5/15/24

Nuova colonna sonora di 'Metropolis' composta ed eseguita dai Métronhomme...

 ... insieme a un nuovo montaggio del capolavoro di Fritz Lang, contenente scene precedentemente tagliate


- Mirco Galli: electric bass, synth pedal

- Tommaso Lambertucci: piano, synth

- Andrea Lazzaro Ghezzi: drums, assorted percussions

- Marco Poloni: guitars, maschine


Questo è un film che dovrebbero vedere (rivedere) tutti, possibilmente al cinema e con la band che suona il soundtrack dal vivo!

Il gruppo maceratese Métronhomme, dedito a sperimentazione e ricerca musicale (ma in grado anche di suscitare emozioni "progressive") ha fatto davvero qualcosa di grandioso: ha rimaneggiato la pellicola di Metropolis, di Fritz Lang, rimontando alcune scene precedentemente tagliate, e ha composto un nuovo soundtrack.

Dettagli sul progetto: qui (homepage della band)

L'esordio, avvenuto il 7 aprile, ha ricevuto consensi umanimi.

Ma chi sono i Métronhomme?

Un paio di infos su di loro le si possono ricavare da questo nostro articolo risalente a un paio di anni fa: "Tra arte sperimentalista, gioco e teatro".


Ora, come detto, hanno realizzato un sogno, deliziando pubblico e critica: hanno composto una nuova colonna sonora per Metropolisfilm muto del 1927 ambientato in un futuro distopico (nel 2026, ossia 100 anni dopo rispetto a quando è stato scritto) in cui le divisioni classiste sembrano dovunque accentuarsi. Metropolis, tra le opere-simbolo del cinema espressionista, è universalmente riconosciuto come modello per buona parte del cinema di fantascienza moderno. Ha ispirato, tra gli altri, Blade Runner e Guerre stellari.

   

Questo lavoro simbiotico, che ha debuttato al cineteatro 'Excelsior' di Macerata, merita di essere ammirato globalmente, non solo per l'arte filmica di Lang ma anche in virtù delle stupende sonorità dei Métronhomme (fedeli al punto giusto all'Espressionismo!). 

Lo spettacolo è articolato nella proiezione di una versione ridotta della storica pellicola con la contestuale esecuzione delle nuove musiche dal vivo, ai lati dello schermo cinematografico. Durata: circa 1h e 20'.




Vuoi organizzare una replica di 'Metropolis by Métronhomme' nella tua città? Contatta Metronhomme!:

Mail: metronhommeband@gmail.com

Sito con i dettagli del progetto 'Metropolis': click!

Facebook:   / metronhommeband  

Instagram: https://www.instagram.com/metronhommeband/


 



   *** 

5/05/24

Riccardo Zappa - 'Gabri Flies To Italy'

Gabri Flies To Italy è il prodotto di un valente chitarrista ("Maestro della 12 corde") che cura al massimo la tecnica ma sa altresì donarci la levità e l'eleganza di creazioni apparentemente semplici. 

Dedicato al fratello Gabriele, Gabri Flies To Italy consiste di sette tracce comprendenti una suite di 18 minuti - la traccia iniziale: "Gabri Flies To Italy" -, alcune composizioni davvero ricercate del tipo di "Nimaster Ego" (incantevole) e brani alquanto originali come "Suonami una nota". 


www.mprecords.it

www.gtmusic.it        Data di uscita: il 6 maggio!



Il mood di chi ha una lunga carriera alle spalle

Estro, bravura tecnica, begli arrangiamenti: i lavori solisti di Riccardo Zappa possono essere apprezzati soprattutto da chi suona la chitarra e si ritrova dunque in confidenza con termini come "armonici", "accordature", "fingerpicking"... Zappa è un chitarrista eccelso, sia con la 6 che con la 12 corde ("uno dei più bravi in assoluto" dicono i critici) e parecchio melodico. Ovviamente riesce a raggiungere anche quei non-esperti che siano almeno in grado di apprezzare lo sforzo creativo, i riverberi e i cambi di atmosfera, l'impasto sonoro, nonché il suono delle corde che friggono sulla tastiera. 


Gabri Flies To Italy sulla homepage / shop di M.P. & Records e su G.T. Music Distribution.          Artwork: OndemediE.


 È uno di quei musicisti poco commerciali che si scoprono per caso e dei quali si compra subito il disco, fulminati sulla via di Damasco, come si suol dire. Conviene approcciare l'arte di Riccardo Zappa andando indietro nel tempo, per meglio inquadrare questo Gabri Flies To Italy nell'insieme della pluridecennale attività dell'artista. 

    Trailer dell'album


    Story of a Maestro

Nel 1974 Zappa pubblica un LP - per l'etichetta PDU - insieme al chitarrista Klaus Aulehla: un album di ballate nella maggior parte acustiche. E poi arriva la sua prima opera personale, Celestion, del 1977, in cui, per registrare il suono della chitarra classica, venne utilizzato per la prima volta un pickup applicato allo strumento anziché la tradizionale rilevazione microfonica. 
Ancora oggi Celestion è uno dei dischi strumentali più venduti in Italia e, se guardiamo la line up, non ce ne meravigliamo: oltre a Riccardo alle chitarre acustiche appare Vince Tempera alle tastiere e ci sono inoltre il bassista di New Orleans Julius Farmer (che fu attivo per oltre un decennio in Italia, portandoci una ventata di freschezza e sapienza funky), Ottavio Corbellini alla batteria e il nigeriano George Aghedo alle percussioni. 

 La EKO 'Riccardo Zappa Signature'



Gli album solisti di Riccardo Zappa più citati sono i primi tre: dopo Celestion e dopo Chatka del 1978 (per la label indipendente Divergo), arrivò, nel 1980, Trasparenze (per la prestigiosa RCA). Un disco registrato nei mitici studi del Castello di Carimate e per il quale i collaboratori di Zappa furono Walter Calloni alla batteria, Vince Tempera al pianoforte, Bob Clark al basso, Pietro Pellegrini (ex Alphataurus) al sintetizzatore, Maurizio Preti alle percussioni!


Ma questo virtuoso della chitarra, che ama sperimentare sonorità diverse suonando composizioni con richiami tardo-barocchi e canzoni che sono un viaggio libero nella bellezza della combinazione di accordi, insieme a pezzi anche minimalisti, ha una discografia assai estesa. Basti dire che Gabri Flies To Italy è il suo 24° album. E ci tocca aggiungere a ciò una lunga e straordinaria lista di collaborazioni: Fiorella Mannoia, Antonello Venditti, Eugenio Finardi, Giorgio Gaber, Mia Martini, Mina, Gino Paoli... Tra l'altro R. Zappa ha suonato oltre 100 volte live con Eros Ramazotti; esiste, by the way, un suo album dal titolo Riccardo Zappa Plays Eros Ramazzotti, del 2007. Egli è noto poi come produttore, dirigente, curatore di collane musicali e autore di colonne sonore.





           Piacevoli fraseggi, echi sovrapposti, arpeggi e ritorni evoluti

Sul solco di una libertà acquisita definitivamente, con Gabri Flies To Italy, prodotto dallo stesso chitarrista e realizzato da Vannuccio Zanella per la M.P. & Records (distribuzione: G.T. Music Distribution di Antonino Destra), Riccardo Zappa si riconferma demiurgo di un linguaggio musicale autonomo in cui vanno a intrecciarsi le influenze di sempre. Viene proposto un tappeto sonoro prossimo alla musica classica; in "Harmonios" c'è un quartetto di mandolini (in realtà si tratta di due mandolini, una mandola tenore e un mandoloncello, suonati da componenti dell'Orchestra a Plettro Gino Neri di Ferrara), in "Gabri Flies To Italy" e "Nimaster Ego" è stato inserito un coro. Tutto scorre tra suggestioni romantiche con qualche (mai invasivo) rafforzamento tecnologico. Curiosa la particolarità di "Suonami una nota", la traccia n. 5, a sottolineare la natura di innovatore e sperimentatore di Riccardo Zappa: le note che compongono questo brano, eseguito con chitarre, archi e strumenti etnici, sono state inviate, "in maniera del tutto casuale, in seguito a un post pubblico su Facebook", da vari chitarristi. In pratica, Zappa ha proposto a ciascuno dei chitarristi di partecipare con un'unica nota prodotta dal loro rispettivo strumento; dopodiché queste note sono state impiegate, a decine, in "Suonami una nota", appunto. 




     ------>   Un ottimo CD! L'artwork è di OndemediE. 



Tracklist:

1) "Gabri Flies To Italy" (18:51)
2) "Harmonios" (4:32)
3) "Sanvalentiniana" (6:38)
4) "Inno" (4:34)
5) "Suonami una nota" (4:41)
6) "Nimaster Ego" (3:18)
7) "L’Attesa" (2:28)




      * LINKs *




Gabri Flies To Italy su M.P. & Records e/o su GT Music Distribution 

***

    Altro esempio dell'arte di R. Zappa: "Come apparire a Cap Fréhel" (con l'impiego dell'E-bow)




5/04/24

Eloy

    "Land of Nobody"- da Inside, 1973

Eloy è un altro valido gruppo Krautrock.
Ocean (cantato con spiccato accento tedesco) è del 1977 e ci racconta la storia di Atlantide. 
Il batterista, Jürgen Rosenthal, veniva dagli Scorpions.


#artrock 
Kosmische Musik
 #progressive #rock


Grandissimi! Ancora oggi producono un symphonic prog all'altezza dei dischi risalenti ai loro anni d'oro. Hanno avuto, agli inizi, drammatici rimescolamenti di line up dovuti a discussioni interne anche e soprattutto a proposito dello stile da abbracciare pienamente, ecco come mai Frank Bornemann è rimasto l'unico elemento della band a risultare costantemente presente. Il vecchio "marinaio del prog" rimane saldo sulla tolda, ma si può già prevedere che, quando l'età non glielo consentirà più, perderemo anche questa band. La loro discografia è comunque sconfinata e possiamo e potremo usufruire a ogni momento di molte, moltissime ore di ascolto. Il cantato "teutonico" di Bornemann, per anni deriso da tanti detrattori, viene oggi amato e riconosciuto come tipico marchio di fabbrica degli Eloy.
     



Debuttarono nel 1971 con un album eponimo.
Bornemann, cantante e chitarrista, è inamovibile (con il basco o meno sul capo) e gli Eloy ben presto diventano in pratica la "sua" band. 
Formatisi ad Hannover (Germania Settentrionale) nel 1969, decisero di chiamarsi secondo un popolo descritto nel romanzo utopistico La Macchina del Tempo, di H.G. Wells. 
Sono presenti elementi di fantascienza nella loro musica, particolarmente nei concept album di tutti gli Anni '70. 
Di Bornemann abbiamo già detto. Gli altri membri attuali sono: 

   - Steve Mann: chitarra (2000-2007; 2022-presente)
   - Hannes Folberth: tastiere (1979-1984; 1992-presente)
   - Klaus Peter Matziol: basso (1980-1984; 1988-presente)
   - Stephan Emig: batteria (2016-presente)


Inside (1973) vedeva in formazione Frank Bornemann (voce, chitarra, percussioni), Fritz Randow (batteria, chitarra acustica, percussioni e flauto), Wolfgang Stocker (basso) e Manfred Wieczorke (organo, chitarra, voce e percussioni).

Floating.
Un bell'Hammond ci fa scivolare sull'autostrada psichedelica di un Deutschrock parecchio anglesizzato; e non si paga pedaggio!
L'etichetta americana Chess / Janus pubblicò per il mercato americano sia il secondo - Inside - che il terzo album degli Eloy - Floating. La label purtroppo sparì già nel 1975 e da quel momento i dischi degli Eloy in America sarebbero stati disponibili solo come "import". Il  successo della band comunque era indiscutibile. L'etichetta madre era la EMI, anche se Floating viene pubblicato da Harvest. L'album esce dopo un ulteriore cambio di formazione (con il bassista originale Stöcker sostituito da Luitjen Jansen) e riprende le atmosfere del precedente, basandosi su sonorità Krautrock dove spiccano la chitarra elettrica di Bornemann e l'organo (e ora anche i synth) di Manfred Wieczorke. "Castle in the Air" e "Madhouse" hanno arrangiamenti che non prevedono le tastiere. Il sintetizzatore viene usato per la prima volta in "Plastic Girl".
Copertina fantascientifica. Il tema che lega quasi tutti i brani dell'LP: la fine del mondo.

Per molti, il miglior album dei tedeschi Eloy: Power and the Passion, 1975.
Lo stile qui è - secondo noi - ancora spigoloso, ma la band si va avvicinando al proprio suono. Il concept narra una storia bella e fantasiosa: il giovane Jamie, nell'anno 1975, beve una pozione o meglio droga inventata da suo padre e si ritrova proiettato nel 1375, a Parigi, dove si innamora di Jeanne (Giovanna), figlia di un ricco possidente terriero. Entrambi fumano uno spinello, il ragazzo viene coinvolto in una rivolta e finisce in carcere. Tornerà nel proprio tempo e nella propria realtà grazie all'aiuto di un mago. 

   - Frank Bornemann: voce solista, chitarra elettrica
   - Manfred Wieczorke: tastiere, pianoforte, Mellotron, sintetizzatore
   - Luitjen Janssen: basso
   - Detlef Schwaar: chitarra
   - Fritz Randow: batteria 

... E arrivò una crisi. Una prima ma bella grossa crisi tra le tante che hanno caratterizzato il percorso degli Eloy. E accadde perché l'influenza negativa dell'allora manager della band, Jay Partridge, portò sfortunatamente a delle rotture. Alla fine il gruppo si sciolse e Frank Bornemann si ritrovò solo e senza compagni. Ma la EMI rimase al suo fianco, continuando a fidarsi delle capacità artistiche dell'ormai esperto frontman: gli venne offerto di ricostruire gli Eloy con nuovi musicisti.

 Il celebre logo

 Una delle copertine più belle: Chronicles I, 1993


Dawn, di questo gruppo come detto tuttora attivo (malgrado i tanti terremoti) e in qualche modo sempre coerente alla propria linea, è del 1976. Come si noterà, gli Eloy alternano momenti lirici a un furor quasi wagneriano. Fantasmagorie corali a parentesi di alto lirismo che sembrano essere concepite in una cameretta adolescenziale. Tra le loro fonti di ispirazione erano, sono e sempre saranno - com'è facile arguire - i Pink Floyd.

"Poseidon's Creation", live 1978.
"Poseidon's Creation" è il brano che apre l'album Ocean del 1977. Lo ascoltiamo qui in una versione dal vivo.
Il 6. full-lenght della band prog rock di Hannover ebbe notevole riscontro soprattutto in patria. Fuori dai confini tedeschi, rimproveravano a Frank Bornemann di cantare in inglese con un troppo smaccato accento... accento che lui ha ancora oggi! E che non ha impedito al suo gruppo di divenire famoso anche all'estero.

         Line up del periodo d'oro degli Eloy (1976-1979):
   - Frank Bornemann: voce, chitarra elettrica e acustica
   - Klaus-Peter Matziol: basso, seconda voce
   - Detlev Schmidtchen: organo, tastiere, sintetizzatori
   - Jürgen Rosenthal: batteria, percussioni, flauto

Rosenthal e Bornemann avrebbero poi avuto delle dispute a proposito dei testi, che erano appannaggio del primo, nonché dissapori circa il nuovo studio di registrazione; e il batterista decise di abbandonare la band insieme a Schmidtchen. Solo uno dei numerosi "rimescolamenti" della formazione degli Eloy!

Silent Cries and Mighty Echoes.
Una casa in Normandia divenne il fulcro creativo di Silent Cries and Mighty Echoes, settimo album in studio degli Eloy (Electrola, 1979). 
"Un album astrale" lo ha definito qualcuno. È, di certo, uno dei punti massimi del German rock.
Ricalca stilisticamente Ocean, pur non possedendone la compattezza e l'intensitâ. Delle cinque tracce, una ha la durata di oltre 20 minuti e due addirittura superano la mezz'ora.

   - Frank Bornemann: canto, cori, chitarra acustica, chitarra elettrica 
  - Detlev Schmidtchen: organo Hammond, cori, mini Moog, synthesizer, Solina String-Ensemble, tastiere, pianoforte
   - Klaus-Peter Matziol: basso, cori, synthesizer
   - Jürgen Rosenthal: batteria, rototom, piatti, gong, percussioni, flauto
   - Brigitte Witt: voce in "Vision - Burn"

    "Ranking the Eloy albums"

L'ottavo album in studio: Colours, del 1980.
Finora - come abbiamo visto - i testi erano stati scritti da Jürgen Rosenthal, il batterista. Dopo Silent Cries and Mighty Echoes Rosenthal lascia la band con Detlev Schmidtchen (tastiere e altri strumenti) e rimangono Frank Bornemann e il bassista Klaus-Peter Matziol. Si aggregano ai due Hannes Arkona alle chitarre (che aveva già accompagnato gli Eloy nella tournée del 1979),  Hannes Folberth alle tastiere e Jim McGillivray batteria e percussioni. McGillivray è anche il nuovo autore dei testi. 
Brani in generale più brevi del solito: è questo il modo con cui gli Eloy salutano il nuovo decennio. 
L'album si apre con "Horizons", completo di Clavinet e coro femminile; le lyrics di questa canzone fanno pensare a Tales From Topographic Oceans degli Yes. "Child Migration", "Giant", "Silhouette" e "Gallery" sembrano più focalizzate, intense, concentrate e richiamano spesso all'orecchio l'Alan Parsons Project. C'è anche qualche passaggio AOR. "Sunset", l'ultimo titolo, è una traccia strumentale, dominata dai synth e con un Moog "spaziale".
Ho sentito alcuni commentare: "Il loro album numero uno! Insuperabile!" 
Di certo è tra quelli più accessibili.

   - Frank Bornemann: lead vocals, acoustic & electric guitars, co-producer
   - Hannes Arkona: acoustic & electric guitars
   - Hannes Folberth: keyboards
   - Klaus-Peter Matziol: bass, backing vocals
   - Jim McGillivray: drums & percussion

Planets (1981).

   - Frank Bornemann: voce, chitarra
   - Hannes Arkona: tastiera
   - Hannes Folberth: tastiera
   - Klaus-Peter Matziol: basso
   - Jim McGillivray: batteria
#progrock #artrock #symphonic 
#rock #music


Time to Turn (1982).
Time to Turn fu suonato dalla stessa formazione di Planets (ma senza Jim McGillvray, che era poco apprezzato dai fan del gruppo e aveva abbandonato per via di incomprensioni durante la registrazione dell'album precedente, sostituito alla batteria da Randow, già nella band dal 1972 al 1975).
La storia narrata da questo concept non è che la continuazione di Planets, che, per volere della EMI/ Electrola, non divenne un doppio album come invece avrebbe voluto Bornemann.
La lunghezza dei brani va da 4 minuti e mezzo a ("End of an Odissey") 9 minuti e mezzo.
Gli Eloy tengono viva la fiaccola del progressive rock anche negli Anni Ottanta.


Performance (1983).
Stessa etichetta e stessa line up ma cambio di stile in questo che è l'11° album in studio degli Eloy, con un Frank Bornemann a discutere con il resto dei membri, i quali premevano per un "miglioramento dei costumi di scena" e un suono più Anni '80!
 
In Germania imperava la Neue Deutsche Welle (una variante del punk e della new wave) e Frank dovette abbassarsi a rinunciare al suo leggendario basco e ad assumere una pettinatura alla moda. I compromessi da lui accettati a denti stretti e le scintille con gli altri quattro si avvertono (e si sentono) benissimo nel corso delle 7 tracce.

Alla maggior parte dei fan, Performance non piacque né per i contenuti musicali né per come si presentava visualmente. Le vendite furono più che deludenti. Così gli Eloy decisero di tornare a fare... gli Eloy.



Metromania (1984).
Frank Bornemann non era soddisfatto con la situazione, per via del calo di vendite ma non solo. La band avrebbe dovuto fare da apripista per i Marillion ma la EMI decise di cancellare quei concerti, per tema che gli Eloy sul palco eclissassero il gruppo inglese.
Metromania è il ritorno alle antiche virtù della band e sia i supporters che i critici apprezzarono pienamente. Ci fu un invito della BBC e i due concerti in terra inglese - nel leggendario 
'Marquee Club' - furono un successone.
In Metromania, le chitarre sono più dure del solito ma i sintetizzatori (Hannes Folberth, Hannes Arkona) lavorano davvero a tutta canna, sebbene la musica non sia quella "sferica" di album come Planets.

Il protagonista di questo concept vive in un mondo dove computer e androidi hanno il comando; lui siede sul tetto di una casa e fa musica, sognando intanto di scappare altrove.

Quindi, di nuovo sulla cresta dell'onda? Ahiloro, no! Invece di emergere più forti e più motivati ​​dalle esibizioni nell'Isola di Albione, torna a rinfocolarsi il dibattito sulle posizioni artistiche di ciascuno. Il terreno si è rinsecchito, i musicisti sembrano non avere proprio più nulla in comune. Tutto ciò che definiva gli Eloy - lo spirito, la magia, il carisma e la gioia di suonare - è svanito. Perciò, si separano con un "ciao e grazie".



    Uno dei brani da un album mitico: "Decay of the Logos", da Ocean


Un nuovo tastierista... per ricominciare. Michael Gerlach e Frank Bornemann si incontrarono nel 1985. Gerlach, cresciuto a Berlino, veniva da una famiglia di musicisti. Studiò pianoforte, ma era destinato a dedicarsi agli strumenti a tasti elettronici oltre che diventare produttore di band in stile "gothic". Gli Eloy si erano sciolti ma Bornemann già scriveva nuovo materiale e, in compagnia di Gerlach, decise di dare la stura a un nuovo inizio (l'ennesimo). Insieme ad alcuni collaboratori ingaggiati per l'occasione, Frank Bornemann e Michael Gerlach registrarono Ra (1988) e, quattro anni dopo, Destination

          ***

"Voyager Of The Future Race" (live 1988).

Gli Eloy: temi fantascientifici, distopici, a volte profetici; tastiere e chitarre spaziali nonché intesa perfetta di basso e batteria. Musica piacevole attraverso i decenni - ora un po' più hard, ora più tendente al symphonic prog - con un "adattarsi" negli Anni Ottanta alle sonorità in voga in quel decennio.
In questo video abbiamo Bornemann con il suo famoso basco, che ha portato in testa per quasi l'intera sua carriera.

    Destination, l'album del 1992.

Nel 1994, con il rientro di Klaus-Peter Matziol, gli Eloy ritornarono ad essere un gruppo vero. Gerlach rimase per altri due dischi e relative tournée; in seguito tornò a lavorare con Bornemann saltuariamente.

The Tides Return Forever (1994). Alla batteria: Nico Baretta. È, a quanto ne sappiamo, l'unica partecipazione di questo misterioso batterista dal nome italiano a un album, degli Eloy o di qualsiasi altra band!

Reincarnation On Stage è un doppio disco dal vivo (davvero grandioso!) uscito nel 2014. 
Line up:
   - Frank Bornemann: lead vocals, guitar
   - Michael Gerlach: keyboards
   - Hannes Folberth: keyboards
   - Klaus-Peter Matziol: bass
   - Bodo Schopf: drums & percussion

  
La trilogia su Giovanna d'Arco


"Vaucouleurs",
da The Vision, The Sword, And The Pyre, Part 1, full-lenght dedicato alla storia di Joan of Arc.

By the rays of the morning light
Driven by confidence inside
She's leaving her home without a word
With sadness in her heart
Snow is falling to the ground
The winter's wind is piercing cold
Going through the garments on her skin
On the way to Vaucouleurs

Behold the virgin of Domremy
So pure and fearless in her heart inside
Ready to fight for our Liberty
Until the day we all will be forever free

At last inside of the castle's wall
She's talking about her heavenly call
Her aura irresistible – penetrating mind and soul
In belief we decide to follow hero
Chinon where the King dwells in despair
(Now) We're departing Vaucouleurs 6 guardians at her side

Behold the virgin of Domremy
We place reliance in her holy mission

We pray for her in humility
May the angels of heaven guide her on her way



The Vision, The Sword and The Pyre - Part 2 (2019)

   - Frank Bornemann: E-guitar, guitar, voice, keyboards
   - Klaus-Peter Matziol: E-bass
   - Michael Gerlach: keyboards
   - Hannes Folberth: keyboards
   - Stephan Emig: drums, percussion

... e si giunge, dopo quattro anni, al terzo capitolo della trilogia su Jeanne d'Arc, che è anche il più "heavy", se possiamo definirlo così.
In Echoes From The Past, Jean de Metz, un nobiluomo sostenitore di Giovanna d'Arco, si ricorda di lei, spesso in forma di monologo interiore. 
Grazie alla varietà musicale, dovuta alle diverse tastiere e anche a un bel coro femminile, questo disco risulta essere il migliore della trilogia.
Unica pecca, se vogliamo proprio chiamarla così: la voce più sottile, meno potente dell'ormai stravecchio Bornemann. Il tempo passa per tutti; tuttavia, qui addirittura questa fragilità vocale si inserisce bene nel quadro drammatico del concept - e sembra anzi essere fatta apposta per l'interpretazione di un de Metz che ci immaginiamo stanco e disperato.




La vita continua... con tutte le sue storie. Gli Eloy, gruppo musicale di rock progressivo tedesco che esiste da quando esiste il prog, prosegue la sua favola grazie alla caparbietà del chitarrista e cantante originale. 
Ebbene, Frank - nato nel 1945 - porta tuttora avanti il marchio (con nuovi musicisti, mentre altri si sono ritirati via via...) e nel giugno 2023, dopo un paio di anni di lavoro, ce l'ha fatta dunque a fare uscire Echoes From The Past.
...Che non sarà certo l'ultima opera che viene pubblicata sotto l'egida 'Eloy'!
O almeno si spera.


   The Story of Eloy
(docufilm in German language)
                           #spacerock / #progrock band from Germany