4/25/25

I due lavori di transizione del Banco

 Nella formazione storica della band capitolina militavano i fratelli Gianni e Vittorio Nocenzi (tastiere e pianoforte), Francesco di Giacomo (voce), Rodolfo Maltese (chitarra; e occasionalmente fiati) e Pierluigi Calderoni (batteria); ma sono stati numerosi i cambi di personale, specialmente nella sezione ritmica. 

 Tra il 1972 e il 1985 pubblicarono ben dodici album, anzi: diciamo dieci, visto che Banco (1975) fu una specie di 'best of' in inglese e As in a Last Supper è solo la versione inglese di Come in un’ultima cena, 1976. 

Come in un'ultima cena fu tra l'altro il terzo e ultimo album del Banco prodotto dalla Manticore Records (degli Emerson, Lake & Palmer). Un onore che, per quanto riguarda gli artisti del Bel Paese, la storica etichetta aveva riservato solo alla PFM.


È logico che, per gli amanti del rock progressivo, gli album del Banco da possedere a tutti i costi sono soprattutto il primo (ha fatto storia il vinile in una confezione a forma di salvadanaio di terracotta), il suo seguito dal titolo Darwin! e ovviamente Io sono nato libero: tutti usciti tra il 1972 e il 1973. 

In quest'ultimo ci sono le splendide "Non mi rompete" (che fa capire in che maniera la band, similmente a Le Orme, riesce a nobilitare la forma "canzone") e "Canto nomade per un prigioniero politico" (che dura più di 15 minuti e rappresenta uno dei punti massimi del rock progressivo italiano). Darwin! è un concept album sull’evoluzione. E l'album di debutto contiene capolavori del prog rock come "Requiescat in pacem" e "Il giardino del mago" (lunga oltre 18 minuti).


Nonostante queste tre pietre miliari della musica in assoluto (al di là dei generi), ci si rattristisce ad apprendere che, presso la massa dei consumatori, la loro canzone più famosa sia "Moby Dick", pezzo del 1983 la cui risonanza li portò, due anni dopo, a partecipare al Festival di Sanremo (con "Grande Joe"). (Molto popolare anche "Paolo Pa", dall'album Urgentissimo del 1980.)



 ... di Terra

(1978)

                     Primo album a recare il solo nome "Banco" 

... di Terra e l'album successivo Canto di Primavera ('79) sono stati gli ultimi due dischi in studio davvero belli del Banco prima che finalmente uscissero - in tempi recenti - Transiberiana e Orlando: Le Forme dell'Amore, che sono riusciti, in qualche modo, a rappacificare i fans con il gruppo. In mezzo, tutta una serie di album in studio pochissimo o per niente amati dalla maggioranza degli aficionados del BMS. Forse si salvano veramente, di quel periodo di transizione, solo il remake di Banco del Mutuo Soccorso (ossia l'album Salvadanaio, riproposto nel 1991) e il remake di Darwin! (stesso anno, 1991).

Dopo il deludente Il 13 (1994), un silenzio - almeno in sala di registrazione - durato ben 25 anni, fino all'uscita appunto di Transiberiana. Ma Francesco Di Giacomo e Rodolfo Maltese, purtroppo, nel fattempo se n'erano andati (uno nel 2014, l'altro nel 2015) e Gianni Nocenzi aveva lasciato la band di gran lunga.


              Line up di ... di Terra 

      (un album notevole, strumentale, ispirato dalla musica classica, in cui il progressive rock si inserisce al momento giusto)

  - Rodolfo Maltese: electric & acoustic guitars, trumpet

  - Vittorio Nocenzi: Crumar DS2 synth, Pari organ, electric piano, orchestration & conducting

  - Gianni Nocenzi: piano, orchestrations

  - Renato d'Angelo: bass

  - Pierluigi Calderoni: drums, timpani, percussion

              With:

  - Alan King: flute, contralto sax

  - Orchestra dell'Unione Musicisti di Roma

  - Antonio Scarlato: orchestrations


I titoli dei brani, letti di seguito, compongono una poesia vergata da Francesco Di Giacomo:

“Nel cielo e nelle altre cose mute, terramadre, non senza dolore, io vivo.

Né più di un albero non meno di una stella nei suoni e nei silenzi di terra”.


Dunque il Banco si avvicina piano piano alla forma canzone pop più classica, abbandonando le lunghe composizioni tipiche del rock progressivo. Ma attenzione: lo fanno senza mai rinunciare alla qualità! E c'è sempre qualcosa di "traverso", richiami colti, allusioni anche letterarie nel loro (sigh!) pop.

Il cambio di strada è una scelta e noi non riteniamo di dover pronunciare la parola "pop" in maniera denigratoria: anche il progressive rock, alla sua nascita, era chiamato "pop" (pur se, più propriamente, si trattava di rock sinfonico - vedi i nostri articoli su Procol Harum e The Moody Blues -, andatosi via via arricchendo di elementi jazz - la Scuola di Canterbury, King Crimson, Van Der Graaf Generator e altri). 

Una delle più belle composizioni brevi del Banco è la splendida "E mi viene da pensare" che è contenuta in Canto di primavera del 1979, album che segna l’abbandono (parziale!) del progressive e l’accettazione della forma canzone da 4 o 5 minuti. In questo che è il loro ottavo album, caratterizzato da suggestioni etniche e atmosfere pastorali, Giovanni Colaiacomo (dei Kaleidon) subentra al basso, sostituendo D'Angelo.


Siamo ancora su buoni livelli compositivi, i brani si ascoltano con piacere; tracce come "Sono la bestia", la terza dell'album, farebbero la loro porca figura in qualsiasi platter di qualsiasi gruppo di rock progressivo di ieri e di oggi. 

Sempre ottimo il lavoro di tastiere dei fratelli Nocenzi; funzionale qui il canto di Di Giacomo, non centrale come in altre opere e tuttavia "sentito" nelle due ballad "Niente" e nella suddetta "E mi viene da pensare", le quali richiamano il lato più intimo e delicato del gruppo. In particolare colpisce la performance di "Big Francesco" nel secondo dei due brani citati, che verrà successivamente dedicato alla memoria di Demetrio Stratos - cantante degli Area che era venuto a mancare dopo una malattia proprio nel 1979.

Altra canzone "ricantabile" e bella nella sua intimità urbana che profuma di stanzette di adolescenti solitari è "Interno Città" (la più lunga del lotto, con i suoi 6 minuti e 46 secondi).


                      Lineup di Canto di primavera

  - Francesco Di Giacomo: vocals

  - Rodolfo Maltese: electric & acoustic guitars, charango, bouzouki, trumpet, horn

  - Vittorio Nocenzi: keyboards, synthesizers

  - Gianni Nocenzi: Yamaha electric piano, clarinet

  - Gianni Colaiacomo: bass, fretless bass, 6-string bass

  - Pierluigi Calderoni: drums, timpani, percussions

                    With:

  - Luigi Cinque: soprano sax, harmonica, Mongol mouth harp

  - George Aghedo: percussions


Canto di Primavera rappresenta quindi un'operazione di rinnovamento stilistico del Banco del Mutuo Soccorso (Banco o BMS che dir si voglia). A così tanti decenni di distanza dall’uscita di questo disco, si può serenamente affermare l’evidente bontà dei pezzi. Canto di Primavera chiude con successo il periodo artisticamente migliore della formazione romana che, a partire da quel momento e per tutto il decennio Ottanta e buona parte dei Novanta, rimodellerà il proprio modo di scrivere canzoni, distanziandosi - in parte, almeno - dal glorioso passato.

 Il nuovo Banco del Mutuo Soccorso, con Tony D'Alessio alla voce


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4/24/25

Riascoltando 'Orlando: Le Forme dell'Amore'

Album del 2022 del Banco del Mutuo Soccorso


76 minuti di acrobazie musicali e il tentativo, nientedimeno, di replicare l'Orlando Furioso. Così Vittorio Nocenzi, unico membro fondatore rimasto nella formazione del Banco del Mutuo Soccorso - e ormai ultrasettantenne -, ha cercato di ridare vitalità alla band e di rinverdirne i fasti.



La prima presentazione dell'opera - se vi ricordate - è avvenuta a Ferrara, città di cultura e di grandi letterati, ove l'Ariosto morì (il poeta era emiliano).
Ma perché la scelta è caduta su questo tema? Beh, perché è interessante, perché fa parte della grande tradizione letteraria italiana ma anche per chiudere in qualche modo il cerchio (così immaginiamo noi). L'avventura musicale del Banco del Mutuo Soccorso, infatti, cominciò con "In Volo". Ricordiamoci del magico verso cantato allora da Di Giacomo ("Big Francesco"): "Lascia lente le briglie del tuo ippogrifo, o Astolfo".
È stata una piccola eternità fa ed è chiaro che, dopo che a vent'anni hai sfornato capolavori come il Salvadanaio, Darwin e Io sono nato libero (che hanno fatto di te un mostro sacro), non c'è più niente da fare: il confronto resterà sempre impietoso e, anche se ti presenti con opere valide come Transiberiana e appunto questo Orlando: Le Forme dell'Amore (e con un bravissimo cantante come Tony D'Alessio!), riceverai delle critiche.
Per me è un ottimo disco. Corposo, tra l'altro. Per seguire la vicenda o meglio le vicende del protagonista (già abbastanza incasinata nel poema cavalleresco dell'Ariosto, che si era ispirato all'incompiuto Orlando Innamorato del Boiardo), è meglio orientarsi con il libretto accluso al CD.




1. "Proemio" (2:13)
2. "La Pianura Rossa" (6:38)
3. "Serve Orlando Adesso" (4:52)
4. "Non Mi Spaventa Più L'amore" (5:01)
5. "Non Serve Tremare" (4:06)
6. "Le Anime Deserte Del Mondo" (5:01)
7. "L'isola Felice" (3:57)
8. "La Maldicenza" (6:17)
9. "Cadere O Volare" (5:09)
10. "Il Paladino" (2:52)
11. "L'Amore Accade" (3:42)
12. "Non Credere Alla Luna" (6:56)
13. "Moon Suite" (11:49)
14. "Come È Successo Che Sei Qui" (3:38)
15. "Cosa Vuol Dire Per Sempre" (6:48)


Line-up / Musicians

- Vittorio Nocenzi: piano, keyboards, vocals
- Filippo Marcheggiani: guitar, vocals
- Nicola Di Già: guitar
- Marco Capozi: bass
- Fabio Moresco: drums
- Tony D'Alessio: vocals


 Tony D'Alessio

Di Orlando: Le Forme dell'Amore avevamo già scritto qua al tempo della pubblicazione dell'album.


      Altri links correlati:


   Transiberiana (2019)

Quando il Banco del Mutuo Soccorso "went English"

L'articolo di Fabio Zuffanti su Rolling Stone "Do you speak prog? Dieci tentativi di internazionalizzare il progressive italiano" ci rammenta degli anni in cui gruppi come la Premiata Forneria Marconi, Il Banco, Le Orme e compagnia bella sognarono (lecitamente!) di poter conquistare il mercato anglosassone offrendo, al pubblico di altre lande, la loro musica con i testi nella lingua di Shakespeare.

                          

Oggi ci sono gruppi nostrani come i Barock Project che si esibiscono senza difficoltà in Germania, Olanda... Successo meritato, sia pure non eclatante in fatto di vendite. Nel tempo che fu (è trascorso mezzo secolo e oltre!) occorreva appoggiarsi ai "compagni di genere" e i sogni erano immensi. La Manticore Records, così come certe etichette discografiche giapponesi, ha fatto molto per il RPI (Rock Progressivo Italiano; in inglese credo qualcuno lo scriva "IPR").

           

Grandissimo l'album 'Banco', l'esordio in inglese del Banco del Mutuo Soccorso e Francesco Di Giacomo per l'etichetta (vedi sopra) Manticore (di Greg Lake: Emerson, Lake & Palmer).


Era il 1975. Scopriamo che Di Giacomo è emozionante (nonché credibile) anche in una lingua non sua, che sembra ben padroneggiare. Ascoltatevi "Leave Me Alone", che sarebbe la versione di "Non mi rompete" nell'idioma del bardo di Stratford-upon-Avon!



1. "Chorale" (From "Traccia" Theme) (2:30)

2. "L'Albero Del Pane" ("The Bread Tree") (4:45)

3. "Metamorphosis" (14:54)

4. "Outside" (7:42)

5. "Leave Me Alone" (5:20)

6. "Nothing's The Same" (9:58)

7. "Traccia II" (2:42)


  - Francesco Di Giacomo: vocals

  - Rodolfo Maltese: electric & acoustic guitars, trumpet, backing vocals

  - Vittorio Nocenzi: organ, synthesizer, Mellotron (strings), producer

  - Gianni Nocenzi: grand piano, clarinet, synthesizer

  - Renato D'Angelo: bass, acoustic guitar

  - Pier Luigi Calderoni: drums, percussion


 BMS allora



... e l'anno dopo...




Come in un'ultima cena del Banco del Mutuo Soccorso, 1976: il canto del cigno del prog rock italiano del periodo classico (il punk e la disco music domineranno, manipolandoli, i tardi Anni '70 e tutti gli Anni '80).
Il brano più lungo arriva qui ai 7 minuti e mezzo. Il progressive è ancora presente ma si fanno spazio già i motivi pop, e ciò, soprattutto in seguito, fu ragione di cruccio per i fans della prima ora del Banco.


1. "...a cena, per esempio" (6:20) 2. "Il ragno" (4:55) 3. "È così buono Giovanni, ma..." (3:32) 4. "Slogan" (7:23) 5. "Si dice che i delfini parlino" (5:50) 6. "Voilà Mida" ("Il guaritore") (6:14) 7. "Quando la buona gente dice" (1:57) 8. "La notte è piena" (4:14) 9. "Fino alla mia porta" (4:30) - Francesco Di Giacomo: lead vocals - Rodolfo Maltese: electric & acoustic guitars, trumpet, French horn, vocals - Vittorio Nocenzi: Hammond organ, synthesizer, harpsichord, Solina, vocals - Gianni Nocenzi: electric & acoustic pianos, synthesizer, clarinet, recorder - Renato D'Angelo: bass, acoustic guitar - Pierluigi Calderoni: drums, percussion

La scomparsa - risalente ormai a oltre un decennio fa - di una delle più grandi voci del progressive italiano ha rattristato tutti i cultori del genere. Il modo migliore per ricordare Francesco Di Giacomo è quello di riascoltare la sua straordinaria voce. Uno dei brani prediletti dai suoi ammiratori è contenuto proprio in questo album: "È così buono Giovanni, ma..." Lo si potrebbe ascoltare all'infinito, senza mai stancarsi. Ovvio: i primi tre album della band sono senza ombra di dubbio i migliori della loro carriera, ma anche nella produzione posteriore troviamo perle non da poco. "È così buono Giovanni, ma..." ha un'intensità e un impatto emotivo paragonabili a quelli di "R.I.P." e "Non mi rompete".

Nello stesso 1976, Come in un'ultima cena venne realizzato altresì in lingua inglese (As in a Last Supper) con i testi di Angelo Branduardi: un po' troppo "cerebrali" per essere recepiti dal pubblico anglosassone. Sarebbe stato meglio chiamare Peter Sinfield o Peter Hammill, come già accaduto rispettivamente per la PFM e per Le Orme di Felona & Sorona.
Comunque, questo Come in un'ultima cena è un album che ancora si lascia apprezzare. Anche in inglese! Di Giacomo lo rimpiangiamo per vari motivi - e a ragione.
Links attinenti (circa album recenti, senza più Big Francesco)

   Transiberiana (2019)