Una retrospettiva su una delle band britanniche "cult"
Iniziamo con..."I Had A Dream"
Normalmente i londinesi Audience sono noti come "storica" band appartenente al progressive rock, o "art rock". Dico "normalmente" perché il successo arrise a questo gruppo con brani che ripetono lo stile delle loro influenze: il soul.
In generale, la musica che facevano era più vicina al folk rock che al prog. Da affiancare dunque più ai Traffic e ai Gnidrolog che non ai Genesis, ai Pink Floyd o ai Van der Graaf Generator (anche se la voce di Howard Werth ricorda un po' quella di Peter Hammill... Werth a un certo punto si unirà ai Doors per sostituire Jim Morrison.)
Nacquero nel 1969 sui resti della formazione soul Lloyd Alexander Real Estate, che aveva sul proprio conto soltanto un single pubblicato due anni prima. Howard Werth (chitarra acustica e voce), Keith Gemmell (sax, flauto, altri fiati) e Trevor Williams (basso e voce) si misero insieme al batterista Tony Connor. La Polydor fece uscire nel 1969 il loro album di debutto Audience. Nello stesso anno scrissero la colonna sonora del film Bronco Bullfrog (una specie di Easy Rider britannico in bianco-e-nero).
Mentre supportavano i Led Zeppelin, i quattro vennero notati da Tony Stratton-Smith, a cui piacquero e che li prese immediatamente nella scuderia della Charisma Records. Il loro single "Indian Summer", dall'album The House on the Hill (1971), raggiunse, nella Billboard Hot 100 degli USA, la posizione numero 74. Dopo una tournée in America con Rod Stewart e i Faces, nonché i Cactus, Gemmell decise di abbandonare il gruppo. Il resto dei componenti finì a fatica Lunch, il quarto album (1972), e poco dopo la formazione si sciolse. Gemmell era in effetti la "nota" distintiva degli Audience e, senza il loro sassofonista/flautista, la band aveva poco da offrire.
Nel 2004 Werth, Gemmell e Williams tornarono insieme sotto il nome "Audience". Nel 2005 uscì il "live" alive & kickin' & screamin' & shoutin'.
Magico anno il 1969! Molta della musica prodotta in quel torno di tempo ha, ancora oggi, enorme valore; e si pone come pietra di paragone per i musicisti attuali.
52 anni fa (nel 1969, appunto), il direttore della Charisma Records, Tony Stratton-Smith - che sarebbe divenuto famoso soprattutto per aver dato fiducia ai Genesis -, prende sotto contratto gli Audience e li designa "spalla" dei Led Zeppelin.
Gli Audience avevano appena realizzato un album per la Polydor. Si erano costituiti solo pochi giorni prima della firma del loro primo contratto discografico: tutta la loro esperienza come band, fino a quel momento, era consistita in una settimana di prove! Eppure, fin da subito risaltava la loro bravura. Il loro sound centrava alla perfezione lo spirito del tempo. Sebbene inglesi, c'erano echi del rock psichedelico californiano in diversi loro brani e a renderli speciali era quel quid di progressivo che, via via, sarebbe arrivato ad alterare, infiorandolo, il soul/soul jazz di base.
Produssero, dal 1969 al '72, un album all'anno. Il primo - come detto - per la Polydor e i restanti per la Charisma:
1969 - Audience
1970 - Friend's Friend's Friend
1971 - The House on the Hill
1972 - Lunch
Howard Werth (voce e chitarra acustica), Keith Gemmell (sax), Trevor Williams (basso, voce) e Tony Connor (drums) riuscirono addirittura a entrare nell'americana Billbord Hot 100 con il single "Indian Summer". Gemmell lasciò il gruppo dopo il tour negli States in compagnia di Rod Stewart, dei Faces e dei Cactus. Questo abbandono fu fatale agli Audience. L'album Lunch venne concluso con l'aiuto di altri musicisti e poco dopo la band si sciolse. Senza il loro sassofonista, in effetti, il gruppo non era più lo stesso.
Ci fu una reunion nel 2004, con Howard Werth, Keith Gemmell e Trevor Williams che si esibirono in Germania, Italia, Canada e Gran Bretagna insieme al batterista-cantante John Fisher (1960-2008) a sostituzione di Tony Connor che intanto era entrato negli Hot Chocolate. Ne uscì fuori un album dal vivo: Alive & Kickin' & Screamin' & Shoutin'. In quel periodo Gemmell registrò anche due propri dischi: The Windhover, che si ispirava a un poema di Gerard Manley Hopkins, e Unsafe Sax, un richiamo alle sue radici soul, risalenti ai primi anni 60; le stesse radici su cui erano cresciuti e si erano formati gli Audience.
L'intero album Friend's Friend's Friend, anno 1970
Inizialmente furono un progetto solista di Thomas Klarmann, musicista attivo fin negli Anni '70 in ambito fusion e prog rock. Quando a metà degli Anni '90 rifiorì il progressive - grazie anche Flower Kings e Spock's Beard -, Klarmann, insieme al cantante e chitarrista Robert Gozon e al batterista Ulf Jacobs, convogliò le sue creazioni verso le sempre attente antenne dell'etichetta francese Musea Records, che offrì alla band un contratto. Circles, del 2010, vedeva anche Rico Florczak alla chitarra. Quest'ultimo fu sostituito poi da Bogáti-Bokor Ákos.
La loro musica può definirsi una riesplorazione del paesaggio progressivo sinfonico vintage; ma non mancano elementi folk, jazz e pop. Sono migliorati notevolmente negli ultimi anni, soprattutto nelle parti vocali. Beh, ma del resto persino i Caravan, all'inizio, dovettero inghiottire aspre critiche in questo senso...
Il batterista degli Argos si chiama - come sopra detto - Ulf Jacobs e, al pari di Klarmann, sa suonare diversi strumenti. Ma la sua specializzazione è battere sulle pelli d'asino e, in qualità di drummer, usando il moniker "Yacobs", ha pubblicato una mezza dozzina di album - servendosi di bravi musicisti - album che sono stati recensiti positivamente.
Il suo amore vale per il progressive rock, ma Jacobs / Yacobs vanta esperienze anche con gruppi dediti al folk-rock, allo ska, al punk.
'Beautiful' (2020) è il suo ultimo - in ordine di tempo - lavoro in studio.
Bella la dicitura che leggiamo nell'interno della copertina di questo lavoro, mentre parte il primo brano:
"This album is against all forms of violence. Be generous. Help others. Respect life. Repudiate violence. Generate love."
Firmato: Marco Grieco, che con l'opener "Last Chance" ci dà una prova di quel che potrebbero essere gli Yes - ma anche altri gruppi di oggi - se decidessero di "robotizzare" la voce. (L'ha fatto anche la P.F.M. ultimamente, do you remember? [Faccina che ride.]) Tale distorsione dei vocals ci accompagnerà durante l'ascolto di Nothing Personal quasi per intero e non sappiamo come giudicarla. Probabilmente più in maniera negativa, sapendo che voce piacevole possiede questo cantautore e musicista. Ci consoliamo con i testi e la grafica del booklet: ogni cosa fatta davvero molto bene, un "package" degno dei Tangent, dei sunnominati Yes, dei Genesis dell'epoca prog... con i disegni che raccontano una storia loro. Scopriremo che trattasi di opere di Jean-Jacques Grandville (Francia, 1803-1847); una scoperta per la quale ci sentiamo in debito nei confronti di Grieco.
"The Eden", secondo brano, è ugualmente etereo ma con il riverbero che inghiotte tutti i bassi: aggiustiamo così il nostro apparecchio riproduttore per scongiurare il pericolo di un tinnitus. Le risonanze, i peaks verso l'alto non fanno bene a nessuna canzone. "Overproduced" è il giusto termine. Sovraincisione e aggiunta di echi ed effetti speciali debbono avere un loro limite...
"Falling Dreams"
È tutto pianificato dal 2015, o comunque il songwriting dobbiamo farlo risalire a quella data. Marco Grieco fa tutto da solo. Il prodotto risulta essere un output "commerciale" di The Musical Box Entertainment, e dunque probabilmente qui c'è la collaborazione del fratello maggiore (il cui nome però non è nei credits, di fatto assenti; possibile però che Massimo abbia assistito Marco in post-produzione). A tratti la musica non respira, per quanto è strapieno lo spazio. È come se fosse stata tolta la fascia bassa per cercare di rendere super brillante e croccante il tutto. E il suono forse brillerà in una webradio, e nelle stazioni radio digitali eventualmente; ma non nello stereo di casa.
"Waves"
La scorrevolezza c'è, la tecnica è affinata, le melodie corpose. Solo che bisogna individuarle nell'esagerato "wall of sound", snocciolarle dai troppi bits... dai vibrati. E pensare che, sotto lo pseudonimo di MacroMarco, noi avevamo conosciuto un Marco Grieco più sobrio! Ne Il Pianeta Degli Uomini Liberi lui ci offriva paesaggi rilassati, sforando a volte nell'ambient, e mantenendo comunque quasi sempre una pulizia ammirabile (con il canto in italiano "in chiaro", senza artificiosità). Qui, a parte la validità delle composizioni, in ambito di fonica ogni cosa è eccessiva.
Attenti: non stiamo banalizzando lo sforzo compiuto dall'artista. L’incontro tra musica ed elettronica non può certo ridursi al “comporre il suono” sommando sinusoidi... E in Marco Grieco esiste ovviamente una "filosofia" di supporto. Per lui, con le sue conoscenze in ingegneria elettronica e programmazione informatica, sarebbe agevole produrre musica di consumo, cavalcando l'entusiastico fervore - ormai annoso - per l'elettronica che "sballa" e fa ballare, usando con faciloneria i giocattoli che amplificano e distorcono, sfruttando con furbizia la tecnica che fa, delle timbriche diverse, una pratica musicale da strada.
Grieco è un intellettuale (lo ricordiamo tra l'altro come scrittore) e in questo suo secondo CD solista rende omaggio al progressive rock, effettuando la ricerca di nuovi timbri senza scadere, per quanto possibile, in sonorità stantie o comunque adatte ad ascoltatori senza pretese. Mente pensante e seria, si è voluto fare portavoce del Prog 3.0; è uno che ripesca volentieri Bach e altri Maestri della musica classica e, come noi, è figlio degli organi Hammond, degli amplificatori, dei sintetizzatori. Ma conosce anche a puntino compressori e apparecchi MIDI, e il Pro Tools; sa usare il chorus per la voce e non disdegna l'effetto Doppler, possiede microfoni "a nastro"... Risultato: i riverberi vengono moltiplicati durante la masterizzazione, e durante il mixing. La grandeur wagneriana eclissa così in parte il talento strumentale; certi arrangiamenti sono fin troppo lussuriosi...
Con "Nothing Personal", il terzo brano, entriamo più nella nostra sfera, anche se la parte cantata è - di nuovo - "strafatta". Al più tardi da ora comprendiamo che la distorsione, gli echi e le sovraincisioni sono una scelta consapevole di Grieco; che le sonorità che ascoltiamo sono proprio quelle che lui voleva farci ascoltare. (Sì sì: "Prog 3.0", chiamiamolo così!) E ci accomodiamo dunque su questo vero e proprio tappeto di suoni, cercando di ignorare l'inizio di un'emicrania. Troppe impressioni in una volta sola.
"Am I Sleeping?" è il brano successivo. E anche noi abbiamo una domanda: ma chi l'ha fatto questo album? Un computer? No! Un momento. Parte un'ottima chitarra e, finalmente, ecco una voce umana! E poi una melodia netta, riconoscibile. Bello anche l'assolo di electric guitar, in Andante sostenuto.
Purtroppo questa canzone è una quasi-eccezione. E, tranne pochi altri punti dell'album dove il nostro cuore di amanti del rock (in generale) ha qualche fremito, rimane l'impressione della sovraproduzione. "Falling Dreams", "Waiting For", "Waves", "Heretics" e "Winter" ci mettono letteralmente sotto torchio. Peccato. Peccato perché brani come "Heretics" (dedicato al processo per eresia intentato nel Seicento a Galileo Galilei), ad esempio, spogliati da tanta elettronica, avrebbero allietato maggiormente l'usufruitore del CD.
Potrebbe essere stato un buon album (come dimostra anche "Winter", la suite in chiusura, che si muove su diverse coordinate, dal post-rock al prog con classici inserti melodici, e con vari cambi di tempo e di atmosfera di per sé funzionanti), ma risulta penalizzato da un mixaggio e un sound discutibili.
Ci dicono che oggi molti la musica la preferiscono così: passata attraverso un sistema multifilter, amplificata e nel contempo "velata". Ebbene: Nothing Personalsarà la vostra Bibbia musicale!
Nostri brani preferiti: "Nothing Personal", "Am I Sleeping?", "Winter"
Voi che cosa ne pensate dell'album di Marco Grieco Nothing Personal ???
Solo giudizi obiettivi, please. (Commentate qui sotto.)
- un libro di storie e aneddoti raccontate al giornalista e scrittore Massimo Cotto. Titolo: Una volta suonavo nei New Trolls.
- due CD con nuove registrazioni live dei più grandi successi che vanno da “Senza orario e senza bandiera”, “Concerto Grosso” fino a “Quella carezza della sera”; con l'aggiunta di 3 brani inediti.
- un DVD: Il Suonatore Jones, ovvero la registrazione del concerto del 19 marzo 2005 al Teatro della Tosse di Genova, durante il quale Vittorio De Scalzi ha rivissuto il suo percorso artistico con Fabrizio De Andrè.
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Non solo i tre Concerti Grossi: c'è anche Seven Seasons, un quarto "concerto grosso" dei New Trolls con musiche interamente composte da Vittorio De Scalzi e dall'altro leader, Nico Di Palo (con la collaborazione di Andrea Maddalone nel brano "Intro and Canone"). L'autore dei testi - in inglese - è un altro Grande: Shel Shapiro.
Splendido esempio di armonica unione fra rock prog e pop melodico.
1. The knowledge (overture) 0:00
2. Dance with the rain (ballata) 1:37
3. Future joy (scherzo) 6:03
4. High education (cello cadenza) 8:55
5. The seventh season (ostinato) 10:37
6. One magic night (larghetto) 16:08
7. Barocco'n roll (allegro brioso) 22:01
8. Intro and Canone 25:00
9. Testament of time (andante) 26:35
10. The ray of white light (rondò) 31:02
11. To love the land (adagio) 35:38
12. The season of hope (piano preludio) 40:24
13. Simply angels (suite) 45:24
14. Ethix (canzona) 51:50
Vittorio De Scalzi: voce, pianoforte, flauto traverso, chitarra
classica
Nico Di Palo: tastiere, cori
Andrea Maddalone: chitarra acustica ed elettrica, cori
Alfio Vitanza: batteria, cori
Francesco Bellia: basso, cori
Mauro Sposito: chitarra elettrica, cori
Shel Shapiro: voce recitante nel brano n.5
Madelyn Monti: voce soprano nel brano n.6
White Light Orchestra diretta da Stefano Cabrera
Un po' prog un po' jazz un po' fusion; gli aficionados del Perigeo discutono da tempo se questo sia superiore o meno al blasonato e comunque strepitoso La Valle dei Templi.
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Ridotto a soli 70 minuti, rimane comunque un documentario indispensabile per avere sottomano l'epopea del progressive rock nostrano.
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... E abbiamo detto tutto. Il "poeta degli ultimi" e una band rock - composta da elementi usciti dal conservatorio - capace di arrangiamenti straordinari.
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