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7/16/24

Van Der Graaf Generator: "Io profetizzo la catastrofe"

Una buona compilation dei Van Der Graaf Generator che conserva tuttora la sua funzione antologica è I Prophesy Disaster del 1993.


I VDGG, descritti un tempo come un gruppo "di rock poetico e jazz" (tale fu lo slogan pubblicitario usato dalla label Charisma nel 1970), si sono elevati ben presto al di là di questa mera descrizione, sia concettualmente che musicalmente. Peter Hammill è stato addirittura di ispirazione per artisti come Johnny Rotten, Marc Almond e Nick Cave. E sono riscontrabili similitudini tra il suo stile e quello di Bowie (almeno nei testi). Anche la carriera solista di Hammill è affascinante. Però, senza Hugh Banton (tastiere), David Jackson (sax) e Guy Evans (drums), sarebbero mai decollati i Van der Graaf Generator?

Il CD I Prophesy Disaster, che abbraccia la loro carriera fino al 1978 ca., contiene brani classici della band e anche qualche traccia rara. Ottimo per chi vuole avvicinarsi al mondo di Peter Hammill & Co. e per chi vuole (ri)sentire come suonavano originariamente le loro canzoni - prima dei remaster del 2005.


- Peter Hammill: vocals, guitars, keyboards
- Guy Evans: drums
- Hugh Banton: organ, bass pedals and guitar (No 1 to 8)
- David Jackson: saxes, flutes (No 1, 8, 10)
- Keith Ellis: bass (No 1, 2)
- Nic Poter: bass (No 3, 4)
- Graham Smith: violin (No 9, 10)
- Charles Dickie: cello, keyboards (No 10)

La foto sul retro del libretto di I Prophesy Disaster





    Link correlati:

'Quando i Van Der Graaf Generator scoprirono l'Italia'


Peter Hammill (1a parte)


Peter Hammill (2a parte)


The Aerosol Grey Machine



 


11/05/23

Festa in onore del compleanno del nostro amico Peter (2)

 Oggi, 5 novembre, compie gli anni uno dei nostri miti del rock (non solo progressive): 

Peter Hammill.


( <<<< Prima parte, vai dietro )


    "Black Room 2 (+ "The Tower"), da Chameleon In The shadow Of The Night (2006)

  "Been Alone So Long" da Nadir's Big Chance (2006)


Nel 2012 usciva ALT, dei Van Der Graaf Generator. È un album differente dalla tipica discografia della band, con una mutazione delle sonorità. ALT è strumentale (similmente al progetto The Long Hello del 1974, che vedeva David Jackson insieme a Hugh Banton e Guy Evans oltre all'ex bassista Nic Potter e ad alcuni "guests", tutti membri effettivi o ex dei VDGG; unico assente allora: Peter Hammill); così, qui abbiamo il frontman come strumentista e non come cantante. Con Hammill, ci sono Guy Evans alle percussioni e Hugh Banton alle tastiere.
David Jackson si è separato dai Van Der Graaf Generator prima di Trisector del 2008, lasciando i compagni ridotti a un trio. E da allora il sassofonista va portando la sua esperienza ovunque, collaborando con vari gruppi internazionali, soprattutto italiani (Osanna ma non solo: Alex Carpani Band, Reagente 6...).

ALT è sperimentazione, rock alternativo, noise... Ogni tanto, cambiare pelle fa bene! In fondo, si tratta di una band avant-rock. Ma gli aficionados sono stati troppo viziati dal progressive rock dei precedenti Present e A Grounding in Numbers...


Ancora Hammill, Evans e Banton nel 2016, poco meno di mezzo secolo dopo l'incipit del "Generatore" (formatosi a Manchester nel 1967).
Con Do Not Disturb, i Van Der Graaf Generator fanno ancora parlare di sé.

È chiaro che, di gran lunga, Hammill & Co. non hanno più nulla da dimostrare a nessuno, anche se le narrazioni non sono più intense come agli inizi. La lacerazione intellettuale di Pawn Hearts difficilmente è replicabile oggidì sul pentagramma, né vi è più, nelle nuove composizioni, il disturbante stridio di "Arrow". Chi non ricorda il tribolato gorgheggio di "Pilgrims"? E chi ha davvero creduto che fosse nuovamente possibile forgiare un live selvaggio come Vital (apposta scevro di barocchismi, di orpelli e ridondanze)? Vital, del 1978: quasi un'ora e mezza in cui viene messa in risalto tutta l'arte dei VDGG... nonché il sapere furbo del loro "mastermind", che ben si è sempre indirizzato verso il pronk e il math rock, sebbene questi sottogeneri sarebbero nati per davvero - ed esplosi - successivamente!
Il sogno e la maestria comunque rimangono e Peter Hammill, Guy Evans e Hugh Banton sanno bene trasmetterci le percezioni e l'essenza, i timori e i sentori della realtà... tra separazioni e ritorni di fiamma. (Famosa la loro reunion del 2005, sancita da un album live doppio.)

    Questa è "Go".


Ancora in onore di Peter Hammill (nato il 5 nov. 1948): 

   Concerto dal vivo del 2019 ad Atene, Grecia, al celebre 'Gagarin 205'

Ultimamente (2021), gli svedesi Ilsidurs Bane si sono uniti a Peter Hammill e il risultato è... In Disequilibrium. (Ascolta l'album su Bandcamp.)
Nello stesso anno, Hammill ha collaborato con il gruppo londinese di rock psichedelico The Amorphous Androgynous e ha pubblicato con loro We Persuade Ourselves We are Immortal.


Una novità, sempre del 2021, che per noi italiani ha del sensazionale. Peter Hammill è sempre stato legato a doppia o addirittura tripla mandata con il nostro Paese e, con gli anni, l'Italia gli ha tributato vari onori, quali un Premio Tenco e un Premio Ciampi alla carriera, oltre a una laurea ad honorem presso il Conservatorio di Piacenza. Hammill è arrivato a lavorare con Le Orme, Alice, Saro Cosentino e Premiata Forneria Marconi e, nel febbraio 2021, viene pubblicato un disco in cui il cantautore inglese interpreta, tra gli altri, Fabrizio De André, Luigi Tenco, Piero Ciampi, Mogol/Donida! Lo stile e la voce ricordano un po' il compianto Leonard Cohen...


Discografia essenziale di Peter Hammill 

    (album solisti, senza le collaborazioni, anche quelle numerosissime; inclusi nella lista: qualche album dal vivo + qualche compilation)

Fool's Mate (1971)
Chameleon in the Shadow of the Night (1973)
The Silent Corner and the Empty Stage (1974)
In Camera (1974)
Nadir's Big Chance (1975)
Over (1976)
The Future Now (1978)
Vision (compilation) (1978)
pH7 (1979)
A Black Box (1980)
Sitting Targets (1981)
Enter k (1982)
Patience (1983)
The Margin (live) (1985)
The Love Songs (raccolta di vecchio materiale rielaborato) (1984)
Skin (1986)
And Close as This (1986)
In a Foreign Town (1988)
Out of Water (1990)
Room Temperature Live (1990)
The Fall of the House of Usher (1991)
Fireships (1992)
The Noise (1993)
Loops and Reels (1993)
There goes the Daylight (live) (1993)
Roaring Forties (1994)
Offensichtlich Goldfisch (in tedesco) (1995)
The Peel Sessions (sessioni radiofoniche per la BBC) (1995)
X my Heart (1996)
Sonix (1996)
Everyone You Hold (1997)
This (1998)
Typical (live) (1999)
The Fall Of The House Of Usher (Deconstructed and Rebuilt) (1999)
None of the Above (2000)
What, Now? (2001)
Unsung (2001)
The Margin + (dal vivo; riedizioni dell'album del 1985 con un secondo disco di materiale aggiuntivo) (2002)
The Thin Man Sings Ballads (raccolta) (2002)
Clutch (2002)
Incoherence (2004)
Veracious (dal vivo con il violinista Stuart Gordon) (2006)
Singularity (2006)
Thin Air (2009) Fie! Records
Consequences (apr 2012)
...all that might have been... (nov 2014)
From the Trees (nov 2017)
In Translation (2021)



Il tour del 2022 dei VDGG tocca anche l’Italia, mettendo in mostra i componenti del leggendario gruppo in uno stato di forma davvero stupefacente, voce compresa. Novara, Genova, Brescia, Padova. Tra i brani recenti eseguiti, spesso non mancano "Interference Patterns" e "Alfa Berlina".
"Alfa Berlina" fa riferimento all’automobile che i Van Der Graaf Generator utilizzavano durante gli spostamenti nella nostra Penisola ad inizio Anni Settanta. Il pubblico va addirittura in visibilio quando riconoscono i titoli del repertorio classico: "Lemmings", "Refugees", "Man-Erg", "Lost"... 

Cento di questi anni, Peter e membri vecchi e nuovi della band!

Festa in onore del compleanno del nostro amico Peter (1)

 Happy Birthday, Peter Hammill!

(Ealing, England, Nov. 5th, 1948)


           
         


Auguri a Peter Hammill, che è nato il 5 nov. 1948

... e dunque oggi è il suo compleanno.




Hammill con e senza i Van Der Graaf Generator

Van Der Graaf Generator - The Aerosol Grey Machine

Pubblicato nel 1969 dalla Mercury, questo è risaputamente il primo album solista di Peter Hammill; ma non ci dispiace che il disco sia uscito sotto il moniker "Van Der Graaf Generator" poiché la band vale, eccome! (Anche se ancora priva del sax di David Jackson.) 
Van Der Graaf "Mark I", oltre a Peter Hammill al canto e alla chitarra acustica, vede la bellezza di: 

   - Hugh Banton alle tastiere, 
   - Keith Ellis al basso e 
   - Guy Evans alla batteria e percussioni.

(Banton ed Evans rimarranno al fianco del frontman fino alla fine.)

Cupezza, dubbi cosmici, crepuscolarità: ecco le caratteristiche di questo e dei successivi tre album usciti per la label Charisma di Tony Stratton-Smith.
Stratton-Smith fu il primo vero grande supporter della band. In The Aerosol Grey Machine non ci sono overdubs e rifiniture... Il suono è il risultato di sole 12 ore in studio e di missaggio (produttore: John Anthony, che lavorerà ancora a lungo con i VDGG e con Hammill). 


L'album, registrato nel 1968, uscì solo negli U.S.A. Per anni, in Italia si nutrirono dubbi se questo lavoro esistesse davvero (!), Da noi Aerosol Grey Machine divenne reperibile solo nel 1974. Alcune registrazioni effettuate per la BBC offrono versioni alternative dei pezzi del primo periodo dei Van Der Graaf Generator, con il basso del giovanissimo Nic Potter in evidenza. 


Febbraio 1970: viene realizzato The Least We Can Do Is Wave to Each Other, secondo album dei Van Der Graaf Generator. Il gruppo, che agli inizi ebbe poco successo in patria, risaputamente trovò un inaspettato riscontro in Italia. 
I brani sono tutti composti da Peter Hammill ma arrangiati ed eseguiti dall'intera band. I testi di Hammill si riferiscono a misticismo, numerologia, astrologia...
Ovviamente c'è da ricordare che questo è il primo disco dei VDGG con il grandioso sassofonista David Jackson, il quale suonerà poi anche in molti album solisti di Hammill.


In onore del compleanno di Peter Hammill.


    Dalla trasmissione tedesca Beat Club, i Van Der Graaf Generator nel 1970. Brano: "Darkness (11/11)"

Correva ancora l'anno 1970 quando venne dato alle stampe il terzo LP, intitolato H To He Who Am The Only One
"H to He" nel titolo allude alla fusione nucleare che trasforma l'idrogeno (H) in elio (He), per poi giocare sul pronome personale maschile "he" nel resto della frase.
Durante le registrazioni, Nic Potter decise di lasciare il gruppo e registrò soltanto "Killer", "Lost" e "The Emperor in His War Room". Su quest’ultima traccia venne aggiunta la chitarra di Robert Fripp, ma è stata pubblicata anche la versione senza il contributo di Fripp. Hugh Banton, l'organista, rimpiazza Nic Potter al basso. (E nei concerti Banton suonerà i bass pedals dell’organo per ovviare alla mancanza del bassista). Brani da citare sono la struggente "House With No Doors" e la più rabbiosa "Pioneers Over c". La lettera "c" piccola fa riferimento alla velocità della luce.

 

DISCOGRAFIA dei VDGG

                 Album in studio

The Aerosol Grey Machine (1969)
The Least We Can Do Is Wave to Each Other (febbr. 1970) 
H to He, Who Am the Only One (dic. 1970)
Pawn Hearts (1971)
Godbluff (1975)
Still Life (apr. 1976)
World Record (ott. 1976)
The Quiet Zone/The Pleasure Dome (1977)
Present (2005)
Trisector (2008)
A Grounding in Numbers (2011)
ALT (2012)
Do Not Disturb (2016)

 

                   Album dal vivo

Vital (1978)
Maida Vale (1994)
Real Time (2007)
Live at the Paradiso (2009)
Merlin Atmos - Live Performances 2013 (2015)

 


 Link: la storia di Pawn Hearts (1971), ottimamente raccontata da Elena Palmieri sul sito di rockol.it

Pawn Hearts è l'opera della raggiunta maturità. Venne originariamente concepito come doppio album. Produttore: John Anthony. Tra gli ingegneri: David Hentschel. Chi conosce la storia dei Genesis, si è già imbattuto in questi due nomi. In particolare John Anthony collaborerà ripetutamente con Hammill.

Il quarto album in studio dei Van Der Graaf Generator è considerato uno dei capolavori eterni del rock progressivo. In Italia, Pawn Hearts raggiunse il primo posto delle classifiche.

                        Festeggiando Peter Hammill.

Questa è Storia! Nel febbraio 1972 si teneva il primo tour italiano dei Van Der Graaf Generator...

La band era formata da:

         Guy Evans, Hugh Banton, Peter Hammill e Dave Jackson.

Ebbero cosi tanto successo che si imbarcarono subito per un secondo tour: a maggio dello stesso anno. Come successe con i Genesis, il pubblico italiano "adottò" i VDGG, nominandoli tra i loro beniamini.

Ad agosto si sciolsero... ma questa è un'altra storia.

 

"Theme One" spopolò in Italia. Si trattava in realtà della cover di un frizzante brano sinfonico di George Martin, il noto produttore dei Beatles. Dal 1967 al '70, "Theme One" servì a segnare l'inizio e la fine dei programmi di BBC Radio 1 e BBC Radio 2.
David Jackson guidava il pulmino di ritorno dai concerti quando, dagli altoparlanti a bordo, arrivavano le note di questo tema. Allora tutti gli elementi del gruppo si mettevano a cantarlo. Lo eseguirono per scherzo durante un soundcheck e a qualcuno venne l’idea di inciderne una versione alternativa. "Theme One", che ha tutte le caratteristiche di un inno, veniva utilizzato dalla band come festosa chiusura degli show, con Peter Hammill che si scatenava correndo per il palco o salendo sulle casse dell’amplificazione. Anche quando i VDGG si esibirono al Festival di Villa Pamphili (maggio 1972), chiusero con questo instrumental, in quel caso eseguito dai soli Banton, Evans e Jackson, per consentire a Hammill di correre su e giù per i palco.
 

Nel 1971, stesso anno di Pawn Hearts, veniva pubblicato il debutto solista di Peter Hammill, Fool's Mate. Guarda caso, ancora gli scacchi come simbologia, ugualmente che nel disco realizzato dal gruppo (il "pawn" di "Pawn Hearts" indica il pedone). 

"Fool's Mate" significa "il matto dello stolto".


    VDGG - Godbluff live 1975 

Van Der Graaf Generator:
#PeterHammill #DavidJackson #GuyEvans #HughBanton 

 

pr Peter Hammill - "Pushing Thirty", da The Future Now (1978)

     Peter Hammill - "A way out", da Out Of Water, 1990


Seconda parte, vai avanti >>>> )

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