supergruppo britannico è uscito il 21 agosto un nuovo album: Auto Reconnaissance

Qui il trailer.



Membri attuali:

Andy Tillison (keyboards, vocals)

Theo Travis (saxophone, flute)

Luke Machin (guitar)

Jonas Reingold (bass guitar, vocals)

Steve Roberts (drums)


Foto: Göran Edman, noto cantante svedese, è stato special guest nell'album Proxy (2018).



La copertina e l'artwork di Auto Reconnaissance sono del celebre artista digitale surrealista Ed Unitsky, le cui opere sembrano essere fatte apposta per gli album di prog-rock. (Debuttò nel genere musicale proprio con la copertina del primo album di The Tangent, The Music That Died Alone.) Anche gli italiani O.A.K. si sono serviti della sua raffinata fantasia.




The Tangent - discografia

2003 - The Music That Died Alone

2004 - The World That We Drive Through

2005 - Pyramids And Stars (album dal vivo)

2006 - A Place In The Queue

2008 - Not As Good As The Book

2009 - Down And Out In Paris And London

2011 - COMM

2013 - Le Sacre Du Travail

2015 - A Spark In The Aether

2017 - The Slow Rust Of Forgotten Machinery

2018 - Proxy 

2019 - Auto Recoinnassance 


Ed Unitsky pagina ufficiale su Facebook

Ed Unitsky Fanpage


The Tangent Homepage

Foto: Luke Machin





Foto: Tillison, Machin, Travis 

     "San Francisco" è del 2015...


   ... e questo "The Music That Died Alone", uno dei loro brani più celebri, risale al primo album, del 2003


8/16/20

Woodstock 1969 - Statistiche, partecipanti, record


Gli organizzatori
Joel Rosenman
John "Jock" Roberts
Michael Lang
Artie Kornfeld






Altre figure decisive

Max Yasgur (a lui apparteneva il terreno dove si svolse il festival)
Stanley Goldstein ("cacciatore di teste" della crew di Woodstock)
Bill Hanley (tecnico del suono)
John Morris (si preoccupò di coordinare la produzione e ingaggiò i cantanti e i gruppi)
Wesley Pomeroy (capo della sicurezza)
Wavy Gravy (vero nome: Hugh Romney; capo degli Hog Farmers, incaricati al servizio d'ordine)


Guadagni / Perdite
(dati del settembre 1969)
Entrate: 1,4 milioni di dollari
Uscite: 2,7 milioni di dollari
Differenza: - 1,3 milioni di dollari



 

  




Prezzi dei biglietti

Biglietto per un giorno: 7 dollari
Per due giorni: 13 dollari
Per tutt'e tre i giorni: 18 dollari


  
  
  



Lista delle spese

Pubblicità: 200.000 dollari
Impianti suono e luci: 200.000 dollari
Paga per i musicisti: 155.000 dollari
Assicurazioni: 65.000 dollari
Affitti: 50.000 dollari per la fattoria di Yasgur, 50.000 dollari altre spese di affitto
Connessione telefonica: per il terreno del festival a Bethel: 20.000 dollari; per il terreno del festival a Wallkill: 18.000 dollari
Costo dei biglietti rimborsati: 25.000 dollari
"Offerta" yippie: 10.000 dollari
Altro (alimenti e bevande, spese mediche, elicottero shuttle): 600.000 dollari
Ancora varie e diverse: 1,3 milioni di dollari per tutta una serie di costi di produzione, inclusi la paga per 1.000 tra operai e aiutanti operai e 500.000 dollari per il trasferimento delle strutture da Wallkill (la sede prevista in un primo momento) a Bethel



Ingaggi per cantanti e band

Somma maggiore: 18.000 dollari per Jimi Hendrix
Somma minore: 375 dollari per i Quill, un gruppo discretamente sfortunato





Cifre supplementari

Visitatori: 500.000 (dei quali 186.000 paganti, 300.000 non paganti)
4.062 possessori di biglietti che non raggiunsero mai il luogo dove si svolse il festival e vennero risarciti, almeno parzialmente
Sulla strada che portava a Woodstock si formò un ingorgo di 27 chilometri
Fino a 24 chilometri occorreva percorrere a piedi per raggiungere il terreno del festival dopo aver parcheggiato l'automobile
Furono piazzati in tutto 600 wc
18 medici vennero reclutati all'inizio, ma già al secondo giorno furono chiamati - e trasportati in elicottero - altri 50 medici
Durante i tre giorni della manifestazione si segnalarono due nascite, due aborti e 4 casi di decesso
6.000 furono gli spettatori che dovettero sottoporsi a cure mediche
450 bovini scapparono dai pascoli limitrofi
Per la sicurezza vennero impiegati 36 agenti del New York Police Departement, 150 poliziotti volontari, 100 sceriffi dei paraggi nonché 100 tra nazionalgardisti e aiutosceriffi
30.000 sandwich furono preparati e distribuiti dalle donne della comunità ebraica di Monticello
Tramite un elicottero dell'esercito vennero portati sulla zona 600 chili di provvigioni addizionali
La paga oraria degli aiutanti era di 1,60 dollari (un dollaro e sessanta centesimi)

  
  
  
  
  




Band e cantanti famosi che non parteciparono a Woodstock
The Beatles
The Jeff Beck Group
The Doors
Chicago Transit Authority
Bob Dylan
Free
Iron Butterfly
Tommy James & The Shondells
Led Zeppelin
The Moody Blues
Procol Harum
Paul Revere & The Raiders
The Rolling Stones
Spirit



Brani più celebri di Woodstock 1969

"The Star-Spangled Banner" (Jimi Hendrix)
"With A Little Help From My Friends" (Joe Cocker)
"Freedom" (Richie Havens)
"I'm Goin' Home" (Ten Years After)
"Soul Sacrifice" (Santana)
"The 'Fuck' Cheer" / "I-Feel-Like-I'm-Fixin'-To-Die-Rag" (Country Joe Mc Donald)
"Goin' Up The Country" (Canned Heat)
"I Want To Take You Higher" (Sly & The Family Stone)
"Wooden Ships" (Crosby, Stills, Nash & Young)
"Let The Sunshine In" (spettatori)



  
  
  



Link: Woodstock - 50 anni fa il raduno musicale del secolo, e ora... il flop delle celebrazioni!

54 anni nel frattempo. E la magia rimane.




 

John Sebastian (Woodstock 1969)

La canzone "I Had A Dream" come colonna sonora di una collezione di foto che ricordano il festival di Woodstock







I Quill (Woodstock 1969)

#musica #rock #folkrock #woodstock #festival #woodstock1969



Della partecipazione dei Quill a Woodstock si sono perse le immagini. O, meglio, le immagini non poterono essere usate per via di un problema all'audio. Ma esiste un set acustico discretamente valido. (Vedi più giù.)
I Quill percepirono l'ingaggio minore per la loro partecipazione a Woodstock (solo 350 dollari...); tuttavia erano un gruppo di blues-rock molto migliore di tanti altri che, nel corso della loro carriera, riscontrarono un successo maggiore.


Riscopriamoli insieme.






Un solo album per loro: Quill, del 1970. Piuttosto valido.
Furono forse l'unico gruppo la cui partecipazione a Woodstock (l'anno precedente della pubblicazione dell'LP) portò poca o nulla fortuna!







Maggiori infos sulla band, che nel New England (i fratelli Cole provenivano da Boston) e nello Stato di NY aveva il suo bravo seguito, si possono leggere su Wikipedia (in inglese).








Steve Unruh, il ragazzo prodigio del New England

L'americano Steve Unruh è membro dei Samurai of Prog e ha ultimamente collaborato con Unitopia.



Polistrumentista e cantante, è attivo fin dagli Anni Novanta e ha nove album "long" a proprio nome, più un paio di EP e diversi "sampler". Sempre in ambito progressive rock o prog folk (ascoltando i suoi dischi, vengono spesso in mente i Jethro Tull). 
Oltre alla carriera solista, Steve Unruh agisce con i Resistor. Lui stesso, oltre a cantare, suona il violino, la chitarra (in ambedue le modalità: elettrica e acustica) e il flauto.

Il brano seguente si intitola "Uncharted Waters", da Precipice, uscito nel 2019.




Come abbiamo visto, oltre che con i "multinazionali" Samurai of Prog (gruppo fondato dall'italo-finnico Marco Bernard) e gli australiani Unitopia (scioltisi nel 2014), Unruh suona con i Resistor, da lui stessi voluti. Per la storia e la discografia di questa band, consultare Prog Archives. Per ascoltare la loro musica, andare su Bandcamp.

Steve Unruh proviene dal New England e non ci sorprende sapere che è amico di Phideaux Xavier (un quasi-newyorkese di nascita), con il quale - e con l'apporto di una bravissima violinista anche lei amica di Phideaux, Valerie Gracious -, ha registrato il doppio 71319 Live at Monforti Manor.
Sfogliando la lista delle sue pubblicazioni discografiche, notiamo che, tra i diversi progetti in cui appare il suo nome, ce n'è uno davvero particolare per idea e concezione e, perciò, assolutamente da segnalare in codesto luogo: Decameron: 10 Days in 100 Novellas, Part 1 and Part 2.

 





Two Little Awakenings è il suo album del 2001. Tra i più celebrati della sua discografia.

 



 ... e qui con i Resistor: l'album è Rise, del 2010.













8/14/20

Pallas, gruppo di spicco del neoprogressive

I britannici Pallas (scozzesi, per la precisione) esistono dal 1975 circa, sono stati tra i portavessilli del neoprog (o neo-progressive) ed eppure sono tuttora poco omaggiati, secondo noi. Sentite questo loro album... del 2019. (È in realtà un boxset / compilation.) E, se vi trovate un difetto, vi prego di comunicarcelo. Siamo curiosi...






D'accordo: The Edge of Time contiene molti rifacimenti di brani in chiave quasi ambient. È senz'altro un album "cinematografico", più tranquillo rispetto a quanto i loro aficionados erano abituati ad ascoltare (senti ad esempio Dreams of Men del 2005), e tuttavia non si può non ammirare la tendenza a inventare e sperimentare dei componenti del gruppo.

Non è stata una storia lineare e agevole, quella dei Pallas. Innumerevoli cambi di formazione ne hanno caratterizzato il percorso. Ci sono stati ben quattro cantanti e almeno due batteristi e due tastieristi, nel corso dei decenni. 
Da sempre presenti nella formazione: il chitarrista Niall Mathewson (dal 1979) e, primariamente, Graeme Murray, il bassista (dal 1977).

Gli altri membri attuali:

Ronnie Brown - tastiere (1979–1986, 1993–oggi)
Colin Fraser - percussioni (1998–oggi)
Paul Mackie - cantante (2010–oggi)


 "Noisiamoquellichesiamo" (Wearewhoweare)


Album in studio

1984 The Sentinel
1986 The Wedge
1999 Beat the Drum
2001 The Cross and the Crucible
2005 The Dreams of Men
2011 XXV
2014 Wearewhoweare


Livealben / Compilations

1981 Arrive Alive
2000 Live Our Lives
2002 Mythopoeia (compilation)
2003 The Blinding Darkness (DVD)
2005 The River Sessions 1
2005 The River Sessions 2
2005 Live from London (DVD)
2006 Official Bootleg 27.01.06
2008 Moment to Moment (DVD)
2012 Live at Lorelei (14-02-2012) (DVD)
2019 The Edge Of Time (boxset/compilation)


Ecco una loro tipica performance live.

              Pallas live at Loreley



 (La band nel 2010)



NEW! NOVITÀ!
Album 2020: Fragments from the Edge of Time (trailer)


8/08/20

'Il Viaggio' (Francesco Chiummento)

 Francesco Chiummento è un bravo ciclista; specialità: le scalate. E chi volesse vederlo sulla cima più alta da lui raggiunta, dovrà ascoltare Delirio, del 2016. 

Ma poi il suo percorso è continuato: Segnali di pace, dove il misticismo del cuore viene eguagliato, se non superato, dal realismo della mente. ... E ora è uscito questo Il Viaggio. Ancora tristezza, ribellione a fronte delle ingiustizie, ancora tornanti in salita e momenti di lirismo improvvisi e quasi sorprendenti. 

       Il Viaggio su Bandcamp

Sto ascoltando giusto quest'album. Chiummento, per accompagnare le sue composizioni, si è servito pure stavolta di un ensemble straordinario. I componenti: Grandi della musica 'alia', della musica jazz, rock, sperimentale ed elettronica, tutti o quasi tutti residenti e attivi nel Torinese. 

È prog? Indie rock di sicuro (dove l'accento cade su "indie": indipendente). E anche world music. Non è facile capire il messaggio artistico di certi combattenti. Ma il presente lavoro racconta proprio ciò che esprime il titolo: un viaggio, e Francesco ha avuto il fegato di affrontarlo... partendo in salita.

 "È un viaggio e ognuno lo affronta come può" ci ha detto lo stesso Chiummento. "Con la storia della sua vita. E nel paese in cui si trova. C'è inquietudine..."

E l'inquietitudine spesso rimane. 

   

Come sempre, la musica dell'ex frontman dei Forza Maggiore porta il marchio "not for everyone". Là dove le idee e il progetto funzionano, esiste anche la barriera, rappresentata proprio dalle capriole vocali - e talvolta flautistiche - di Chiummento. Ma il suo gesto canoro è di sicuro volutamente alternativo, strampalato, e la valenza delle canzoni (molte magistralmente eseguite dai suonatori) portano la sua inconfondibile firma appunto per tale alternatività sbandierata ai quattro venti, che, se da una parte rende difficilmente commerciabile il prodotto, dall'altra mette il sigillo sul pregio artistico.


Iniziamo quindi l'esplorazione del 'Viaggio' andando di tappa in tappa.


"Souvenir de Tuscania" (prima track) racconta di un francese innamorato del passato della nostra bella regione del Centro Italia (Tuscania...), e in particolare del periodo etrusco. Pur non comprendendo noi il francese, intuiamo benissimo la meraviglia del viaggiatore a fronte di tanta bellezza. Ballata piacevole: una buona partenza!

"Adesso è il futuro" vede, come meta, il Brasile, con i suoi colori e la sua vivacità. Questi primi due brani, per quanto possano sembrare assai distanti a causa dei luoghi cui si riferiscono, si meritano la complimentarietà sull'album. Alle dolci colline toscane, osservate come nel clima e nell'illuminazione da candelabri di una dimensione "cameristica", segue un'atmosfera diversa. Non necessariamente carioca al 100%, ma certo "variata". Bella la tromba di Valter Valerio


   


Perché il mondo gira al contrario.
Scambiamoci. Se tu vuoi il fuso orario.

Perché prolifera la menzogna, dimmi
mi preferiresti. Se fossi una carogna.
(...)


Il personaggio di "Allucinazione" è - ovvio! - in preda a incubi, sotto l'effetto di droghe. Questa track ha momenti da far elettrificare i capelli. Alex Catania alla chitarra.

Polvere di stelle, ridevo a crepapelle
quando mi parlavi delle figurelle.
Fammi una istantanea, Ines scopa con Gianni.
Altro che illusione cutanea, tu non ridi
cacciatrice di nidi.



Ne "I fiori del mare", il protagonista immagina che solo una sirena possa salvarlo. Il testo è trilingue:


je t'ai ornée des vetements blues, de la mer

je me suis refletee, dans une eau deuce, et, claire, 

salée, dans une eau douce et claire salée.

sirena. sirena, che ulisse, il marinaio, incanti.

con proibite armonie, sono i fiori del mare.

one step away, from the dream, one step away...


E così via.


    


In "Lentamente" invece è un padre che parla - con rabbia - ai giovani, incitandoli a lottare. 

Fino ad ora appare chiaro quanto possa essere stato difficile scegliere l'ordine finale dei brani. Comunque, c'è una buona alternanza di "sballo" e di musiche più accessibili. Una cosa è certa, e ci teniamo a ribadirlo: questa non è un'opera commerciale! E non vuole essere una considerazione "contro" la musica di Francesco Chiummento, ma piuttosto un complimento. Nessuno si sognerebbe che Schönberg e Scriabin scalassero le hit parade mondiali... Ebbene, con le debite distanze, ciò vale anche per questo artista. È un genere di nicchia; e c'è chi sa apprezzare.

         

E arriviamo alla traccia numero 6. Chi è "Katy"? Katy è una donna moderna che, durante una manifestazione di protesta alla quale lei partecipa, trova la risposta ai suoi quesiti... nella persona di colui che diverrà l'uomo della sua vita.

"Je veux savoir" parla di un uomo che ama la vita bucolica ed è alla ricerca dell'amore. Scomposto l'accompagnamento di flauto, ma ciò forse è voluto. Anzi: sicuramente voluto, poiché dopo "parte" la voce dell'ex cantante dei Forza Maggiore (un gruppo di rock psichedelico che tendeva al progressive e al jazz-rock ed esprimeva, anche nei testi, un messaggio chiaro di rottura), ed ecco il solito Chiummento spiazzante che fotografa le piazze piene di mercantizie e i deserti di un pianeta sempre più bitorzoluto e sempre più inclinato a Est. E, alla melodia irregolare dell'inizio, fanno da scorta strumenti che sembrano cercare chiavi di pentagramma e toni e semitoni discordanti di continenti inaccessibili, nel tentativo di riportarceli alla memoria. (Con la chitarra che imita archi mediorientali.)

In "Madesh" invece c'è un giovane che lotta contro le sue gabbie mentali. Suoni stridenti sperimentali vengono ricoperti da un flauto un po' troppo forte (intendo proprio: nel volume), per poi riaffiorare pian piano quando decolla il canto. Musica interessante!

"Senor" è ambientata nei Caraibi ed è El Ninho il terrore di chi ci abita. Brano trascinante, con un commento chitarristico davvero niente male (Riccardo Moffa).

   

"Shaban" invece è la risposta di un indonesiano alle difficoltà economiche che gravano su di lui e la sua gente. Questo brano è l'accrescimento, il tentativo di inserire la classica "marcia in più". Uno sviluppo, sembrerebbe, sia della ballata classica sia del canto tribale (o salmo primitivo che si voglia).

In "Sostenersi", il personaggio è avvolto nei troppi dubbi che vive quotidianamente. Canzone "chiummentesca", dove il gesto è anarchico ma si va sempre a cavallo di una linea monodica riconoscibile, senza accordi. Con qualche discordanza "obbligatoria". Eppure ci ritroviamo a fischiettare, chiedendoci quale versione stellare potrebbe ricavarne un gruppo che abbia un cantante più "easy", più dedito alle canzoni ordinarie.

"Storie del presente" rappresenta la richiesta di aiuto di qualcuno che desidera uscire dalla sua mediocrità.

C'è un manuale
per ogni stagione.
Ho tutta una vita
da programmare.
Datemi un Windows,
così potrò sognare.

La cosa più memorabile qui è rappresentata, senza ombra di dubbio, dagli assoli chitarristici di Marco Roagna.

Amarezza e nel contempo speranza caratterizzano "Strana è la vita", dove l'uomo che è al centro della vicenda riflette su quanto gli accade. Godibili e azzeccate, come sempre, le tastiere di Paolo Ricca.

Sul web e sui giornali
imperversan storie disumane
di violenze su donne e bambini.
(...)
E in questo kaos io voglio danzare
alla vita, alla natura ridere con chi
mi vuole amare mi vuole amare i problemi
e i pensieri voglio lasciare andare,
lasciare andare, in fondo al mare,
in fondo al mare.

L'urlo angoscioso di un credente si libera in "The Supreme". E anche i suoni fanno presagire la presenza di Qualcuno che incombe... Qui il pensiero va a Philip K. Dick, lo scrittore con problemi di mente (ma grandissimo!) che ha scritto anche romanzi di fantascienza teologica.  

Il personaggio di "Lo devi fare" racconta dei suoi amici, impegnati - come lo era lui - a lottare contro le ingiustizie. "Lo devi fare" lo incitano questi. "Io vado al mare!" è la sua risposta.


E con questo si conclude il lungo (e in certi punti, sinceramente, sfinente) Il Viaggio. C'è tanto mondo, un universo eterogeneo, in 15 canzoni. (Forse due-tre in meno non avrebbero tolto nulla al prodotto...) Tuttavia, i canoni seguiti sono quelli occidentali; è musica a noi nota, non vi si riscontrano esotismi di sorta (come già in Segnali di pace)... anche se l'album risulta sperimental-avanguardistico ("The Supreme" su tutti!).


 #musica #Bandcamp produzioni indipendenti




I MUSICISTI de IL VIAGGIO

Francesco Chiummento - voce e flauto
Paolo Ricca - computer programming. Fonico, keyboards
Riccardo Moffa - guitars electric e acustic tracce 1, 4, 6, 7, 8, 9, 11, 13
Alex Catania - guitars e keyboards tracce 3, 5
Stefano Priola - guitar traccia 5
Marco Roagna - guitar traccia 12
Valter Valeriotromba traccia 2
 
"The Supreme" è un brano realizzato con Ottone Pesante.
"I fiori del mare" scritta con Giorgio Bonino.
 
Cover: Cosimo Malorgio
Grafica: Gaia Chiummento
Tracce realizzate tra il gennaio 2019 e il maggio 2020 negli studi Liquid Air di Torino



Supportate gli artisti comprando i CD (o gli album digitali) direttamente da loro!       http://francescochiummento.bandcamp.com

#indierock #worldmusic



Nostri brani preferiti: "Senor", "Adesso è il futuro", "Strana è la vita".



Link 



Francesco Chiummento. Brevi cenni biografici.

Francesco Chiummento (classe 1954) è un operaio con la passione per la musica. Ha lavorato per 40 anni in fabbrica come elettromeccanico; l’ultima sua esperienza è stata la Thyssen Krupp di Torino, dove nel 2007 morirono sette operai.
La sua grande passione per la musica lo ha portato a suonare in diverse formazioni musicali di Torino fin dal 1975 e a incidere alcuni dischi autoprodotti. Nel 2001 ha vinto il premio della critica al “Premio Ciampi” di Livorno. Alcuni suoi dischi solisti: Segnali di pace, Delirio.


Anche Delirio è su Bandcamp. 


8/04/20

Molti sottogeneri ma un solo 'prog'!

Quando iniziò?


Okay, d'accordo. Tutti hanno infisso il primo paletto al momento dell'uscita di In The Court Of The Crimson King, esordio su 33 giri dei King Crimson. Ma...

I primi vagiti del rock progressivo si possono ricercare in Rubber Soul (1965), sesto album dei Beatles, dove vengono utilizzati strumenti atipici quali l’armonium ("The Word"), il sitar ("Norvegian Wood"), il bazouki ("Girl") e il mellotron ("In My Life"). Nel successivo Revolver (1966), i Fab Four da Liverpool azzarderanno ancora di più con meticolosi arrangiamenti orchestrali, curati da George Martin, lasciandosi andare a sorprendenti alchimie sonore. Revolver: un 33 giri essenziale –perché non si era mai sentito prima di allora nulla di simile –che modifica alla radice i semplicistici canoni del beat melodico.


Molti appassionati sono per la soluzione "canonica", ossia In The Court Of The Crimson King come primo album progressive e - ovvio - i King Crimson iniziatori del "genere" prog-rock. "Al massimo", ci ha scritto uno di loro, "andando indietro nel tempo posso risalire a Freak Out! di Frank Zappa and The Mothers of Invention".
Non abbiamo voluto contraddirlo. Dunque il progressive sarebbe una creazione americana (Zappa)? Rimaniamo piuttosto sull'Isola di Albione. Ci furono i Moody Blues a proporre tra i primi il Mellotron nella musica "pop" (così era chiamata allora). Il tastierista Mike Pinder fece conoscere lo strumento a John Lennon e i Beatles lo utilizzarono in "Strawberry Fields Forever". Peraltro, l'album dei "Moodies" On the Threshold of a Dream (aprile 1969) viene ritenuto essere stato di ispirazione per i King Crimson così come per gli allora ancora molto giovani Genesis.




E non scordiamoci che, ancor prima dei KC, ci furono anche loro:





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... e... che cos'è?


Tempi dispari e inconsueti; tastiere e sintetizzatori: queste le principali caratteristiche del rock progressivo. Musica classica, jazz, folk, musica elettronica e musica sperimentale, e sonorità indiane: ecco quelle che sono le fonti ispiratrici - ma non sempre e non per tutti -  degli artisti progressive. 

      Ancora The Nice

Esempi di contaminazione classica sono brani come "A Whiter Shade of Pale" dei Procol Harum, ispirata alla celebre Aria sulla quarta corda dalla Suite nº 3 BWV 1068 di Johann Sebastian Bach; la "Toccata per pianoforte" di Alberto Ginastera eseguita da Emerson, Lake & Palmer, che peraltro nel 1971 registreranno l'album Pictures at an Exhibition, lavoro quasi totalmente orientato all'opera omonima di Mussorgskij; oppure "Rain and Tears" degli Aphrodite's Child, adattamento in chiave pop del celebre Canone in re maggiore di Pachelbel o "The Thoughts of Emerlist Davjack", eseguita nel 1967 dai The Nice di Keith Emerson sull'album di debutto del gruppo, intitolato proprio The Thoughts of Emerlist Davjack. È del 1968 l'omonimo disco degli Arzachel (originariamente noti come Uriel), che resterà il loro unico, e The Aerosol Grey Machine dei Van der Graaf Generator. Il brano "Horizons", dei Genesis, si richiama chiaramente alla Suite per violoncello BWV 1007 di J.S. Bach, e c'è la celeberrima "Bourrée" dei Jethro Tull - dal loro album Stand Up -, composizione originariamente sempre di J.S. Bach. Brani di classica vennero ripresi anche dai Renaissance, dai Focus, dagli Ekseption, da Beggars Opera
E anni più tardi (dal '79 in poi) arrivarono gli anglo-australiani Sky, che entrarono nella hit parade - capitalizzando le esperienze di band precedenti - con la loro "Toccata" ("Toccata and Fugue in D Minor" di J.S. Bach) e altri pezzi di compositori dei secoli andati. 


     "Toccata"



Riguardo alla commistione col jazz, è emblematico il jazz-rock dei Soft Machine, di Hatfield and the North (scena di Canterbury) e dei Nucleus. Ma anche in questo caso andrebbero ricordate molte altre formazioni, tra cui i Caravan (anche loro appartenenti alla scena canterburiana; "Nine Feet Underground") e i King Crimson ("21st Century Schizoid Man").

 Caravan

Su Prog Bar Italia: articolo sui Caravan


In relazione alle radici folk, i già menzionati Jethro Tull - che non hanno certo bisogno di presentazioni - hanno sfornato album quali Aqualung, Thick as a Brick e Songs from the Wood: fusione tra la musica popolare (anche folk-blues, blues-rock) e il progressive. Interessanti nel ramo prog folk gli Amazing Blondel, i Gryphon, i Pentangle...



     I Nucleus e la loro jazz fusion


    Originariamente da Canterbury: la Third Ear Band, che univa, al rock, elementi attinti dalla musica indiana, da quella sacra medievale, nonché dalla musica psichedelica


Ascoltando "Knots" dei Gentle Giant e "The Gates of Delirium" degli Yes si riscontra l'attenzione agli arrangiamenti con la creazione di articolati intrecci musicali. In questo campo, peraltro, sono imbattibili i Genesis (vedi Storia dei Genesis, su Prog Bar Italia), fuoriclasse soprattutto nello scovare e nel proporre melodie di bellezza insuperabile, madrigali, motivi che si rincorrono armonizzando. 

     "Time Table"


Cos'altro caratterizza il progressive rock? Predilizione per i brani lunghi, per le suites, e uso di strumenti classici (pianoforte, archi, fiati), etnici (sitar), elettrici o elettronici (organo Hammond, Mellotron e sintetizzatori), insieme al  basso elettrico e alle percussioni.

     "Fountain Of Salmacis"


     I britannici East Of Eden produssero i loro migliori lavori insieme al violinista Dave Arbus - il quale tra l'altro era in grado di suonare pure il flauto e il sassofono


In non pochi casi, si tratta davvero di... musica assoluta! O meglio: ricerca del bello, dell'assoluto, tramite le note del pentagramma.
Ci basti pensare ai Pink Floyd, già esperti in proprio di sperimentazione (A Saucerful of Secrets, More, Ummagumma), i quali, con il supporto di un esperto come Alan Parsons, hanno dato un ancora più accresciuto contributo alla ricerca sonora e compositiva, con Atom Heart Mother (1970). E più tardi raggiungendo il picco assoluto con The Dark Side of the Moon (1973). Ma l'intera opera di questa band (anche dopo il distacco di Roger Waters) è da antologia.

     "Astronomy Domine"

      The Final Cut, l'album

Che cos'è il progressive per Leonardo Pavkovic, fondatore della MoonJune Records (di New York):


>> Per molti la nascita del progressive rock avvenne con il celebre concerto dei King Crimson in apertura ai Rolling Stones nell'estate del 1969, ad Hyde Park a Londra, e con il loro primo disco In The Court Of Crimson King. Una band che certamente ha sconvolto il mondo musicale. Ma io non amo limitare la dimensione "progressiva" solo a queste band “ovviamente” progressive. Parlando della musica prima del 1969, io considero i Cream una band di rock-blues molto progressive. Considero un album di John Mayall del 1968, Bare Wires, come un disco progressivo. Comunque, il clima della rivoluzione progressive si avvertiva oramai a Londra e San Francisco sin dalla metà degli Anni Sessanta. Le band inglesi come Moody Blues, Beatles, The Who, Pretty Things, Graham Bond Organization, o le band americane come Mothers of Invention, Doors, Jefferson Airplane, Moby Grape, Spirit, tutte facevano un suono nuovo che fluttuava come un'idea progressive sulla rivoluzione musicale degli anni 60. Prima dell'avvento dei King Crimson, Brian Auger parlava di una specie di "progressive pop with jazz influence" sin dal 1967. Il celebre disco dei Beach Boys, Pet Sounds del 1966, era considerato come "progressive pop" da parte della stampa inglese.

 Io sono amante della musica buona. Pur essendo un grande collezionista della musica di quegli anni, non mi considero uno storico, ma  direi piuttosto che "progressive music" per me è qualsiasi musica che va oltre il banale ed ovvio e semplice. << 


   (Intervista del giugno 2008 su 'Il popolo del blues')



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