Oggi esistono diverse band che si chiamano "Ivory" o che hanno la parola "Ivory" come parte del loro epiteto. Esiste la band Ivory da Minsk (suonano un epic metal "sinfonico"), esistono gli italiani Ivory Moon... per tacere degli Ivory Tower, degli Ivory Wave, dell'Ivory Band... e c'è anche un gruppo progrock di Brema, gli Eyevory, che non è affatto male e la cui fama ha ormai varcato i confini della Germania.
L'album Unrest degli Eyevory è uscito nel 2019
Ma quelli di cui ci interessa parlare qui sono gli Ivory nati in Baviera alla fine degli Anni 70 e fondati da un personaggio interessantissimo, Ulrich Sommerlatte, che arrivò a innamorarsi del rock progressivo a sessant'anni suonati.
Sommerlatte (1914-2002) era berlinese, diplomato al conservatorio, con una carriera davvero invidiabile alle spalle: direttore di svariate orchestre, autore di musiche per film, collaboratore in svariate registrazioni di musica folk tedesca e di jazz... e Arrangeur molto apprezzato.
Veniva comunque da tempi duri. Durante il nazismo aveva formato con alcuni commilitoni e amici musicisti un circolo per protestare contro il boicottaggio, da parte del regime, delle opere di alcuni musicisti (ad es. Paul Hindemith), opere che i nazisti includevano nel libro nero dell'"arte degenerata" (entartete Kunst).
Subito dopo la guerra, nel corso della "de-nazificazione" messa in atto dai vincitori, venne internato in un campo di prigionia inglese, dove fondò un'orchestra. Chiesto e ottenuto di poter avere gli spartiti di big band jazzistiche, con la sua Lager-Orchestra suonò la musica degli afroamericani, cosa che gli recò le simpatie degli alleati stelle-e-strisce e gli permise di occuparsi di musica anche nel dopoguerra.
Subito dopo la guerra, nel corso della "de-nazificazione" messa in atto dai vincitori, venne internato in un campo di prigionia inglese, dove fondò un'orchestra. Chiesto e ottenuto di poter avere gli spartiti di big band jazzistiche, con la sua Lager-Orchestra suonò la musica degli afroamericani, cosa che gli recò le simpatie degli alleati stelle-e-strisce e gli permise di occuparsi di musica anche nel dopoguerra.
Ad un certo punto della sua vita, mentre fiorisce la sua attività di arrangiatore, ha un brutto infarto: nel 1963, a 49 anni. Al che decide di ritirarsi sulle pittoresche sponde del lago di Schlier (Schliersee), sulle Alpi Bavaresi (e molto più tardi abiterà presso la figlia sul Tegernsee, altro lago sempre in Baviera).
Al primo disco degli Ivory partecipa suo figlio, Thomas Sommerlatte, alle tastiere: proprio come il papà. Il titolo è Sad Cypress e secondo molti suona "alquanto genesisiano". In realtà è un lavoro che ha una propria connotazione, compresa quella punta di classicismo teutonico che ci si attende da un direttore che vanta un tale curriculum. (Pur se i testi sono in inglese... con una sola eccezione, come vedremo subito.)
Contiene 5 brani (che diventano ben 9 con i bonus tracks della ristampa su CD a cura della Musea) e il secondo di questi brani, "In Hora Ultima", è cantato in latino. L'onore tocca al "guest" Antonio Ognissanti, del quale, a parte questa straordinaria e unica presenza, non abbiamo nessunissima informazione.
- Ulrich Sommerlatte / keyboards
- Thomas Sommerlatte / keyboards
- Christian Mayer / lead vocals, acoustic & electric guitars
- Goddie Daum / acoustic & electric guitars
- Charly Stechl / bass, flute
- Fredrik Rittmüller / drums
Tracks
1. At This Very Moment (3:57)
2. In Hora Ultima (7:12) (guest vocalist: Antonio Ognissanti)
3. Sad Cypress (8:34)
4. Time Traveller (4:15)
5. My Brother (13:52)
6. The Great Tower* (9:44)
7. Incantation* (4:42)
8. Construction N° 2* (2:29)
9. Barbara* (13:45)
Total Time: 68:30
Più di 15 anni dopo, nel 1996, esce il secondo e ben più misconosciuto album degli Ivory: Keen City.
Ulrich intanto è stravecchio, all'album non partecipa Thomas stavolta, e la particolarità è che il Maestro si serve qui del Mädchenchor von Eiselfing (coro delle fanciulle di Eiselfing) - Eiselfing è una minuscola località nell'Oberbayern.
Ulrich Sommerlatte morì nel 2002, a 88 anni, circondato dall'affetto dei propri cari.
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